Noi e l’Europa. Personalmente ho sempre percepito e sostenuto la nostra non inferiorità metodologica e creativa in campo europeo e non solo. La vostra esperienza a Parigi mi sembra vi permetta di parlare a ragione di un buono stato della didattica a Rivoli, ovviamente, ma non solo. La sua sensazione qual è?
L’Europa ci guarda con interesse e rispetto, come d’altro canto facciano noi che, da oltre dieci anni, teniamo vivo il contatto con i colleghi stranieri in Europa e nel resto del mondo. Ho sempre ritenuto importante lo scambio alla pari, sebbene il divario storico sia reale. Mentre il Castello di Rivoli festeggiava dieci anni di apertura, lo Stedelijk Museum di Amsterdam ne festeggiava cento! Già nel 1996 abbiamo organizzato al Castello di Rivoli un convegno dal titolo “Educazione, Cultura, Arte Contemporanea: quale interazione?” a cui hanno partecipato Centre Pompidou, Tate Gallery, Fondazione Joan Miró… Vorrei ricordare anche, nel 2007, Fi’Art, il primo Festival internazionale destinato alle famiglie e al jeune pubblic al Centre Pompidou di Parigi. Qui abbiamo realizzato il Ballemonde in omaggio all’idea di rete globale che ha accomunato, nell’occasione Parigi, Rivoli, Istambul, Taipei, per i festeggiamenti dei trent’anni del Beaubourg.
Didattica in Laguna. Penso a un sogno che si avvera: lavorare ed educare in quella che per alcuni mesi, ogni due anni, si trasforma nella cittadella dell’arte più famosa al mondo…
Siamo ovviamente grate ai colleghi veneziani e alla direzione della Biennale che ci ha invitati. In questo caso, il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, insieme per la prima volta al settore educational della Biennale di Venezia. Tema conduttore era il titolo della mostra 2007, ovvero il suggerimento che, per accostarsi all’arte del presente, sia necessario un coinvolgimento totale della persona, fatto di un mix di percezione plurisensoriale e attivazione della sfera cognitiva. In ogni luogo una diversa programmazione, anche in relazione ai diversi contesti. Grandi eventi collettivi pensati per avvicinare, sensibilizzare e coinvolgere bambini e ragazzi, pubblico adulto e famiglie, ai temi specifici della mostra.
Un consiglio per i giovani educatori museali in erba e agli studenti?
Passione, studio, volontà, voglia di mettersi in gioco, di pensare al rapporto con l’arte e i beni culturali non solo in termini di produzione (l’Arte/Accademia) e non solo conservazione (Musei/Beni culturali). Individuare uno specifico ambito professionale nel variegato sistema dell’arte e della cultura contemporanea oggi è decisamente più facile. Come attualmente è possibile il confronto sul territorio nazionale. La Carta delle professioni museali ha reso visibile la complessità del problema. Ora è necessario, senza scartare nulla a priori, trovare risposte concrete, soprattutto per i giovani che sono tanti, capaci, seri, motivati che desiderano come noi diventare artenauti dell’arte.
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