Da quali esperienze e con quali obiettivi nasce il dipartimento educativo della Fondazione Merz?
Obiettivo principale del Dipartimento è quello di mediare il rapporto tra la Fondazione e il territorio, stabilendo in primo luogo una relazione forte con le istituzioni scolastiche.
In altri termini?
Ci proponiamo di ampliare le possibilità di interazione con un sistema linguistico specifico, rendendo evidenti le ragioni espressive che hanno determinato da parte dell’artista la scelta degli strumenti, dei materiali e delle tecniche e offrendo occasioni per nuove formulazioni, valide soprattutto quali esperienze ricche di quei valori educativi, formativi e di proiezione emotiva sempre associati all’esercizio della creatività.
Dal punto di vista metodologico?
Il criterio essenziale sta nel riferimento costante all’opera, ai suoi contenuti e ai suoi aspetti formali: elementi che operano da tramite per un’indagine delle tematiche più diverse, articolabile secondo la varietà delle fasce d’utenza e capace di rispondere alle richieste di interdisciplinarietà che sono sempre più sentite nella progettazione delle attività scolastiche. Operativamente sono stati individuati, nell’insieme di contenuti cui l’opera dà accesso, alcuni ambiti di ricerca da tradurre, in collaborazione con gli insegnanti, in itinerari tematici e in pratiche di laboratorio riferibili a ciascuno degli elementi costitutivi del linguaggio delle immagini (segno, linea, superficie, forma, volume, spazio, luce, colore…) e ai sistemi sintattici dove questi interagiscono.
Quale il legame tra la poetica dell’artista e il vostro “approccio” didattico?
Innanzi tutto, per indicare quali siano i punti di incontro tra la poetica di Mario Merz e il nostro approccio didattico, bisogna sottolineare come sia il linguaggio stesso il luogo dove questa vicinanza si realizza. Ciascuna delle attività didattiche mira a stabilire un preciso punto di incontro con l’opera di Merz. Per quanto riguarda il nostro approccio alla didattica in generale, credo che una possibile affinità tra il nostro procedere e quello dell’artista sia riconoscibile nella ricerca di un sistema di elementi primari. Un modello valido, nel caso di Merz, come principio creativo riferito alla Natura; valido, nel nostro caso, come metodo di osservazione.
Le vostre proposte per questo primo anno scolastico? Come si inserisce, la vostra offerta, nel ricco e vivace panorama torinese
Le attività che stiamo organizzando per quest’anno sono laboratori didattici nelle scuole primarie e secondarie, incontri di aggiornamento per gli insegnanti e percorsi di formazione per gli studenti universitari. Le attività che prima avranno avvio sono quelle riservate alle scuole del primo e del secondo ciclo: a partire dal mese di novembre, infatti, quando la Fondazione ospiterà, insieme ad un nuovo allestimento della collezione, parte delle opere selezionate per la mostra T1-La sindrome di Pantagruele, a cura di Francesco Bonami e Carolyn Christov-Bakargiev, realizzeremo i nostri primi interventi.
In tale occasione è previsto che i Dipartimenti Educativi dei diversi musei torinesi coinvolti (Castello di Rivoli, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, GAM, Fondazione Merz), operino in sinergia, così da dar luogo ad un unico progetto didattico-educativo, declinabile secondo le diverse specificità di ogni istituzione e secondo i caratteri delle opere ospitate.
Per quanto riguarda la Fondazione Merz, sono previsti laboratori che possano coniugare i contenuti di queste opere con quelli propri della poetica di Mario Merz, finalizzati alla produzione di elementi modulari da usare per la realizzazione collettiva di installazioni polimateriche. Sarà per il nostro dipartimento un momento di progettazione e di prima verifica delle possibilità di concorrere alla creazione di un sistema operativo allargato, inconsueto, se non eccezionale, data la particolarità del nostro territorio, come si sa, segnato più di altri dalla presenza di istituzioni culturali votate all’arte contemporanea.
intervista a cura di annalisa trasatti
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