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mostra collettiva
Comunicato stampa
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Bruno Orlandoni Laureato in Architettura, ha insegnato Storia dell’Arte nella scuola media superiore. Ha pubblicato i saggi Architettura radicale (1974) e Dalla città al cucchiaio (1978). Nella seconda metà degli anni Settanta esordisce pubblicamente nel campo della fotografia con una serie di interventi. Per Alessandro Mendini collabora con una serie di fotografie per la
Rivista “Modo”. Carlo Viano utilizza sue foto per la mostra Culture e stili tribali al Museo Civico di Palazzo Madama a Torino.
A partire dagli anni Ottanta concentra le sue ricerche sull’architettura valdostana, confluite nella pubblicazione di diverse opere, tra le quali Architettura in Valle d’Aosta,in tre volumi; Stefano Mossettaz: architetto,ingegnere e scultore. La civiltà cortese in Valle d’Aosta nella prima metà del Quattrocento.
Ha esposto per la prima volta le sue fotografie nel 2003 nella mostra Polittici (Asti, associazione Cabiria ), seguita nel novembre del 2005, dalla mostra Obiettivo & Architettura (Torino, MartinArte ). A dicembre del 2010 ha presentato le sue elaborazioni fotografiche nella mostra A proposito di Metropoli(s), alla galleria Giancarlo Salzano di Torino.
Claudio Vindigni E’ stato insegnante di Discipline Pittoriche nei Licei Artistici. Ha presentato la propria ricerca estetica in mostre personali a Pozzallo (1969), a Catania (1971), a Torino presso la Promotrice di Belle Arti (1973).
Nel 1995 a Ispica (RG), in un percorso espositivo a temi, ha presentato significativi elaborati degli allievi da lui seguiti, parte dei quali,in precedenza, sono stati esposti in una mostra didattica presso il Liceo Artistico di Latina (1993). Ispirato al concetto matematico del così detto “nastro di Moebius”, ha organizzato due singolari percorsi espositivi di vera e propria circolarità sinestetica : Nastro in cornice ovale ( Torino, MartinArte, 2007); La cornice ovale in Möebius tra “estetica” e didattica (Torino, MartinArte, 2008).
Così scrive Enzo Papa della sua ricerca: “L’artista elegge a modello dell’infinito l’oggetto-concetto- percetto del nastro di Moebius …, realizza patterns antropomorfi di materiali favorevoli alla resa spazialistica delle forme….”
Danila Ghigliano Ha conseguito il Diploma di Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove è stata allieva di Mario Calandri, Francesco Franco, Mario Davico, Enrico Paulucci. E’ stata insegnante di Discipline Pittoriche presso i Licei Artistici di Torino.
Ha preso parte a collettive e realizzato mostre personali a Cuneo, Mondovì, Garessio, Torino, Carmagnola, Rivoli, Rivara, Torre Pellice, Genova, Milano, Venezia, Udine, Pavia, Forlì, Roma, Macerata, Bari, Taranto e all’estero, a Berlino, Amsterdam, Antibes, Edimburgo, Dubrovnik, Urgup ( Turchia).
