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(…)
Un progetto in evoluzione, il primo step vede la presenza di artisti internazionali, presentati per la prima volta in Italia. La mostra tenta di esporre un frammento della produzione di ciascun artista, qualcosa che non è ancora un capitolo di un libro, una frase estrapolata, una citazione all’interno dei lavori a loro volta intrisi di citazioni…
Comunicato stampa
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La Galleria Omphalos è lieta di presentare (…) una mostra a cura di Giuseppe Pinto.
Un progetto in evoluzione, il primo step vede la presenza di artisti internazionali, presentati per la prima volta in Italia. La mostra tenta di esporre un frammento della produzione di ciascun artista, qualcosa che non è ancora un capitolo di un libro, una frase estrapolata, una citazione all'interno dei lavori a loro volta intrisi di citazioni, per dirla con Dominic Eichler "nonostante le opere d'arte non abbiamo note a piè di pagina, le citazioni sono diventate materiale artistico, esattamente come la creta per un ceramista" (Frieze #117, Settembre 2008).
Tutti i lavori di (...) fanno parte di un “discorso ancora aperto”.
Il titolo della mostra è una mancanza “sonora”con il suo carattere esclusivamente visivo, un insieme di caratteri che non si possono e-vocare, con riferimento alla parte mancante, non solo dei lavori presentati, ma anche al “dialogo” che ha preceduto l'esposizione stessa e, naturalmente, a ciò che accadrà nelle successive tappe del progetto.
E’ stato chiesto ai diciassette artisti di riflettere sul carattere transitorio della propria produzione, sulle possibilità di nuove intersecazioni visive e mentali del loro linguaggio: work in progress, estrapolazioni da serie, lavori site specific decontestualizzati tentano di esistere e coesistere solo per la durata di una mostra.
Nella varietà dei feedback, ciò che emerge dalla visione di (...) è l’unico estremo interesse solo per il linguaggio dell'arte, un piacere di “fare cose d'arte” avulso da qualsiasi logica politica e sociale.
Artisti:
Clare Brewster
Anne Charnok
Sin Mui Chong Martin
Stewart Cliff
Lloid Durling
Bridget Kennedy
Clare Kenny
Ben Kruisdijk
Roberto Garcia Hernandez
Hannne Grieg Hermansen
Victoria Lucas
Georgie Manlie
Andy Parker
Daniel Permanetter
Maria Tanigucci
Dawn Wooley
Ben Young
Il lavoro di Clare Brewster è un meticoloso lavorio di intaglio di carte geografiche e pagine di libri. Insetti, fiori e uccelli sono i soggetti privilegiati, leggerissimi e instabili su spilli. I lavori presenti in mostra sono solo una parte, il negativo o positivo del foglio originario. Un processo sostanzialmente simile è utilizzato da Sin Mui Chong Martin nel suo lavoro, qui il punto di partenza non è però un supporto preesistente. Chong Martin realizza a matita colorata su carta fiori, licheni, bulbi, foglie che ricordano le riproduzioni dei libri di botanica settecenteschi, per poi ritagliarli maniacalmente, per restituirne l'originaria tridimenzionalità. Anne Charnoch presenta una rielaborazione ampliata di un'istallazione presentata al Moderna Museet di Stoccolma a cura di Cecilia Andersson . Un lavoro in progress in cui attraverso video pittura e stampe, i caratteri tipografici si sostituiscono all'immagine di un suo autoritratto. I lavori di Stewart Cliff sono, come scrive Irene Bradbury (Associate Director del White Cube di Londra e Co-Director di the Great Unsigned), che lo ha selezionato per Mastar. “... i lavori di Stewart Cliff appaiono come dei frammenti di immagini che attraverso la loro decontestualizzazione e il loro isolamento sembrano mutati in vettori di qualcosa di ineffabile...” Roberto Garcia Hernandez Presenta un lavoro appositamente pensato e realizzato per la mostra “Atlas of souvenirs and registers”. La documentazione metafisica e quasi “salgariana” di una passeggiata nella città di Bari realizzata da Vincenzo Pollice nei panni di Garcia Hernandez. Un progetto in evoluzione che ha già all'attivo le tappe di Madrid, Utrecht, Amsterdam, e Parigi. Anche il lavoro presentato da Bridget Kennedy si trova in uno stato di transitorio perchè potrebbe essere “continuato” all'infinito come infinita è la mutevolezza del paesaggio. La Kennedy ricodifica attraverso