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Angelo Trabace chiude gli appuntamenti di C-Side a Casa degli Artisti, Milano

di - 27 Luglio 2021

A Milano, a Casa degli Artisti domani, 28 luglio, dalle 18.30 alle 20.00, Angelo Trabace chiuderà la rassegna C-SIDE presentando dal vivo i brani che anticipano il suo primo lavoro sulla lunga distanza in uscita nei prossimi mesi per Believe Italia / Sugar Music Publishing, di cui ha registrato il videoclip del singolo Sbarco proprio nell’atelier musicale di Casa degli Artisti.

L’appuntamento conclude C-SIDE, rassegna di concerti di musica contemporanea iniziata lo scorso 23 giugno nel giardino di Casa degli Artisti, «cui partecipano alcune delle proposte più interessanti del panorama musicale italiano» – hanno spiegato gli organizzatori – e che fino ad oggi ha visto concerti di La Scapigliatura, Vincenzo Parisi, Riccardo Frediani e Rita Ciancio, Cucina Sonora, Cesare Picco con Roberto Cotroneo.

«La proposta musicale si sviluppa intorno al concept C-Side, che si richiama al B-Side dei dischi in vinile, lato su cui in genere si trovano i brani più ricercati. C come Contemporanea e come Casa degli Artisti. Una rassegna che vuole promuovere una selezione di musicisti che hanno in comune la ricerca di suoni raffinati e un approccio intimo con la musica. La rassegna nasce anche per trasmettere al pubblico quella che è la missione di Casa degli Artisti: creare legami, contaminazioni, opportunità per gli artisti affermati ed emergenti». ha proseguito Casa degli Artisti.

Angelo Trabace, ph. Giulia De Paola

Le parole di Francesco Piccolomini Bandini, Managing Partner Casa degli Artisti, e di Angelo Trabace

Una domanda agli organizzatori: domani si terrà l’ultimo appuntamento di C-SIDE, potete tracciare un rapido bilancio? Quali aspetti, in particolare, sono emersi del rapporto tra pubblico e musica?

Francesco Piccolomini Bandini: «La rassegna musicale C-Side ha l’obiettivo di offrire e mostrare al pubblico di Casa degli Artisti un contenuto di arte sonora esclusivo, frutto del lavoro e delle collaborazioni dirette con gli artisti e le residenze. Gli artisti coinvolti hanno avuto la possibilità di proporsi in una versione assolutamente libera e autorale dei propri progetti.
Il bilancio è stato molto positivo, c’è stata una partecipazione con richieste di prenotazioni a tutti gli appuntamenti, superiore a volte anche al 100% della capienza potenziale. Una larga percentuale di pubblico è stata ricorrente, tornando per tutti i concerti e dimostrando di essere interessata, oltre che ai singoli artisti, anche alla rassegna nel suo insieme. Gli artisti stessi hanno manifestato una forte aderenza alla missione di Casa degli Artisti raccontando tramite i loro canali di come si sono sentiti letteralmente a Casa, liberi di creare e di improvvisare.
Abbiamo proposto musica elettronica e contemporanea cercando di capire come sarebbe stata accolta da una audience così trasversale e grazie a questa libertà abbiamo avuto la possibilità di assistere alla creazione di un legame intimo con il pubblico che ha potuto vivere l’emozione, l’essenza e l’umanità del lavoro degli artisti».

Angelo, hai registrato il videoclip di Sbarco nell’atelier musicale di Casa degli Artisti. Che significato ha avuto per te lavorare qui? Quali stimoli sono nati da questo luogo?

Angelo Trabace: «Ho deciso di registrare il video di Sbarco nell’atelier musicale della casa degli artisti perchè la mia idea era realizzare un video molto semplice in uno spazio che avesse una luce particolare e una identità precisa, spoglia e minimale, senza effetti speciali e poi perchè è un luogo che trasuda storia…
Vivo a Milano da qualche anno e sono sempre alla ricerca di posti che conservano e aneddoti e fantasmi del passato e che resistono nel tempo.
È stato stimolante poi il fatto di poter “ricominciare” a suonare in uno spazio che era (ri)nato poco prima dell’emergenza sanitaria e che come tanti luoghi culturali era rimasto chiuso con il primo lockdown e che grazie a una comunità che ha sostenuto una importante campagna di crowdfunding riesce tutt’ora a sopravvivere e a offrire ospitalità a vari progetti artistici.
Sappiamo benissimo però che la generosità di molti non basta e credo che per poter continuare a tenere vive certe realtà ci sia bisogno sempre di più della responsabilità e dell’impegno di tutti, artisti, addetti ai lavori e cittadini».

Sbarco è il primo singolo del tuo nuovo lavoro. Quali pensi siano le principali caratteristiche di questo lavoro rispetto alla tua ricerca più in generale?

AT: «Con Sbarco ho provato a suonare ciò che ho ascoltato dentro di me, ad abitare me stesso per la prima volta senza nascondermi e a ‘metterci la faccia’ come si suol dire.
Ho messo a tacere il Maestro interiore, il complesso di inferiorità che deriva dallo studio dei classici, i limiti imposti dai generi e dalla musica ‘colta’ intesa spesso come competizione e non come confronto creativo; quindi per la prima volta ho guardato al pianoforte dopo anni di allontanamento, non soltanto come un antico mostro da affrontare con ‘rigore e disciplina’, ma come un mezzo, che poi è quello che realmente è: un semplice strumento per raccontarsi.
Un brano come Sbarco rimanda sicuramente a una matrice cosiddetta neo-classica, anche se altre mie composizioni e lo stesso mio approccio dal vivo durante un concerto, a volte è più perturbante e violento, sicuramente meno consolatorio. Ho sentito però l’urgenza di pubblicare per primo un pezzo intimo e minimale per fare una sorta di dichiarazione d’amore in un tempo freddo e arido come quello che abbiamo vissuto (e che continuiamo a vivere in maniera ridotta) a causa del distanziamento sociale.
Un amico mi ha fatto notare che la melodia e le armonie di questi miei nuovi brani è forse più vicina al mondo jazz che alla musica classica vera e propria, anche se, ascoltando molta musica del Novecento, compositori definiti classici come Debussy, Satie o Ravel si erano già aperti armonicamente a incursioni verso altri mondi sonori più moderni. Quello che faccio inevitabilmente si lega al passato (anche se poi molta arte del passato sembra provenire dal futuro), ma cerca di guardare altrove».

In quali aspetti rintracci le maggiori novità?

AT: «La novità rispetto ai miei lavori precedenti forse sta nel fatto che avendo lavorato come musicista per dieci anni nel mondo della canzone, ho sentito l’esigenza a un certo punto di ritornare alle note, alla melodia pura senza l’aiuto del testo, quasi a voler scrivere la colonna sonora di un mio film personale che è diventato un disco di mie composizioni originali che sognavo ad occhi aperti da un po’ e che verrà pubblicato finalmente dopo l’estate».

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