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La mostra , dedicata al tema dell’identità nella società contemporanea, è la fase conclusiva di un corso per giovani curatori
Comunicato stampa
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La Galleria A+A, sede del Centro Espositivo Pubblico Sloveno, presenta, dal 11 al 30 aprile 2005, la mostra , dedicata al tema dell’identità nella società contemporanea.
L’esposizione è la fase conclusiva di un corso per giovani curatori, organizzato dalla stessa Galleria A+A, nel quale è stata offerta la possibilità di approfondire le conoscenze relative all’ideazione e alla realizzazione di mostre temporanee.
La mostra vuole stimolare la riflessione intorno al tema dell’identità individuale e culturale nella società contemporanea. I giovani artisti chiamati a partecipare hanno proposto la loro personale riflessione sul tema, interpretando gli spazi della galleria e dei cantieri veneziani.
Vengono infatti presentate opere di fotografia, video arte, installazioni e performance articolate in due spazi: una zona “chiusa”, lo spazio espositivo della Galleria A+A, e una zona “aperta”, rappresentata dai cantieri “Insula” dislocati per la città, luoghi-simbolo della convivenza tra le diverse culture.
Sono stati messi a disposizione degli artisti due cantieri del progetto “Insula”, uno collocato di fronte alla Stazione Ferroviaria “Venezia Santa Lucia”, presso la chiesa di San Simeon Piccolo, e l’altro in campo San Vio.
Gli artisti si confrontano non solo con lo spazio white cube della galleria, ma anche con la città lagunare e con i suoi abitanti. I loro lavori riflettono sulle identità della società contemporanea, frutto di tanti io diversi, da una parte, e dall’altra su una dimensione più intima e domestica: lo spazio chiuso e protetto del centro espositivo si presenta, infatti, come il più adatto ad innescare una serie di considerazioni sull’identità individuale, sul proprio corpo e sul proprio io.
Gli artisti:
Elena Arzuffi (Bergamo, 1965), laureata in Semiologia del colore al Dams di Bologna. Nella sua opera emerge il bisogno di raccontarsi e raccontare. Realizza video attraverso l’utilizzo di disegni al tratto e fotografie, che miscelati tra loro danno luogo allo spazio narrativo, ricercando la “visualizzazione di uno stato d’animo”.
Marco Bernacchia (Senigallia, 1979), diplomando presso l’Accademia di Urbino, realizza installazioni in cui la decontestualizzazione di oggetti simbolici (case, roulotte, alberi, barche, ecc…) rappresenta un’indagine sulle radici e i possibili adattamenti in altri spazi.
Claudia Bortolato (Udine, 1978), diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, nelle sue fotografie pone l’accento sul tema dell’identità individuale, inteso come quel mondo privato qui rappresentato “dall’idea delle lenzuola, tessuto rigido sinuoso, luogo privato per eccellenza all’interno delle quali uno si muove”.
Leonardo Boscani (Sassari, 1961), diplomato in scultura all’Accademia di Belle Arti di Sassari. La sua opera riflette, in maniera spesso ironica, sui meccanismi di un’evoluzione economica e sociale che stritolano l’uomo. Strumenti prescelti i billboards, reinterpretati attraverso la commistione grafico-pittorica e la decontestualizzazione delle immagini intese come produzioni storiche.
Gea Casolaro (Roma, 1965), sceglie come ambiente ideale la città contemporanea. Attraverso l’uso della fotografia si interroga sul significato dell’immagine, guardando e indagando la realtà al di là degli stereotipi, e cogliendo le sfumature del vivere quotidiano più profondo.
Barbara Fässler (Zurigo, 1963), lavora con la fotografia, il video e l’installazione. Le sue opere oscillano tra l'universo pubblico e il privato. Con i suoi scatti archivia realtà a lei vicine e lontane e le ripropone animate dai filtri colorati che spesso usa nella pratica fotografica, creando una personale scrittura tramite la quale indagare la percezione del sensibile e raccontare la natura delle cose.
