Come e quando è nata la Sezione Didattica del Centro?
La nostra sezione didattica esiste da quando il Centro Pecci è stato inaugurato nel 1988. Fin da allora è dotata di due spazi laboratoriali attrezzati.
Qual è il ruolo attuale della Sezione Didattica, all’interno del progetto di avvicinamento e fruizione dell’arte contemporanea del Centro Pecci? Come si sta evolvendo nel tempo?
Il nostro ruolo non è secondario, visto che tutta la nostra attività è volta all’esterno, e cerca di dare risposta ai quesiti e alle domande più o meno esplicite che il pubblico pone al momento dell’impatto con l’arte contemporanea. L’evoluzione nel tempo dei nostri servizi è giustificata proprio dal tentativo di adattare ai bisogni del pubblico –in modo sempre più puntuale- la nostra azione informativa e formativa, sia nei riguardi delle iniziative più tradizionali (visite guidate, conferenze) che di quelle più inconsuete e innovative per una struttura museale (laboratori, progetti di collaborazione).
Da chi è formata e che formazione ed esperienze professionali hanno gli operatori?
La sezione didattica, insieme alla biblioteca, fa parte del Dipartimento Cultura di cui è responsabile Marco Bazzini; per la Sezione Didattica sono previsti due coordinatori: Barbara Conti per le visite guidate, conferenze e lezioni; Riccardo Farinelli per le attività di laboratorio e progetti. Ad alcuni collaboratori esterni è affidata parzialmente la conduzione delle diverse attività. Tutti provengono da storia dell’arte o dall’Accademia e i loro curriculum vanno dall’insegnamento nelle scuole ad esperienze in didattica museale e sperimentale.
Qual è la vostra offerta didattica e la metodologia adottata?
La nostra offerta di servizi, come accennato, tende ad accogliere le richieste del pubblico, inteso non come massa compatta ma nella sua reale variegatezza. Si sono perciò nel tempo assai differenziati, accogliendo, all’interno di ogni tipologia, più fasce di utenti, e calibrando su di loro le cose da dire o da fare. La metodologia è pertinente a questa visione del rapporto pubblico-istituzione culturale, dove le due entità sono viste in rapporto attivo, e non in quello tradizionale docente-discente. In generale, da un punto di vista metodologico, l’evento immagine è inteso come strutturazione di un codice comunicativo accettato, e dunque, in quanto tale, comunicabile sia con le parole (incontri, conferenze, visite guidate) sia attraverso azioni operative (laboratori, progetti di collaborazione) o in formule miste (stage e corsi di aggiornamento).
Come intuibile da quanto detto, il pubblico a cui ci rivolgiamo è ampio, sia per fasce di età (dai 6 anni agli adulti) che per tipo di aspettative (di introduzione, di approfondimento). Abbiamo continui rapporti con le più importanti strutture culturali presenti sul territorio, con le quali instauriamo scambi e collaborazioni su progetti specifici.
Come percepisce l’attuale panorama italiano? Stiamo assistendo ad un reale “boom” della didattica dell’arte?
Rispondendo in parte anche alla domanda precedente, l’attuale panorama italiano è senza dubbio più ricco di iniziative rispetto al passato. Tuttavia notiamo un’eccessiva sporadicità negli scambi di esperienze fra le sezioni didattiche e la mancanza di metodologie di intervento realmente efficaci.
annalisa trastatti
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