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44 Foto in Festa
Avvicinarsi a un volto, soffermarsi su un particolare del corpo, cogliere l’istante rapido di un gesto, tutto questo significa realizzare un ritratto
Comunicato stampa
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L’ORIGINALITA’ DI ESSERE SE STESSI
Avvicinarsi a un volto, soffermarsi su un particolare del corpo, cogliere l’istante rapido di un gesto, tutto questo significa realizzare un ritratto. E’ un’operazione complicata perché implica un rapporto di complicità che lega strettamente il fotografo al soggetto il quale è tutt’altro che passivo come crede: in realtà trasmette messaggi quasi impercettibili che alternano disponibilità e riserbo in una sorta di sfida lanciata all’obiettivo oltre il quale un occhio segue con attenzione per non lasciarsi sfuggire il momento giusto, quello che decide se una fotografia è riuscita o meno.
Ovviamente siamo circondati più che altro da banalità quasi insopportabili – basta pensare alle terribili fototessere che sui documenti umiliano le nostre espressioni – ed è forse per questo che dei ritratti fotografici ognuno di noi ha un po’ paura. Finché si è piccoli prevale un senso di ingenuo esibizionismo, poi con l’insorgere di una più precisa consapevolezza tutto cambia, si diventa selettivi, le cose si prendono con maggiore serietà e si comincia a pensare che un ritratto è pur sempre un istante immobilizzato e dilatato nel tempo.
Silvia Genovese ha invece deciso che la fotografia può essere un gioco, con tutte le serissime implicazioni che questo comporta e ha lasciato che sei autori la riprendessero per farne emergere un solo ritratto, ma dotato di moltissime sfaccettature. Per festeggiare in modo originale il suo compleanno, infatti, accanto alle istantanee che la ritraggono bambina (e altre ce ne saranno da qualche parte con torte e candeline, amici in bicicletta, gite in montagna e una marea di sorrisi a comando) Silvia ha esposto le immagini dei fotografi coinvolti in questa operazione creando in tal modo una vera e propria mostra dove emergono anche i diversi stili che caratterizzano gli autori.
Gianni Berengo Gardin indaga sul rapporto fra figura e ambiente cogliendo Silvia in relax sul divano, assorta nella lettura, pensosa e divertita di fronte a una cornice ma anche in posa seduta su una sedia in una misuratissima composizione geometrica. Francesco Maria Betti usa la scomposizione con quattro immagini dove si alternano il pieno e il vuoto, il chiaro dell’abito e lo scuro dell’ambiente in ombra, l’insieme del volto ripreso di scorcio e il particolare del piede che crea una sospensione. Se Simone Baudo preferisce il ritratto classico facendo in modo che la figura occupi la maggior parte dello spazio ma poi usa i toni metallici per creare un’atmosfera sospesa, Edoardo Romagnoli ricorre a una logica di ricerca alternando bianconero e colore, trovando analogie (come nel movimento dei capelli e nelle forme del Guggenheim di Bilbao) e giochi di luce ombra che emergono nel nudo in controluce. Vincenzo Cottinelli, ribadendo lo stile essenziale che sempre lo caratterizza, preferisce la sintesi nel dittico di un ritratto tutto giocato con molta armonia sul primo piano mentre Grazia Ippolito sceglie una visione analitica alternando il divertito rimando con il grande dipinto “Lo Smeraldo” di Giuseppe Palanti cui Silvia fa il verso allo scorcio della cucina dove non si perde il cartello con la scritta “Be original: be yourself” che è, in fondo, il vero significato di tutta questa operazione.
Roberto Mutti
Avvicinarsi a un volto, soffermarsi su un particolare del corpo, cogliere l’istante rapido di un gesto, tutto questo significa realizzare un ritratto. E’ un’operazione complicata perché implica un rapporto di complicità che lega strettamente il fotografo al soggetto il quale è tutt’altro che passivo come crede: in realtà trasmette messaggi quasi impercettibili che alternano disponibilità e riserbo in una sorta di sfida lanciata all’obiettivo oltre il quale un occhio segue con attenzione per non lasciarsi sfuggire il momento giusto, quello che decide se una fotografia è riuscita o meno.
Ovviamente siamo circondati più che altro da banalità quasi insopportabili – basta pensare alle terribili fototessere che sui documenti umiliano le nostre espressioni – ed è forse per questo che dei ritratti fotografici ognuno di noi ha un po’ paura. Finché si è piccoli prevale un senso di ingenuo esibizionismo, poi con l’insorgere di una più precisa consapevolezza tutto cambia, si diventa selettivi, le cose si prendono con maggiore serietà e si comincia a pensare che un ritratto è pur sempre un istante immobilizzato e dilatato nel tempo.
Silvia Genovese ha invece deciso che la fotografia può essere un gioco, con tutte le serissime implicazioni che questo comporta e ha lasciato che sei autori la riprendessero per farne emergere un solo ritratto, ma dotato di moltissime sfaccettature. Per festeggiare in modo originale il suo compleanno, infatti, accanto alle istantanee che la ritraggono bambina (e altre ce ne saranno da qualche parte con torte e candeline, amici in bicicletta, gite in montagna e una marea di sorrisi a comando) Silvia ha esposto le immagini dei fotografi coinvolti in questa operazione creando in tal modo una vera e propria mostra dove emergono anche i diversi stili che caratterizzano gli autori.
Gianni Berengo Gardin indaga sul rapporto fra figura e ambiente cogliendo Silvia in relax sul divano, assorta nella lettura, pensosa e divertita di fronte a una cornice ma anche in posa seduta su una sedia in una misuratissima composizione geometrica. Francesco Maria Betti usa la scomposizione con quattro immagini dove si alternano il pieno e il vuoto, il chiaro dell’abito e lo scuro dell’ambiente in ombra, l’insieme del volto ripreso di scorcio e il particolare del piede che crea una sospensione. Se Simone Baudo preferisce il ritratto classico facendo in modo che la figura occupi la maggior parte dello spazio ma poi usa i toni metallici per creare un’atmosfera sospesa, Edoardo Romagnoli ricorre a una logica di ricerca alternando bianconero e colore, trovando analogie (come nel movimento dei capelli e nelle forme del Guggenheim di Bilbao) e giochi di luce ombra che emergono nel nudo in controluce. Vincenzo Cottinelli, ribadendo lo stile essenziale che sempre lo caratterizza, preferisce la sintesi nel dittico di un ritratto tutto giocato con molta armonia sul primo piano mentre Grazia Ippolito sceglie una visione analitica alternando il divertito rimando con il grande dipinto “Lo Smeraldo” di Giuseppe Palanti cui Silvia fa il verso allo scorcio della cucina dove non si perde il cartello con la scritta “Be original: be yourself” che è, in fondo, il vero significato di tutta questa operazione.
Roberto Mutti
18
aprile 2007
44 Foto in Festa
Dal 18 aprile al 18 maggio 2007
fotografia
Location
SPAZIO OMNIA
Milano, Piazza Luigi Vittorio Bertarelli, 4, (Milano)
Milano, Piazza Luigi Vittorio Bertarelli, 4, (Milano)
Orario di apertura
dalle 10 alle 19.30 escluso la domenica
Vernissage
18 Aprile 2007, ore 18
Autore
Curatore