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numero 234 giugno/luglio 2002 | FlashArt

di - 27 Giugno 2002

Critico e politico il pamphlet di Jerry Saltz già apparso sul periodico newyorkese Village Voice. Nella Grande Mela sembrano sempre più diminuire i consensi attorno alla figura di Thomas Krens, direttore del Guggenheim Museum, ed alle sue modalità gestionali orientate più su Armani e su Harley-Davidson che sull’arte propriamente intesa.
Una pagina è dedicata alla prossima Biennale 2003. Qualche anticipazione rubata dallo studio del curatore Francesco Bonami dalla quale poco traspare se non la diffusa (e discutibile) tendenza di assegnare a pittori e scultori la curatela delle mostre o di parte di esse…
C’è tutto Armin Linke nella lunga intervista che l’architetto Stefano Boeri ed il critico Hans Ulrich Obrist fanno al noto fotoartista milanese. Si parla del suo archivio, del suo vecchio e del suo nuovo modo di fotografare e della sua attitudine epica e grandiosa. Metà architettonico metà sociale il piccolo saggio di Joshua Decter che analizza e mette in parallelo la nuova famosa boutique Prada di New York, disegnata dall’architetto Rem Koolhaas, con la piattaforma provvisoria costruita in modo da rendere visibile il ‘panorama’ su Ground Zero .
Magistralmente Massimiliano Gioni rende un sunto di Cremaster 3 quinto ed ultimo episodio della saga diretta da Mattew Barney, star indiscussa e indiscutibile della videoarte internazionale. Un testo di Maria Rosa Sossai, di fatto un abstract dal suo bel libro ArteVideo edito pochi mesi fa da Silvana, introduce l’ennesimo utile dossier sulla giovane arte italiana, questa volta è il turno dei Videoartisti.
Di buon livello anche l’intervista che Maria Luisa Frisa ha fatto ad Heidi Slimane, lo stilista della maison Dior che già da tempo collabora con artisti contemporanei nei suoi vari progetti, in questi giorni protagonista con un evento alla stazione Leopolda di Firenze.
Che la capitale d’Italia stia vivendo da un anno a questa parte una frizzante crescita riguardo all’arte contemporanea è opinione diffusa e argomento di discussione e chiacchiera in tutta Italia. L’editoria è in fermento (è nata la rivista Next Exit dedicata ai temi del lavoro nel mondo dell’arte; tra qualche giorno riprenderà le pubblicazioni la prestigiosa ed internazionale Time Out, con una grande attenzione all’arte contemporanea tanto che un critico d’arte contemporanea, Claudia Colasanti, romana, ne sarà direttore; l’ultimo quotidiano ad aver aperto la ‘cronaca di Roma’, La Stampa, si è caratterizzato per un’insolita attenzione all’arte, con predilezione per quella contemporanea ed a tutto ciò ce le gira attorno). Il futuro Centro d’Arte Contemporanea – finalmente in costruzione – avrà un direttore di livello internazionale, Paolo Colombo. Le mostre istituzionali si moltiplicano a Villa Medici, alla Fondazione Olivetti, al Museo del Corso, alla Galleria Nazionale, al Museo Andersen, al Museo d’Arte Contemporanea MACRO ed al Palazzo delle Esposizioni, a luglio anche le Scuderie Papali – fino a poco fa occupate da impressionisti et similia – apriranno all’arte di oggi. E si parla fortemente di un grande evento di Net-Art per la prossima stagione, iniziativa inedita in Italia e unica in assoluto per alcune specificità organizzative che ancora non è possibile rivelare. La partecipazione del pubblico è sempre crescente e finalmente artisti, critici, curatori, direttori e pubblico iniziano con decisione e organizzazione a parlarsi (niente di più semplice e niente di più utile) grazie ad iniziative come TalkShow, Art Highlights e Racconti, quest’ultimo attualmente in essere allo spazio per l’arte contemporanea di Tor Bella Monaca dove si discute difronte ad una splendida installazione che gli studenti de La Sapienza hanno realizzato su progetto di Giuseppe Penone. La città ha ospitato un Festival Internazionale di Fotografia (una cinquantina di grandi e piccole mostre sul modello parigino) che ha riscosso successo unanime riuscendo nel tentativo di intercettare anche un pubblico nuovo. Arrivano a Roma nuovi professionisti non-romani per lavorare e realizzare eventi: Gianfranco Maraniello, Danilo Eccher, Mariuccia Casadio, Alessandro Riva, Gigiotto del Vecchio, Jerome Sans solo per citarne alcuni. Aprono nuove gallerie private (non ne facciamo la lista per non allungare troppo un testo già troppo lungo) e quelle ‘vecchie’ (Magazzino d’Arte Moderna, Sales, Il Ponte, Lipoli e altre) migliorano nettamente la qualità della loro offerta espositiva. Se assommiamo a tutto ciò una ripresa economica robusta che ha consentito alla città di affiancarsi a Milano nel ruolo di capitale economica del paese (tutti i dati sono su Il Mondo di venerdi scorso) ci suonano ancor più bizzarri i giudizi del direttore di FlashArt Giancarlo Politi che si riserva una mezza paginetta (Editoriale) per gettare fango sulla città, sul suo nome e su chi ci lavora. Operazione limitatamente efficace, per la verità, poiché condita e viziata da eccessivi luoghi comuni (a Roma è molto difficile lavorare e realizzare le proprie idee che non siano di ordine politico), contraddizioni (la Roma di oggi non è il crogiuolo di idee che forgiò Chia, Clemente e Cucchi…. E perché allora Chia avrebbe preso un mega-studio a Trastevere qualche mese fa?), invenzioni (quando afferma che a Roma non c’è un solo collezionista attendibile, curioso, informato, dico uno…), ossessioni (non a Roma, per carità: chi punta su Roma è un ingenuo o un politico risponde ad una lettrice che gli chiedeva se fosse il caso di aprire un nuovo spazio di promozione per i giovani a Milano) e addirittura gufate (voglio vedere di cosa e come riempiranno gli immensi spazi di cui si parla a Roma).
Francamente ci pare troppo. E troppo è parso a moltissimi operatori, romani e non (ma soprattutto non romani, si badi bene), che abbiamo avuto modo di contattare a riguardo. Fa parte dei ‘compiti’ della maggior rivista d’arte contemporanea del paese quello di screditare a mezzo stampa con falsità e stereotipi il ruolo di una città che, faticosamente e dopo decenni di torpore, ri-inizia a dire la sua nel cagionevole circuito italiano? E’ questo un atteggiamento costruttivo? E ancora: è vero che un paese come l’Italia, da sempre policentrico e rappresentato da decine di ‘capitali dell’arte’, debba procedere per esclusione (Roma o Milano, Bologna o Torino…) invece di assommare specificità, compiti e competenze, di unire le forze insomma?
Semplici spunti di riflessione che speriamo vogliate sviluppare tra i commenti alla notizia.
E se Politi scrive che una capitale dell’arte contemporanea deve necessariamente essere come Torino o Milano dove si vive per produrre (oh santo cielo!), ribattiamo proponendo un tridente che veda protagonista, assieme alle due metropoli del nord, anche Roma dove, al contrario, si produce per vivere!

