L’importanza della dimensione esistenziale e dei suoi effetti globalizzanti nella pratica artistica contemporanea è il denominatore comune delle rubriche di questo n°. Il concetto di individualismo, afferma Pierre Restany, è messo in questione dal progresso tecnobiologico e dal proliferare di forme di vita artificiale sempre più elaborate. Il nostro stesso approccio al mondo deve ormai tenere conto del dualismo, naturale e artificiale, del fenomeno vitale. A tale proposito Marcello Séstito individua nell’homo telematicus il protagonista del futuro; non una forma esaltata di solipsismo, ma una diluizione del pensiero, un solus senza locus che, tramite i sistemi telematici, parteciperà attivamente di un pensiero comune e delocalizzato. Per esaltare e salvaguardare l’integrità umana in un contesto sempre più “antiumano” occorre, ricorda Ugo la Pietra, recuperare quella serie di “esercizi” capaci di dare all’individuo corporeo una forte identità nei confronti dello spazio esterno (v. Uomouovosfera, Itinerari di deriva; Itinerari preferenziali). Il ruolo rivelatore della fotografia contemporanea è sottolineato invece da Roberta Valtorta. La fotografia cristallizza visioni dell’uomo fra loro problematicamente opposte: da un lato un essere del tutto omologato, anonimo, dall’altro un essere eccessivamente carico di identità sessuale, plurisessuale, di parvenze plurime e mutevoli (v. l’opera dello svizzero Beat Streuli e dell’americana Cindy Sherman). Secondo Pier Luigi Cappucci il concetto di vita non è più basato sui soli composti organici della materia, ma sui programmi tecnobiologici che ne condizionano l’aspetto ed il comportamento. Ne è un esempio GFP Bunny, un’opera d’arte vivente dell’artista brasiliano Eduardo Kac: www.noemalab.com. Nella ipermutazione tra carne e circuiti, corpo e macchina, il corpo riprogettato cambia natura. Per Anna Maria Castro e’ un corpo sintetico che trasmette una nuova seduzione e una diversa sessualità ancora più capace di portare a sé ogni attenzione. Quella seduzione che Mario Perniola, in Il sex appeal dell’inorganico, definisce “sessualità neutra”. In una società dove l’insieme del reale diventa estetico Maurizio Cecchetti riflette sul ready made dell’Aria di Parigi di Duchamp domandandosi come l’arte si possa distinguere da un concetto omologante come quello di “estetizzazione diffusa”. Pierre Restany ci riporta all’immagine scelta per la copertina della rivista; si tratta dell’opera itinerante “”Wind Caravan” del giapponese Susumu Shingu “.
Tullio Pacifici
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Interessante. Molto interessante.
interessante ed ulteriore spunto xla mia Tesi.