Del proprio lavoro scrive: “…Scultura di corpo e di cielo, ossia materia che diventa colore. Per anni al centro del mio lavoro ho messo il corpo, espressione del desiderio, ovvero dell’inquieta ricerca dell’umano e del dis-umano. S’affaccia ora il sovra-umano? Forse. Più certamente i miei cieli sono un posto ideale per il ripensamento, spazio immaginario per eccellenza, rifugio dalle angosce del mondo e dalle sconfitte che il giorno e la terra assicurano. Ma anche puro spazio della suggestione poetica. …”
Fernando Montà E’ stato docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale “Renato Cottini” di Torino. Della sua ricerca pittorica così scrive Nadia Sussetto nel 2001 : “…Colori acrilici opachi, sfondi neri, e da sempre la ricorrente forma circolare che, come una lente d’ingrandimento, si posa su un particolare e lo enuclea in ogni suo minimo dettaglio; così i fili d’erba appaiono ingigantiti e curati sia nel tratto sia nel gioco di luce e colore. Gli azzurri ed i verdi quelli preferiti dall’autore, non in quanto colori “freddi”, ma perché perfettamente adattabili allo scopo dell’artista. Le sue “lune” nascondono momenti della sua vita, in cui proprio col viso rivolto a questo astro si è trovato a pensare, a rimpiangere persone che hanno avuto un peso rilevante nella sua vita. La luna ha da sempre ispirato pittori e poeti, proprio per la sua essenza “magica” eppure, così vicino a noi … La natura di Montà, spinta verso l’astrazione e l’essenziale, non è mai triste, ma traspare dalle sue opere una certa serenità ed una ricerca di equilibrio tra esteriorità ed interiorità, tra i ricordi dell’infanzia e la sua vita adulta. I fili d’erba sembrano sottili grate che nascondono la parte più recondita del nostro animo, la svelano appena, la proteggono e quasi la difendono, come lame taglienti ed appuntite”
Giulio Mosca Ha insegnato Discipline Plastiche nei Licei Artistici. Dada Rosso nel 1999 così scrive del suo lavoro: “…A vederlo così, severo dietro una barba antica, sorge il dubbio che il titolo delle sue opere- Eletti,Apocalisse, Cosmogonia - siano un’enunciazione di fine millennio. Quando sorride, però, il dubbio in parte scompare perché di lui torna evidente il carattere positivo,ottimista, aperto….
Nato a Cassano Irpino, approdato nel ’67 a Torino, allora città in pieno fermento, per frequentare l’Accademia di Belle Arti, Mosca ha incominciato a vivere la sua “contraddizione” isolandosi dal gruppo dei suoi compagni, diventati più tardi, illustri nomi dell’Arte Povera. La sua è stata una scelta da scultore, inizialmente influenzata dalla realtà primitiva dei paesaggi della sua infanzia, costellati da monumenti.
Una scultura, quella di Giulio Mosca, in cui ricompaiano miti, leggende ed eroi inizialmente pagani, ma destinati fatalmente a mescolarsi con discorsi di spiritualità. Non a caso le sue opere più importanti, realizzate nei più svariati materiali - la terracotta, il bronzo, il cemento, la pietra, l’acciaio, la cera - sono grandi opere in cui si mescolano sacralità e coscienza civile. Ed è proprio in quel mix che Mosca dà il meglio di sé stesso, come dimostra il monumento sistemato davanti al nuovo Palazzo di Giustizia di Torino.”
Gloria Fava Architetto, insegna Discipline Pittoriche al Liceo Artistico Statale “Renato Cottini” di Torino. Oltre alla pittura ha svolto numerose attività nel campo dell’architettura, del design e della grafica editoriale. La tematica della sua ricerca pittorica si basa sulla narrazione di luoghi psicologici: figurazioni di emozioni, spazi animati dal desiderio del viaggio atemporale.
Dario Capello in occasione della mostra “Una storia nata dal vento” scrive: “…Vanno forse nella direzione intenzionale le “metafore ossessive” più ricorrenti nella struttura figurativa dell’autrice: le fenditure tra i profili, gli strappi del campo visivo, le strettoie imposte allo sguardo. Geometria in bilico. Una via stretta tra il pulsare delle forze e una distanza evocata, suggerita. Istmo fra due mari, fra chiarezza e destino”.
Partecipa a numerose esposizioni: 1986 (la Conchiglia), 1991 (Ivrea), 1994 ( MIART ), 2001 (Palazzo Bricherasio), 2005 ( Il bosco magico ), 2006 (Grugliasco)
Marco D’Aponte Torinese, diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti. Pittore, autore e disegnatore di fumetti. Dal 1975 è docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale “Renato Cottini” di Torino.
Nel 2006, dall’incontro con la scrittrice Gianna Baltaro, scomparsa nel 2008, è nata l’idea di fumettare i romanzi gialli che hanno per protagonista il “Commissario Martini”. Nasce così la prima graphic novel Una certa sera d’inverno. Nel 2010 segue Pensione Tersicore, seconda inchiesta del Commissario Martini.
