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4 way street
La mostra, allestita nelle Fruttiere di PALAZZO TE, presenta una quarantina di opere di Alioto, Arrivabene, Ortona e Siciliano, pittori figurativi tra i più interessanti del panorama italiano
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 17 giugno al 9 settembre 2012 Palazzo Te a Mantova ospita la mostra 4 Way Street a cura
di Luca Beatrice, che presenta le opere di quattro pittori figurativi tra i più interessanti del
panorama italiano: Massimiliano Alioto, Agostino Arrivabene, Giorgio Ortona e Bernardo
Siciliano.
“È necessario intendere questa mostra, che prende il titolo dalla suggestione del mitico doppio
live di CSN&Y” – spiega Luca Beatrice – “non come una collettiva ma come la somma di quattro
personali. Una cosa solo accomuna i nostri artisti: l’amore assoluto e incondizionato per la
pittura. Il resto, sono davvero quattro strade diverse…”
Nel giugno 1970 la discografia rock si arricchisce di un nuovo capolavoro live. Si tratta della
registrazione dei concerti tenuti al Filmore East di New York, al Chicago Auditorium e al Forum
di Los Angeles, dal quartetto più famoso della West Coast, che insieme avevano pubblicato il
fondamentale “Déja Vu”. CSN&Y, questo l’acronimo del supergruppo formato da David Crosby,
Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young, sono di fatto quattro solisti, proiettati verso la propria
carriera d’autore, uniti dalla comune passione per la chitarra acustica. Pur risultando un insieme
dal suono compatto e affiatato, i protagonisti sono già su quattro strade diverse.
Stesso destino corre per gli artisti italiani protagonisti della rassegna a Palazzo Te, ciascuno
presente con una decina di opere: li accomuna la ricerca sul colore, la forma, l’immagine, la
convinzione che la bidimensionalità sia il territorio unico in cui esprimere le proprie sensazioni
e il proprio mondo. Ma ognuno corre per sé, diverso dagli altri. Da anni ciascuno porta avanti
la propria personale idea di pittura. Altrettando diversificati sono gli spunti e i temi che
vengono indagati: dal paesaggio urbano a quello metropolitano, dal rapporto con la storia alla
rappresentazione della natura e del corpo.
“Immersi nel concettuale per forzatura ideologica, stentiamo a credere la pittura ancora viva”
– commenta Angelo Crespi. “La pur succinta antologia – continua il presidente del Centro
Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te – evidenzia quanto ancora può darci la pittura e
la figurazione quando l’artista si misura innanzitutto col senso delle cose, usando gli strumenti
estetici che gli sono propri: l’algida rappresentazione del paesaggio di Siciliano confrontata al
lirismo del non finito di Ortona, il grottesco di Alioto paragonato al citazionismo mitologico di
Arrivabene. Quattro modi diversi di rispondere all’eterna domanda perché non la tela bianca?”.
L’allestimento dei dipinti di Alioto, Arrivabene, Ortona e Siciliano, nell’ampio spazio delle
Fruttiere, acquista un’intensità particolare nel confronto con il genio creativo di Giulio Romano,
espresso nell’architettura e negli apparati decorativi di Palazzo Te, simbolo dell’arte manierista.
La mostra 4 Way Street – patrocinata dal Comune di Mantova e dal Museo Civico di Palazzo
Te, organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te con Italiana e
Italian Factory, e con la partecipazione del Main Sponsor Compass – è arricchita dal catalogo
curato da Luca Beatrice e pubblicato da Maretti Editore.
DE RERUM NATURAE
Massimiliano Alioto (Brindisi, 1972. Vive a Domodossola)
Dopo un inizio attento a documentare le periferie urbane, le città dominate da grattacieli
ingrigiti, i quartieri disabitati –i cosiddetti Non Luoghi –, Alioto sposta la sua ricerca artistica
verso l’esterno, osservando quegli spazi aperti dove la natura si fa protagonista. Lo sguardo
si estende, e così nel suo ciclo Naturale, a essere raccontato è l’elemento naturale, nelle sue
diverse manifestazioni. Dalla montagna fino al mare, la natura è sinonimo di bellezza sublime, di
potenza vigorosa, di forza superiore. Attraverso pennellate profonde e tocchi di colore, le tele
di Alioto si animano di onde tempestose, di vette imperiose e di alberi padroneggiati dal vento.
La presenza umana non è registrata, l’uomo è posto fuori dalla scena. La natura va ora osservata
con doveroso rispetto: è ritornata a essere qualcosa con cui far i conti.
