Se si riesce a sopravvivere all’editoriale della direttrice Simona Vendrame (della serie: mica è obbligatorio scrivere se non si ha niente da dire!), ecco il numero invernale di temaceleste.
Theodor Adorno definiva deviazionista l’arte rivoluzionaria. In un eccellente articolo Donald Kuspit analizza la condizione dell’arte beffarda e anticonformista nell’era postmoderna. Ha ancora senso continuare a trasgedire ora che la modernità è definitivamente superata? Non è forse oggi diventato anticonformista essere classici?
La storia di copertina ritorna nelle pagine interne e la pittrice tedesca Katrin Plavcak. Tra natura e politica, i dipindi dell’artista teutonica mirano a collocare lo spettatore in condizioni nuove e laterali. Osservando il genio di William Kentridge.
La Scozia è viva. Ce lo dice l’articolo di Rob Tufnell che passa in rassegna il meglio della creatività del simpatico stato britannico. Dalle installazioni architettoniche di Claire Barclay alle denuncie socio-antropologiche di Simon Starling visto a Torino qualche mese fa, fino alla pittura di Alan Michael.
Un articolo del critico napoletano Gigiotto del Vecchio viaggia sul confine che separa (e unisce!) arte visiva e suono. In questo caso è approfondita la ricerca dell’artista Mark Leckey.
Tra storia personale e rivisitazioni dell’era Pop americana (“non mi interessavano le zuppe in barattolo […] ero in giro in quegli anni e mi hanno bollato artista Pop” dichiara l’artista) si svolge una bella intervista al vecchio Robert Indiana uno dei grandi artisti americani degli anni Sessanta.
La sezione ‘autoritratti’ dà spazio al lavoro di quattro artisti emergenti che si autopresentano. La sezione ‘profili’ parla invece dei big, in questo numero Rebecca Horn e Vik Muniz.
Una nota per finire. Il prezzo di copertina di temaceleste schizza letteralmente a 8 euro netti. E poi c’è chi dice che l’euro non ha provocato inflazione…
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è ESAGERATO PERò, COSTANO TROPPO STE RIVISTE, MANNACCIA!
In effetti temaceleste di oggi risultà sempre più accurata, grafica impeccabile, copertine che attirano (tranne 1 o 2 volte), servizi selezionatissimi quasi al contagoccie ma risulta un po algida, impenetrabile, forse troppo spessa la grana delle pagine?
Sfogliano quelche numero della passata direzione con Paparoni si respira un'aria più famigliare, più calda, più disponibile.
Questo non vuol togliere nulla all'attuale direzione ma è una constatazione evidente.
economica non è, però è veramente bella. graficamente è la migliore.