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’50 -’60. La Scultura in Italia
Opere dalle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Comunicato stampa
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Nell'incantevole complesso rinascimentale di Villa d'Este a Tivoli,apre i battenti la prima mostra pubblica specificamente dedicata alla scultura in Italia negli anni '50-'60,argomento sinora trattato nell'ambito di più vaste panoramiche sull'arte del '900.La mostra,oltre ad essere una riflessione sull'evoluzione della scultura in un periodo cruciale per il rinnovamento dell'arte italiana,racconta un'appassionante vicenda di collezionismo di stato.Quasi tutte le opere esposte provengono infatti dalle collezioni della massima istituzione museale italiana preposta all'acquisto e all'illustrazione al pubblico dell'arte contemporanea:la Galleria Nazionale d'Arte Moderna.Sullo sfondo il carisma,il dinamismo,il gusto di un'assoluta protagonista della cultura italiana del dopoguerra:Palma Bucarelli,storica soprintendente alla Galleria dal 1941 al 1974.
Il 14 giugno nel complesso rinascimentale di Villa d'Este a Tivoli apre i battenti '50-'60 la Scultura in Italia. Opere dalle collezioni della Galleria Nazionale d'Arte Moderna. La mostra, oltre ad essere la prima esposizione pubblica specificamente dedicata ad una riflessione sul rinnovamento della scultura in Italia nei cruciali anni '50-'60, racconta un'appassionante vicenda di collezionismo di stato. Sullo sfondo aleggia la figura di Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna dal 1941 al 1974. Autorevole e bella, Palma Bucarelli, gli occhi più verdi della storia dell'arte contemporanea italiana, aveva tutte le carte in regola per entrare nella leggenda. Fu lei a inaugurare la fervida stagione di collezionismo di stato cui la mostra allude insieme a quella dell'assiduo impegno per consentire l'ingresso dell'arte contemporanea italiana nel circuito internazionale. Assidua frequentatrice di gallerie private d'avanguardia e delle massime esposizioni nazionali e internazionali, sceglieva, all'interno di queste rassegne, le opere più significative per illustrare le nuove tendenze dell'arte italiana. Amava schierarsi. La sua predilezione per le correnti non figurative era dichiarata. E molto contestata. Il considerevole numero di opere astratte acquistate alla Biennale di Venezia del '52 le costò un'interpellanza parlamentare, la prima di una lunga serie. Chi visiterà la mostra di Villa d'Este, certamente non sobbalzerà passando di fronte a Scultura (Occasion dramatique n.1) di Berto Lardera, eppure, nell'occasione ricordata, la goccia che fece traboccare il vaso fu proprio l'acquisto di quella lamina di ferro verniciata. Un'opera scandalosa nell'Italia che cantava Grazie dei Fior, canzone regina della prima edizione del Festival di Sanremo.
Mariastella Margozzi - curatrice della rassegna e di un catalogo che fornisce una miniera di informazioni, anche molto divertenti, sul periodo in oggetto - organizza il percorso di '50-'60 la Scultura in Italia partendo da un gruppo di artisti individuati come i nuovi maestri delle generazioni più giovani, un punto di riferimento imprescindibile per le articolate poetiche che si affermeranno negli anni '60. Pietro Consagra, innanzitutto, il vero pioniere della scultura contemporanea italiana, l'artista che abbatte il dominio della statuaria scolpendo opere osservabili da un unico punto di vista perfettamente frontale. Tra i maestri ci sono anche Umberto Mastroianni, Alberto Burri, Ettore Colla e Lucio Fontana.
A loro si accoda quella che Mariastella Margozzi definisce la "generazione di mezzo": Aldo Calò, Lorenzo Guerrini, Berto Lardera, antesignano del distacco dalla figurazione ma anche dall'espressionismo astratto, Edgardo Mannucci, Colombo Manuelli, Umberto Milani e Francesco Somaini, il più informale degli scultori italiani. Tutti impegnati in una sfida aperta alla materia, la vera protagonista delle loro opere.
