Categorie: didattica

didattica_interviste | Gibellina e le didattiche per il contemporaneo

di - 5 Febbraio 2010
È nata ufficialmente la sezione
didattica del Museo d’Arte Contemporanea di Gibellina. Cosa vuol dire in
pratica? Com’è nata l’idea e da chi è costituta?

Oggi i musei si propongono in
maniera crescente come luoghi della fruizione educativa costante e
continuativa, dove il singolo ha il dovere di interagire e vivere un’esperienza
al fine di entrare in relazione con i suoi contenuti. Proprio su queste
premesse, il museo vuole costruire la sua missione educativa e fungere da tramite nelle relazioni che intercorrono
fra l’arte, la città e la memoria. Il nostro museo rappresenta, dal punto di
vista della storia dei musei siciliani, il primo polo dedicato all’arte
contemporanea, nato agli inizi degli anni ’80. La sua nascita coincide, ed è
qui il primo forte legame con la città, con un progetto ambizioso, voluto
dall’allora sindaco Ludovico Corrao, la ricostruzione della nuova Gibellina, a
seguito dei fatti avvenuti dopo il terremoto del ’68: un vero progetto di
rinascita a opera della “bellezza”.

Veniamo alla sezione didattica.
Di.Gib.art – Gibellina
didattiche per il contemporaneo
ha lo scopo di indagare sulle vicende susseguitesi in
quegli anni (ante-sisma, sisma e post-sisma) cercando di attuare una relazione
con gli artisti che hanno transitato in questo luogo e che hanno contribuito ad
arricchirlo con opere d’arte dislocate anche en plein air. Ufficialmente è stata costituita
nel mese di novembre 2009 anche se, in fase sperimentale, è al suo terzo anno
di attività. In questi anni abbiamo osservato bene il piccolo fruitore, perché
siamo fermamente convinti che l’educazione deve partire dai ragazzi, farli
dialogare con le opere ricercando sempre nuove metodologie di approccio e
interazione. In questa missione non sono da solo: inizialmente ho avuto la
collaborazione di Gianella Vindigni Pacheco, operatrice e didatta museale,
adesso invece sono affiancato da un’operatrice culturale del luogo, Valentina
Saluto.

Nella presentazione si attinge
a esperienze didattiche aggiornate. Vi proponete infatti come agenzia formativa
sul territorio. Qual è la formazione degli operatori e le realtà che più avete
preso a modello?

Le attività didattiche che
proponiamo seguono una metodologia di eco munariano, dove la semplicità della
comunicazione diventa un invito alla riflessione e al fare per comprendere. Mi piace ricordare ciò che
Munari diceva spesso: “La comunicazione per essere veramente efficace deve
essere semplificata e non complessa
”; a questo si associa un percorso sincretico che dall’arte
(le opere del museo) attraversa l’architettura (la nuova città di Gibellina
ricostruita) e la memoria (la vecchia città e il Cretto di Burri).
La funzione della nostra sezione
didattica è quella di facilitare l’approccio all’arte contemporanea in modo da
abituare il cittadino e il potenziale fruitore non solo a convivere con le
opere d’arte presenti in città, ma anche aiutarlo nella ricezione dell’opera
stessa. Le nostre attività, che si moltiplicano di anno in anno, devono essere
estese non solo a tutto il territorio provinciale ma anche all’intera isola, in
modo da poter fungere da vera agenzia formativa in materia di arte
contemporanea. La nostra formazione è alimentata da specializzazioni
pedagogiche e in materia di didattica museale, unita a una forte propensione e
preparazione sull’arte contemporanea; anche i fenomeni del quotidiano vengono
indagati e cerchiamo di uniformare l’offerta anche ai fruitori con disabilità
psico-fisiche. Abbiamo, inoltre, indagato le attività che i musei d’arte
contemporanea, in Italia o in Francia, propongono come metodologie formative,
cercando poi di rimodularle secondo le nostre esigenze, al fine di attuare una
giusta mediazione tra l’opera e il fruitore.

