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150 Troubetzkoy
Dal 4 giugno riapre il MUSEO DEL PAESAGGIO di Verbania, a Palazzo Viani Dugnani, chiuso per due anni e mezzo per un grande restauro. Il Museo del Paesaggio di Verbania collocato a Palazzo Viani Dugnani, dotato di una bella collezione permanente di opere di pittura, scultura e archeologia, riapre nel piano terra dopo due anni e mezzo di chiusura
per importanti lavori di restauro, con una spettacolare rassegna dedicata, in occasione dei centocinquant’anni dalla nascita, al grande scultore Paolo Troubetzkoy.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Museo del Paesaggio di Verbania collocato a Palazzo Viani Dugnani, dotato di una bella collezione
permanente di opere di pittura, scultura e archeologia, riapre nel piano terra dopo due anni e mezzo di chiusura
per importanti lavori di restauro, con una spettacolare rassegna dedicata, in occasione dei
centocinquant’anni dalla nascita, al grande scultore Paolo Troubetzkoy.
Dal 4 giugno al 30 ottobre saranno esposte 150 sculture in gesso, parte del patrimonio di opere donate al
museo dagli eredi dell’artista per sua stessa volontà. Il Museo conserva infatti 306 tra bozzetti e modelli in
gesso, 1 in terra cruda, 9 in plastilina, 6 cere per fusione, 6 bronzi e 12 marmi per un totale di 340 opere del
grande artista. Le opere esposte sono tutte straordinarie per qualità tecnica e intensità emotiva e
rappresentano una eccellente selezione dell’opera di quello che fu considerato uno dei maggiori scultori del
Novecento, paragonato a Rodin.
Si tratta di opere fondamentali nella formazione di uno scultore definito “impressionista” dalla
critica internazionale. Troubetzkoy, nato a Intra nel 1866, secondogenito del principe russo Pietro e della
cantante americana Ada Winans, viene a contatto, nella villa di famiglia a Ghiffa, con i pittori Tranquillo
Cremona e Daniele Ranzoni ed è proprio dal particolare impressionismo della pittura scapigliata lombarda
che inizia la sua ricerca scultorea. Nel 1884 il giovane Paolo, insofferente agli studi, si trasferisce a Milano e
comincia il suo apprendistato, prima con Donato Barcaglia e poi con Ernesto Bazzaro, frequentando
l’ambiente culturale dell’epoca, dove conosce, tra gli altri, Grubicy, Segantini, D’Annunzio, Crispi, di cui
esegue i ritratti. Partecipa ai primi concorsi per monumenti alle glorie nazionali tra cui Fanti, Dante, Amedeo
IV di Savoia e Garibaldi. Di quest’ultimo esegue un bozzetto nel 1888 e un colossale gesso alto quasi tre
metri nel 1894, esposto alla II Esposizione Triennale di Belle Arti di Milano dello stesso anno. Eseguirà anche il
monumento al generale Cadorna, nativo di Pallanza.
Il percorso espositivo si apre dunque con opere, fotografie e documenti storici che ripercorrono questa
prima formazione, il suo rapporto con il territorio di Verbania e del Lago Maggiore oltre che le sue esperienze
internazionali. Nel 1898 Troubetzkoy lascia infatti Milano per la Russia, dove tiene un corso di scultura
all’Accademia di Belle Arti di Mosca. Qui incontra Lev Tolstoj, a cui dedica due busti, un ritratto a cavallo, un
dipinto a olio e alcuni disegni; esegue diversi ritratti di esponenti dell’aristocrazia russa e di politici, dove è
evidente la ricerca di un’introspezione psicologica o di una forte caratterizzazione sociale. Vince
inoltre il concorso per il monumento a cavallo dello zar Alessandro III da erigersi a Pietroburgo, visibile
ancora oggi. Alto più di cinque metri, con un piedistallo di quattro monoliti di granito rosso di oltre tre metri,
richiese otto tonnellate di bronzo verde per la sua fusione e venne inaugurato nel 1909 dopo molte polemiche e
rifacimenti.
Particolare attenzione viene rivolta in mostra al prolifico periodo russo che si conclude nel 1905 con il ritorno a
Milano e il trasferimento poi a Parigi. Qui nel 1908 è protagonista di una mostra personale alla Galleria
Hébrard e si inserisce nell’ambiente artistico colmo di fermenti della capitale francese. Con diversi viaggi a
Londra: nello studio del pittore Sargent esegue il busto di George Bernard Shaw.