Collabora con diversi quotidiani e case editrici. Espone in mostre collettive e personali, tra le ultime: Storie 2, Palazzo Cavour, Spazio Siematic, Torino; Tazio Nuvolari,Ritratti di uomini e di macchine (2007) e Primo Assoluto, le imprese del grande pilota (2008), Museo Nuvolari, Mantova; Tazio Nuvolari.Compagno del vento, Museo 1000 Miglia, Brescia (2009).
Mariella Bogliacino E’ docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale “Renato Cottini” di Torino. “….Mariella Bogliacino avverte il richiamo della Madre Terra e la considera strettamente correlata alla figura di Afrodite, della quale vengono rappresentati i simboli, esseri vegetali o animali a lei cari. La ricerca dell’artista continua pertanto a scorrere su due binari paralleli: da un lato permane l’interesse costante verso il Mito e l’elaborazione grafico-pittorica del corpo femminile, dall’altro il coinvolgimento nei confronti di creature e luoghi che popolano la Terra.
Il corpo di Afrodite è antico ed attuale, è il corpo della donna attraverso il tempo - è madre e figlia - è l’immagine che permette all’artista studio ed elaborazioni continui …” (Irene Montà)
…..Da sempre animata da un profondo interesse per la natura e la mitologia greca, l’artista rivolge la sua attenzione al dualismo dea-donna e alla femminilità intesa nei suoi aspetti più profondi e incisivi: forza creatrice e creativa, capacità di amare e generare, di trasformazione e trasformare. La sua è una pittura raffinata, materica e gestuale, in cui linee sinuose disegnano il corpo della Dea, avvolta in panneggi che emergono dalla tela come bassorilievi….” (Npg)
Martina Barrottu Talento naturale restio all’esporsi, per molti anni affina l’arte pittorica su copie d’artista che le servono da palestra per mettere alla prova le sue capacità tecniche, ma attraverso le quali traspare comunque un segno caratteriale non compresso neanche nell’obbligo della riproduzione di opere altrui.
La sua è una pittura nitida, pulita, che poi magicamente si dissolve in compenetrazioni cromatiche di indubbio gusto estetico ed armonico.
Presenta due dittici facenti parte di una ricerca sul gioco del positivo/negativo: elementi della natura quali piante, fiori, insetti, vengono scandagliati oltre il visibile, trasformati in una sorta di radiografia virata sui toni del blu, arricchita poi da un segno pittorico di velature sovrapposte che nascondono ed esaltano allo stesso tempo dettagli, ombre, segreti svelati solo all’occhio che sa coglierli. (Paola Barbarossa)
Mauro Lisardi “Sulle lunghe spiagge c’è un uomo, chino, impegnato a cercare e ricercare tutto ciò che il mare lavora e che lascia tra i granelli di sabbia; pietre cesellate dal continuo movimento delle onde, conchiglie di ogni forma e dimensione, legni lavorati. Rialzatosi, si ferma ad osservare l’immensità delle acque: il loro continuo movimento, il fruscio delle onde quando finiscono la loro corsa a riva, il frastuono che provoca l’urto dell’acqua contro gli scogli.
E così, come il mare, anche i fiumi, i torrenti e i ruscelli; un continuo e incessante movimento di un qualcosa che scorre ininterrottamente, che viene e che và.