la scala Pantone dei paesaggi precedentemente ripresi con una videocamera. In mostra sarà presente il video di un cielo e la sua trasposizione in codice su carta millimetrica. Victoria Lucas presenta Untitled (Last Moment) un video visibile solo dall'esterno sul balconcino del primo piano di via S.Lorenzo. Un lavoro sulla fragilità e l'effimera condizione dell'essere vivente. Le installazioni di Clare Kenny, non esistono se non nella loro documentazione fotografica, infatti la Kenny assembla foto scattate da lei o prese in prestito, oggetti, catene, scatole da imballaggio, ogni volta in maniera diversa, ogni suo lavoro esiste solo nel momento in cui viene esposto e fotografato per poi subire infinite modificazioni anche con la collaborazione di altri artisti. Hanne Grieg Hermansen disegna, la sua pratica non si è mai svincolata da tale mezzo. In mostra presenta quattro pezzi (matita su carta) di un surreale quanto faticoso progetto in corso. Sono quattro “fermo-immagine” di un inesistente film in super 8. Ben Kruisdijk lavora con diversi media dalla scultura alla fotografia al disegno, in mostra presenta quaranta lavori su carta (disegni, pastelli, acquerelli) in un installazione appositamente creata per gli spazi della galleria. Apparentemente ironici e di facile accesso visivo i lavori di Kruisdijk rivelano, ad uno sguardo più attento, un insieme di complessi intrecci e riferimenti alti e bassi dalla storia dell'arte storia dell'arte ai fumetti dalla filosofia ai giocattoli, dal lessico ai cruciverba. Tutto questo accompagnato da uno straniamento percettivo; acquerelli che sembrano collage, disegni che sembrano pagine di giornalini anni '30, e dalla sensazione che il lavoro possa essere, nonostante sua finitezza tecnica, continuato o modificato. Il lavoro Dawn Woolley, è come egli tesso dice “... un autoritratto, ma non nel termine classico del termine, creo una copia fotografica di me stesso e la colloco nel mondo reale...”. Woolley fotografa se stesso in una data posizione, stampa la foto a grandezza reale e la ritaglia, la colloca nei posti più disparati, mettendola quasi sempre in relazione con persone reali; quindi scatta un'altra foto in maniera da essere “l'oggetto” fotografato e il fotografo. Il risultato finale è un immagine plausibilmente reale. Maria Taniguchi presenta in mostra due lavori di una serie senza fine, ( Chair 6 after Dürer and then after Grcic, 2009 e Chair 8 after Dürer and then after Grcic, 2009). Due dipinti di una sedia (Grcic) che hanno la forma di quell'emblematico volume geometrico che compare nell'incisione di Dürer, Melancholia I. L'immagine è continuamente riprodotta a mano dalla Taniguchi in maniera maniacale e tentando di restituirne ogni volta le stesse fattezze, un lavoro sull'impossibilità di realizzare manualmente copie identiche. Daniel Permanetter presenta (My 115th dream, 2007) uno dei suoi numerosi video in cui l'artista tedesco imita, intervista, dialoga con la rock star Bob Dylan. Il lavoro di Andy Parker in mostra è una video documentazione di una delle sue sculture temporanee, attraverso le quali l'artista ci invita a riflettere sulla funzione, la produzione e la decadenza degli oggetti di uso comune. I lavori di Lloyd Durling in mostra fanno parte di un'interessante serie in cui l'artista sta tentando di ricostruire con l'uso esclusivo di penne biro, un universo reale e utopico allo stesso tempo. Fiori, funghi o paesaggi a metà strada tra la documentazione morfologica e la fantasia più sfrenata. Geogie Manlie presenta tre acquerelli di un interessante progetto in corso, in cui la Manlie propone un nuovo e utopico impianto architettonico-sociale per la città di Londra. Ben Young presenta il film The sons of l'Homme Dorè che è la prima parte di una serie di film come sequel del libro The Golden Man di Philip K Dick. Ogni episodio del film è un affastellarsi di citazioni che vanno dal biblico leone dorato a quello rappresentato sul barattolo del di Lyle's Golden Syrup, da una rivista sulla pillola contraccettiva degli anni'20 a Nijinsky, dal Prélude à l'apres-midi d'un faune di Debussy a Mallarmé, da Nietzsche a Lord Byron, da Bobby Darin alla wii generation, come acutamente osserva Maxa Zoller, il tutto condito da un forte sapore queer culture.