Nel 1911 viene invitato dal collezionista americano Archer Milton Huntington a New York e
comincia un tour di mostre personali in varie città americane. Vince a Los Angeles il concorso per il monumento
al generale Harrison Gray Otis e nel suo studio hollywoodiano ritrae molti attori del cinema come Mary
Pickford e Douglas Fairbanks senior.
Dal 1921 torna a Parigi dove affitta una villetta con studio nel sobborgo di Neuilly sur Seine in cui vive quasi
ininterrottamente fino alla morte, alternando soggiorni estivi nella Villa Ca’ Bianca a Suna sul Lago Maggiore.
Negli anni Venti è ancora attivissimo e realizza vari ritratti tra cui quelli di Clemenceau e Mussolini e la statua
di Giacomo Puccini per il Teatro alla Scala di Milano. Continua i suoi viaggi in Inghilterra e in Egitto, ed
espone in varie città italiane, pur già gravemente malato. Muore nel 1938 per una grave forma di anemia,
restando un vegetariano convinto.
La mostra presenta i materiali e i soggetti da lui prediletti: eleganti figure femminili, delicati nudi,
animali, ballerine e ritratti dal vivo, sculture leggere e quasi parlanti. Il segreto della leggerezza
delle sculture di Troubetzkoy sta infatti nel lavorare materiali teneri come l’argilla, la cera modellata, il
mastice con la stecca e utilizzare le sue dita insolitamente sottili e affusolate, lasciando nella materia malleabile
delle pennellate colorite e piene di temperamento, che trasmettono l’essenza della sua natura psico-fisica e
reagiscono in modo diverso alla luce. Famose sono le patinature dei suoi gessi - bronzo, giallo ocra, verde
oliva – e la esclusiva tecnica di fusione a cera persa, unica, a suo parere, che riuscisse a mantenere tutti i
particolari del manufatto originale.
Termina il percorso della mostra la parziale ricostruzione, realizzata partendo da alcune foto storiche in
possesso del Museo, dell’amato studio francese di Troubetzkoy e dello studiolo di Suna, andato
distrutto in un incendio.
Un grandissimo artista dunque, conosciuto in tutto il mondo, di cui il Museo del Paesaggio è orgoglioso di
presentare una serie di opere davvero straordinarie, connotate da una eccellente maestria tecnica e una intensa
e lirica interiorità che le rende indimenticabili.
____________________
Nei bellissimi spazi espositivi di Villa Giulia, affacciati sul Lago Maggiore a Pallanza, apre invece dal 25
giugno al 2 ottobre Immaginare il giardino.
Il curatore della mostra, Michael Jakob, docente universitario e curatore internazionale, parte dalla premessa
che ogni giardino è sottoposto a una continua mutabilità per gli effetti del lavorio del tempo, e che anche
giardini importanti rimangono impressi nella mente solo grazie a documenti iconici.
Propone dunque una affascinante esposizione dove il giardino viene rappresentato in due diverse
modalità. Una sezione presenta 140 splendide incisioni, forma artistica utilizzata nei secoli per
raffigurare e celebrare il giardino, provenienti da una straordinaria collezione privata di libri e materiali
iconografici, che illustrano la costruzione dell’immaginario del giardino nei secoli tra il Seicento e
l’Ottocento.
Sfilano meravigliosi parchi come quello illustrato nella raccolta Hofstede van Clingendaal (Amsterdam, 1690
ca.), sulla tenuta di Clingendael con l’imponente frontespizio di Laurens Scherm, composta da 32 stampe
delineate da Daniel Stoopendaal e incise da Leon Schenk. Philips Doublet (1633-1707), proprietario della
tenuta nei pressi de L’Aia, era un gentiluomo amante di architettura, giardino e botanica. Tra il 1670 e il 1680
diede al proprio giardino una forte impronta di stile francese. Clingendael divenne in seguito un modello di
riferimento per la diffusione della moda geometrica in tutto il paese.