Micheal Fliri (Schlanders/Silandro BZ, 1978), lavora utilizzando prevalentemente il video, la fotografia e la performance. Nei suoi video ricorre spesso alla metafora degli animali (This round is on me), sviluppando in una sorta di performance diverse aree semantiche, che scivolano dall’ironia alla simbologia, ribaltando la concezione del tempo e dello spazio.
Anila Rubiku (Durazzo, Albania, 1970), nella sua opera rimanda all’idea del viaggio, racchiudendo in sé molteplici significati simbolici ad esso legati: la migrazione, l’identità culturale, il cambiamento, la nuova geografia globale. Il suo lavoro, pur toccando tematiche universali, racconta e lascia trasparire la sua storia personale.
Nico Vascellari (Vittorio Veneto TV, 1976) utilizzando la performance, il video e la grafica, nei suoi interventi riflette sulle incongruenze insite nel binomio ragione/istinto, andando ad indagare eventuali punti di contatto o di rottura. Il suo lavoro ricerca soprattutto le estreme conseguenze di ogni atto creativo.
Cristina Zamagni (Rimini, 1966), dopo la laurea in Architettura, ha frequentato un corso triennale presso lo Studio Marangoni, dove ha sviluppato la sua ricerca sulla fotografia, proponendo qualcosa che potesse appartenere a chiunque, pur restando un segno personale. La sua ricerca artistica, dice, “oscilla tra l’indagine della trasformazione del territorio e il tentativo di rendere oggettivi degli attraversamenti emotivi”.
Collettivo curatori:
Ufficio stampa: Elisamaria Bressan, Francesca Giubilei, Anna Rossi
Catalogo a cura di: Cristina Campagnolo, Eva Comuzzi, Elisa Marras, Antonella Mazzola, Alessia Turrini
Selezione e relazioni artisti: Eva Comuzzi, Elisa Marras, Antonella Mazzola
Allestimento: Salvatore Caruso, Andrea Franceschini, Andrea Gorgato, Margherita Marcuzzi, Antonella Mazzola
Organizzazione tecnica: Andrea Franceschini, Margherita Marcuzzi
L’esposizione è la fase conclusiva di un corso per giovani curatori, organizzato dalla stessa Galleria A+A, nel quale è stata offerta la possibilità di approfondire le conoscenze relative all’ideazione e alla realizzazione di mostre temporanee.
La mostra vuole stimolare la riflessione intorno al tema dell’identità individuale e culturale nella società contemporanea. I giovani artisti chiamati a partecipare hanno proposto la loro personale riflessione sul tema, interpretando gli spazi della galleria e dei cantieri veneziani.
Vengono infatti presentate opere di fotografia, video arte, installazioni e performance articolate in due spazi: una zona “chiusa”, lo spazio espositivo della Galleria A+A, e una zona “aperta”, rappresentata dai cantieri “Insula” dislocati per la città, luoghi-simbolo della convivenza tra le diverse culture.
Sono stati messi a disposizione degli artisti due cantieri del progetto “Insula”, uno collocato di fronte alla Stazione Ferroviaria “Venezia Santa Lucia”, presso la chiesa di San Simeon Piccolo, e l’altro in campo San Vio.
Gli artisti si confrontano non solo con lo spazio white cube della galleria, ma anche con la città lagunare e con i suoi abitanti. I loro lavori riflettono sulle identità della società contemporanea, frutto di tanti io diversi, da una parte, e dall’altra su una dimensione più intima e domestica: lo spazio chiuso e protetto del centro espositivo si presenta, infatti, come il più adatto ad innescare una serie di considerazioni sull’identità individuale, sul proprio corpo e sul proprio io.
Gli artisti:
Elena Arzuffi (Bergamo, 1965), laureata in Semiologia del colore al Dams di Bologna. Nella sua opera emerge il bisogno di raccontarsi e raccontare. Realizza video attraverso l’utilizzo di disegni al tratto e fotografie, che miscelati tra loro danno luogo allo spazio narrativo, ricercando la “visualizzazione di uno stato d’animo”.