Egli vuole catturare questo movimento, la brezza e la loro freschezza, vuole fissare nel dipinto i repentini mutamenti del tempo. (Ester Lisardi)
Lisardi presenta due lavori dal titolo Scatola cubista che possono essere definiti da una sua riflessione: “…Dare sfogo alla manualità, il desiderio del fare, del movimento, la mano traccia, incolla, disegna, gli strumenti sono elementari semplici; la materia non è materia nuova “eletta” ma scartata, deve tornare a essere protagonista attraverso un percorso di pensiero e di rivalutazione, deve assumere ad un nuovo compito…”
Pier Giorgio Ostili “Nel lavoro di Pier Giorgio Ostili esiste una stringente volontà di eliminare, senza illusioni, il confine tra rappresentazione e dato reale, per trovare un margine di “contatto” la dove il pennello, la luce, la carta fotografica, fanno da tramite ad un’immagine che è solo sé stessa, non importa se progettata, o casuale. Le “figure” che affiorano tra “lumen” e tenebre nel lavoro di Ostili stanno su una soglia di un’ambigua visibilità, o anche di un’ambigua tattilità. Ogni opera si compie totalmente quindi nel preciso limite che l’operatore si pone e dentro il quale indaga, senza il peso del carisma storico dell’immagine dipinta, per privilegiare un’autentica pregnanza psichica. Questo tipo di approccio all’arte, capace di eliminare i processi sintattici della “matita”, talora frusti, scredita da una parte la facile discorsività dell’ allegorismo figurativo, e dall’altra la regressione verso il gesto esistenziale. Le opere di Ostili hanno in sé vitalità, molteplicità di direzioni operative, immediatezza di comunicazione e riescono a rompere l’inerzia e l’abitudine della percezione”. (Marisa Vescovo)
Sergio Vasco “Vasco attento osservatore ironico, si è convinto che il mondo odierno sia basato essenzialmente sulla pubblicità, esercitando un vero potere sull’ascoltatore-consumatore, monopolizzando totalmente la sua attenzione. Il risultato di tale indagine critica è un originale apparato scenico costituito da lussuosi drappeggi, molto raffinato; denso di allusioni, degno della sua esperienza di designer, sui quali spiccano sequenze di frasi, scritte e lettere cubitali colorate, tratte dal variegato frasario del mondo pubblicitario.
Vasco rende manifesta la teoria di Breton, secondo il quale, il “meraviglioso”, è l’unica fonte di legame eterno tra gli uomini, fornendo al fruitore la vasta gamma dei suoi ricchi addobbi: tappeti, tendaggi, drappi caravaggeschi, “fantocci” arcimboldeschi, con le scritte più seducenti dei programmi televisivi più noti; dagli spot pubblicitari più ripetuti, avvoltolati, o piegati ad arte, che creano tra le pieghe dei vari tessuti delle zone d’ombra, che intrigano, lasciando ampio spazio all’immaginario, all’onirico, al misterioso richiamo del subconscio”.
( Gianna Pagani Paolino )
Rivista “Modo”. Carlo Viano utilizza sue foto per la mostra Culture e stili tribali al Museo Civico di Palazzo Madama a Torino.
A partire dagli anni Ottanta concentra le sue ricerche sull’architettura valdostana, confluite nella pubblicazione di diverse opere, tra le quali Architettura in Valle d’Aosta,in tre volumi; Stefano Mossettaz: architetto,ingegnere e scultore. La civiltà cortese in Valle d’Aosta nella prima metà del Quattrocento.
Ha esposto per la prima volta le sue fotografie nel 2003 nella mostra Polittici (Asti, associazione Cabiria ), seguita nel novembre del 2005, dalla mostra Obiettivo & Architettura (Torino, MartinArte ). A dicembre del 2010 ha presentato le sue elaborazioni fotografiche nella mostra A proposito di Metropoli(s), alla galleria Giancarlo Salzano di Torino.
Claudio Vindigni E’ stato insegnante di Discipline Pittoriche nei Licei Artistici. Ha presentato la propria ricerca estetica in mostre personali a Pozzallo (1969), a Catania (1971), a Torino presso la Promotrice di Belle Arti (1973).
Nel 1995 a Ispica (RG), in un percorso espositivo a temi, ha presentato significativi elaborati degli allievi da lui seguiti, parte dei quali,in precedenza, sono stati esposti in una mostra didattica presso il Liceo Artistico di Latina (1993). Ispirato al concetto matematico del così detto “nastro di Moebius”, ha organizzato due singolari percorsi espositivi di vera e propria circolarità sinestetica : Nastro in cornice ovale ( Torino, MartinArte, 2007); La cornice ovale in Möebius tra “estetica” e didattica (Torino, MartinArte, 2008).
Così scrive Enzo Papa della sua ricerca: “L’artista elegge a modello dell’infinito l’oggetto-concetto- percetto del nastro di Moebius …, realizza patterns antropomorfi di materiali favorevoli alla resa spazialistica delle forme….”