Un progetto in evoluzione, il primo step vede la presenza di artisti internazionali, presentati per la prima volta in Italia. La mostra tenta di esporre un frammento della produzione di ciascun artista, qualcosa che non è ancora un capitolo di un libro, una frase estrapolata, una citazione all'interno dei lavori a loro volta intrisi di citazioni, per dirla con Dominic Eichler "nonostante le opere d'arte non abbiamo note a piè di pagina, le citazioni sono diventate materiale artistico, esattamente come la creta per un ceramista" (Frieze #117, Settembre 2008).
Tutti i lavori di (...) fanno parte di un “discorso ancora aperto”.
Il titolo della mostra è una mancanza “sonora”con il suo carattere esclusivamente visivo, un insieme di caratteri che non si possono e-vocare, con riferimento alla parte mancante, non solo dei lavori presentati, ma anche al “dialogo” che ha preceduto l'esposizione stessa e, naturalmente, a ciò che accadrà nelle successive tappe del progetto.
E’ stato chiesto ai diciassette artisti di riflettere sul carattere transitorio della propria produzione, sulle possibilità di nuove intersecazioni visive e mentali del loro linguaggio: work in progress, estrapolazioni da serie, lavori site specific decontestualizzati tentano di esistere e coesistere solo per la durata di una mostra.
Nella varietà dei feedback, ciò che emerge dalla visione di (...) è l’unico estremo interesse solo per il linguaggio dell'arte, un piacere di “fare cose d'arte” avulso da qualsiasi logica politica e sociale.
Artisti:
Clare Brewster
Anne Charnok
Sin Mui Chong Martin
Stewart Cliff
Lloid Durling
Bridget Kennedy
Clare Kenny
Ben Kruisdijk
Roberto Garcia Hernandez
Hannne Grieg Hermansen
Victoria Lucas
Georgie Manlie
Andy Parker
Daniel Permanetter
Maria Tanigucci
Dawn Wooley
Ben Young
Il lavoro di Clare Brewster è un meticoloso lavorio di intaglio di carte geografiche e pagine di libri. Insetti, fiori e uccelli sono i soggetti privilegiati, leggerissimi e instabili su spilli. I lavori presenti in mostra sono solo una parte, il negativo o positivo del foglio originario. Un processo sostanzialmente simile è utilizzato da Sin Mui Chong Martin nel suo lavoro, qui il punto di partenza non è però un supporto preesistente. Chong Martin realizza a matita colorata su carta fiori, licheni, bulbi, foglie che ricordano le riproduzioni dei libri di botanica settecenteschi, per poi ritagliarli maniacalmente, per restituirne l'originaria tridimenzionalità. Anne Charnoch presenta una rielaborazione ampliata di un'istallazione presentata al Moderna Museet di Stoccolma a cura di Cecilia Andersson . Un lavoro in progress in cui attraverso video pittura e stampe, i caratteri tipografici si sostituiscono all'immagine di un suo autoritratto. I lavori di Stewart Cliff sono, come scrive Irene Bradbury (Associate Director del White Cube di Londra e Co-Director di the Great Unsigned), che lo ha selezionato per Mastar. “... i lavori di Stewart Cliff appaiono come dei frammenti di immagini che attraverso la loro decontestualizzazione e il loro isolamento sembrano mutati in vettori di qualcosa di ineffabile...” Roberto Garcia Hernandez Presenta un lavoro appositamente pensato e realizzato per la mostra “Atlas of souvenirs and registers”. La documentazione metafisica e quasi “salgariana” di una passeggiata nella città di Bari realizzata da Vincenzo Pollice nei panni di Garcia Hernandez. Un progetto in evoluzione che ha già all'attivo le tappe di Madrid, Utrecht, Amsterdam, e Parigi. Anche il lavoro presentato da Bridget Kennedy si trova in uno stato di transitorio perchè potrebbe essere “continuato” all'infinito come infinita è la mutevolezza del paesaggio. La Kennedy ricodifica attraverso la scala Pantone dei paesaggi precedentemente ripresi con una videocamera. In mostra sarà presente il video di un cielo e la sua trasposizione in codice su carta millimetrica. Victoria Lucas presenta Untitled (Last Moment) un video visibile solo dall'esterno sul balconcino del primo piano di via S.Lorenzo. Un lavoro sulla fragilità e l'effimera condizione dell'essere vivente. Le installazioni di Clare