METALLO URLANTE
Agostino Arrivabene (Rivolta d’Adda, 1967. Vive a Gradella di Pandino, Cremona)
Con un fare artistico che trae ispirazione dalla pittura fiamminga di Jan Van Eyck e dall’arte
incisoria di Albrecht Dürer, le opere di Arrivabene si caratterizzano per un’esplosione di
fantasia. Figure oscure, avvolte da un alone di mistero, e nature morte abitano scenari
dal sapore antico e surreale, ricchi di elementi simbolici. La tecnica pittorica si completa nel
dettaglio, in un tratto preciso e composto che nel colore trova il suo codice narrativo: dai
toni freddi e glaciali del Nuotatore di abissi (2010) fino alle tinte cupe e livide usate in Proserpina
nutrice di pulci (2010).
CARO DIARIO
Giorgio Ortona (Tripoli, Libia, 1960. Vive a Roma)
La sua pittura, leggera e ariosa, rappresenta i luoghi dell’abbandono – periferie, quartieri
popolari, scenari cari alla poetica pasoliniana – descritti attraverso una gamma cromatica viva,
modulata su toni luminosi, che si contrappone nettamente a una lettura più cupa e pesante degli
spazi del suburbano. Le vedute romane, osservate e riportate attraverso punti di vista e scorci
sempre diversi, sono a volte accompagnate dalla presenza di figure umane incomplete nella
loro rappresentazione; immagini quasi evanescenti. La tecnica pittorica appare in costante
evoluzione, mai definita nei contorni ma non per questo priva di dettagli. Fino all’ultimo il
racconto di Ortona sembra poter prendere un’altra e imprevista direzione.
ON THE BRIDGE
Bernardo Siciliano (Roma, 1969. Vive e lavora tra Roma e New York)
Dal 1996 risiede a New York e da allora la sua pittura è consacrata principalmente ai
temi della città e del corpo. Il dentro e il fuori, gli interni e gli esterni, di una realtà - quella
americana - da cui l’artista è profondamente attratto e che racconta attraverso uno stile intenso
e appassionato. Sobborghi silenziosi, strade vuote, palazzi illuminati da luci radenti, vengono
definiti attraverso una pennellata vibrante che parla dell’America più vera e solitaria, lontana
dai luoghi famosi e turistici. Siciliano passa poi a dipingere nudi femminili e maschili che
mostrano se stessi attraverso la sinuosità dei loro corpi; una narrazione che trae chiaro spunto
dalla fotografia di Helmut Newton – nei giochi di luci e ombre e nei contrasti tra figure umane e
location – e che è avvolta da un’atmosfera sensibilmente seducente.
Il periodo conclusivo della mostra – aperta al pubblico fino al 9 settembre 2012 – è in
contemporanea con la XVI° edizione di Festivaletteratura (5-9 settembre 2012) che ogni anno
ospita a Mantova turisti provenienti da tutto il mondo.
La mostra è organizzata dal Centro Internazionale d'Arte e di Cultura di Palazzo Te, dal
1990 impegnato a progettare e organizzare mostre nei settori dell'arte antica e moderna,
dell'architettura e della fotografia ospitate a Palazzo Te, mensilmente visitato da oltre 30.000
persone.
Federica Leoni
Ufficio stampa Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te | T +39 0376 369198 |
ufficiostampa@centropalazzote.it
4 Way Street
Massimiliano Alioto, Agostino Arrivabene, Giorgio Ortona, Bernardo Siciliano
a cura di Luca Beatrice
Mantova, Fruttiere di PALAZZO TE
Dal 17 giugno al 9 settembre 2012
Info: biglietteria Palazzo Te +39 0376 323266 | www.centropalazzote.it
Orari: lunedì: 13-18 | martedì-domenica: 9-18 | la biglietteria chiude alle 17.30
Luca Beatrice è nato nel 1961 a Torino.
Critico dʼarte, docente all’Accademia Albertina di Torino, nel 2009 ha curato il Padiglione Italia
alla Biennale di Venezia.
Ha pubblicato volumi e saggi sulla giovane arte italiana, tra cui Nuova Scena (G. Mondadori,
1995), Nuova Arte Italiana (Castelvecchi, 1998), la monografia dedicata a Renato Zero, dal titolo
Zero, (Baldini Castoldi Dalai, 2007). Eʼ autore del libro Da che arte stai? Una storia revisionista
dellʼarte italiana (Rizzoli 2010) e del volume incentrato sul rapporto tra musica e arte Visioni
di suoni (Arcana 2010), mentre nel 2011 ha curato con Marco Bazzini Live! (Rizzoli 2011) e
pubblicato Gli uomini della Signora (Dalai 2011), un omaggio alla “sua” Juventus.