Danila Ghigliano Ha conseguito il Diploma di Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove è stata allieva di Mario Calandri, Francesco Franco, Mario Davico, Enrico Paulucci. E’ stata insegnante di Discipline Pittoriche presso i Licei Artistici di Torino.
Ha preso parte a collettive e realizzato mostre personali a Cuneo, Mondovì, Garessio, Torino, Carmagnola, Rivoli, Rivara, Torre Pellice, Genova, Milano, Venezia, Udine, Pavia, Forlì, Roma, Macerata, Bari, Taranto e all’estero, a Berlino, Amsterdam, Antibes, Edimburgo, Dubrovnik, Urgup ( Turchia).
Del proprio lavoro scrive: “…Scultura di corpo e di cielo, ossia materia che diventa colore. Per anni al centro del mio lavoro ho messo il corpo, espressione del desiderio, ovvero dell’inquieta ricerca dell’umano e del dis-umano. S’affaccia ora il sovra-umano? Forse. Più certamente i miei cieli sono un posto ideale per il ripensamento, spazio immaginario per eccellenza, rifugio dalle angosce del mondo e dalle sconfitte che il giorno e la terra assicurano. Ma anche puro spazio della suggestione poetica. …”
Fernando Montà E’ stato docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale “Renato Cottini” di Torino. Della sua ricerca pittorica così scrive Nadia Sussetto nel 2001 : “…Colori acrilici opachi, sfondi neri, e da sempre la ricorrente forma circolare che, come una lente d’ingrandimento, si posa su un particolare e lo enuclea in ogni suo minimo dettaglio; così i fili d’erba appaiono ingigantiti e curati sia nel tratto sia nel gioco di luce e colore. Gli azzurri ed i verdi quelli preferiti dall’autore, non in quanto colori “freddi”, ma perché perfettamente adattabili allo scopo dell’artista. Le sue “lune” nascondono momenti della sua vita, in cui proprio col viso rivolto a questo astro si è trovato a pensare, a rimpiangere persone che hanno avuto un peso rilevante nella sua vita. La luna ha da sempre ispirato pittori e poeti, proprio per la sua essenza “magica” eppure, così vicino a noi … La natura di Montà, spinta verso l’astrazione e l’essenziale, non è mai triste, ma traspare dalle sue opere una certa serenità ed una ricerca di equilibrio tra esteriorità ed interiorità, tra i ricordi dell’infanzia e la sua vita adulta. I fili d’erba sembrano sottili grate che nascondono la parte più recondita del nostro animo, la svelano appena, la proteggono e quasi la difendono, come lame taglienti ed appuntite”
Giulio Mosca Ha insegnato Discipline Plastiche nei Licei Artistici. Dada Rosso nel 1999 così scrive del suo lavoro: “…A vederlo così, severo dietro una barba antica, sorge il dubbio che il titolo delle sue opere- Eletti,Apocalisse, Cosmogonia - siano un’enunciazione di fine millennio. Quando sorride, però, il dubbio in parte scompare perché di lui torna evidente il carattere positivo,ottimista, aperto….
Nato a Cassano Irpino, approdato nel ’67 a Torino, allora città in pieno fermento, per frequentare l’Accademia di Belle Arti, Mosca ha incominciato a vivere la sua “contraddizione” isolandosi dal gruppo dei suoi compagni, diventati più tardi, illustri nomi dell’Arte Povera. La sua è stata una scelta da scultore, inizialmente influenzata dalla realtà primitiva dei paesaggi della sua infanzia, costellati da monumenti.
Una scultura, quella di Giulio Mosca, in cui ricompaiano miti, leggende ed eroi inizialmente pagani, ma destinati fatalmente a mescolarsi con discorsi di spiritualità. Non a caso le sue opere più importanti, realizzate nei più svariati materiali - la terracotta, il bronzo, il cemento, la pietra, l’acciaio, la cera - sono grandi opere in cui si mescolano sacralità e coscienza civile. Ed è proprio in quel mix che Mosca dà il meglio di sé stesso, come dimostra il monumento sistemato davanti al nuovo Palazzo di Giustizia di Torino.”
