La Fondazione Antonio Dalle Nogare ospita per la prima volta il festival Bolzano Danza con Olivier Dubois, rinomato coreografo francese, che oggi, 21 luglio, alle 21.00, presenterà la sua perfomance Prêt à baiser, creata nel 2012 per il Musée d’art moderne di Parigi: «ripresa appositamente per questa edizione del festival con Dubois protagonista insieme al danzatore italiano Nicola Manzoni, Prêt à baiser è coreografato sulla Sagra della primavera di Igor Stravinsky arrangiata da François Caffenne. Una performance in cui l’attesa, la tensione, la conquista, la seduzione diventano rito, su una panchina velata di luce», ha spiegato la Fondazione.
La partecipazione alla performance è gratuita previa prenotazione. La Fondazione offrirà una visita guidata a partecipanti interessati come anteprima dello spettacolo alle ore 19.30. Per ulteriori informazioni e per la prenotazione a Prêt à baiser potete consultare il sito del festival.
Riportiamo un estratto del dialogo tra Emanuele Masi e Olivier Dubois su Prêt à baiser fornitoci dalla Fondazione, che aiuta a entrare l’eccezionalità di questo lavoro:
EM: «In un’edizione del Festival dedicata alla riscrittura dei “classici” non poteva mancare la tua Sacre du prinptemps, Prêt à baiser, che ritengo la più rivoluzionaria coreografia che in cento anni sia stata creata per il capolavoro di Stravinsky: un lungo e intenso bacio di oltre 40 minuti tra te e un altro interprete. Come è nata l’intuizione per questa performance?»
OD: «Per molto tempo sono stato invitato a coreografare questa musica. Ho capito perché gli organizzatori volevano che mi cimentassi in questo monumento della musica, e ballassi con l’eterna coreografia di Pina Bausch. E non mi interessava gareggiare con un’opera, che peraltro è un capolavoro. Sarebbe stata una perdita di tempo. Poi un giorno, seguendo la proposta del museo d’arte moderna di Parigi di creare una performance, ho iniziato a scrivere dei testi sull’arte, e più precisamente sul rapporto dell’artista con la musa. Si tratta di un “contratto” squilibrato tra le due parti. L’artista dice alla musa che vuole possederla, […] la musa risponde con un sì, ma che in cambio vuole diventare un’opera d’arte. La creazione avviene ma l’aspetto in cui il contratto è sbilanciato è che l’artista sarà proprietario della musa, l’opera viene creata con la musa… ma sarà firmata dall’artista. Un possesso ancora più terribile. In questo caso ho visto predazione, sacrificio, dolore e grande bellezza… e con molta naturalezza ho capito che la musica che risponde a tutte queste domande è Sacre du prinptemps di Stravinsky. Ma a prescindere dalla possibilità di creare un’altra interpretazione, il pezzo si chiama Prêt à Baiser e la musica di Stravinsky è al servizio di questo lavoro e non viceversa. Penso che quando si affrontano questi mostri nella storia dell’arte, sia importante abbatterli per possederli di nuovo. Se questa uccisione del patrimonio non avviene, creiamo variazioni, commenti su ciò che è già stato creato. Può sembrare presuntuoso e irriverente, ma è una specie di storia tra figli e padri, in cui i primi uccidono i secondi per esistere».
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