Poi anche l'ultimo cupo ricordo della guerra si allontana e arrivano gli anni '60, strepitosi e effervescenti anche nell'arte. Le giovani generazioni sono accumunate da una tensione al superamento dell'esperienza informale nel nome di un recupero della razionalità, ma, al di là di questo denominatore comune, la varietà delle proposte è impressionante e molte non mancheranno di divertire il visitatore per la loro originalità.
In Andrea Cascella, Arnaldo e Giò Pomodoro si realizza il recupero di un segno che governa l'indomita materia degli anni '50.
Le tele sagomate di Bonalumi e Castellani propongono una superficie dipinta così aggettante da invadere il campo della scultura e da legittimare il sospetto che, a partire da questi anni, la tradizionale distinzione tra pittura e scultura non abbia più senso.
Indagano lo spazio attraverso l'uso dei metalli Nicola Carrino e Carlo Lorenzetti, Francesco Lo Savio, Sergio Lombardo, Livio Marzot e Pasquale Santoro.
Getulio Alviani ed Attilio Pierelli creano opere che interagiscono con lo spettatore. Di Pierelli, per la prima volta dopo vent'anni, vengono riallestite le grandi struttire in acciaio inossidabile in cui l'artista, affascinato dalle teorie di Einstein, fornisce una rappresentazione visiva dell'infinità di tempi e spazi possibili. C'è anche una delle sue sculture "parlanti", capaci cioè di produrre un suono in virtù di un meccanismo sensibile alle variazioni di luce.
Mario Ceroli e Cesare Tacchi traducono in italiano l'esperienza della pop americana.
Mentre Pino Pascali, Gilberto Zorio ed Eliseo Mattiacci, presente con il famoso Tubo giallo di 65 metri, rappresentano il fenomeno dell'arte povera.
Nel catalogo della mostra molte delle opere esposte sono commentate da una frase del loro autore. Cosicché gli artisti parlano e spiegano con parole semplici ed illuminanti poetiche apparentemente complesse. Nell'incanto di Villa d'Este, guardando Concetto spaziale. Natura, un tipico bronzo tondeggiante di Lucio Fontana, si sorride pensando all'artista che racconta: "Qui a Milano ho sentito dire: Fontana prima el fasia i büs, adesso el fa i tai e adesso el rump i ball". Ma sono gli altri che le chiamano "palle" , io le chiamo Nature".
Il 14 giugno nel complesso rinascimentale di Villa d'Este a Tivoli apre i battenti '50-'60 la Scultura in Italia. Opere dalle collezioni della Galleria Nazionale d'Arte Moderna. La mostra, oltre ad essere la prima esposizione pubblica specificamente dedicata ad una riflessione sul rinnovamento della scultura in Italia nei cruciali anni '50-'60, racconta un'appassionante vicenda di collezionismo di stato. Sullo sfondo aleggia la figura di Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna dal 1941 al 1974. Autorevole e bella, Palma Bucarelli, gli occhi più verdi della storia dell'arte contemporanea italiana, aveva tutte le carte in regola per entrare nella leggenda. Fu lei a inaugurare la fervida stagione di collezionismo di stato cui la mostra allude insieme a quella dell'assiduo impegno per consentire l'ingresso dell'arte contemporanea italiana nel circuito internazionale. Assidua frequentatrice di gallerie private d'avanguardia e delle massime esposizioni nazionali e internazionali, sceglieva, all'interno di queste rassegne, le opere più significative per illustrare le nuove tendenze dell'arte italiana. Amava schierarsi. La sua predilezione per le correnti non figurative era dichiarata. E molto contestata. Il considerevole numero di opere astratte acquistate alla Biennale di Venezia del '52 le costò un'interpellanza parlamentare, la prima di una lunga serie. Chi visiterà la mostra di Villa d'Este, certamente non sobbalzerà passando di fronte a Scultura (Occasion dramatique n.1) di Berto Lardera, eppure, nell'occasione ricordata, la goccia che fece traboccare il vaso fu proprio l'acquisto di quella lamina di ferro verniciata. Un'opera scandalosa nell'Italia che cantava Grazie dei Fior, canzone regina della prima edizione del Festival di Sanremo.
