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numero 177 aprile 2002 Art e dossier
edicola
in copertina mele assolutamente rosse, acini d’uva come sfere blu, banane giallo carico, la luce bianca ritagliata in rettangoli e cerchi ed applicata a dovere sulla superficie della frutta: è la natura morta secondo Roy Lichtenstein (‘Still Life with Cristal Bowl’...
Nacque da un rifiuto, il Withney Museum Of American Art: poiché il Metropolitan Museum non voleva la sua raccolta di oltre cinquecento opere – offerta come generosissima donazione – Gertrude Withney Vanderbilt decise di fare di quell’insieme di quadri, sculture, disegni il primo nucleo di un museo privato che avrebbe avuto il suo nome. Era il 1930, quel che viene dopo è la storia di un sommarsi di lasciti e donazioni – che ha portato la collezione ha circa undicimila opere – di nuove sezioni (quella dedicata alla fotografia è stata aperta nel 1991), di mostre, ma soprattutto di un’attenzione continua verso giovani artisti, nuovi talenti dell’arte americana (e la Biennale del Withney, giunta alla settantunesima edizione è un esempio di come l’intenzione si concretizza).
Una mostra – New York Renaissance – allestita a Milano, presso il Palazzo Reale, racconta New York ed i ‘suoi’ artisti, attraverso una selezione di opere (pittura, scultura, ma anche grafica) che arriva direttamente dal museo che forse più di tutti può esemplificare le declinazioni originali del contesto statunitense ed è proprio Marla F. Prather – curatrice della sezione dell’arte post bellica del Withney – a parlarne, spiegando le linee di un percorso, che unisce, forse elementi di una stessa storia, Edward Hopper, Willem de Kooning, Jackson Pollock, Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Peter Halley e molti altri.
Un confronto tra Lorenzo Lotto e Dϋrer, Hans Baldung Grien e Hans Schäufelein lo fa Claudia Terribile, partendo dalla pala con i Santi Cristoforo, Rocco e Sebastiano, eseguita dal pittore per una cappella nel santuario della Santa Casa di Loreto. E se sono immediatamente riscontrabili – guardando le stampe dei maestri d’Oltralpe – certi ‘debiti’ compositivi, ad esempio nella posizione del San Cristoforo e del San Rocco è altrettanto vero che l’inventio dell’artista riesce inserirli e riformularli in un orizzonte livido, in un paesaggio marino più onirico che reale, dove San Cristoforo è un titano sofferente sotto il peso del Bambino, San Sebastiano si torce ‘arrampicato’ al tronco del martirio.
E ancora: il rapporto tra Emile Zola e Paul Cezanne, in un articolo di Gioia Mori, l’arte in Toscana tra il 1945 il 1967 secondo Alberto Boatto, curatore di una delle mostre del progetto Continuità e l’iconografia della Madonna del Parto, un percorso dall’arte Paleocristiana al Rinascimento di Massimo Cesàreo.
A Jackson Pollock – protagonista di due mostre a Venezia – è dedicato il dossier. Lo firma Achille Bonito Oliva.
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Maria Cristina Bastante
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