Si prosegue con il palazzo e il giardino di Heemstede costruiti nel 1645 e acquistati nel 1680 da Diderick
van Velthuysen (1651-1716). I bellissimi parterres de broderie, le statue, le fontane e un arco trionfale che
conduceva all’orangerie, all’orto e a un grotto sopravvivono ormai soltanto nelle graziose tavole di Isaac de
Moucheron. La raccolta di incisioni del 1690 ca. contiene 26 tavole incise, compreso il frontespizio.
Passiamo poi in Italia con le straordinarie e rarissime incisioni Otto vedute di giardini di Roma, di cui
sette portano la firma di Giuseppe Vasi (1710-1782). La serie non trova riscontri nei repertori bibliografici.
Vista la qualità artistica delle tavole, dalle figurine dei personaggi alle ombreggiature, dalla delineazione degli
alberi ai tratti delle nuvole, è probabile che l’autore reale sia stato il giovane Piranesi che, tra il 1741 e il
1744, svolgeva il suo apprendistato presso il Vasi.
Proseguiamo il percorso in Austria con il giardiniere-paesaggista tedesco Rudolph Siebeck (1812-1878)
famoso per essere l’autore, nel 1862, del Parco della città di Vienna, chiamato anche, per l’appunto,
Siebeckpark. In mostra, dalla rarissima prima edizione de L’arte dei giardini nelle sue forme moderne, la
raccolta di venti litografie colorate a mano che riunisce alcuni dei più interessanti progetti di Siebeck per
vari parchi e giardini.
E infine possiamo ammirare la raccolta Elenco dei nuovi giardini alla moda di Georges-Louis Le Rouge
(1712-1790), cartografo, architetto e stampatore francese e autore di una grandiosa impresa editoriale. L’opera
venne pubblicata a fogli e fascicoli separati nell’arco di tredici anni, a partire dal 1776 fino al 1789. Alla fine i
quaderni saranno 21 e le tavole 496. Le Rouge è un divulgatore eclettico: non esita, oltre a presentare gli
esempi classici, a intervenire a difesa della rivoluzione culturale del giardino, che da formale va sempre più
affermandosi come pittoresco, o anglo-cinese, termine che l’autore prende in prestito a Horace Walpole. La
rivoluzione francese, snodo importante nella storia dei giardini, metterà fine al suo progetto.
La seconda sezione della mostra presenta invece la proiezione di filmati sperimentali del Novecento,
dove molti artisti e video maker – tra gli altri Chris Welsby, Stan Brakhage, Rose Lowder – hanno scelto
proprio il giardino come specchio delle loro fantasie e proiezioni mentali.
Uno dei filmati presentati nella mostra è Park Film, un’opera sperimentale del 1972 dell’artista britannico-
candese Chris Welsby. Park Film è una pellicola strutturale, che indaga le interazioni tra persone, spazio verde
urbano e macchina da presa. Welsby ed altri cineasti degli anni ’70-’90 scelsero proprio il giardino come un
luogo particolare dove forme, colori e presenza umana se mescolano. Il risultato è quasi sempre una riflessione
fenomenologica ed estetica che indaga, oltre ai luoghi presentati, le condizioni di possibilità della percezione
visiva, nonché sinestetica.
Una mostra dunque con una doppia anima che permette di ammirare e conoscere, attraverso splendide
rappresentazioni disegnate e intriganti storie filmate, diverse tipologie di magnifici giardini di varie epoche.
Anteprima stampa nazionale per entrambe le mostre:
venerdì 24 giugno 2016, ore 11.30, Villa Giulia Pallanza e Palazzo Viani Dugnani Verbania
con navetta da Milano.
Sedi espositive
Palazzo Viani Dugnani, Via Ruga 44 - Verbania
Villa Giulia, Corso Zanitello, Verbania Pallanza
Orari di apertura Palazzo Viani Dugnani
Da Martedì a Venerdì 11.00 – 18.00
Sabato Domenica e Festivi 10.00-19.00
Orari di apertura Villa Giulia
Da Martedì a Venerdì 14.00 – 18.00
Sabato Domenica e Festivi 10.00-18.00
Ingresso a ciascuna mostra:
4 € intero; 2,50 € ridotto; 1 € scuole; gratuito per disabili e un accompagnatore
Per informazioni
Museo del Paesaggio - Tel +39 0323 556621 segreteria@museodelpaesaggio.it
www.museodelpaesaggio.it
Ufficio Stampa Nazionale:
Lucia Crespi, tel. 02 89415532 – 02 89401645, lucia@luciacrespi.it
permanente di opere di pittura, scultura e archeologia, riapre nel piano terra dopo due anni e mezzo di chiusura
per importanti lavori di restauro, con una spettacolare rassegna dedicata, in occasione dei
centocinquant’anni dalla nascita, al grande scultore Paolo Troubetzkoy.