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massimiliano tonelli


Flash Art – Bimestrale – Costo:euro 6,20
Via Carlo Farini, 68 – 20159 Milano
E-mail: politi@interbusiness.it

direttore: Giancarlo Politi
tel. 026887341
abbonamento 31€


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  • Il direttore di FlashArt ha sbagliato sistema solare! sta ancora a dire "mia tua...questo no, questo si...!". Andiamooooo, basta con queste sterili parole di sconforto verso qualcosa che cerca di cambiare. Demonizzare sembra lo sport nazionale, e visto che a farlo sono capaci tutti, FGlashArt perde di immagine e diventa la lettura da bar e da parrucchiere. Un novella 2000 versione arte: ti invento il gossip, ti scovo le finte malefatte, ti metto qualche foto carina come in VIP e poi vendo di +....ma alla fine non dico niente di concreto, quello si farà appunto nei bar e dal barbiere.
    BASTA. Ora preparo il mio astroUovo e me ne vado a Roma a godermi sti nuovi centri e abbandono i BuddhaBar di Milano. Nano Nano.

  • Io consiglierei al Signor Politi, dopo averci illuminato per 3 numeri di seguito con il "chi c'è c'è" della fotografia della pittura e del video (un mezzuccio facile facile in periodi di magra per vendere qualche copietta in più), di censire, nel prossimo speciale di Flash Art, tutti gli artisti inutili che nel corso degli anni sono stati via via "pompati" dalla sua rivista e dal blocco milanese con copertine, interviste e copiosissimi articoli solo per transitorie convenienze geopolitiche, scambi di favori, opportunismo ipocrita o denaro, e che, una volta cambiato il vento o il gioco, ci hanno lasciato per sempre tornando nella vacuezza che li aveva generati.

