Il dialogo, in inglese e italiano, sarà moderato da Abigail Brundin (British School at Rome).
Per accedere all’evento, solo in presenza, è necessario riservare un biglietto (gratuito) a questo link.
La Collezione Maramotti ci ha raccontato la residenza di Emma Talbot in Italia, che darà origine alla mostra del 2022
Potete fare un primo bilancio generale del percorso realizzato da Emma Talbot tra Reggio Emilia, Catania e Roma durante la residenza?
«Emma Talbot si è immersa completamente in questa esperienza, cercando di coglierne ogni opportunità. In questi mesi si è avvicinata alla cultura italiana con grande curiosità, apertura e con il forte desiderio di approfondire le sue conoscenze. In fondo, alla base delle residenze che organizziamo per le vincitrici del Max Mara Art Prize for Women, c’è l’idea di un incontro proficuo fra mondi ed esperienze diverse, che offra all’artista tempo, spazio e modo di sviluppare la propria ricerca e sperimentare o approfondire nuove tecniche. Nel linguaggio di Talbot stanno emergendo nuovi interessanti sviluppi in questo senso».
Chi sono stati i principali interlocutori dell’artista nelle varie tappe?
«Il Max Mara Art Prize for Women, in collaborazione con Whitechapel Gallery, è un organismo complesso che si appoggia, di residenza in residenza, a facilitatori diversi, individui e istituzioni, sul territorio, che svolgono un ruolo di tutor e supportano l’artista nella sua ricerca.
A Reggio Emilia, Talbot ha potuto contare sul prezioso aiuto della Modateca Deanna, un’ex industria di maglieria situata nella provincia emiliana che le ha messo a disposizione figure professionali di altissimo spessore da cui ha appreso la lavorazione a maglia.
Per la tappa catanese, è stata accompagnata dall’artista Rosario Sorbello alla scoperta del ricchissimo patrimonio storico-artistico della Sicilia, ed è stata ospitata dalla Casa di Paglia Felcerossa, dove ha potuto fare esperienza dei principi della permacultura in prima persona. A Roma, infine, è stata ospite della British School at Rome, dove ha potuto entrare in fecondo contatto con diversi studiosi, e ha avuto come tutor il Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Valentino Nizzo, che l’ha condotta in un percorso di approfondimento della cultura etrusca, e in particolare del mito di Ercole, anche attraverso la visita dei principali siti archeologici della capitale».
In che modo Collezione Maramotti ha seguito / supportato l’artista in questo percorso?
«La Collezione Maramotti funge da connettore dei vari soggetti coinvolti nella residenza del Premio: artista, tutor, istituzioni. Il periodo di permanenza in Italia viene da noi organizzato, sia da un punto di vista concettuale, ‘disegnando’ la residenza seguendo i desiderata dell’artista, sia sul piano organizzativo, dandole forma concreta. Restiamo sempre il punto di riferimento durante i sei mesi dell’esperienza in Italia. Inoltre la Collezione, insieme alla Whitechapel Gallery, resta costantemente in dialogo con l’artista per l’elaborazione di tutti gli spunti raccolti durante la residenza, che poi confluiscono in un nuovo corpus di opere e in una mostra che è presentata qualche mese dopo in due tappe successive in entrambe le istituzioni, a Londra e a Reggio Emilia».
Potete darci qualche anticipazione sulla mostra di fine residenze che si terrà nel 2022?
«Le opere a cui Talbot sta lavorando formeranno un’installazione immersiva nella quale una figura femminile – ispirata anche a quella della donna anziana dipinta nelle Tre Età della Vita di Gustav Klimt – diventa paladina di una nuova visione del mondo, di un’utopia che scardina molti dei principi che hanno finora condotto le nostre esistenze. Talbot lavora con diversi media, dalla pittura su seta alle sculture imbottite e rivestite di materiali tessili, e per la produzione delle nuove opere ha scelto di coinvolgere aziende italiane, come la Modateca Deanna, Imax (azienda del gruppo Max Mara specializzata nella maglieria) e Mantero (seteria di Como pioniera nella produzione di sete 100% riciclate)».
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