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Sono arrivato a exibart più di dieci anni fa, ufficialmente nel gennaio 2012. Ufficiosamente, però, avevo iniziato a collaborare alla rivista nell’estate 2011, in tempi di scaramucce tra redazioni “rivali” che oggi hanno un’aura nostalgica, se pensiamo a tutta l’acqua che è passata sotto questi ponti negli ultimi anni.
Sono entrato per affiancare una grande professionista – che sono felice di ospitare, con una bella intervista, anche sul numero 118 che troverete ad Artissima e di cui vi anticipo questo saluto – che mi aveva “scelto” grazie a un report dedicato alla scena dell’arte newyorchese, scritto durante una vacanza.
Pensa un po’ che combinano i viaggi quando sono associati alle proprie intuizioni…
Ma come i viaggi sparigliano idee, necessità e bagagli – specie se si sceglie di continuare a camminare e non di restare seduti sulla comoda poltrona di comando – è giunta l’ora di annunciare che il mio viaggio con exibart qui si conclude.
È stata una traversata lunghissima, appassionante, sfiancante; una girandola di incontri, visioni, scoperte, duro lavoro, durata esattamente 40 numeri cartacei più uno, questo 118, il numero del congedo.
In effetti exibart è stata anche un po’ il mio servizio militare: in allerta sto! era il mantra dei primi tempi, poi le attestazioni di stima, la percezione di aver superato l’area critica, e la scelta di restare nonostante in alcuni momenti le burrasche siano state forti.
Un apprendistato continuo, anche rispetto all’etica professionale.
Una disciplina e una consapevolezza del proprio ruolo che, diverse volte negli ultimi tempi, mi è sembrata venire meno in molti aspetti quotidiani dell’arte e della vita, come tante volte ho scritto, trascinandoci nel magma ostile, frenetico e superficiale che ben conosciamo.
Poi, nel corso degli anni, il lavoro con una squadra incredibile di persone che hanno costruito la exibart che conoscete oggi.
A loro, alla redazione e a tutti i collaboratori e collaboratrici, uno per uno, sparpagliati per l’Italia e non solo, appassionati e guidati dalla voglia di far parte di un progetto, va il mio più sentito ringraziamento: grazie per essere stati al mio fianco durante i giorni di sole e nelle turbolenze!
Grazie per l’entusiasmo, per aver compreso le situazioni, per la complicità e l’empatia che sono principiati sotto la base comune dell’arte e che questa separazione non interromperà.
Il viaggio – alla fine dei conti – continua per tutti, anche se il sottoscritto non sarà più a bordo di questa nave.
Il mio più grande in bocca al lupo va a chi prenderà il timone, con l’augurio di un buon lavoro per chi resta!
PS: per chi si chiede quale sarà il mio futuro eccolo svelato: si chiamerà “Contemporanea”, una nuova sezione tutta dedicata all’arte di oggi che costruirò tra le pagine di ArtsLife. Ma questa sarà un’altra storia, che non si può scrivere qui.