Artesonoraperibambini. Come nasce il progetto?
A farci incontrare è stata l’affine sensibilità per il suono e il suo rapporto col paesaggio, sia da un punto di vista pedagogico che didattico. La prima occasione di lavorare insieme risale al 1996 in occasione di un convengo a Ravenna (La musica…un gioco da bambini), per il quale ci chiesero di creare, all’interno di una mostra documentaria, zone-gioco per bambini e adulti. Le reazioni e i pareri positivi dei colleghi e del pubblico ci fecero riflettere sulla natura automa di queste creazioni. Da qui è nato il nostro progetto di ricerca e la prima e vera mostra del 1998 in collaborazione con la Libreria Giannino Stoppani e il PalaExpo di Roma, dal titolo Pagine di un libro.
Come nascono le vostre installazioni e che legame c’è con gli ambienti per cui vengono ideate?
Lavoriamo sia in luoghi chiusi che aperti; in città o ambienti naturali. L’importante è inserire l’istallazione in rapporto armonico con l’ambiente la contiene, perché sono due paesaggi sonori da integrare. La nostra è una ricerca sonora ed estetica con lo spazio. Seguono molti sopralluoghi per cogliere le particolarità di ogni luogo o museo. Diverso è quando l’ambiente deve invece essere studiato per poi essere riprodotti in istallazioni, vedi la mostra Paesaggi sonori di una città.
Qual è la metodologia didattica che seguite, e come questa si sposa con l’ideazione artistica di ogni progetto?
L’obiettivo delle nostre istallazioni è pedagogico. È quello di sensibilizzare al suono: inteso come materiale da plasmare, per creare, per plasmare e da ascoltare, indipendentemente dalla musica e dalla melodia. La forma che usiamo è quello delle visite narrate o animate. Quando poi siamo chiamati a fare formazione ad insegnanti e operatori l’intento si fa didattico, di trasmissione di strategie da attuare in classe.
L’ideazione è libera, artistica, viene naturale. Ma allo stesso tempo è pensata in maniera pedagogica. Nella creazione si tiene conto delle tre modalità di approccio piagettiano, al suono, da parte dei bambini: il senso-motorio, il simbolico (fantasia, proiezione, pensiero) e i giochi di regole (comparare, improvvisare). Si privilegiano gli approcci sensoriali toccare, camminare, provare piacere nel fare, immaginare…
Ci sono dei progetti a cui siete particolarmente legati o che hanno avuto un particolare riscontro?
Paesaggi sonori di una città è stato un progetto che ha coinvolto e ci ha ri-collegato ai nostri luoghi di provenienza. Abbiamo rivisitato i nostri ricordi personali, ma poi il percorso si è sviluppato autonomamente, ha avuto un enorme riscontro di alunni e pubblico adulti per un totale di più di 10.000 visitatori. Gli stessi hanno poi lavorato a scuola, è stato ideato un concorso con la COOP. Insomma c’è stato un reale feedback, qualcosa è rimasto.
Stiamo avendo riscontri positivi anche per le istallazioni da noi proposte all’interno della mostra Suoni, attualmente alla Città della Scienza di Napoli, dove le nostre sono le uniche postazioni acustiche mentre il resto è tutto elettronico. Una è sul mare, sul rapporto tra rumore e forma dell’onda il tutto giocato sulla sinestesia, su un gioco di rimandi, l’altra, i Quadri sonori, è composta da pannelli al di là dei quali c’è una cassa acustica. Sono realizzati con materiali diversi che svelano inaspettate sonorità: usando sia le mani che il fonendoscopio. Tra i lavori permanenti ci piace ricordare il Parco delle storie dimenticate di San Marino.
Progetti e collaborazioni ancora nel cassetto?
Inaugura sabato 29 aprile Arte sonora in gioco, una sorta di antologica delle nostre installazioni più significative, visto la coincidenza col nostro decennale, presso la Casina di Raffaello a Villa Borghese, da poco riaperta. Tra i titoli Sasso sonante, Botanica d’ascolto, Onde, Labirinto, Andante piovoso, Il grande Librolunare. Nel prossimo futuro ci sono anche progetti per arredi sonori per asili nidi, dove la pedagogia del suono si sposa con il design.
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