Fortissimo risulta il vostro
legame con il territorio, la storia locale e la memoria di Gibellina…

Il legame con il territorio è
inevitabile. Il museo, come accennavo prima, nasce in relazione ai fatti
post-terremoto e per meglio rafforzarne un criterio identitario; qui l’arte ha
avuto il compito di risolvere le sorti del singolo, facendolo entrare anche in
disappunto con le vicende legate alla difficile ricostruzione di una memoria
collettiva. I nostri progetti sono vari, ma punto di forza risultano quelli che
si legano all’arte, all’architettura e alla memoria, ma non solo. Da qui
partono altre attività come quelle legate, ad esempio, alla comunicazione e
alla pubblicità, prendendo spunto da Mimmo Rotella e i suoi décollage. Il prossimo anno, invece,
indagheremo la tradizione storico-artista con un percorso che ripercorre la
valenza del Prisenti (antico drappo realizzato in occasione della Festa di San Rocco) fonte
di ispirazione e rivisitazione da parte degli artisti come Carla Accardi,
Renata Boero, Alighiero Boetti ecc. Infine, sempre per le scuole di ogni ordine
e grado, quest’anno abbiamo lanciato un bando di concorso Io manifesto nel
contemporaneo,
per
il ri-utilizzo e la rivisitazione di vecchi manifesti custoditi nei magazzini
del museo.

Anche i rapporti con le
università e le scuole sembrano già avviate. Del restante panorama museale
siciliano, invece, che cosa può dirci? Collaborazioni all’orizzonte?

Lo scorso anno con le accademie
abbiamo attivato dei laboratori sperimentali di studio e lettura del Cretto di Burri. Assieme a cinquanta
studenti ci siamo interrogati sulla valenza della memoria e su come questo
“grande lenzuolo bianco” possa essere comunicato ai giovani. La collaborazione
con le istituzioni, pertanto, è ciò su cui dobbiamo far leva, perché siamo
convinti che solo facendo “gioco di squadra” si possa intervenire sul processo
di educazione all’arte e condurci verso il rispetto del patrimonio artistico.
Ma spesso tale collaborazione non è facile, perché ci si trova dinanzi a
situazioni di protagonismi di certe istituzioni che spesso inficiano nella
riuscita di collaborazioni efficaci.
Il nostro museo, così come la
sezione didattica, è aperta a qualsiasi interazione con le altre agenzie del
territorio siciliano. Di certo non ci tireremo indietro per migliorare
l’offerta siciliana in tema di arte contemporanea. Come forse lei sa, in
Sicilia abbiamo altre realtà che sono nate per la diffusione dell’arte
contemporanea, come Palazzo Riso (Palermo), la Fondazione Puglisi-Cosentino e
la Fondazione Brodbeck (Catania), o altre già presenti come Fiumara d’Arte di
Antonio Presti (Castel di Tusa) e la nostra vicina Fondazione Orestiadi. Tali
realtà funzionano bene, ma a volte dimenticano che il Museo di Gibellina ha
gettato le basi per l’imposizione dell’arte contemporanea in Sicilia e che
pertanto meriterebbe di essere di tanto in tanto attenzionato.
Oggi, certamente, lo stesso museo
necessiterebbe di una ristrutturazione, ma a volte è più semplice costruire
“nuove realtà” e lasciare nel dimenticatoio certi luoghi che, ahimé,
meriterebbero valorizzazione e costante opera di manutenzione. In ogni caso,
noi non ci scoraggiamo e a testa alta, e con passione, continuiamo a puntare
sull’arte contemporanea, a dare sostegno ai docenti, aiutandoli nella loro
programmazione e formazione, in modo da contribuire alla crescita e allo
sviluppo di un cittadino migliore.

articoli correlati
Gibellina
e il Cretto di Burri

a cura di annalisa
trasatti


Di.Gib.Art –
Sezione Didattica
Museo d’Arte
Contemporanea
Viale Segesta – 91024 Gibellina (TP)
Info: tel. +39 092469756; di.gib.art.redazione@gmail.com

[exibart]


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è nata ufficialmente la sezione
didattica del Museo d’Arte Contemporanea di Gibellina. Cosa vuol dire in
pratica? Com’è nata l’idea e da chi è costituta?

