Il numero di settembre di ARS dedica la copertina e un ampio servizio interno all’artista statunitense Jeff Koons e in particolare alla sua ultima produzione, fatta di grandi (400×430 cm) e coloratissimi dipinti che mescolano cibo, sesso e oggetti di uso comune. Laura Tansini presenta in un interessante articolo la serie “Easyfun-Etheral”, attualmente in mostra al museo Guggenheim di Bilbao, puntando l’attenzione sulle modalità di realizzazione delle opere, frutto di una commistione tra pittura tradizionale e tecniche computerizzate, e sull’immaginario patinato e ossessivo di Koons.
Maria Teresa Benedetti e Nanni Coppola ricostruiscono in due articoli correlati la vita e l’esperienza artistica di Henri Toulouse-Lautrec, celebrato in occasione del centenario della sua morte con una mostra alla Fondazione Mazzotta e l’uscita di un film, l’ammiratissimo “Moulin Rouge”, nuovo lungometraggio di Baz Luhrmann, già regista di “Romeo+Juliet”.
Segue un’interessante critica dell’ultima Biennale di Venezia frutto della prestigiosa penna di Giorgio De Marchis, che analizza in modo lucido –e a tratti impietoso- la manifestazione lagunare, senza risparmiare duri attacchi a mostri sacri come il premiato Twombly “…che le opere recenti avrebbe fatto meglio a tenersele a casa”. Nel mirino di De Marchis anche la mediocre partecipazione del Ministero dei Beni Culturali, una scarna e male organizzata mostra in omaggio al grande Alighiero Boetti.
Lo speciale di questo mese è dedicato all’opera d’arte nell’epoca del digitale, con un lungo sunto del libro di Antonella Sbrilli “Storia dell’Arte in codice binario”, in cui si indagano le ripercussioni della rivoluzione informatica sulla riproduzione e lo studio delle opere d’arte.
Seguono due articoli che presentano stimolanti figure di artiste donne: l’italiana Enrica Borghi, che racconta l’universo femminile utilizzando materiali “di scarto”, e la statunitense Cecily Brown. Chiude la rivista la terza (e speriamo ultima) parte del “Dossier Artisti Emergenti” che anche in questo numero ci offre un panorama confuso e falsato della nostra arte giovane, con proposte di livello alterno e vere e proprie invenzioni, come il presunto ruolo centrale di Roma nella delineazione delle nuove tendenze.
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