Marco Bernacchia (Senigallia, 1979), diplomando presso l’Accademia di Urbino, realizza installazioni in cui la decontestualizzazione di oggetti simbolici (case, roulotte, alberi, barche, ecc…) rappresenta un’indagine sulle radici e i possibili adattamenti in altri spazi.
Claudia Bortolato (Udine, 1978), diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, nelle sue fotografie pone l’accento sul tema dell’identità individuale, inteso come quel mondo privato qui rappresentato “dall’idea delle lenzuola, tessuto rigido sinuoso, luogo privato per eccellenza all’interno delle quali uno si muove”.
Leonardo Boscani (Sassari, 1961), diplomato in scultura all’Accademia di Belle Arti di Sassari. La sua opera riflette, in maniera spesso ironica, sui meccanismi di un’evoluzione economica e sociale che stritolano l’uomo. Strumenti prescelti i billboards, reinterpretati attraverso la commistione grafico-pittorica e la decontestualizzazione delle immagini intese come produzioni storiche.
Gea Casolaro (Roma, 1965), sceglie come ambiente ideale la città contemporanea. Attraverso l’uso della fotografia si interroga sul significato dell’immagine, guardando e indagando la realtà al di là degli stereotipi, e cogliendo le sfumature del vivere quotidiano più profondo.
Barbara Fässler (Zurigo, 1963), lavora con la fotografia, il video e l’installazione. Le sue opere oscillano tra l'universo pubblico e il privato. Con i suoi scatti archivia realtà a lei vicine e lontane e le ripropone animate dai filtri colorati che spesso usa nella pratica fotografica, creando una personale scrittura tramite la quale indagare la percezione del sensibile e raccontare la natura delle cose.
Micheal Fliri (Schlanders/Silandro BZ, 1978), lavora utilizzando prevalentemente il video, la fotografia e la performance. Nei suoi video ricorre spesso alla metafora degli animali (This round is on me), sviluppando in una sorta di performance diverse aree semantiche, che scivolano dall’ironia alla simbologia, ribaltando la concezione del tempo e dello spazio.
Anila Rubiku (Durazzo, Albania, 1970), nella sua opera rimanda all’idea del viaggio, racchiudendo in sé molteplici significati simbolici ad esso legati: la migrazione, l’identità culturale, il cambiamento, la nuova geografia globale. Il suo lavoro, pur toccando tematiche universali, racconta e lascia trasparire la sua storia personale.
Nico Vascellari (Vittorio Veneto TV, 1976) utilizzando la performance, il video e la grafica, nei suoi interventi riflette sulle incongruenze insite nel binomio ragione/istinto, andando ad indagare eventuali punti di contatto o di rottura. Il suo lavoro ricerca soprattutto le estreme conseguenze di ogni atto creativo.
Cristina Zamagni (Rimini, 1966), dopo la laurea in Architettura, ha frequentato un corso triennale presso lo Studio Marangoni, dove ha sviluppato la sua ricerca sulla fotografia, proponendo qualcosa che potesse appartenere a chiunque, pur restando un segno personale. La sua ricerca artistica, dice, “oscilla tra l’indagine della trasformazione del territorio e il tentativo di rendere oggettivi degli attraversamenti emotivi”.
Collettivo curatori:
Ufficio stampa: Elisamaria Bressan, Francesca Giubilei, Anna Rossi
Catalogo a cura di: Cristina Campagnolo, Eva Comuzzi, Elisa Marras, Antonella Mazzola, Alessia Turrini
Selezione e relazioni artisti: Eva Comuzzi, Elisa Marras, Antonella Mazzola
Allestimento: Salvatore Caruso, Andrea Franceschini, Andrea Gorgato, Margherita Marcuzzi, Antonella Mazzola
Organizzazione tecnica: Andrea Franceschini, Margherita Marcuzzi
11
aprile 2005
Dall'undici al 30 aprile 2005
arte contemporanea
Location
A PLUS A GALLERY
Venezia, Calle Malipiero (San Marco), 3073, (Venezia)
Venezia, Calle Malipiero (San Marco), 3073, (Venezia)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 11-14 e 15-18
Vernissage
11 Aprile 2005, ore 18
Autore
Curatore