03 gennaio 2019

Ingiustificabile leggerezza del Getty. La Cassazione motiva la confisca dell’Atleta di Lisippo

 

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Il Getty Museum operò con «inspiegabile e ingiustificabile leggerezza» nel portare avanti le trattative per l’acquisto dell’Atleta Vittorioso di Lisippo, per il quale il museo americano pagò circa 3,9 milioni, nel 1974. È quanto si legge nelle motivazioni, depositate il 2 gennaio, con le quali la Corte di Cassazione ha formalmente respinto le eccezioni avanzate da Stephen Clark, rappresentante legale della Jean Paul Getty Trust. «Le motivazioni della Cassazione sono chiare. Il Getty Museum ne prenda atto e restituisca l’atleta di Lisippo all’Italia. Il Governo si sta già attivando perché questa importante testimonianza del nostro patrimonio culturale torni nel nostro Paese», ha dichiarato il ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, su Twitter. 
L’Atleta di bronzo, attribuito allo scultore greco Lisippo, fu trovato nel 1964 dal peschereccio di Romeo Pirani, un pescatore fanese, a largo del Monte Conero. Pirani sotterrò la statua e la vendette per circa 3 milioni e 500mila lire a un commerciante d’arte tedesco. Quattro persone coinvolte finirono in tribunale ma, nel 1970, dopo anni di udienze, gli imputati furono assolti perché era impossibile accertare il valore artistico della statua di cui, nel frattempo, si erano perse le tracce. Poi, nel 1974, l’acquisto del Getty, dal mercante d’arte tedesco Herman Heinz Herzer, per la cifra di 3,9 milioni di dollari, nonostante le perplessità sulla legittimità del titolo di provenienza già allora avanzate dall’autorevolissimo partner che aveva affiancato il Getty nella trattativa: l’amministrazione del Metropolitan Museum di New York. Secondo la motivazione della Cassazione, da parte del Getty era «doverosa la conoscenza della normativa italiana in tema di esportabilità e commerciabilità dei beni culturali». 
Tra le varie carte tentate inutilmente dal Getty, anche quella dell’assenza di un solido legame tra l’ambiente culturale italiano e l’Atleta Vittorioso, che ne farebbe decadere l’appartenenza al patrimonio artistico. A questo proposito, la Cassazione ha ricordato che la statua è stata trovata e issata a bordo di un peschereccio italiano: il che basterebbe a farla entrare nel territorio nazionale. E come se non bastasse i giudici hanno anche chiarito il legame tra la civiltà greca e la cultura romana, una evidenza storica che però dalle parti del Getty non sembra essere così scontata. 
«È chiaro che l’ordine è immediatamente esecutivo e lo notificheremo subito alle autorità americane», ha chiarito il procuratore Silvia Cecchi. «Ora aspettiamo la statua a Fano anche se sappiamo che non sarà semplice. Intanto mi attiverò con le mie controparti politiche», ha commentato il sindaco di Fano, Massimo Seri.

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