Dal 4 giugno al 30 ottobre saranno esposte 150 sculture in gesso, parte del patrimonio di opere donate al
museo dagli eredi dell’artista per sua stessa volontà. Il Museo conserva infatti 306 tra bozzetti e modelli in
gesso, 1 in terra cruda, 9 in plastilina, 6 cere per fusione, 6 bronzi e 12 marmi per un totale di 340 opere del
grande artista. Le opere esposte sono tutte straordinarie per qualità tecnica e intensità emotiva e
rappresentano una eccellente selezione dell’opera di quello che fu considerato uno dei maggiori scultori del
Novecento, paragonato a Rodin.
Si tratta di opere fondamentali nella formazione di uno scultore definito “impressionista” dalla
critica internazionale. Troubetzkoy, nato a Intra nel 1866, secondogenito del principe russo Pietro e della
cantante americana Ada Winans, viene a contatto, nella villa di famiglia a Ghiffa, con i pittori Tranquillo
Cremona e Daniele Ranzoni ed è proprio dal particolare impressionismo della pittura scapigliata lombarda
che inizia la sua ricerca scultorea. Nel 1884 il giovane Paolo, insofferente agli studi, si trasferisce a Milano e
comincia il suo apprendistato, prima con Donato Barcaglia e poi con Ernesto Bazzaro, frequentando
l’ambiente culturale dell’epoca, dove conosce, tra gli altri, Grubicy, Segantini, D’Annunzio, Crispi, di cui
esegue i ritratti. Partecipa ai primi concorsi per monumenti alle glorie nazionali tra cui Fanti, Dante, Amedeo
IV di Savoia e Garibaldi. Di quest’ultimo esegue un bozzetto nel 1888 e un colossale gesso alto quasi tre
metri nel 1894, esposto alla II Esposizione Triennale di Belle Arti di Milano dello stesso anno. Eseguirà anche il
monumento al generale Cadorna, nativo di Pallanza.
Il percorso espositivo si apre dunque con opere, fotografie e documenti storici che ripercorrono questa
prima formazione, il suo rapporto con il territorio di Verbania e del Lago Maggiore oltre che le sue esperienze
internazionali. Nel 1898 Troubetzkoy lascia infatti Milano per la Russia, dove tiene un corso di scultura
all’Accademia di Belle Arti di Mosca. Qui incontra Lev Tolstoj, a cui dedica due busti, un ritratto a cavallo, un
dipinto a olio e alcuni disegni; esegue diversi ritratti di esponenti dell’aristocrazia russa e di politici, dove è
evidente la ricerca di un’introspezione psicologica o di una forte caratterizzazione sociale. Vince
inoltre il concorso per il monumento a cavallo dello zar Alessandro III da erigersi a Pietroburgo, visibile
ancora oggi. Alto più di cinque metri, con un piedistallo di quattro monoliti di granito rosso di oltre tre metri,
richiese otto tonnellate di bronzo verde per la sua fusione e venne inaugurato nel 1909 dopo molte polemiche e
rifacimenti.
Particolare attenzione viene rivolta in mostra al prolifico periodo russo che si conclude nel 1905 con il ritorno a
Milano e il trasferimento poi a Parigi. Qui nel 1908 è protagonista di una mostra personale alla Galleria
Hébrard e si inserisce nell’ambiente artistico colmo di fermenti della capitale francese. Con diversi viaggi a
Londra: nello studio del pittore Sargent esegue il busto di George Bernard Shaw.
Nel 1911 viene invitato dal collezionista americano Archer Milton Huntington a New York e
comincia un tour di mostre personali in varie città americane. Vince a Los Angeles il concorso per il monumento
al generale Harrison Gray Otis e nel suo studio hollywoodiano ritrae molti attori del cinema come Mary
Pickford e Douglas Fairbanks senior.
Dal 1921 torna a Parigi dove affitta una villetta con studio nel sobborgo di Neuilly sur Seine in cui vive quasi
ininterrottamente fino alla morte, alternando soggiorni estivi nella Villa Ca’ Bianca a Suna sul Lago Maggiore.
