Un plauso alla redazione di Ars che riesce finalmente ad imboccare la via del tempismo nelle due rubriche curate da Ilaria Uzielli, Notizie Flash e Calendario (che sia merito della sopraggiunta bimestralità del periodico?!), ed impeccabile anche la scelta contenutistica della rivista che inneggia all’originalità nella trattazione di due delle capitali europee dell’arte contemporanea: Roma e Berlino. La prima, infatti, tratta con lieve e gradevole satira, il binomio mostre-ristoranti, individuando i locali romani protagonisti di tale fagocitazione artistica; la seconda, invece, si segnala per una polemica infruttuosa da parte del Senato berlinese sul taglio dei finanziamenti destinati ad alcune strutture culturali, diatriba che rischia di investire i fiori all’occhiello del contemporaneo della città.
Curioso ed alternativo anche l’articolo di Virgilio Zanolla sul genio di musicisti, storici, scrittori ed altre personalità del panorama mondiale dell’800-900 che, cimentatisi nell’arte del dipingere, hanno dato luogo a sorprendenti risultati. Un passatempo dai contorni sfumati, una dissolvenza tra cinema e pittura: questo il palcoscenico su cui si svolge la vita artistica di Damiano Damiani , esempio calzante di questa poliedricità, nell’articolo-intervista di Nanni Coppola, pezzo sacrificato, forse eccessivamente, da ampie illustrazioni dei quadri del regista.
Dovuta zoomata su Berthe Morisot, pittrice francese che operò nell’ambito dell’Impressionismo accanto a Manet, Monet, Degas e Renoir, protagonista di un’esposizione a lei interamente dedicata a Martigny, Svizzera. E mentre Londra si svela belligerante incontro di pubblico e critica in una mostra che affianca ed oppone opere di Picasso e Matisse , Roma immortala la produzione di George Segal, dedicandogli la prima grande retrospettiva italiana.
Purtroppo, neppure in questo numero, Ars perde l’abitudine (pessima!) dell’autorecensionismo, anzi, notiamo un evidente peggioramento. Se prima, infatti, l’articolo era, in qualche misura, personalizzato, adesso, nel caso della trattazione della prima Biennale del Kunst Meran , la redazione della rivista si limita a riportare uno stralcio dell’intervento del curatore della mostra Valerio Dehò, estrapolato dal catalogo della stessa. Ci si sarebbe aspettato molto di più, soprattutto perché tale esposizione è firmata come una delle Iniziative di Ars.
Decisamente ampio e ben trattato lo speciale sull’alleanza commerciale che ha unito due giganti spesso intesi come radicalmente antitetici: arte e pubblicità. Renato Barilli e Guido Bartorelli ripercorrono con dovizia di particolari il percorso dalla semplificazione dell’immagine operata da Gauguin, Klimt ed altri, all’interpretazione comunicativa di Toulouse-Lautrec e Bonnard ; dall’affiche di Chéret al futurismo italiano.
Alla pittura di Nicola De Maria, che inneggia a colori vibranti e luce abbagliante, irretita in innumerevoli tele, è dedicato un lucido ed appassionato articolo di Manuela Annibali, che acutamente non trascura la trattazione della Transavanguardia, proponendo un’ampia bibliografia sull’argomento. Il suggerito approfondimento anzi, lo notiamo con piacere di cornice anche ad altri pezzi della rivista: un’introduzione intelligente e proficua per chiunque voglia saperne di più. Unica, pesante pecca a riguardo è la citazione di un testo di Gillo Dorlfes (intervistato in questo numero sul design italiano) decisamente poco pertinente all’argomento delle domande rivoltegli. Pubblicità scaltramente e malamente occulta?
Nulla da eccepire, invece, sull’intervista rivolta ad Agostino Bonalumi, insignito recentemente del Premio Presidente della Repubblica-Accademia Nazionale di San Luca.
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