Categorie: didattica

didattica_interviste | Anisa: per un contemporaneo diffuso

di - 5 Dicembre 2008
Perché la scelta di Anisa – Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte di lavorare sul contemporaneo e con quali mezzi e strumenti?
La scelta di lavorare sul contemporaneo risiede nella finalità di promuovere una sempre più forte consapevolezza dell’arte come elemento integrante del proprio contesto ambientale e sociale. Questo vale in particolare, nell’arte contemporanea, per l’arte pubblica, ambito privilegiato in cui i temi dell’attualità vengono elaborati dall’azione condivisa dall’artista e dal pubblico, che in tal modo diviene protagonista. La considerazione degli spazi in cui l’arte si fruisce e segnando simbolicamente un luogo genera senso e sollecita nuove potenzialità immaginative e creative. Diventa un’esperienza fondamentale nel percorso educativo dell’adolescente.

E dal punto di vista didattico?
Risulta essenziale creare uno spazio di riflessione intorno all’opera, che la eccepisca dal flusso mediatico uniforme, soprattutto quando è immagine e viene studiata non in presenza. I mezzi quindi non sono solo quelli usati in aula, dal semplice manuale ai repertori audiovisivi, ma sono anche le “lezioni sul campo”, nei luoghi dove l’arte viene creata, comunicata e fruita, dallo studio dell’artista alle sedi espositive e museali, sino alle collezioni private.

Cos’è emerso dall’ultimo annuale convegno sull’arte contemporanea?
Nella poliedricità degli interventi al convegno in Triennale, Il contemporaneo diffuso, si sono evidenziate con forza due preziose indicazioni. La prima riguarda la necessità di inserire a pieno titolo nel lavoro scolastico la relazione tra la disciplina e i protagonisti del sistema dell’arte. L’intervento di artisti, critici, conservatori ed educatori museali, insieme ai docenti e agli allievi, ha fornito a questi ultimi la possibilità di considerare punti di vista differenti ma complementari in relazione alla problematica trattata. Questa pluralità di voci è elemento prezioso nel percorso formativo, nonché uno degli strumenti più efficaci per liberare la scuola da ogni possibile rischio di autoreferenzialità.

E la seconda indicazione?

Riguarda la necessità per il docente di considerare lo spazio urbano come luogo privilegiato in cui si forma l’identità antropologica dell’uomo contemporaneo. Spazio fisico e antropizzato, mondo delle cose e luogo sociale delle relazioni. Questo riconduce l’insegnamento della storia dell’arte, pur nel rispetto della lettura formale dell’opera, in stretto contatto con la società del presente.

Quali i risultati più importanti e costruttivi dell’attività dell’Associazione e quali i prossimi obiettivi e orizzonti?
Anisa per l’Educazione all’arte ha come finalità l’educazione al patrimonio culturale nelle scuole di ogni ordine e grado e nella società civile. In questo ambito, la sezione di Milano ha promosso una costante progettualità didattica, incentrata sullo studio e la tutela dei beni culturali quale fattore di educazione alla responsabilità civile e alla cittadinanza attiva. In particolare, l’attività della sezione si è caratterizzata per una lunga riflessione sull’arte contemporanea, con una pluralità di esiti e percorsi: dai quaderni didattici prodotti in occasione di eventi espositivi ai corsi di aggiornamento, agli annuali convegni in Triennale (L’arte contemporanea nella scuola. Perché e come? nel 2005, Il contemporaneo diffuso. Esperienze didattiche dentro e fuori l’aula nel 2008), alla collaborazione con importanti istituzioni quali l’Assessorato alla cultura, culture e integrazione della Provincia di Milano.

E per il futuro?
L’impegno dell’Anisa milanese nell’innovazione educativa e nella divulgazione della storia dell’arte continuerà con queste modalità, coinvolgendo in modo sempre più ampio pubblici diversi ma, nello stesso tempo, offrendo ai docenti di nuova nomina e agli studenti della facoltà di indirizzo opportunità di formazione e aggiornamento. Un altro obiettivo fondamentale dell’Associazione è la costruzione di stabili rapporti di collaborazione con istituzioni culturali e museali, enti locali e università per la messa in rete di tutte le iniziative che promuovono e tutelano il nostro patrimonio.

In questo momento difficile e critico della scuola, come l’insegnamento della storia dell’arte può e deve essere valorizzato?

La considerazione del valore fortemente educativo della nostra disciplina, in ragione anche del fatto che nel nostro Paese vi è una delle parti più consistenti del patrimonio artistico mondiale, ha condotto l’Associazione, ormai da molti anni, a rivendicare la centralità della storia dell’arte nei piani di studio dalla scuola primaria alla secondaria superiore, in un curricolum continuo. Inoltre, nell’ambito di una considerazione della storia dell’arte nella quale l’adeguata lettura formale delle opere sia in stretto contatto con la società del tempo, risulta essenziale valorizzare la fitta rete di connessioni testuali che legano l’opera al suo contesto. Tale rete di connessioni è visibile con particolare chiarezza nel territorio italiano, pertanto la disciplina dovrebbe prevedere una costante pratica di studio dei beni culturali e del museo, anche creando forme di partenariato istituzionale. Lo studio del territorio in prossimità della scuola, con percorsi di lettura interdisciplinari, costituisce quell’addestramento a una “visione consapevole”, non indifferente, che è la necessaria premessa per lo sviluppo di quel senso di prossimità e appartenenza che è una delle componenti della nostra identità personale e collettiva.

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a cura di annalisa trasatti


ANISA – Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte
rappresentante provinciale sezione di Milano: Laura Colombo
Info: www.anisa.it

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Visualizza commenti

  • Importanti le esperienze riferite, ma purtroppo la bozza di riforma Gelmini, dimezzando le ore di Storia dell'Arte nei Licei, sembra ignorarle. Come sembra non tener conto di come l'educazione all'arte sia indispensabile per imparare a rispettare, amare e valorizzare il nostro patrimonio artistico. L'ANISA ha presentato un appello che molti abbiamo sottoscritto, ma verrà preso in considerazione da chi ci governa?
    Grazie

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