Oggi i musei si propongono in
maniera crescente come luoghi della fruizione educativa costante e
continuativa, dove il singolo ha il dovere di interagire e vivere un’esperienza
al fine di entrare in relazione con i suoi contenuti. Proprio su queste
premesse, il museo vuole costruire la sua missione
educativa e fungere da tramite nelle relazioni che intercorrono
fra l’arte, la città e la memoria. Il nostro museo rappresenta, dal punto di
vista della storia dei musei siciliani, il primo polo dedicato all’arte
contemporanea, nato agli inizi degli anni ’80. La sua nascita coincide, ed è
qui il primo forte legame con la città, con un progetto ambizioso, voluto
dall’allora sindaco Ludovico Corrao, la ricostruzione della nuova Gibellina, a
seguito dei fatti avvenuti dopo il terremoto del ’68: un vero progetto di
rinascita a opera della “bellezza”.

Veniamo alla sezione didattica.

Di.Gib.art – Gibellina
didattiche per il contemporaneo
ha lo scopo di indagare sulle vicende susseguitesi in
quegli anni (ante-sisma, sisma e post-sisma) cercando di attuare una relazione
con gli artisti che hanno transitato in questo luogo e che hanno contribuito ad
arricchirlo con opere d’arte dislocate anche en plein air.
Ufficialmente è stata costituita
nel mese di novembre 2009 anche se, in fase sperimentale, è al suo terzo anno
di attività. In questi anni abbiamo osservato bene il piccolo fruitore, perché
siamo fermamente convinti che l’educazione deve partire dai ragazzi, farli
dialogare con le opere ricercando sempre nuove metodologie di approccio e
interazione. In questa missione non sono da solo: inizialmente ho avuto la
collaborazione di Gianella Vindigni Pacheco, operatrice e didatta museale,
adesso invece sono affiancato da un’operatrice culturale del luogo, Valentina
Saluto.

Nella presentazione si attinge
a esperienze didattiche aggiornate. Vi proponete infatti come agenzia formativa
sul territorio. Qual è la formazione degli operatori e le realtà che più avete
preso a modello?

Le attività didattiche che
proponiamo seguono una metodologia di eco munariano, dove la semplicità della
comunicazione diventa un invito alla riflessione e al fare per comprendere
. Mi piace ricordare ciò che
Munari diceva spesso: “La comunicazione per essere veramente efficace deve
essere semplificata e non complessa
”; a questo si associa un percorso sincretico che dall’arte
(le opere del museo) attraversa l’architettura (la nuova città di Gibellina
ricostruita) e la memoria
(la vecchia città e il Cretto di Burri).

La funzione della nostra sezione
didattica è quella di facilitare l’approccio all’arte contemporanea in modo da
abituare il cittadino e il potenziale fruitore non solo a convivere con le
opere d’arte presenti in città, ma anche aiutarlo nella ricezione dell’opera
stessa. Le nostre attività, che si moltiplicano di anno in anno, devono essere
estese non solo a tutto il territorio provinciale ma anche all’intera isola, in
modo da poter fungere da vera agenzia formativa in materia di arte
contemporanea. La nostra formazione è alimentata da specializzazioni
pedagogiche e in materia di didattica museale, unita a una forte propensione e
preparazione sull’arte contemporanea; anche i fenomeni del quotidiano vengono
indagati e cerchiamo di uniformare l’offerta anche ai fruitori con disabilità
psico-fisiche. Abbiamo, inoltre, indagato le attività che i musei d’arte
contemporanea, in Italia o in Francia, propongono come metodologie formative,
cercando poi di rimodularle secondo le nostre esigenze, al fine di attuare una
giusta mediazione tra l’opera e il fruitore.

