Ieri, nella gremita sala del Teatro dell’Arte della Triennale di Milano, il presidente della Fondazione Stefano Boeri, Lorenza Baroncelli, la direttrice artistica, e Joseph Grima, direttore artistico del nuovissimo Museo del Design, hanno presentato il programma culturale del 2020, con qualche anticipazione del 2021. Intanto, è pronto il bando internazionale per la realizzazione dell’ampliamento del Museo del Design, di cui si aspettano i fondi dal nuovo governo, peraltro già promessi. Si comincerà da piccoli interventi, per poi recuperare il piano ipogeo e ricavare lo spazio anche per ristorante e area bambini.
La Triennale di Milano ha stipulato un accordo con la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi della durata di otto anni, un funzione di un programma espositivo condiviso. La prima mostra aprirà ad aprile, a cura di Guillermo Kuitca e dedicata alle collezioni Cartier. A gennaio inaugurerà la collettiva “The State of Art of Architecture”, dalla quale dovrebbe nascere un manifesto dell’architettura del nuovo millennio. Ad aprile seguirà la personale dell’architetto danese Bjarke Ingels, guru di nuovi sistemi di progettazione, grafica e comunicazione, per modelli di costruzione della società globale nella cultura digitale. Poi, la collettiva “Future Cities”, nell’autunno 2020.
Tra gli altri progetti in programma per il 2020, si punta su il rilancio internazionale della Triennale di Milano, da sempre laboratorio di idee, visioni e modalità di socializzazione di amplissimo richiamo, con mostre dedicate a storici maestri milanesi, come l’esposizione “Enzo Mari e Hans Ulrich Obrist”, il primo appuntamento di una serie di dialoghi previsti per tutto l’anno. Il secondo appuntamento nell’autunno del 2020, con l’architetto Carlo Aymonino.
Ancora avvolta nel mistero la prossima mostra di Maurizio Cattelan, in fase di preparazione. Nel 2021 sarà una sorpresa anche la personale di Hito Steyerl, artista e teorica di nuove visioni.
Ma il progetto in cantiere più importante, tra le altre numerose iniziative, è quello di riqualificare radicalmente gli spazi del carcere di San Vittore, aperti alle arti visive, alla musica e al teatro. Questo è il sogno dichiarato di Giacinto Siciliano, direttore dell’istituto detentivo, condiviso con Stefano Boeri e con il sindaco Giuseppe Sala. Il San Vittore è un edificio di grande valore architettonico, identitario di Milano e deve dialogare con la città. Il progetto di riqualificazione partecipata punta sul dialogo tra architetti – ancora da nominare –, detenuti e personale, per discutere sulle modalità del fare bene insieme.
Tra i lavori più attesi per trasformare la Triennale in un volano di socializzazione anche attraverso il gioco, la creazione di uno skate park, che piacerà a molti ragazzi di tutte le età. Ideato dall’artista coreana Koo Jeong A, si tratterà di un intervento site specific che modificherà radicalmente gli spazi interni dell’edificio.
Paradossalmente, tra gli anni Sessanta e Settanta, l’arte era più “fuori”, pubblica, diffusa nei luoghi urbani. Invece, nel nuovo millennio, il pubblico viene chiamato dentro ai musei, con l’obiettivo di rendere pop l’identità storica del luogo, trasformato in cantiere di cultura partecipata e di socializzazione.
Per tutte le informazioni sul nuovo programma, potete dare un’occhiata qui.
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