Negli anni Venti è ancora attivissimo e realizza vari ritratti tra cui quelli di Clemenceau e Mussolini e la statua
di Giacomo Puccini per il Teatro alla Scala di Milano. Continua i suoi viaggi in Inghilterra e in Egitto, ed
espone in varie città italiane, pur già gravemente malato. Muore nel 1938 per una grave forma di anemia,
restando un vegetariano convinto.
La mostra presenta i materiali e i soggetti da lui prediletti: eleganti figure femminili, delicati nudi,
animali, ballerine e ritratti dal vivo, sculture leggere e quasi parlanti. Il segreto della leggerezza
delle sculture di Troubetzkoy sta infatti nel lavorare materiali teneri come l’argilla, la cera modellata, il
mastice con la stecca e utilizzare le sue dita insolitamente sottili e affusolate, lasciando nella materia malleabile
delle pennellate colorite e piene di temperamento, che trasmettono l’essenza della sua natura psico-fisica e
reagiscono in modo diverso alla luce. Famose sono le patinature dei suoi gessi - bronzo, giallo ocra, verde
oliva – e la esclusiva tecnica di fusione a cera persa, unica, a suo parere, che riuscisse a mantenere tutti i
particolari del manufatto originale.
Termina il percorso della mostra la parziale ricostruzione, realizzata partendo da alcune foto storiche in
possesso del Museo, dell’amato studio francese di Troubetzkoy e dello studiolo di Suna, andato
distrutto in un incendio.
Un grandissimo artista dunque, conosciuto in tutto il mondo, di cui il Museo del Paesaggio è orgoglioso di
presentare una serie di opere davvero straordinarie, connotate da una eccellente maestria tecnica e una intensa
e lirica interiorità che le rende indimenticabili.
____________________
Nei bellissimi spazi espositivi di Villa Giulia, affacciati sul Lago Maggiore a Pallanza, apre invece dal 25
giugno al 2 ottobre Immaginare il giardino.
Il curatore della mostra, Michael Jakob, docente universitario e curatore internazionale, parte dalla premessa
che ogni giardino è sottoposto a una continua mutabilità per gli effetti del lavorio del tempo, e che anche
giardini importanti rimangono impressi nella mente solo grazie a documenti iconici.
Propone dunque una affascinante esposizione dove il giardino viene rappresentato in due diverse
modalità. Una sezione presenta 140 splendide incisioni, forma artistica utilizzata nei secoli per
raffigurare e celebrare il giardino, provenienti da una straordinaria collezione privata di libri e materiali
iconografici, che illustrano la costruzione dell’immaginario del giardino nei secoli tra il Seicento e
l’Ottocento.
Sfilano meravigliosi parchi come quello illustrato nella raccolta Hofstede van Clingendaal (Amsterdam, 1690
ca.), sulla tenuta di Clingendael con l’imponente frontespizio di Laurens Scherm, composta da 32 stampe
delineate da Daniel Stoopendaal e incise da Leon Schenk. Philips Doublet (1633-1707), proprietario della
tenuta nei pressi de L’Aia, era un gentiluomo amante di architettura, giardino e botanica. Tra il 1670 e il 1680
diede al proprio giardino una forte impronta di stile francese. Clingendael divenne in seguito un modello di
riferimento per la diffusione della moda geometrica in tutto il paese.
Si prosegue con il palazzo e il giardino di Heemstede costruiti nel 1645 e acquistati nel 1680 da Diderick
van Velthuysen (1651-1716). I bellissimi parterres de broderie, le statue, le fontane e un arco trionfale che
conduceva all’orangerie, all’orto e a un grotto sopravvivono ormai soltanto nelle graziose tavole di Isaac de
Moucheron. La raccolta di incisioni del 1690 ca. contiene 26 tavole incise, compreso il frontespizio.
Passiamo poi in Italia con le straordinarie e rarissime incisioni Otto vedute di giardini di Roma, di cui
sette portano la firma di Giuseppe Vasi (1710-1782). La serie non trova riscontri nei repertori bibliografici.
Vista la qualità artistica delle tavole, dalle figurine dei personaggi alle ombreggiature, dalla delineazione degli
alberi ai tratti delle nuvole, è probabile che l’autore reale sia stato il giovane Piranesi che, tra il 1741 e il
1744, svolgeva il suo apprendistato presso il Vasi.
