Categorie: edicola

Gennaio 2002 n.174 | Art e dossier

di - 22 Gennaio 2002

Della Liguria – una sorta d’avamposto dell’Italia – amavano la luce, il mare, le palme. Loro, gli artisti russi , che dicevano di venire da una terra nevosa (…) dove tutto è umido, piatto e pesante – è Gogol’ che scrive – della riviera dipinsero i panni stesi sulla spiaggia, le barche o quel si vede da un giardino, dando forma all’aria leggera, ai colori che improvvisamente sembravano infiammarsi.
Alla mostra Kandisky, Vrubel’, Jawlensky e gli artisti russi a Genova e nelle riviere. Passaggio in Liguria, in corso di svolgimento a Genova a palazzo Ducale (fino al 17 febbraio 2002) è dedicato il primo articolo del numero di Gennaio. Ed è il curatore, Franco Ragazzi, ad offrire una sintesi del percorso espositivo, – che si snoda tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento – dalle suggestioni fauve di Jawlensky, ai paesaggi in cui, come in un gioco di specchi, Kandinsky inserisce la figuretta della compagna Gabriele Munter che dipinge e lei, questa volta, dietro il cavalletto ci offre un ritratto inedito di quello che sarà uno dei “padri” dell’Astrattismo al lavoro; fino a Vrubel’ ossessionato dalla sua creatura, un demone rappresentato con maniacale dedizione nel corso di dodici anni, prima come giovane bellissimo, infine come essere disperato.
Licia Michelangeli indaga i rapporti tra Futurismo Italiano e Futurismo Russo: tra dinamismi, velocità, macchine divine ed ingranaggi idolatrati, ben pochi sono i punti di contatto, mentre emergono le differenze e il viaggio del 1914 di Marinetti, tra Mosca e Pietroburgo, conferenziere più sopportato che ascoltato dai futuristi russi, fu un reciproco, sospettoso guardarsi e non capirsi.
Tra gli altri articoli: la sottile tessitura di linee e di luci nelle opere del pittore danese Vilhelm Hammershøi, in una lettura di Jens Peter Munk; la favola di Melusina, tra mito, alchimia e letteratura romantica, raccontata in un ciclo dipinto da Moritz Von Schwind (Il destino di una ninfa di Brigitte Hauptner); Diderot come critico d’arte (L’arte della critica di Gerard-Georges Lemaire) e la decorazione dello studiolo di Francesco I de’ Medici in Palazzo Vecchio: un piccolo scrigno descritto in un agile testo da Silvia Malaguzzi.
Ad Edward Hopper, protagonista di una speriamo imminente mostra alla GCAMC di Roma, è dedicato il dossier di questo mese, a cura di Orietta Rossi Pinelli.

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Maria Cristina Bastante


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