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50’/70′ Fotografia e Architettura
Presentazione della mostra e del libro omonimo contenente i lavori di giovani fotografi del Master in Fotografia di Architettura e d’Interni, tenuto a Bologna da Luca Capuano e organizzato da Spazio Labo’|Centro di Fotografia. Progetto di collaborazione tra Artgallery37 e il fotografo Luca Capuano.
Comunicato stampa
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“La fotografia come esperienza artistica, anche e soprattutto nella sua funzione e missione documentaria, ha a che fare inevitabilmente con la bellezza, con un’esigenza visiva di interpretazione formale, di una traduzione estetica del mondo.”
Alberto Savinio, Ascolto il tuo cuore città, Bompiani, Milano, 1944.
Testi di Alessandro Santi
La mostra fotografica si propone come coronamento della presentazione del libro ‘50/’70 Fotografia e Architettura, redatto da edizioni Labo’ e da cui la mostra prende il nome.
Il libro nasce come corollario del Master in Fotografia di Architettura e d’Interni tenuto a Bologna da Luca Capuano e organizzato da Spazio Labo’ | Centro di Fotografia. La mostra torinese è figlia della collaborazione tra Artgallery37 e Luca Capuano stesso, fotografo professionista, specializzato nella fotografia di architettura ed operatore nel campo dell’arte.
L’amore senza filtri per la città, oltre la rappresentazione del suo valore estetico o dei suoi problemi sociali. Lo stesso amore che prova chi esplora i territori caotici delle nostre periferie e ci invita ad andare oltre, nonostante quel senso di scoraggiamento e decadentismo, a ricercare una strana bellezza non più limitata alla memoria storica del centro cittadino bensì anche alla disgregazione spontanea e non delle periferie. Malgrado il rifiuto generale a riconoscere il valore innegabile di una nuova memoria storica, l’osservatore attento percepisce nello spazio urbano il protagonista e nella realtà la scenografia.
Nell’occhio del fotografo avviene il ridisegno e il riprogetto dello spazio, creazione spontanea di una città immaginaria che però è reale solo davanti all’obiettivo. Stando assolutamente immobili si possono percepire le metamorfosi visive presenti in una città che pulsa di vita senza che nessun essere vivente vi rientri: solamente nel vuoto e nel silenzio si può arrivare ad intuire ciò che normalmente non si vede e non si sente. La semplice presenza di un passante può caricare di significati ambigui la struttura dell’immagine, facendo dell’assenza un tratto negativo, ridando all’architettura il valore di quinta o semplice sfondo. Qui il fotografo si riappropria dello spazio urbano rendendo il vuoto protagonista di se stesso: un vuoto che riempie, perché l’assenza nell’architettura è parte strutturale e integrante del suo essere. Prende forma, in questo dialogo sottile tra architettura e fotografia, l’idea di un luogo globale come somma di luoghi diversi, senza la sparizione delle singole identità ma che attraverso codici visivi ci spinge verso una autocoscienza più radicata e un miglioramento della percezione. Questa condizione di osservatore privilegiato consente di esaminare con maggior distacco e più comprensione le contraddizioni a volte disarmanti, quanto affascinanti, della città che respira e si espande sopra e sotto i nostri piedi. La visione diventa allora una sorta di riprogettazione non visibile, il cui scopo è anche quello di percepire e intendere la relazione fra noi e il reale.
Fotografare l’architettura significa fare scelte tipologiche, storiche, oppure affettive, ma nella maggioranza dei casi vuol dire ricerca: una ricerca che cade nella folle etica lavorativa, di luoghi e relazioni anche lontani. Presuntuoso e illusorio è sperare che la fotografia possa rieducare alla visione degli spazi urbani ma probabilmente uno sguardo sensibile, centrato e riflessivo, può aiutare a rilevare ciò che si trova davanti ai nostri occhi ma spesso è irriconoscibile. La mostra in considerazione si prefissa l’obiettivo di guidare, anche solo in parte, l’occhio dell’osservatore allo spazio urbano collocando il punto di osservazione per infine proiettare lo sguardo. Proponiamo quindi questa lettura di in un periodo storico estremamente significativo per la formazione della visione collettiva di un futuro, ora passato, chiamato architettura italiana e globale, che unisce l’architettura cosiddetta colta con quella ordinaria, nel tentativo di costruire un dialogo della convivenza, tra centro e periferia, che con un po’ di retorica possiamo chiamare egualitario.