Proseguiamo il percorso in Austria con il giardiniere-paesaggista tedesco Rudolph Siebeck (1812-1878)
famoso per essere l’autore, nel 1862, del Parco della città di Vienna, chiamato anche, per l’appunto,
Siebeckpark. In mostra, dalla rarissima prima edizione de L’arte dei giardini nelle sue forme moderne, la
raccolta di venti litografie colorate a mano che riunisce alcuni dei più interessanti progetti di Siebeck per
vari parchi e giardini.
E infine possiamo ammirare la raccolta Elenco dei nuovi giardini alla moda di Georges-Louis Le Rouge
(1712-1790), cartografo, architetto e stampatore francese e autore di una grandiosa impresa editoriale. L’opera
venne pubblicata a fogli e fascicoli separati nell’arco di tredici anni, a partire dal 1776 fino al 1789. Alla fine i
quaderni saranno 21 e le tavole 496. Le Rouge è un divulgatore eclettico: non esita, oltre a presentare gli
esempi classici, a intervenire a difesa della rivoluzione culturale del giardino, che da formale va sempre più
affermandosi come pittoresco, o anglo-cinese, termine che l’autore prende in prestito a Horace Walpole. La
rivoluzione francese, snodo importante nella storia dei giardini, metterà fine al suo progetto.
La seconda sezione della mostra presenta invece la proiezione di filmati sperimentali del Novecento,
dove molti artisti e video maker – tra gli altri Chris Welsby, Stan Brakhage, Rose Lowder – hanno scelto
proprio il giardino come specchio delle loro fantasie e proiezioni mentali.
Uno dei filmati presentati nella mostra è Park Film, un’opera sperimentale del 1972 dell’artista britannico-
candese Chris Welsby. Park Film è una pellicola strutturale, che indaga le interazioni tra persone, spazio verde
urbano e macchina da presa. Welsby ed altri cineasti degli anni ’70-’90 scelsero proprio il giardino come un
luogo particolare dove forme, colori e presenza umana se mescolano. Il risultato è quasi sempre una riflessione
fenomenologica ed estetica che indaga, oltre ai luoghi presentati, le condizioni di possibilità della percezione
visiva, nonché sinestetica.
Una mostra dunque con una doppia anima che permette di ammirare e conoscere, attraverso splendide
rappresentazioni disegnate e intriganti storie filmate, diverse tipologie di magnifici giardini di varie epoche.
Anteprima stampa nazionale per entrambe le mostre:
venerdì 24 giugno 2016, ore 11.30, Villa Giulia Pallanza e Palazzo Viani Dugnani Verbania
con navetta da Milano.
Sedi espositive
Palazzo Viani Dugnani, Via Ruga 44 - Verbania
Villa Giulia, Corso Zanitello, Verbania Pallanza
Orari di apertura Palazzo Viani Dugnani
Da Martedì a Venerdì 11.00 – 18.00
Sabato Domenica e Festivi 10.00-19.00
Orari di apertura Villa Giulia
Da Martedì a Venerdì 14.00 – 18.00
Sabato Domenica e Festivi 10.00-18.00
Ingresso a ciascuna mostra:
4 € intero; 2,50 € ridotto; 1 € scuole; gratuito per disabili e un accompagnatore
Per informazioni
Museo del Paesaggio - Tel +39 0323 556621 segreteria@museodelpaesaggio.it
www.museodelpaesaggio.it
Ufficio Stampa Nazionale:
Lucia Crespi, tel. 02 89415532 – 02 89401645, lucia@luciacrespi.it
04
giugno 2016
150 Troubetzkoy
Dal 04 giugno al 30 ottobre 2016
arte moderna
Location
MUSEO DEL PAESAGGIO – PALAZZO VIANI-DUGNANI
Verbania, Via Ruga, 44, (Verbano-cusio-ossola)
Verbania, Via Ruga, 44, (Verbano-cusio-ossola)
Biglietti
4 € intero; 2,50 € ridotto; 1 € scuole; gratuito per disabili e un accompagnatore
Orario di apertura
Da Martedì a Venerdì 11.00 – 18.00
Sabato Domenica e Festivi 10.00-19.00
Ufficio stampa
LUCIA CRESPI
Autore