Fortissimo risulta il vostro
legame con il territorio, la storia locale e la memoria di Gibellina…

Il legame con il territorio è
inevitabile. Il museo, come accennavo prima, nasce in relazione ai fatti
post-terremoto e per meglio rafforzarne un criterio identitario; qui l’arte ha
avuto il compito di risolvere le sorti del singolo, facendolo entrare anche in
disappunto con le vicende legate alla difficile ricostruzione di una memoria
collettiva. I nostri progetti sono vari, ma punto di forza risultano quelli che
si legano all’arte, all’architettura e alla memoria, ma non solo. Da qui
partono altre attività come quelle legate, ad esempio, alla comunicazione e
alla pubblicità, prendendo spunto da Mimmo Rotella e i suoi décollage.
Il prossimo anno, invece,
indagheremo la tradizione storico-artista con un percorso che ripercorre la
valenza del Prisenti
(antico drappo realizzato in occasione della Festa di San Rocco) fonte
di ispirazione e rivisitazione da parte degli artisti come Carla Accardi,
Renata Boero, Alighiero Boetti ecc. Infine, sempre per le scuole di ogni ordine
e grado, quest’anno abbiamo lanciato un bando di concorso Io manifesto nel
contemporaneo,
per
il ri-utilizzo e la rivisitazione di vecchi manifesti custoditi nei magazzini
del museo.

Anche i rapporti con le
università e le scuole sembrano già avviate. Del restante panorama museale
siciliano, invece, che cosa può dirci? Collaborazioni all’orizzonte?

Lo scorso anno con le accademie
abbiamo attivato dei laboratori sperimentali di studio e lettura del Cretto
di Burri. Assieme a cinquanta
studenti ci siamo interrogati sulla valenza della memoria e su come questo
“grande lenzuolo bianco” possa essere comunicato ai giovani. La collaborazione
con le istituzioni, pertanto, è ciò su cui dobbiamo far leva, perché siamo
convinti che solo facendo “gioco di squadra” si possa intervenire sul processo
di educazione all’arte e condurci verso il rispetto del patrimonio artistico.
Ma spesso tale collaborazione non è facile, perché ci si trova dinanzi a
situazioni di protagonismi di certe istituzioni che spesso inficiano nella
riuscita di collaborazioni efficaci.

Il nostro museo, così come la
sezione didattica, è aperta a qualsiasi interazione con le altre agenzie del
territorio siciliano. Di certo non ci tireremo indietro per migliorare
l’offerta siciliana in tema di arte contemporanea. Come forse lei sa, in
Sicilia abbiamo altre realtà che sono nate per la diffusione dell’arte
contemporanea, come Palazzo Riso (Palermo), la Fondazione Puglisi-Cosentino e
la Fondazione Brodbeck (Catania), o altre già presenti come Fiumara d’Arte di
Antonio Presti (Castel di Tusa) e la nostra vicina Fondazione Orestiadi. Tali
realtà funzionano bene, ma a volte dimenticano che il Museo di Gibellina ha
gettato le basi per l’imposizione dell’arte contemporanea in Sicilia e che
pertanto meriterebbe di essere di tanto in tanto attenzionato.

Oggi, certamente, lo stesso museo
necessiterebbe di una ristrutturazione, ma a volte è più semplice costruire
“nuove realtà” e lasciare nel dimenticatoio certi luoghi che, ahimé,
meriterebbero valorizzazione e costante opera di manutenzione. In ogni caso,
noi non ci scoraggiamo e a testa alta, e con passione, continuiamo a puntare
sull’arte contemporanea, a dare sostegno ai docenti, aiutandoli nella loro
programmazione e formazione, in modo da contribuire alla crescita e allo
sviluppo di un cittadino migliore.

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Gibellina
e il Cretto di Burri

a cura di annalisa
trasatti

Di.Gib.Art –
Sezione Didattica
Museo d’Arte
Contemporanea
Viale Segesta – 91024
Gibellina (TP)
Info: tel. +39 092467428
; di.gib.art.redazione@gmail.com

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