Gloria Fava Architetto, insegna Discipline Pittoriche al Liceo Artistico Statale “Renato Cottini” di Torino. Oltre alla pittura ha svolto numerose attività nel campo dell’architettura, del design e della grafica editoriale. La tematica della sua ricerca pittorica si basa sulla narrazione di luoghi psicologici: figurazioni di emozioni, spazi animati dal desiderio del viaggio atemporale.
Dario Capello in occasione della mostra “Una storia nata dal vento” scrive: “…Vanno forse nella direzione intenzionale le “metafore ossessive” più ricorrenti nella struttura figurativa dell’autrice: le fenditure tra i profili, gli strappi del campo visivo, le strettoie imposte allo sguardo. Geometria in bilico. Una via stretta tra il pulsare delle forze e una distanza evocata, suggerita. Istmo fra due mari, fra chiarezza e destino”.
Partecipa a numerose esposizioni: 1986 (la Conchiglia), 1991 (Ivrea), 1994 ( MIART ), 2001 (Palazzo Bricherasio), 2005 ( Il bosco magico ), 2006 (Grugliasco)
Marco D’Aponte Torinese, diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti. Pittore, autore e disegnatore di fumetti. Dal 1975 è docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale “Renato Cottini” di Torino.
Nel 2006, dall’incontro con la scrittrice Gianna Baltaro, scomparsa nel 2008, è nata l’idea di fumettare i romanzi gialli che hanno per protagonista il “Commissario Martini”. Nasce così la prima graphic novel Una certa sera d’inverno. Nel 2010 segue Pensione Tersicore, seconda inchiesta del Commissario Martini.
Collabora con diversi quotidiani e case editrici. Espone in mostre collettive e personali, tra le ultime: Storie 2, Palazzo Cavour, Spazio Siematic, Torino; Tazio Nuvolari,Ritratti di uomini e di macchine (2007) e Primo Assoluto, le imprese del grande pilota (2008), Museo Nuvolari, Mantova; Tazio Nuvolari.Compagno del vento, Museo 1000 Miglia, Brescia (2009).
Mariella Bogliacino E’ docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale “Renato Cottini” di Torino. “….Mariella Bogliacino avverte il richiamo della Madre Terra e la considera strettamente correlata alla figura di Afrodite, della quale vengono rappresentati i simboli, esseri vegetali o animali a lei cari. La ricerca dell’artista continua pertanto a scorrere su due binari paralleli: da un lato permane l’interesse costante verso il Mito e l’elaborazione grafico-pittorica del corpo femminile, dall’altro il coinvolgimento nei confronti di creature e luoghi che popolano la Terra.
Il corpo di Afrodite è antico ed attuale, è il corpo della donna attraverso il tempo - è madre e figlia - è l’immagine che permette all’artista studio ed elaborazioni continui …” (Irene Montà)
…..Da sempre animata da un profondo interesse per la natura e la mitologia greca, l’artista rivolge la sua attenzione al dualismo dea-donna e alla femminilità intesa nei suoi aspetti più profondi e incisivi: forza creatrice e creativa, capacità di amare e generare, di trasformazione e trasformare. La sua è una pittura raffinata, materica e gestuale, in cui linee sinuose disegnano il corpo della Dea, avvolta in panneggi che emergono dalla tela come bassorilievi….” (Npg)
Martina Barrottu Talento naturale restio all’esporsi, per molti anni affina l’arte pittorica su copie d’artista che le servono da palestra per mettere alla prova le sue capacità tecniche, ma attraverso le quali traspare comunque un segno caratteriale non compresso neanche nell’obbligo della riproduzione di opere altrui.
La sua è una pittura nitida, pulita, che poi magicamente si dissolve in compenetrazioni cromatiche di indubbio gusto estetico ed armonico.
Presenta due dittici facenti parte di una ricerca sul gioco del positivo/negativo: elementi della natura quali piante, fiori, insetti, vengono scandagliati oltre il visibile, trasformati in una sorta di radiografia virata sui toni del blu, arricchita poi da un segno pittorico di velature sovrapposte che nascondono ed esaltano allo stesso tempo dettagli, ombre, segreti svelati solo all’occhio che sa coglierli. (Paola Barbarossa)
Mauro Lisardi “Sulle lunghe spiagge c’è un uomo, chino, impegnato a cercare e ricercare tutto ciò che il mare lavora e che lascia tra i granelli di sabbia; pietre cesellate dal continuo movimento delle onde, conchiglie di ogni forma e dimensione, legni lavorati. Rialzatosi, si ferma ad osservare l’immensità delle acque: il loro continuo movimento, il fruscio delle onde quando finiscono la loro corsa a riva, il frastuono che provoca l’urto dell’acqua contro gli scogli.
