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2 x 2 = materia
La galleria Vittoria è lieta di presentare una mostra nella Galleria Harpax di Ferentino
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra è presso la Galleria Harpax - via G.Marconi, 116 – Ferentino (Fr)
L’impatto della riproducibilità tecnica dell’arte ha sollevato gli artisti da obblighi di rappresentatività che favorivano le capacità tecniche, ma non necessariamente la bellezza. Il miracolo dell’opera d’arte non dipende dall’azione delle proprietà estetiche ma dall’invenzione concettuale.
La concezione della realtà ingenua che pretende di presentare le cose così come sembrano, come vengono percepite dai nostri sensi, s’imbatte in paradossi tali che rendono tale modello inappropriato a fornire una descrizione efficace del contemporaneo.
La mostra che, nel corso dell’anno, sarà replicata anche in altra location, intende presentare due modi diversi di indagare la realtà mettendo a confronto le opere materiche di Massimo Giorgi e Gualtiero Redivo.
Due modi diversi di fare arte ma che sono entrambi espressione di un impulso immaginativo che nasce come anelito a una forma illusoria di compensazione, in cui le opere oppongono la forza consolante della cultura all’arida omologazione del consumo e del possesso.
Massimo Giorgi, grazie alla sua voglia di libertà, non persegue una piatta emulazione di quanto già fatto fa nascere l’opera dal diretto contatto, direi colloquio, tra sé e la materia. Pertanto la materia, sostanza piena di vocazioni, si fa loquace, non si presenta più come sterile schermo di proiezioni ma diviene suggeritore di configurazioni, cioè impone se stessa come immagine. Il quadro diventa un’entità reale, non virtuale, non il territorio della “finzione”. La sua opera accoglie grumi, elementi plastici in aggetto manifestando una propensione verso una tridimensionalità, e ancora, materiali terrosi e sabbiosi, interventi come segni, graffi echeggiando un effetto simile a quello dei muri scrostati, inquietanti tracce testimoni di storia vissuta. La duttilità e la versatilità dei modi di fare arte portano Giorgi a esprimersi in modo fortemente connotato e del tutto personale riuscendo a proporre opere dalla singolare forza espressiva. Nella sua indagine materica l’artista rende visibile l’invisibile stratificato all’apparenza, cioè rende labile il confine tra materia e spirito, perché la materia senza spirito è un fantasma senza materia.
Gualtiero Redivo intende raggiungere il reale, ovvero raggiungere il limite che ci scuote, dare discontinuità alla realtà scompaginandone il suo corso normale. La realtà risponde a un certo ordine naturale (il sole sorgerà anche domani), non ha bisogno di interpretazioni, ha smesso di farci domande, è il velo che copre l’imprevisto, ciò da cui non si può fuggire, il reale. Il reale è scabroso, disorienta le nostre aspettative, è dirompente, è il lato drammatico della vita, è l’apparenza della complessità. Redivo usa la materia come fonte di tensione e di ordine compositivo. Quindi indagare la materia non vuol dire scoprire una bellezza ma l’anima del nostro tempo. Un’operazione svolta con meticolosità per suggerire senza traumi una forma, per passare dal caos del processo all’idea compositiva e riscoprire il dominio della coscienza. Una visione estetica che mantiene un atteggiamento di compostezza e di rigore classico, che va oltre l'esperienza informale senza rinunciare all'espressività e al dramma, pretendendo di poter sostenere lo sguardo collettivo e creare quindi le condizioni necessarie per dedurre senso dalla esplorazione della fisicità della materia.
L’impatto della riproducibilità tecnica dell’arte ha sollevato gli artisti da obblighi di rappresentatività che favorivano le capacità tecniche, ma non necessariamente la bellezza. Il miracolo dell’opera d’arte non dipende dall’azione delle proprietà estetiche ma dall’invenzione concettuale.
La concezione della realtà ingenua che pretende di presentare le cose così come sembrano, come vengono percepite dai nostri sensi, s’imbatte in paradossi tali che rendono tale modello inappropriato a fornire una descrizione efficace del contemporaneo.
La mostra che, nel corso dell’anno, sarà replicata anche in altra location, intende presentare due modi diversi di indagare la realtà mettendo a confronto le opere materiche di Massimo Giorgi e Gualtiero Redivo.
Due modi diversi di fare arte ma che sono entrambi espressione di un impulso immaginativo che nasce come anelito a una forma illusoria di compensazione, in cui le opere oppongono la forza consolante della cultura all’arida omologazione del consumo e del possesso.
Massimo Giorgi, grazie alla sua voglia di libertà, non persegue una piatta emulazione di quanto già fatto fa nascere l’opera dal diretto contatto, direi colloquio, tra sé e la materia. Pertanto la materia, sostanza piena di vocazioni, si fa loquace, non si presenta più come sterile schermo di proiezioni ma diviene suggeritore di configurazioni, cioè impone se stessa come immagine. Il quadro diventa un’entità reale, non virtuale, non il territorio della “finzione”. La sua opera accoglie grumi, elementi plastici in aggetto manifestando una propensione verso una tridimensionalità, e ancora, materiali terrosi e sabbiosi, interventi come segni, graffi echeggiando un effetto simile a quello dei muri scrostati, inquietanti tracce testimoni di storia vissuta. La duttilità e la versatilità dei modi di fare arte portano Giorgi a esprimersi in modo fortemente connotato e del tutto personale riuscendo a proporre opere dalla singolare forza espressiva. Nella sua indagine materica l’artista rende visibile l’invisibile stratificato all’apparenza, cioè rende labile il confine tra materia e spirito, perché la materia senza spirito è un fantasma senza materia.
Gualtiero Redivo intende raggiungere il reale, ovvero raggiungere il limite che ci scuote, dare discontinuità alla realtà scompaginandone il suo corso normale. La realtà risponde a un certo ordine naturale (il sole sorgerà anche domani), non ha bisogno di interpretazioni, ha smesso di farci domande, è il velo che copre l’imprevisto, ciò da cui non si può fuggire, il reale. Il reale è scabroso, disorienta le nostre aspettative, è dirompente, è il lato drammatico della vita, è l’apparenza della complessità. Redivo usa la materia come fonte di tensione e di ordine compositivo. Quindi indagare la materia non vuol dire scoprire una bellezza ma l’anima del nostro tempo. Un’operazione svolta con meticolosità per suggerire senza traumi una forma, per passare dal caos del processo all’idea compositiva e riscoprire il dominio della coscienza. Una visione estetica che mantiene un atteggiamento di compostezza e di rigore classico, che va oltre l'esperienza informale senza rinunciare all'espressività e al dramma, pretendendo di poter sostenere lo sguardo collettivo e creare quindi le condizioni necessarie per dedurre senso dalla esplorazione della fisicità della materia.
09
giugno 2012
2 x 2 = materia
Dal 09 al 28 giugno 2012
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA VITTORIA
Roma, Via Margutta, 103, (Roma)
Roma, Via Margutta, 103, (Roma)
Orario di apertura
Lun. - Sab. ore 18,00 – 20.00 / fuori orario su appuntamento
Vernissage
9 Giugno 2012, ore 18.00
Autore
Curatore