Collabora con Il Giornale, scrive inoltre sul settimanale Torino Sette de La Stampa, sulle riviste
Arte e Rumore. Curatore dellʼ XI, XII e XIII edizione del Premio Cairo, è Presidente del Circolo dei
Lettori di Torino.
Nel marzo 2012 è uscito il suo nuovo libro Pop. L’invenzione dell’artista come star, edito da
Rizzoli.
Palazzo Te fu costruito tra il 1525 il 1535 da Giulio Romano per volere di Federico II Gonzaga.
La celebre villa, destinata alle feste, ai ricevimenti e agli "ozi" del duca di Mantova, si ergeva su
un'isola in diretta contiguità col centro cittadino, denominata sin dal medioevo Tejeto, o Te. Le
ipotesi più probabili fanno derivare il temine da tilietum (località di tigli), oppure dal celtico
tezza fuso col latino atteggia, entrambi col significato di capanna.
Gli ambienti del Palazzo – le sale dei Cavalli, di Psiche, dei Giganti – i loggiati e l’appartamento
del Giardino Segreto, insieme al cortile d’Onore e al giardino dell'Esedra, rappresentano la più
alta espressione dell'invenzione di Giulio Romano, grande architetto e pittore manierista.
Il Palazzo è sede del Museo Civico. Nelle sale al piano superiore sono ospitate le collezioni
permanenti: la donazione dell'editore Mondadori con i dipinti di Spadini e Zandomeneghi;
la sezione permanente gonzaghesca di medaglie, monete, coni, pesi e misure dal Trecento
al Settecento; la Raccolta egizia di Giuseppe Acerbi, composta da 500 pezzi e la collezione
di Ugo Sissa, architetto e artista mantovano che a Baghdad raccolse numerosi pezzi di arte
mesopotamica.
Nei periodi espositivi è possibile disporre di alcuni ambienti del Palazzo per convegni,
presentazioni e attività di corporate hospitality.
di Luca Beatrice, che presenta le opere di quattro pittori figurativi tra i più interessanti del
panorama italiano: Massimiliano Alioto, Agostino Arrivabene, Giorgio Ortona e Bernardo
Siciliano.
“È necessario intendere questa mostra, che prende il titolo dalla suggestione del mitico doppio
live di CSN&Y” – spiega Luca Beatrice – “non come una collettiva ma come la somma di quattro
personali. Una cosa solo accomuna i nostri artisti: l’amore assoluto e incondizionato per la
pittura. Il resto, sono davvero quattro strade diverse…”
Nel giugno 1970 la discografia rock si arricchisce di un nuovo capolavoro live. Si tratta della
registrazione dei concerti tenuti al Filmore East di New York, al Chicago Auditorium e al Forum
di Los Angeles, dal quartetto più famoso della West Coast, che insieme avevano pubblicato il
fondamentale “Déja Vu”. CSN&Y, questo l’acronimo del supergruppo formato da David Crosby,
Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young, sono di fatto quattro solisti, proiettati verso la propria
carriera d’autore, uniti dalla comune passione per la chitarra acustica. Pur risultando un insieme
dal suono compatto e affiatato, i protagonisti sono già su quattro strade diverse.
Stesso destino corre per gli artisti italiani protagonisti della rassegna a Palazzo Te, ciascuno
presente con una decina di opere: li accomuna la ricerca sul colore, la forma, l’immagine, la
convinzione che la bidimensionalità sia il territorio unico in cui esprimere le proprie sensazioni
e il proprio mondo. Ma ognuno corre per sé, diverso dagli altri. Da anni ciascuno porta avanti
la propria personale idea di pittura. Altrettando diversificati sono gli spunti e i temi che
vengono indagati: dal paesaggio urbano a quello metropolitano, dal rapporto con la storia alla
rappresentazione della natura e del corpo.
“Immersi nel concettuale per forzatura ideologica, stentiamo a credere la pittura ancora viva”
– commenta Angelo Crespi. “La pur succinta antologia – continua il presidente del Centro
Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te – evidenzia quanto ancora può darci la pittura e
la figurazione quando l’artista si misura innanzitutto col senso delle cose, usando gli strumenti
estetici che gli sono propri: l’algida rappresentazione del paesaggio di Siciliano confrontata al
lirismo del non finito di Ortona, il grottesco di Alioto paragonato al citazionismo mitologico di
Arrivabene. Quattro modi diversi di rispondere all’eterna domanda perché non la tela bianca?”.