E così, come il mare, anche i fiumi, i torrenti e i ruscelli; un continuo e incessante movimento di un qualcosa che scorre ininterrottamente, che viene e che và.
Egli vuole catturare questo movimento, la brezza e la loro freschezza, vuole fissare nel dipinto i repentini mutamenti del tempo. (Ester Lisardi)
Lisardi presenta due lavori dal titolo Scatola cubista che possono essere definiti da una sua riflessione: “…Dare sfogo alla manualità, il desiderio del fare, del movimento, la mano traccia, incolla, disegna, gli strumenti sono elementari semplici; la materia non è materia nuova “eletta” ma scartata, deve tornare a essere protagonista attraverso un percorso di pensiero e di rivalutazione, deve assumere ad un nuovo compito…”
Pier Giorgio Ostili “Nel lavoro di Pier Giorgio Ostili esiste una stringente volontà di eliminare, senza illusioni, il confine tra rappresentazione e dato reale, per trovare un margine di “contatto” la dove il pennello, la luce, la carta fotografica, fanno da tramite ad un’immagine che è solo sé stessa, non importa se progettata, o casuale. Le “figure” che affiorano tra “lumen” e tenebre nel lavoro di Ostili stanno su una soglia di un’ambigua visibilità, o anche di un’ambigua tattilità. Ogni opera si compie totalmente quindi nel preciso limite che l’operatore si pone e dentro il quale indaga, senza il peso del carisma storico dell’immagine dipinta, per privilegiare un’autentica pregnanza psichica. Questo tipo di approccio all’arte, capace di eliminare i processi sintattici della “matita”, talora frusti, scredita da una parte la facile discorsività dell’ allegorismo figurativo, e dall’altra la regressione verso il gesto esistenziale. Le opere di Ostili hanno in sé vitalità, molteplicità di direzioni operative, immediatezza di comunicazione e riescono a rompere l’inerzia e l’abitudine della percezione”. (Marisa Vescovo)
Sergio Vasco “Vasco attento osservatore ironico, si è convinto che il mondo odierno sia basato essenzialmente sulla pubblicità, esercitando un vero potere sull’ascoltatore-consumatore, monopolizzando totalmente la sua attenzione. Il risultato di tale indagine critica è un originale apparato scenico costituito da lussuosi drappeggi, molto raffinato; denso di allusioni, degno della sua esperienza di designer, sui quali spiccano sequenze di frasi, scritte e lettere cubitali colorate, tratte dal variegato frasario del mondo pubblicitario.
Vasco rende manifesta la teoria di Breton, secondo il quale, il “meraviglioso”, è l’unica fonte di legame eterno tra gli uomini, fornendo al fruitore la vasta gamma dei suoi ricchi addobbi: tappeti, tendaggi, drappi caravaggeschi, “fantocci” arcimboldeschi, con le scritte più seducenti dei programmi televisivi più noti; dagli spot pubblicitari più ripetuti, avvoltolati, o piegati ad arte, che creano tra le pieghe dei vari tessuti delle zone d’ombra, che intrigano, lasciando ampio spazio all’immaginario, all’onirico, al misterioso richiamo del subconscio”.
( Gianna Pagani Paolino )
11
febbraio 2011
2 x 12
Dall'undici al 28 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
MARTINARTE
Torino, Corso Siracusa, 24a, (Torino)
Torino, Corso Siracusa, 24a, (Torino)
Orario di apertura
lun 15.30 – 19.30 mar-giov 10.00 – 12.30 / 15.30 - 22.00 mer-ven 10.00 – 12.30 / 15.30 – 19.30
Vernissage
11 Febbraio 2011, ore 18.30 - 22.00
Autore