    Sarebbe uno speciale molto educativo, forse il miglior pezzo mai pubblicato da Flash Art, e aiuterebbe molti giovani artisti alle prime armi a non lasciarsi ammaliare dal canto meneghino delle sirene patinate che sfogliano con ingenuità un mese sì e uno no.

  • Ancora per qualche anno la rivista del buon Giancarlo sarà "la prima rivista d'arte in Europa" e dobbiamo ammettere che per 30 anni sia stato un mezzo formidabile di divulgazione e di veicolazione del messaggio artistico in italia e nel mondo.
    Ma abbiamo pagato tutto questo a caro prezzo, dovendoci sorbire mensilmente le esaltazioni, le sbruffonate e le voltate di testa di una persona al limite della paranoia e perennemente ossessionata dal poter perdere ogni singolo granello di potere che si è fin qui conquistato.
    Onore al merito Giancarlo, ma già ora, e sempre di più in futuro, non avremo bisogno della tua piccola grande rivista di parte e paranoica per avere le informazioni che ci occorrono.

    In rete, "liberi di volare da fiore in fiore" già oggi possiamo avere tutto questo senza filtri di sorta, e in più possiamo scambiarci senza le censure che tu applichi abitualmente su carta ai suoi interlocutori scomodi, i nostri pareri sulle mostre, sugli artisti e sulle gallerie.
    Il tutto interamente a colori e a costo zero.
    Mi auguro che venga presto il giorno in cui restiate solo alcune centinaia di nostalgici a leggere la rivista e ricordare i bei tempi di Flash Art, quando fu "The World's Leading Art Magazine".

  • chi scrive d'arte ama l'arte, credo di si e credo anche che l'arte andrebbe vissuta un po' di più senza le parole, è un linguaggio a sé, come si fa a descrivere un linguaggio con un altro linguaggio? come minimo si lascia qualcosa per strada.
    e tanti ne scrivono perchè ci guadagnano.

  • Ai meno informati dev'essere sfuggito che colui che vorrebbe VENDERE "The World's Leading Art Magazine" e' stato ormai superato nei numeri anche da Tema Celeste, rivista non eccelsa e troppo fatta in casa, ma che non pretende di inventarsti artisti a tavolino come Politi (Montesano, Vezzoli???) e quindi risulta piu credibile. Amen.

  • Caro Direttore tutti coloro che lavorano a Roma sperano che la ripresa di cui parli prima o poi ci sia. Che un ventata nuova spazzi via il provincialismo, proprio da sempre di questa città, scalzi la mentalità da politicanti e faccia capire ai gruppi che si interessano d'arte e che hanno creato dei veri e propri cartelli che, a forza di autoreferenziarsi, prima o poi il palloncino su cui sono saliti per librarsi nel cielo dell'arte-mercato si sgonfierà. A Roma l'associazione Studi Aperti sta studiando una manifestazione col ministero dei beni culturali per far conoscere oltre 300 artisti che lavorano "serenamente" nell'ombra ma che meriterebbero rispetto e pari dignità con i colleghi "artisti rampanti" più politicizzati. Come sempre chi fa Arte spesso ne parla poco ma lavora seriamente e se non riesce ad entrare nei circuiti di pubblicizzazione del proprio lavoro agli altri sembra che non stia facendo nulla. Ma non credo che la verità sia quella delle riviste di settore. Sono uno strumento prezioso ma usato male da molti.

  • premetto che ho un approccio con l'arte completamente istintivo, e che le mie frequentazioni con qualsiasi espressione artistica si ricompongono in una percezione completamente personale; quindi il breve commento alle temerarie affermazioni del direttore di FlashArt qui sarà sicuramente out. tuttavia, al di là del personaggio che non conosco, penso che un certo modo di voler fare sensazione, anche con affermazioni in apparenza provocatorie ma sostanzialmente farneticanti, si riconduca più che altro alla ben nota tendenza al protagonismo, che, se non fosse per i danni che provoca, come usa dire lascia il tempo che trova.
    da chi si occupa professionalmente e autorevolmente di critica d'arte non vorrei aspettarmi genericità e sensazionalismo.
    ma tant'è.

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