L’allestimento dei dipinti di Alioto, Arrivabene, Ortona e Siciliano, nell’ampio spazio delle
Fruttiere, acquista un’intensità particolare nel confronto con il genio creativo di Giulio Romano,
espresso nell’architettura e negli apparati decorativi di Palazzo Te, simbolo dell’arte manierista.
La mostra 4 Way Street – patrocinata dal Comune di Mantova e dal Museo Civico di Palazzo
Te, organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te con Italiana e
Italian Factory, e con la partecipazione del Main Sponsor Compass – è arricchita dal catalogo
curato da Luca Beatrice e pubblicato da Maretti Editore.
DE RERUM NATURAE
Massimiliano Alioto (Brindisi, 1972. Vive a Domodossola)
Dopo un inizio attento a documentare le periferie urbane, le città dominate da grattacieli
ingrigiti, i quartieri disabitati –i cosiddetti Non Luoghi –, Alioto sposta la sua ricerca artistica
verso l’esterno, osservando quegli spazi aperti dove la natura si fa protagonista. Lo sguardo
si estende, e così nel suo ciclo Naturale, a essere raccontato è l’elemento naturale, nelle sue
diverse manifestazioni. Dalla montagna fino al mare, la natura è sinonimo di bellezza sublime, di
potenza vigorosa, di forza superiore. Attraverso pennellate profonde e tocchi di colore, le tele
di Alioto si animano di onde tempestose, di vette imperiose e di alberi padroneggiati dal vento.
La presenza umana non è registrata, l’uomo è posto fuori dalla scena. La natura va ora osservata
con doveroso rispetto: è ritornata a essere qualcosa con cui far i conti.
METALLO URLANTE
Agostino Arrivabene (Rivolta d’Adda, 1967. Vive a Gradella di Pandino, Cremona)
Con un fare artistico che trae ispirazione dalla pittura fiamminga di Jan Van Eyck e dall’arte
incisoria di Albrecht Dürer, le opere di Arrivabene si caratterizzano per un’esplosione di
fantasia. Figure oscure, avvolte da un alone di mistero, e nature morte abitano scenari
dal sapore antico e surreale, ricchi di elementi simbolici. La tecnica pittorica si completa nel
dettaglio, in un tratto preciso e composto che nel colore trova il suo codice narrativo: dai
toni freddi e glaciali del Nuotatore di abissi (2010) fino alle tinte cupe e livide usate in Proserpina
nutrice di pulci (2010).
CARO DIARIO
Giorgio Ortona (Tripoli, Libia, 1960. Vive a Roma)
La sua pittura, leggera e ariosa, rappresenta i luoghi dell’abbandono – periferie, quartieri
popolari, scenari cari alla poetica pasoliniana – descritti attraverso una gamma cromatica viva,
modulata su toni luminosi, che si contrappone nettamente a una lettura più cupa e pesante degli
spazi del suburbano. Le vedute romane, osservate e riportate attraverso punti di vista e scorci
sempre diversi, sono a volte accompagnate dalla presenza di figure umane incomplete nella
loro rappresentazione; immagini quasi evanescenti. La tecnica pittorica appare in costante
evoluzione, mai definita nei contorni ma non per questo priva di dettagli. Fino all’ultimo il
racconto di Ortona sembra poter prendere un’altra e imprevista direzione.
ON THE BRIDGE
Bernardo Siciliano (Roma, 1969. Vive e lavora tra Roma e New York)
Dal 1996 risiede a New York e da allora la sua pittura è consacrata principalmente ai
temi della città e del corpo. Il dentro e il fuori, gli interni e gli esterni, di una realtà - quella
americana - da cui l’artista è profondamente attratto e che racconta attraverso uno stile intenso
e appassionato. Sobborghi silenziosi, strade vuote, palazzi illuminati da luci radenti, vengono
definiti attraverso una pennellata vibrante che parla dell’America più vera e solitaria, lontana
dai luoghi famosi e turistici. Siciliano passa poi a dipingere nudi femminili e maschili che
mostrano se stessi attraverso la sinuosità dei loro corpi; una narrazione che trae chiaro spunto
dalla fotografia di Helmut Newton – nei giochi di luci e ombre e nei contrasti tra figure umane e
location – e che è avvolta da un’atmosfera sensibilmente seducente.
