Il giorno del suo debutto all’Arena di Verona, Maria Callas, ricevette in dono da Giambattista Meneghini una Sacra Famiglia del Cignaroli.
Era il primo agosto del 1947 e quel cadeau fu profetico; l’acuto imprenditore veronese diede – inconsapevolmente – il la a quella sinestesia tra lirica e arte visiva che caratterizza il 98° Opera Festival 2021.
Visti i limiti imposti dal Covid-19 alla macchina areniana “tradizionale”, infatti, quest’anno gran parte della scenografia è stata affidata a 400 metri quadri di ledwall: «le esigenze imposte dalla pandemia al modo di fare spettacolo sono state viste come un’occasione importante da cogliere», dichiara Cecilia Gasdia, prima donna Sovrintendente della Fondazione Arena, di cui è anche Direttore artistico dal 2018, in virtù di una folgorante carriera da soprano.
Et voilà, i capolavori di undici eccellenze museali e culturali italiane (dodici contando il Fellini Museum di Rimini di prossima apertura) hanno fornito la quinta ideale alle rappresentazioni. Intuizione vincente, a giudicare dal sold out della nuova Turandot, al suo debutto il 29 luglio (registrato anche per le repliche del primo e del 5 agosto).
Certo un peso l’avrà avuto l’interprete della “principessa di gelo”, Anna Netrebko (700mila follower su Instagram), star del Metropolitan di New York e del Marinskij di San Pietroburgo, per la prima volta in Europa nei panni del titanico personaggio. Avrà fatto la differenza anche la “reale” passione dell’eroina verso Calaf, il compagno tenore Yusif Eyvazov (che di follower sul social ne ha ben 839mila), nell’entusiasmo delle seimila persone presenti, il massimo della capienza concessa all’anfiteatro.
Questo modus operandi si è rivelato inoltre una scelta etica, che ha premiato i lavoratori dell’ente lirico scaligero. I sei nuovi allestimenti della stagione 2021 e i due appuntamenti sinfonici sono, infatti, firmati dalla stessa Fondazione Arena, così come è il genius loci ad aver fornito l’orchestra, il coro, il corpo di ballo e i tecnici di tutte le rappresentazioni.
Dopo l’innovativo 2020, con il palcoscenico dell’opera per la prima volta al centro dell’anfiteatro, la stagione 2021 ha il pregio di far risaltare la storia millenaria dei gradoni dell’Arena, più antichi persino del Colosseo, grazie all’utilizzo di tecnologie d’avanguardia, sviluppate dall’industria dell’entertainment e del video design per i grandi eventi sportivi.
Ultimo ma non ultimo, le scelte della Direzione artistica per le collaborazioni sono state di encomiabile coerenza.
Nel caso della Pechino di Turandot, il compito di trasportare lo spettatore “al tempo delle favole”, secondo l’indicazione dei librettisti veronesi Giuseppe Adami e Renato Simoni, è affidato a raffinate chine e gouache del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma.
La collezione del Museo Egizio di Torino fornisce invece la cornice ideale per Aida di Giuseppe Verdi (ancora visibile il 4, 8, 12, 21, 27 agosto e in chiusura il 4 settembre). Perfetta anche la partnership con il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara per il Nabucco verdiano (in replica 6, 13, 20, 26 agosto e 1 settembre), la cui Abigaille-Anna Pirozzi sostituirà proprio Anna Netrebko nei panni di Turandot nelle due recite del 28 agosto e 3 settembre.
E come non citare i Musei Vaticani, la Biblioteca Apostolica Vaticana e il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, che ricostruiscono l’atmosfera siciliana di Cavalleria Rusticana di Leoncavallo?
Le suggestioni felliniane dei Pagliacci di Mascagni provengono poi dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e dal futuro Fellini Museum di Rimini (ultima chance di vedere entrambe le opere il 14 agosto).
Infine, una carrellata di ritratti muliebri, compresi quelli di Giovanni Boldini, dalla Galleria degli Uffizi di Firenze acuiscono le atmosfere languide del capolavoro verdiano de La Traviata, di cui restano le date del 7, 19 agosto e 2 settembre.
L’ora è fuggita (lo scorso 18 luglio) per assistere alla prima delle due serate sinfoniche in cartellone, il Requiem che celebrava i 120 dalla scomparsa del compositore di Busseto e che ha potuto contare sul monumentale patrimonio del Parco Archeologico di Paestum e Velia e di quello di Pompei; tuttavia è ancora possibile prenotare l’ascolto della IX Sinfonia di Beethoven, domenica 22 agosto, impreziosita da un focus sull’iconografia delle piazze dall’archivio fotografico diFondazione Alinari per la fotografia.
Sfortunatamente, per Meneghini non ci fu il lieto fine dell’opera di Giacomo Puccini, e il pegno d’amore della preziosa tela settecentesca non bastò a trattenere tra le sue braccia la Callas: al veronese rimase solo il ricordo dell’algida principessa perduta.
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Pagliacci di Mascagni e cavalleria di leoncavallo ?