Kenny, non esistono se non nella loro documentazione fotografica, infatti la Kenny assembla foto scattate da lei o prese in prestito, oggetti, catene, scatole da imballaggio, ogni volta in maniera diversa, ogni suo lavoro esiste solo nel momento in cui viene esposto e fotografato per poi subire infinite modificazioni anche con la collaborazione di altri artisti. Hanne Grieg Hermansen disegna, la sua pratica non si è mai svincolata da tale mezzo. In mostra presenta quattro pezzi (matita su carta) di un surreale quanto faticoso progetto in corso. Sono quattro “fermo-immagine” di un inesistente film in super 8. Ben Kruisdijk lavora con diversi media dalla scultura alla fotografia al disegno, in mostra presenta quaranta lavori su carta (disegni, pastelli, acquerelli) in un installazione appositamente creata per gli spazi della galleria. Apparentemente ironici e di facile accesso visivo i lavori di Kruisdijk rivelano, ad uno sguardo più attento, un insieme di complessi intrecci e riferimenti alti e bassi dalla storia dell'arte storia dell'arte ai fumetti dalla filosofia ai giocattoli, dal lessico ai cruciverba. Tutto questo accompagnato da uno straniamento percettivo; acquerelli che sembrano collage, disegni che sembrano pagine di giornalini anni '30, e dalla sensazione che il lavoro possa essere, nonostante sua finitezza tecnica, continuato o modificato. Il lavoro Dawn Woolley, è come egli tesso dice “... un autoritratto, ma non nel termine classico del termine, creo una copia fotografica di me stesso e la colloco nel mondo reale...”. Woolley fotografa se stesso in una data posizione, stampa la foto a grandezza reale e la ritaglia, la colloca nei posti più disparati, mettendola quasi sempre in relazione con persone reali; quindi scatta un'altra foto in maniera da essere “l'oggetto” fotografato e il fotografo. Il risultato finale è un immagine plausibilmente reale. Maria Taniguchi presenta in mostra due lavori di una serie senza fine, ( Chair 6 after Dürer and then after Grcic, 2009 e Chair 8 after Dürer and then after Grcic, 2009). Due dipinti di una sedia (Grcic) che hanno la forma di quell'emblematico volume geometrico che compare nell'incisione di Dürer, Melancholia I. L'immagine è continuamente riprodotta a mano dalla Taniguchi in maniera maniacale e tentando di restituirne ogni volta le stesse fattezze, un lavoro sull'impossibilità di realizzare manualmente copie identiche. Daniel Permanetter presenta (My 115th dream, 2007) uno dei suoi numerosi video in cui l'artista tedesco imita, intervista, dialoga con la rock star Bob Dylan. Il lavoro di Andy Parker in mostra è una video documentazione di una delle sue sculture temporanee, attraverso le quali l'artista ci invita a riflettere sulla funzione, la produzione e la decadenza degli oggetti di uso comune. I lavori di Lloyd Durling in mostra fanno parte di un'interessante serie in cui l'artista sta tentando di ricostruire con l'uso esclusivo di penne biro, un universo reale e utopico allo stesso tempo. Fiori, funghi o paesaggi a metà strada tra la documentazione morfologica e la fantasia più sfrenata. Geogie Manlie presenta tre acquerelli di un interessante progetto in corso, in cui la Manlie propone un nuovo e utopico impianto architettonico-sociale per la città di Londra. Ben Young presenta il film The sons of l'Homme Dorè che è la prima parte di una serie di film come sequel del libro The Golden Man di Philip K Dick. Ogni episodio del film è un affastellarsi di citazioni che vanno dal biblico leone dorato a quello rappresentato sul barattolo del di Lyle's Golden Syrup, da una rivista sulla pillola contraccettiva degli anni'20 a Nijinsky, dal Prélude à l'apres-midi d'un faune di Debussy a Mallarmé, da Nietzsche a Lord Byron, da Bobby Darin alla wii generation, come acutamente osserva Maxa Zoller, il tutto condito da un forte sapore queer culture.
23
maggio 2009
(…)
Dal 23 maggio al 22 giugno 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA OMPHALOS
Terlizzi, Via Pietro Toselli, 21, (Bari)
Terlizzi, Via Pietro Toselli, 21, (Bari)
Vernissage
23 Maggio 2009, ore 19.30
Autore
Curatore