Il periodo conclusivo della mostra – aperta al pubblico fino al 9 settembre 2012 – è in
contemporanea con la XVI° edizione di Festivaletteratura (5-9 settembre 2012) che ogni anno
ospita a Mantova turisti provenienti da tutto il mondo.
La mostra è organizzata dal Centro Internazionale d'Arte e di Cultura di Palazzo Te, dal
1990 impegnato a progettare e organizzare mostre nei settori dell'arte antica e moderna,
dell'architettura e della fotografia ospitate a Palazzo Te, mensilmente visitato da oltre 30.000
persone.
Federica Leoni
Ufficio stampa Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te | T +39 0376 369198 |
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4 Way Street
Massimiliano Alioto, Agostino Arrivabene, Giorgio Ortona, Bernardo Siciliano
a cura di Luca Beatrice
Mantova, Fruttiere di PALAZZO TE
Dal 17 giugno al 9 settembre 2012
Info: biglietteria Palazzo Te +39 0376 323266 | www.centropalazzote.it
Orari: lunedì: 13-18 | martedì-domenica: 9-18 | la biglietteria chiude alle 17.30
Luca Beatrice è nato nel 1961 a Torino.
Critico dʼarte, docente all’Accademia Albertina di Torino, nel 2009 ha curato il Padiglione Italia
alla Biennale di Venezia.
Ha pubblicato volumi e saggi sulla giovane arte italiana, tra cui Nuova Scena (G. Mondadori,
1995), Nuova Arte Italiana (Castelvecchi, 1998), la monografia dedicata a Renato Zero, dal titolo
Zero, (Baldini Castoldi Dalai, 2007). Eʼ autore del libro Da che arte stai? Una storia revisionista
dellʼarte italiana (Rizzoli 2010) e del volume incentrato sul rapporto tra musica e arte Visioni
di suoni (Arcana 2010), mentre nel 2011 ha curato con Marco Bazzini Live! (Rizzoli 2011) e
pubblicato Gli uomini della Signora (Dalai 2011), un omaggio alla “sua” Juventus.
Collabora con Il Giornale, scrive inoltre sul settimanale Torino Sette de La Stampa, sulle riviste
Arte e Rumore. Curatore dellʼ XI, XII e XIII edizione del Premio Cairo, è Presidente del Circolo dei
Lettori di Torino.
Nel marzo 2012 è uscito il suo nuovo libro Pop. L’invenzione dell’artista come star, edito da
Rizzoli.
Palazzo Te fu costruito tra il 1525 il 1535 da Giulio Romano per volere di Federico II Gonzaga.
La celebre villa, destinata alle feste, ai ricevimenti e agli "ozi" del duca di Mantova, si ergeva su
un'isola in diretta contiguità col centro cittadino, denominata sin dal medioevo Tejeto, o Te. Le
ipotesi più probabili fanno derivare il temine da tilietum (località di tigli), oppure dal celtico
tezza fuso col latino atteggia, entrambi col significato di capanna.
Gli ambienti del Palazzo – le sale dei Cavalli, di Psiche, dei Giganti – i loggiati e l’appartamento
del Giardino Segreto, insieme al cortile d’Onore e al giardino dell'Esedra, rappresentano la più
alta espressione dell'invenzione di Giulio Romano, grande architetto e pittore manierista.
Il Palazzo è sede del Museo Civico. Nelle sale al piano superiore sono ospitate le collezioni
permanenti: la donazione dell'editore Mondadori con i dipinti di Spadini e Zandomeneghi;
la sezione permanente gonzaghesca di medaglie, monete, coni, pesi e misure dal Trecento
al Settecento; la Raccolta egizia di Giuseppe Acerbi, composta da 500 pezzi e la collezione
di Ugo Sissa, architetto e artista mantovano che a Baghdad raccolse numerosi pezzi di arte
mesopotamica.
Nei periodi espositivi è possibile disporre di alcuni ambienti del Palazzo per convegni,
presentazioni e attività di corporate hospitality.
16
giugno 2012
4 way street
Dal 16 giugno al 09 settembre 2012
arte contemporanea
Location
PALAZZO TE
Mantova, Viale Te, 19, (Mantova)
Mantova, Viale Te, 19, (Mantova)
Orario di apertura
lunedì: 13-18 | martedì-domenica: 9-18 | la biglietteria chiude alle 17.30
Vernissage
16 Giugno 2012, ore 18.30
Autore
Curatore