Mariastella Margozzi - curatrice della rassegna e di un catalogo che fornisce una miniera di informazioni, anche molto divertenti, sul periodo in oggetto - organizza il percorso di '50-'60 la Scultura in Italia partendo da un gruppo di artisti individuati come i nuovi maestri delle generazioni più giovani, un punto di riferimento imprescindibile per le articolate poetiche che si affermeranno negli anni '60. Pietro Consagra, innanzitutto, il vero pioniere della scultura contemporanea italiana, l'artista che abbatte il dominio della statuaria scolpendo opere osservabili da un unico punto di vista perfettamente frontale. Tra i maestri ci sono anche Umberto Mastroianni, Alberto Burri, Ettore Colla e Lucio Fontana.
A loro si accoda quella che Mariastella Margozzi definisce la "generazione di mezzo": Aldo Calò, Lorenzo Guerrini, Berto Lardera, antesignano del distacco dalla figurazione ma anche dall'espressionismo astratto, Edgardo Mannucci, Colombo Manuelli, Umberto Milani e Francesco Somaini, il più informale degli scultori italiani. Tutti impegnati in una sfida aperta alla materia, la vera protagonista delle loro opere.
Poi anche l'ultimo cupo ricordo della guerra si allontana e arrivano gli anni '60, strepitosi e effervescenti anche nell'arte. Le giovani generazioni sono accumunate da una tensione al superamento dell'esperienza informale nel nome di un recupero della razionalità, ma, al di là di questo denominatore comune, la varietà delle proposte è impressionante e molte non mancheranno di divertire il visitatore per la loro originalità.
In Andrea Cascella, Arnaldo e Giò Pomodoro si realizza il recupero di un segno che governa l'indomita materia degli anni '50.
Le tele sagomate di Bonalumi e Castellani propongono una superficie dipinta così aggettante da invadere il campo della scultura e da legittimare il sospetto che, a partire da questi anni, la tradizionale distinzione tra pittura e scultura non abbia più senso.
Indagano lo spazio attraverso l'uso dei metalli Nicola Carrino e Carlo Lorenzetti, Francesco Lo Savio, Sergio Lombardo, Livio Marzot e Pasquale Santoro.
Getulio Alviani ed Attilio Pierelli creano opere che interagiscono con lo spettatore. Di Pierelli, per la prima volta dopo vent'anni, vengono riallestite le grandi struttire in acciaio inossidabile in cui l'artista, affascinato dalle teorie di Einstein, fornisce una rappresentazione visiva dell'infinità di tempi e spazi possibili. C'è anche una delle sue sculture "parlanti", capaci cioè di produrre un suono in virtù di un meccanismo sensibile alle variazioni di luce.
Mario Ceroli e Cesare Tacchi traducono in italiano l'esperienza della pop americana.
Mentre Pino Pascali, Gilberto Zorio ed Eliseo Mattiacci, presente con il famoso Tubo giallo di 65 metri, rappresentano il fenomeno dell'arte povera.
Nel catalogo della mostra molte delle opere esposte sono commentate da una frase del loro autore. Cosicché gli artisti parlano e spiegano con parole semplici ed illuminanti poetiche apparentemente complesse. Nell'incanto di Villa d'Este, guardando Concetto spaziale. Natura, un tipico bronzo tondeggiante di Lucio Fontana, si sorride pensando all'artista che racconta: "Qui a Milano ho sentito dire: Fontana prima el fasia i büs, adesso el fa i tai e adesso el rump i ball". Ma sono gli altri che le chiamano "palle" , io le chiamo Nature".
13
giugno 2007
’50 -’60. La Scultura in Italia
Dal 13 giugno al 05 novembre 2007
arte contemporanea
Location
VILLA D’ESTE
Tivoli, Piazza Trento, 1, (Roma)
Tivoli, Piazza Trento, 1, (Roma)
Biglietti
diurno: intero € 9,00 - ridotto € 5,75
notturno: intero € 9,50 - ridotto € 6,00
Vernissage
13 Giugno 2007, ore 13
Editore
DE LUCA EDITORI D'ARTE
Ufficio stampa
SCARLETT MATASSI
Autore
Curatore