Lo storico Premio Suzzara, tra i più longevi d’Italia, è giunto alla 50sima edizione, proseguendo il percorso di consolidamento del rapporto tra il mondo dell’arte e quello dell’industria. L’anno scorso ha avviato la sperimentazione di un nuovo corso, una forma laboratoriale in cui artisti e aziende del territorio sono coinvolti nella produzione comune di opere d’arte. Alla fine del 2018 sono stati scelti 6 progetti, sviluppati da Hannes Egger, Sabrina D’Alessandro, Carla Della Beffa, Chiara Pergola e Nataly Maier, che fino al 29 settemebre 2019 sono esposti nel Museo Galleria del Premio Suzzara.
Con questi artisti il Premio Suzzara ha consolidato la sua pratica collaborativa e virtuosa secondo il binomio “lavoro e lavoratori nell’arte”, ponendosi come veicolo di integrazione tra la cultura d’impresa e la poetica artistica contemporanea. Noi li abbiamo incontrati per avere una loro impressione di quest’esperienza.
Il lavoro di Hannes Hegger prende il nome di Trailer Gallery ed è stato prodotto in collaborazione con l’azienda Realtrailer, attiva nella distribuzione dei rimorchi. L’artista concettuale, affascinato dal Premio e dalla Galleria poiché «Raccontano una storia d’Italia molto precisa e anche una storia dell’arte italiana in qualche modo alternativa, dimenticata e trascurata», individua in questo evento la ricerca di un rapporto intenso con il pubblico ed il territorio. Ispirandosi ad un fatto realmente accaduto nel 1963, quando alcune opere vincitrici del premio hanno preso la via di Parigi per essere esposte al Salon Populiste, Hegger ha deciso di creare un museo itinerante in uno dei rimorchi Realtrailer, per farlo arrivare nelle aziende, in periferia, nelle scuole e in altre città. «Devo dire che sono stato fortunato – dichiara Hegger – perché il mio progetto è piaciuto fin dall’inizio e la ditta che lo ha realizzato è rimasta entusiasta dal primo momento – e prosegue – anche la Galleria e il comune [ne] hanno seguito lo sviluppo e ne hanno capito il potenziale, che per un ente pubblico è abbastanza raro». L’artista ha già lavorato in passato con le aziende, che ritiene “molto interessanti” in quanto «piccoli mondi, con regole spesso prestabilite e non dichiarate – che risultano essere – una somma di esseri umani connessi tra di loro e che dipendono uno dall’altro» e con le quali può essere molto stimolante instaurare una collaborazione.
Sabrina D’Alessandro, Parole Suzzaresi
Sabrina D’Alessandro, alla sua seconda presenza in quest’evento, ha portato due lavori, Fannònnola (prodotta dall’azienda multiservizi T.E.A.) e Ufficio Resurrezione Archivio IX (prodotto dall’agenzia di comunicazione PAXXION). La prima è una scultura atta a celebrare l’operosità del territorio nel suo contrario, evidenziando l’importanza della cura di sè e del proprio tempo attraverso l’ozio per riuscire al meglio nel proprio lavoro. Il secondo è un video che presenta la performance Parole suzzaresi, in cui la banda del vicino paese di Gonzaga attraversa Suzzara celebrando musicalmente l’installazione Parole al balcone, una serie di parole del mondo aziendale tradotte in dialetto suzzarese e varie altre lingue, stampate ed appese ai balconi della città. Già coinvolta precedentemente in collaborazioni col mondo dell’impresa, D’Alessandro ritiene che il rapporto di questo mondo con quello dell’arte sia una cosa ottima, essendo l’impresa “portatrice di sapere” che può essere sempre “terreno fertile per l’arte”. È pure vero che le esigenze delle imprese spesso divergono da quelle di un’artista ma la D’Alessandro ritiene che «mantenere il proprio lavoro fedele a se stesso è comunque sempre possibile grazie al dialogo». È infatti l’apertura al dialogo che consente di entrare in una cultura e nelle tradizioni del luogo in cui si opera: «Parto da un’idea di cosa voglio fare, ma poi è quello che scopro vivendo il luogo e relazionandomi con le persone che costruisce il lavoro».
Carla Della Beffa ha partecipato al premio con Fuoco, Aria, Acqua, Terra, collaborando con Sole Suzzara, azienda produttrice di componenti in plastica per veicoli. Si tratta di una serie fotografica sui quattro elementi realizzata dall’artista ma selezionata da 180 dipendenti dell’azienda in base alle emozioni evocate in ognuno di loro. Anch’essa è un’estimatrice del valore del dialogo: «lo scambio di idee, metodi e punti di vista fra aziende e artisti può portare a innovazioni, motivare chi partecipa, essere stimolante per tutte le persone coinvolte». Secondo Della Beffa «grazie al Premio Suzzara l’apporto dell’artista permette alle industrie del territorio di vedere le cose in modo nuovo, e può avere sviluppi estetici, produttivi, emotivi per l’azienda e le persone». Questa è la prima volta che è riuscita a rapportarsi con il mondo dell’impresa, dopo alcuni tentativi ostacolati dalla difficoltà di smuovere le abitudini di pensiero in una realtà aziendale: «solo il lungo lavoro preparatorio del comitato promotore ha reso possibile creare una partnership Museo + Azienda + Artista».
Anche Chiara Pergola aveva già partecipato al Premio e per l’edizione di quest’anno ha portato i due lavori Scripta Volant (prodotta da JASS Punto Ghiaccio e BRAR Elettromeccanica) e De humana corporis fabrica (prodotta da Cablofil). Scripta Volant consiste di quattro aforismi in ghiaccio la cui effimerità è sottolineata dall’esser poste su una lastra di rame che varia temperatura. La seconda opera è invece un sistema di cablaggio implementato in modo da fungere da “ritratto” del corpo umano affiancato da un codice per il suo corretto funzionamento, basato sulle parole dei dipendenti. Come per Sabrina D’Alessandro anche per Chiara Pergola «l’opera prende progressivamente forma in relazione al contesto» e su questo terreno l’artista ha felicemente incontrato apertura e confronto con le persone che hanno sostenuto i suoi progetti. Per Pergola l’incontro tra arte e industria può essere una «grande opportunità di rigenerazione su entrambi i fronti” permettendo di “entrare nei processi produttivi, sia dell’arte che dell’industria, con uno sguardo nuovo, meno finalistico».
Nataly Maier ha realizzato le sue Hand Maps in collaborazione con Intertraco, azienda produttrice di trasmissioni meccaniche e oleodinamiche di cui ha visitato la sede per prelevare tramite il colore le impronte delle mani di dodici dipendenti. Queste impronte sono state elaborate al computer e trasformate in moderni ritratti dell’individuo, che sono poi stati riuniti in un’unica immagine, un “ritratto collettivo”. Secondo Nataly Maier l’impresa e l’industria possono essere sensibili all’esigenze dell’arte perché «Hhanno in comune con l’artista la ricerca e la realizzazione dei progetti». Il problema in Italia, secondo Maier, è che «non c’è una politica a favore degli artigiani» e «le gallerie spesso mirano solo agli aspetti commerciali»; da questo punto di vista il Premio offre una rara e importante occasione di incontro tra differenti tipi di know how e creatività.
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