LUCA CAPUANO: Studio di Achille Castiglioni, Milano.
GIULIO VALERIO MANCINI: Palazzina “Il Girasole”, Roma, 1950. Progetto: Luigi Moretti
ELODIE CAVALLARO: Cimitero Monumentale di San Cataldo, Modena, 1984. Progetto: Aldo Rossi e Gianni Braghieri
FRANCESCO SPENDIO: Appartamenti “Le Terrazze”, Faenza, 1977. Progetto: Filippo Monti
FRANCESCA FARINI e MARIANNA GRANDI: Biblioteca Walter Bigiavi, Bologna, 1973. Progetto: Enzo Zacchiroli
SAVERIO COVEZZI e MICHAEL LO MONACO: Chiesa di Santa Maria Assunta, Riola di Vergato (BO), 1980.Progetto: Alvar Aalto
ALESSANDRO SANTI: Villaggio Eni, Bologna, 1960. Progetto: L.Benevolo, V. Calzolari, M.Carini, S. Danielli, F. Gorio, M. Vittorini
Edizioni Labo’ nasce nel 2011 all'interno del centro di fotografia bolognese Spazio Labo’, sotto la guida di Laura De Marco e Simonetta Scala, docenti del corso biennale di Spazio Labo’, che decidono di dar vita a un progetto editoriale indipendente per concretizzare la profonda passione verso il libro fotografico e offrire un canale in più agli studenti del centro per tradurre in forma concreta i loro progetti. Così nascono, tra gli altri, i Quaderni di Labo’, i volumi del laboratorio di fotografia documentaria ID#01 , ID#02 e ID#03 preview e i libri individuali degli studenti dei corsi annuali e biennali in fotografia. Edizioni Labo’ si occupa anche di curare e progettare cataloghi per mostre fotografiche e libri fotografici in edizione limitata con particolare attenzione al progetto editoriale, l’editing del materiale, la grafica e l’impaginazione, la cura per i dettagli come la scelta delle carte, la confezione, la produzione dello stampato.
Alberto Savinio, Ascolto il tuo cuore città, Bompiani, Milano, 1944.
Testi di Alessandro Santi
La mostra fotografica si propone come coronamento della presentazione del libro ‘50/’70 Fotografia e Architettura, redatto da edizioni Labo’ e da cui la mostra prende il nome.
Il libro nasce come corollario del Master in Fotografia di Architettura e d’Interni tenuto a Bologna da Luca Capuano e organizzato da Spazio Labo’ | Centro di Fotografia. La mostra torinese è figlia della collaborazione tra Artgallery37 e Luca Capuano stesso, fotografo professionista, specializzato nella fotografia di architettura ed operatore nel campo dell’arte.
L’amore senza filtri per la città, oltre la rappresentazione del suo valore estetico o dei suoi problemi sociali. Lo stesso amore che prova chi esplora i territori caotici delle nostre periferie e ci invita ad andare oltre, nonostante quel senso di scoraggiamento e decadentismo, a ricercare una strana bellezza non più limitata alla memoria storica del centro cittadino bensì anche alla disgregazione spontanea e non delle periferie. Malgrado il rifiuto generale a riconoscere il valore innegabile di una nuova memoria storica, l’osservatore attento percepisce nello spazio urbano il protagonista e nella realtà la scenografia.
Nell’occhio del fotografo avviene il ridisegno e il riprogetto dello spazio, creazione spontanea di una città immaginaria che però è reale solo davanti all’obiettivo. Stando assolutamente immobili si possono percepire le metamorfosi visive presenti in una città che pulsa di vita senza che nessun essere vivente vi rientri: solamente nel vuoto e nel silenzio si può arrivare ad intuire ciò che normalmente non si vede e non si sente. La semplice presenza di un passante può caricare di significati ambigui la struttura dell’immagine, facendo dell’assenza un tratto negativo, ridando all’architettura il valore di quinta o semplice sfondo. Qui il fotografo si riappropria dello spazio urbano rendendo il vuoto protagonista di se stesso: un vuoto che riempie, perché l’assenza nell’architettura è parte strutturale e integrante del suo essere. Prende forma, in questo dialogo sottile tra architettura e fotografia, l’idea di un luogo globale come somma di luoghi diversi, senza la sparizione delle singole identità ma che attraverso codici visivi ci spinge verso una autocoscienza più radicata e un miglioramento della percezione. Questa condizione di osservatore privilegiato consente di esaminare con maggior distacco e più comprensione le contraddizioni a volte disarmanti, quanto affascinanti, della città che respira e si espande sopra e sotto i nostri piedi. La visione diventa allora una sorta di riprogettazione non visibile, il cui scopo è anche quello di percepire e intendere la relazione fra noi e il reale.
