L’immaginario di Collodi e il suo Paese dei balocchi, da
noi tutti sognato e desiderato, pare prendere forma in un piccolissimo paese
del ravennate, luogo natio dell’artista Luigi Varoli. Entrare nei borghi antichi di
Cotignola è come varcare l’ingresso di una dimensione estetica da favola:
giganti mascheroni, bambini liberi di correre, di urlare, di sorridere, parchi
animati da sculture in cartapesta, musica, facce di creta, ombre e colori,
burattini, e tanto altro.Nella seconda metà di maggio, infatti, Cotignola dà vita a
una settimana interamente dedicata ai più piccoli, un’iniziativa resa possibile
da un lavoro che dura, in realtà, tutto l’anno e portato avanti dal suo
principale animatore e organizzatore: Massimiliano Fabbri.Direttore da molto tempo della comunale Scuola di Arti e
di Mestieri, Fabbri – insieme alle sue collaboratrici e a tutta la comunità – è
riuscito a realizzare un coraggioso e fortunato progetto, per bambini ma anche
per adulti: spegnere la tv per scendere nelle strade, nei parchi e nella piazze
di Cotignola, condividere un’esperienza plurisensoriale per ritrovare uno
sguardo meravigliato e stupito, per riuscire a ri-guardare serenamente il
quotidiano con una chiave “sentimentale”.In questo paesino romagnolo, la “creatività” è davvero al
potere e sembra tradurre, nella pratica, alcune massime di Bruno Munari: “Un bambino creativo è un
bambino felice”,
ma soprattutto tutte le attività paiono mostrare una seria attenzione per il
futuro della nostra società, invitandoci a riflettere, ancora “munarianamente”,
sul fatto che “i bambini di oggi sono gli adulti di domani”.
Di fatto, i momenti educativi proposti in questa settimana
sono molti: si va dal prendersi cura dell’ambiente, adottando un parco
ripensato a dimensione bimbo, alla biblioteca “volante” all’aperto, al cucinare
il pane, alla cena conviviale, al teatro in maschera, alla pittura in strada,
alla passeggiata sensoriale a piedi scalzi, ai giochi musicali, alla colazione
con la favola del risveglio, per chiudersi con il laboratorio degli aquiloni.Ci si chiede, a questo punto, quale sia il motivo del
successo partecipato e condiviso de La scoperta di Cotignola e il segreto della riuscita di
tale iniziativa, apparentemente desueta, in una società in cui le comunicazioni
interpersonali sono mediate dai nuovi media, dalla comunità di Facebook, dai
rapporti al plasma, anestetici e agiti nell’etere. Ma, forse, proprio nella sua
inusuale proposta, alla riscoperta della fantasia, sta la ricetta del successo,
i cui ingredienti paiono essere: il potere del sogno (che sconfigge, almeno per
un po’, l’ammorbamento televisivo), la liberà di inzaccherarsi le ginocchia, i
piedi, le mani, “l’esplorazione che sporca il giusto”, “un occhio capace di pensare
a un mondo capovolto”
e, infine, una “follia visionaria”.
Questa palestra estetica, in cui si pratica ginnastica
culturale e dove il pensiero divergente trova la sua più nobile applicazione,
ci piacerebbe potesse essere agita e vissuta da grandi e piccini in ogni luogo
di questo nostro paese, dove invece la cultura e l’educazione al pensiero
“impertinente” sembrano sempre più sparire dai percorsi quotidiani degli adulti
e, cosa ancora più grave, dei bambini.L’augurio di Fabbri e dei suoi amici, a cui ci uniamo, è “di
riuscire a offrire modelli di società non esclusivamente basati su competizione
e produttività, ma che rimettano in campo il gioco, la creatività, la
gentilezza e l’ascolto (del sé e dell’altro), veri e propri meccanismi
insostituibili di crescita, curiosità e scoperta. Scoprire se stessi per
scoprire gli altri, il proprio paese, il mondo”.
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la rubrica didattica è diretta da annalisa trasatti
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