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numero 184 dicembre 2002 Art e Dossier
edicola
in copertina pinocchio mania, ovvero storia di un successo che dura da centoventi anni. Merito anche degli illustratori, da Mazzanti in poi. Per il burattino, la cover di questo mese...
Non è solo disneyana l’imagerie che accompagna la fortuna di Pinocchio: al burattino più famoso – e ai suoi illustratori – è dedicato un lungo excursus, che è anche un’occasione per parlare dello strano caso dell’illustrazione per l’infanzia italiana. Il personaggio di Collodi ha centoventi anni e non li dimostra, ancora capace di incantare l’immaginario dei bambini e di raccontare due o tre cose che sa sulla vita agli adulti. Dai primi schizzi di Ugo Fleres – pubblicati anonimi nel Giornale dei Bambini – ai disegni di Enrico Mazzanti, una sorta di codificatore per l’iconografia del burattino (che da adesso in poi avrà sempre gambe larghe e cappellino a cono). Dalle illustrazioni di Attilio Mussino (quelle che non piacevano a Gramsci!) ai pinocchi di Cambellotti e Rubino a quello cubista nato dalla penna di Leonardo Mattioli…
Ancora un personaggio caro a bambini e non, tra le pagine del numero di dicembre: è il Signor Bonaventura. Ce ne parla Marco Bussagli, evidenziando la straordinaria vicinanza tra la creatura di Sto e gli uomini meccanici del futurista Depero.
Laura Stagno ripercorre le vicende della Loggia degli Eroi nel palazzo del principe di Genova, opera di Perino del Vaga, in trasferta in Liguria. Ci lavorò tra il 1529 e il 1533, raccontando la gloria della famiglia Doria tra stucchi finissimi ed exempla presi dalle vicende dell’antichità. Così i personaggi principali di quest’epopea familiare si trovavano accanto agli eroi dell’antichità. Come voleva Plutarco nelle vite parralele. Nonostante i danni del tempo e ridipinture ottocentesche, sono riemersi frammenti della cromia periniana e lo studio ravvicinato delle superfici ha permesso di individuare il tipo di tecnica utlizzata nella decorazione. Non affresco ma pittura su scialbo.
Tra gli altri articoli: Savinio in mostra a Milano e l’inevitabile e (troppo) esteso commento alla retrospettiva su Manzù, allestita a Roma. Per lo scultore anche il dossier di questo mese, lo firma Giovanni Carandente.
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