Fotografare l’architettura significa fare scelte tipologiche, storiche, oppure affettive, ma nella maggioranza dei casi vuol dire ricerca: una ricerca che cade nella folle etica lavorativa, di luoghi e relazioni anche lontani. Presuntuoso e illusorio è sperare che la fotografia possa rieducare alla visione degli spazi urbani ma probabilmente uno sguardo sensibile, centrato e riflessivo, può aiutare a rilevare ciò che si trova davanti ai nostri occhi ma spesso è irriconoscibile. La mostra in considerazione si prefissa l’obiettivo di guidare, anche solo in parte, l’occhio dell’osservatore allo spazio urbano collocando il punto di osservazione per infine proiettare lo sguardo. Proponiamo quindi questa lettura di in un periodo storico estremamente significativo per la formazione della visione collettiva di un futuro, ora passato, chiamato architettura italiana e globale, che unisce l’architettura cosiddetta colta con quella ordinaria, nel tentativo di costruire un dialogo della convivenza, tra centro e periferia, che con un po’ di retorica possiamo chiamare egualitario.
LUCA CAPUANO: Studio di Achille Castiglioni, Milano.
GIULIO VALERIO MANCINI: Palazzina “Il Girasole”, Roma, 1950. Progetto: Luigi Moretti
ELODIE CAVALLARO: Cimitero Monumentale di San Cataldo, Modena, 1984. Progetto: Aldo Rossi e Gianni Braghieri
FRANCESCO SPENDIO: Appartamenti “Le Terrazze”, Faenza, 1977. Progetto: Filippo Monti
FRANCESCA FARINI e MARIANNA GRANDI: Biblioteca Walter Bigiavi, Bologna, 1973. Progetto: Enzo Zacchiroli
SAVERIO COVEZZI e MICHAEL LO MONACO: Chiesa di Santa Maria Assunta, Riola di Vergato (BO), 1980.Progetto: Alvar Aalto
ALESSANDRO SANTI: Villaggio Eni, Bologna, 1960. Progetto: L.Benevolo, V. Calzolari, M.Carini, S. Danielli, F. Gorio, M. Vittorini
Edizioni Labo’ nasce nel 2011 all'interno del centro di fotografia bolognese Spazio Labo’, sotto la guida di Laura De Marco e Simonetta Scala, docenti del corso biennale di Spazio Labo’, che decidono di dar vita a un progetto editoriale indipendente per concretizzare la profonda passione verso il libro fotografico e offrire un canale in più agli studenti del centro per tradurre in forma concreta i loro progetti. Così nascono, tra gli altri, i Quaderni di Labo’, i volumi del laboratorio di fotografia documentaria ID#01 , ID#02 e ID#03 preview e i libri individuali degli studenti dei corsi annuali e biennali in fotografia. Edizioni Labo’ si occupa anche di curare e progettare cataloghi per mostre fotografiche e libri fotografici in edizione limitata con particolare attenzione al progetto editoriale, l’editing del materiale, la grafica e l’impaginazione, la cura per i dettagli come la scelta delle carte, la confezione, la produzione dello stampato.
30
settembre 2017
50’/70′ Fotografia e Architettura
Dal 30 settembre al 14 ottobre 2017
architettura
fotografia
presentazione
fotografia
presentazione
Location
ART GALLERY 37
Torino, Via Michele Buniva, 9/ter/f, (Torino)
Torino, Via Michele Buniva, 9/ter/f, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato 16-19.30
Vernissage
30 Settembre 2017, H 19.00
Autore
Curatore