06 giugno 2008

didattica_laboratori Luigi Ontani per i più piccoli Bologna, Mambo

 
Incursione nei nuovi spazi espositivi e didattici del Museo. Per la mostra di un artista complesso e apparentemente impossibile da spiegare ai più piccoli. A Silvia Spadoni la risposta alla sfida...

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A introdurre la necessaria spiegazione è Silvia Spadoni, curatrice del Dipartimento Educativo e odierna guida alla mostra: “Il percorso è finalizzato a svelare tutta la complessità e la stratificazione culturale, creativa, narcisista, mitologica che il poliedrico artista Luigi Ontani mette in campo”.
Dal punto di vista didattico si seguirà un filo narrativo adatto all’età dei bambini presenti oggi in mostra, cioè del primo biennio della scuola primaria, attraverso alcune tappe, per far emergere i contenuti che l’artista ha voluto raccontare di sé e di come lui guarda e vede il mondo.
Silvia li invita a tenere le orecchie bene aperte perché inizierà a narrare la mitica favola dell’albero dell’Ontano, metafora scelta per far capire come l’albero così come l’artista produce. Narrando del nostro artista, si scopre che nasce all’alba e, come i neonati che si affacciano al mondo in questo momento del giorno, ha una pelle marmoreggiata e diafana. Passati alcuni anni, l’Ontano si fa giovinetto e cresce senza il senso del “pudore”; gira nudo e libero senza nessuna vergogna o, meglio, con un senso del pudore proprio e lontano dal nostro.
A questo punto si entra nel cuore del racconto, cioè al momento in cui una Ninfa, incontrando casualmente il bellissimo e giovane Ontano, se ne innamora perdutamente, tanto da convincere Zeus ad aiutarla, per conquistarlo. Gli dei, allora, decidono di aiutare la Ninfa. Così vengono preparati dei doni speciali in modo che il giovane non rifiuti l’amore della Ninfa. Però il giovane, una volta ricevuti i doni, doveva rispettare un patto: li avrebbe ricambiati creando bellezza per l’Olimpo. È così che il nostro artista riceve da Narciso la vanità, da Ermes i sandali alati, da Endimione la calma e la tranquillità, da Dioniso l’euforia, e così via. Non a caso, tutte qualità riconducibili alla personalità di Luigi Ontani.
I bambini al Museo di Bologna
Finita la favola, Silvia invita i bambini ad alzarsi in piedi e a procedere ordinatamente in fila indiana, sia per visionare le opere senza sovrapporsi sia per mantenere una distanza sicura da esse; ciò che viene notato è che il volto dei personaggi delle opere è sempre lo stesso.
Nel lungo corridoio si avvicendano statue abbigliate in modo diverso, che rappresentano sia artisti famosi del passato come Dante Alighieri che personaggi mitici ricchi di simbologia, e poi le grandi immagini che rittraggono l’artista nudo o coperto di soli panneggi dei quattro colori da lui scelti per rappresentare i quattro momenti principali della giornata: l’alba, il mezzogiorno, il tramonto e la notte. Per Ontani, questi quattro momenti sono motivo di creazione continua: quotidianamente scandisce le fasi del giorno cambiandosi d’abito. Ontani continua a portare avanti anche nei gesti quotidiani l’ideale di fare della propria vita un’opera d’arte.
Opera dopo opera, si arriva nelle due grandi sale che raccontano un’altra passione dell’artista, conoscere popoli ed esperienze religiose diverse. L’operatrice trova lo spunto per far notare alcune differenze su come i popoli esprimono la propria sacralità. I bambini, osservando una scultura che riproduce un grande elefante, animale sacro per gli indiani, notano che l’animale ha molte caratteristiche umane e che l’artista si raffigura nell’insieme dell’opera in diversi modi. Un angolo del LaboratorioMa soprattutto notano il terzo occhio, elemento simbolo dell’India. Silvia spiega loro che nella realtà non esistono persone con un terzo occhio fisico, ma che “serve per guardare i sentimenti, perché dovete sapere che tutti quelli che partono per conoscere l’India in modo approfondito ne tornano trasformati e questo è anche il senso del terzo occhio: più conosci i tuoi sentimenti e più ti trasformi in senso positivo”.
È ora di andare in laboratorio per dare forma alla creatività, attraverso i quattro colori che Ontani ha scelto per rappresentare le fasi del giorno: il rosa per l’alba, il giallo per il mezzogiorno, il blu per il tramonto e il carboncino per la notte. Prima di iniziare a disegnare, Silvia invita i bambini a sedersi su un “tappetone” per dare vita a una messa in scena che li vede tutti protagonisti. Verranno indossati panneggi del colore dell’alba, del mezzogiorno, della sera e della notte, ognuno di loro si concentrerà per capire da quale momento della giornata è più attratto, a seconda della scelta ci si avvicinerà a uno dei quattro tavoli allestiti per realizzare quelle che saranno le loro opere.
I bambini poi si divertono a tagliare, incollare, colorare, i simboli scelti che rappresentano la loro parte preferita della giornata, il gallo su uno sfondo rosa, il sole con lunghi raggi gialli e arancio, le candele per il tramonto, la luna e le stelle per la notte. Alla fine, soddisfatti delle loro opere, salutano e, mostrando i loro capolavori, si avviano verso l’uscita.

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maria rapagnetta
laboratorio seguito il 24 aprile 2008


Info: tel. +39 0516496611; mamboedu@comune.bologna.it

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