Apre con la politica questo primo numero nel 2002 del Giornale dell’Arte. Musei: ora solo i servizi possono andare in mano a soggetti diversi da quelli statali, è il titolo della prima pagina facente riferimento alla Legge Finanziaria 2002 che comprende un provvedimento sulla concessione ai privati di aree o servizi museali. Ancora politica, sempre in prima pagina, con il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti ‘reo’ di aver bloccato il benefico processo che portava – da una decina d’anni – le fondazioni bancarie a distribuire gli utili nel mondo della cultura. Uno spazio della copertina è, infine, dedicato alla Biennale di Venezia che con il nuovo governo cambia vertici acquisendo il top-manager Franco Bernabè (già Eni e Telecom e attualmente impegnato con società di sua proprietà nel mondo dell’information tecnology) mentre il papabile per la Biennale d’Arte pare essere Pierre Hughes, conservatore e arcigno articolista del New York Times (ama Lucian Freud e, negli anni di maggior fulgore, stroncò Warhol). La foto della prima è dedicata ad una statua (tutt’altro che un capolavoro) che la teutonica Francoforte – sede della Banca Centrale Europea – ha dedicato alla moneta unica, la sconcertante banaltà del monumento ci fa temere – ci sentiamo di dire – per il prossimo venturo Monumento alla Lira che verrà realizzato in Italia.
Nell’interno (sezione notizie) si parla di Mose, il sistema di dighe mobili che dovrebbero salvare le sorti di Venezia e che, come deciso dal governo, si costruirà a breve. Preoccupazione per le sorti della Biblioteca Hertziana, grande raccolta di libri d’arte chiusa da dicembre per restrutturazioni: fino a quando?
Dopo la densa sezione mostre (con anticipazioni sulle mostre a Rivoli ed al Palazzo delle Esposizioni di Roma), ecco un interessante approfondimento a firma Jean Clair che propone un provocatorio parallelo tra i credo del movimento surrealista e le ideologie talibàn.
La vera attrattiva del numero di gennaio è però, come tradizione vuole, Il meglio e il peggio del 2001, vera arena del mondo dell’arte dove vien concessa facoltà a critici, artisti e galleristi di dirsele di tutti colori o di leccarsi vicendevolmente. Il risultato? Il miglior libro dell’anno per il grande critico? Naturalmente quello che ha scritto lui stesso. E il miglior artista per la curatrice? Quello al quale ha appena curato una grande mostra. E il miglior funzionario? Naturalmente l’assessore che ci consente di lavorare pagati dal comune…Se la sequela di giudizi interessati può risultare innocua e simpatica al non-addetto ai lavori, lascia basìto l’esperto che conosce i crudeli rapporto del piccolo circuito dell’arte. Il meglio e il peggio del 2001, pur non avendo il minimo valore ‘scientifico’, è importante proprio perché riesce sorprendentemente a rappresentare in tre pagine tutti i vizi e le clientele del cinico artsystem italiano.
In sezione economia si parla delle due grandi case d’asta Christie’s e Sotheby’s, come si muoveranno ora che sono entrambe cadute in mani di imprenditori francesi? Verrà data maggiore importanza alle sedi parigine delle maison?
Preziosi gli inserti di questo mese: oltre al consueto Vernissage, troverete il Giornale di tutte le mostre del 2002, ottima guida per capire ‘cosa ci sarà’ in giro per il mondo in termini di esposizioni d’arte (ma attenzione che, poi, le date spesso cambiano).
Massimiliano Tonelli
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... Chissà se nel meglio e nel peggio del 2001, vera arena del mondo dell’arte dove vien concessa facoltà a critici, artisti e galleristi di dirsele di tutti colori...
Chissà se il Giornale dell'arte sarebbe così magnanimo da pubblicare anche un commento di Biz...
Ciao, Biz.
mitico.
si si, è quello che pensavo anch'io! il meglio e il peggio del 2001 è incredibile..."qual'è il libro milgiore?" risposta "il MIO naturalmente!"...ma è ovvio che il tuo libro ti piace!!!!