Era il 1994. In una frazione microscopica del piccolo comune di Peccioli, nella provincia di Pisa, l’artista Alberto Garutti (Galbiate, 1948) realizzò – per la sua prima committenza – Fabbrica, un’opera di Public Art con la curatela di Antonella Soldaini. Fu un processo complesso, perché In Italia il discorso sull’arte negli spazi pubblici era ancora acerbo e percepito dall’opinione pubblica con un certo grado di scetticismo. Ma Garutti, con la rimessa in sesto del teatro del borgo di Fabbrica, fu in grado di attivare sinergie tra i cittadini e l’Arte Contemporanea, stimolando la sensibilità e la partecipazione diretta e rifuggendo la retorica o il retropensiero secondo cui l’opera pubblica, aliena e astrusa, verrebbe “sganciata” dall’artista nel tessuto urbano e poi consegnata all’abbandono. E considerando l’uso multiforme che Garutti fa del dispositivo didascalico come parte integrante della pratica artistica, permettendo un contatto intimo con l’opera attraverso piani temporali diversi, non può non essere ricordata la frase incisa davanti all’ingresso del teatro. “Quest’opera è dedicata alle ragazze e ai ragazzi che nel piccolo teatro di Peccioli si innamorarono”. Dalla fine degli Anni 90’ fu un crescendo di opere di Arte Pubblica con nomi di rilievo; Vittorio Corsini, Vedovamazzei e Massimo Bartolini che hanno rivisitato alcuni elementi dell’hotel Portavaldera di Peccioli.
Alicja Kwade, SolidSky, Ghizzano 2019 ph Andrea Testi
Quasi trent’anni dopo, grazie alla lungimiranza e alla dedizione dello stesso sindaco di allora Renzo Macelloni, scaturisce un nuovo progetto di Arte Pubblica, sempre a cura di Antonella Soldaini e della Project Manager Marcella Ferrari. Frutto di un intenso lavoro collaborativo tra Comune di Peccioli, Fondazione Peccioli per l’Arte e Belvedere SPA, “Tre progetti per Ghizzano” ha coinvolto, per un anno e mezzo, tra assemblee pubbliche e momenti di confronto, 350 cittadini e 3 artisti contemporanei. Alicja Kwade (Polonia, 1979), David Tremlett (Inghilterra, 1945) e Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974). Ognuno con una diversa impronta. Tremlett ha trasformato, secondo la sua distintiva cifra stilistica, la “Via di Mezzo” – nome fortemente evocativo – con i Wall Drawings, che ri-vestono il paesino di Ghizzano di un’atmosfera fiabesca, essenziale e a tratti rigorosa, puntellata dalle tremule luci dei lampioni. «Uno dei più bei progetti della mia vita», racconta Tremlett ringraziando gli incredibili abitanti della via.
Patrick Tuttofuoco, Elevatio corpus, Ghizzano 2019 ph Andrea Testi
Di Alicja Kwade, l’artista delle sfere di pietra colorata alla 57. Biennale di Venezia, si ammira il “cielo solido” (SolidSky, 2018), discolato in due punti come a tracciarne il tenero ricongiungimento e fatto per essere toccato e vissuto – «perché è lo specchio di noi stessi». L’intervento più riuscito e coeso è quello di Tuttofuoco (Elevatio Corpus, 2019) che, partendo da una scoperta storico-artistica locale, il tabernacolo di Benozzo Gozzoli a Legoli e le vicende tragiche legate alla peste del Quattrocento toscano, attua una riconversione. Estrapola degli elementi rappresentativi della pittura – gesti ed espressioni di Santi e Arcangeli – «cercando di identificarne soprattutto l’umanità» come specifica Tuttofuoco – e li trasforma in sculture di marmo, neon, ferro e acciaio.
Senza dubbio queste opere sono dedicate alle ragazze ai ragazzi che a Peccioli hanno lasciato una traccia indelebile.
Petra Chiodi