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Terreni Creativi, il festival nato tra le piante aromatiche
Eventi
Tra le serre di Albenga, capitale europea delle piante aromatiche, torna il festival teatrale Terreni Creativi. Abbiamo incontrato il direttore Maurizio Sguotti, che ci ha raccontato del rapporto tra abitanti e artisti e della campagna di crowdfunding per sostenere la manifestazione dopo il mancato riconoscimento ministeriale
Che cos’è Terreni Creativi ?
«Terreni Creativi è un festival multidisciplinare di teatro, musica, danza, e con presentazione di libri, che si svolge da 13 anni nelle aziende agricole di Albenga e dintorni. Questo perché Albenga è la più grande esportatrice di piante aromatiche in Europa, piena di serre che con gli anni si sono ingrandite. Il festival si svolge proprio qui tra i campi, nel cuore della produzione, che per l’occasione diventano luoghi di spettacolo. Il festival inizia nel tardo pomeriggio e va avanti fino a mezzanotte, quest’anno dal 1° al 7 agosto ci saranno 16 spettacoli oltre a presentazioni, incontri e laboratori di scrittura».
Come vi è venuta l’idea di portare il festival tra le piante aromatiche?
«È venuta un po’ per caso: molti anni fa c’è stato chiesto di fare un piccolo intervento alla manifestazione Aromatica, un evento regionale pensato per valorizzare i prodotti tipici e promuovere il territorio. In quell’occasione abbiamo conosciuto alcuni proprietari d’azienda che si sono poi mostrati interessati a proseguire un dialogo per capire in che modo unire la parte produttiva alle arti performative. Così è nata l’idea di un festival, inizialmente di dimensioni ridotte che poi negli anni si è sviluppato. Tutto quindi nasce dalla disponibilità degli interlocutori, che tra l’altro non facevano e non fanno vendita al dettaglio, quindi senza nessun interesse nel promuovere la propria azienda, ma volevano solo investire in cultura e nel territorio, promuovendo e credendo in una azione culturale per la comunità».
Come si è sviluppato negli anni il legame tra Albenga e il festival?
«Il pubblico del festival è pubblico vero, di Albenga e dintorni! Poi essendo periodo estivo ed essendo sulla costa ligure ci sono anche dei turisti, ma lo zoccolo duro della manifestazione sono gli abitanti di Albenga con i quali si è creato un rapporto speciale. Negli anni infatti siamo usciti dalle serre, portando spettacoli anche in città.
Ma i nostri legami non sono solo locali: in oltre dieci anni di storia il festival ha intessuto collaborazioni a livello nazionale, dando ampio spazio a compagnie di rilievo e accreditandosi tra la stampa di settore come luogo di sperimentazione, ascolto e riflessione. Ecco che dopo tutti questi anni di lavoro a più livelli, il mancato riconoscimento ministeriale ci ha sorpresi e messi in difficoltà (Terreni Creativi non è stato finanziato nel FUS 22-24, ndr). Ma per non deludere gli artisti e il nostro pubblico, abbiamo pensato di portare a compimento il programma di quest’anno lanciando una campagna crowdfunding, per pareggiare la quota FUS che non è arrivata…».
Venendo al tema del 2022, “Tribù”, cosa significa e cosa rappresenta?
«Intorno a Terreni Creativi si è creata negli anni una comunità di artisti e spettatori che volevamo omaggiare. Negli ultimi anni abbiamo pensato di organizzare delle personali, invitando a presentare più lavori e diventare parte della comunità, della Tribù. Il festival è diventato una specie di “riserva”, dove le compagnie hanno la possibilità di sperimentare e mettere in scena i linguaggi più contemporanei».
Quali sono gli eventi imperdibili di questa edizione 2022?
«Le personali sono dedicate agli artisti Giuseppe Cutino, il Teatro dei Borgia, Tamara Bartolini e Michele Baronio, e la danzatrice Francesca Foscarini. Queste quattro personali sono imperdibili e rappresentano il perno di tutto il festival. Poi ci sono altri appuntamenti, come Fausto Paravidino, drammaturgo importante della scena contemporanea, o ancora ci saranno Gli Omini, ma il fulcro del progetto sono le personali».
In che modo si può preparare uno spettatore che vuole venire ad Albenga per Terreni Creativi?
«Si deve preparare a un tour de force! Gli spettacoli da vedere sono tanti, poi ci sono questi momenti conviviali la sera, a cena, dove si possono incontrare artisti e parlare con altri spettatori. Si deve avere la curiosità di mettere in discussione il proprio gusto, perché proporremo spettacoli più o meno ‘difficili’ più legati alla contemporaneità. Quindi un pubblico curioso e capace di stupirsi ancora».