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51 Biennale. Padiglione indonesiano
Questa Biennale di Venezia del 2005, anno in cui l’Indonesia celebra il suo 60° anniversario, ospita quattro artisti indonesiani le cui opere generano e fanno vibrare sentimenti paradossali esprimendo la non-linearità della vita
Comunicato stampa
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INDONESIA
Noor Ibrahim, Krisna Murti, Yani Mariani Sastranegara, Entang Wiharso
Commissario: Sumarti Sarwono. Curatore: Dwi Marianto. Commissario aggiunto: Grace Anna Marie.
Sede: Telecom Future Centre, Campo San Salvador 4826
www.artecommunications.com
Commissario: Sumarti Sarwono
Co-Commissario: Grace Anna Marie
Curatore: Dwi Marianto
Artisti: Entang Wiharso, Noor Ibrahim, Yani Mariani Sastranegara, Krisna Murti
Co-organizzazione: Arte Communications
Si ringrazia: Telecom Italia Future Centre
Avete mai cercato di analizzare ciò che sentite passando per un mercato rumoroso e affollato dove una massa di persone affaccendate nelle proprie attività rappresenta interessi estremamente diversi? Ognuno è immerso nei propri pensieri, preoccupato delle proprie necessità. Le persone sono fisicamente vicine, ma emotivamente lontane. Altre sembrano essere indifferenti o ostili… mentre in tutto il mercato rimbalzano innumerevoli immagini commerciali sensualmente persuasive: cartelloni, marche di prodotti, opuscoli. Negli ultimi anni, in Indonesia, il ‘rumore’ si è intensificato per l’inasprimento del contesto sociopolitico e l’eccessiva spinta al consumismo da parte dei mezzi di comunicazione, situazione divenuta complessa a seguito di una serie di calamità naturali, e soprattutto dello tsunami che, il 26 dicembre 2004, ha colpito una delle province dell’Indonesia, Nangro Aceh Darussalam, causando danni inenarrabili e innumerevoli vittime.
In situazioni del genere sembra normale lamentarsi e accusarsi reciprocamente con toni concitati. Spesso ci si lascia tentare dal desiderio di esprimere i propri sentimenti e rappresentare tali situazioni in un linguaggio emotivo e critico diretto, facendosi sopraffare dal pessimismo nei confronti della vita. Il linguaggio verbale, visivo e gestuale si colora di espressioni triviali, banali o assurde. Ebbene, in Indonesia, l’arte contemporanea rispecchia sempre più questo tipo di sentimenti e atmosfere, per cui molti artisti del paese, direttamente o indirettamente influenzati da tali situazioni, riflettono nelle proprie opere sintomi di necrofilia. Rappresentare la violenza, la morte e il pathos appare dunque naturale e interessante per molti.
Tuttavia, in questo contesto di sfiducia, occorre essere attenti e arguti nella lettura dei fenomeni, ma anche abbastanza coraggiosi da sfidare il senso di claustrofobia e temerari da immaginare la luce dietro l’oscurità. Si potrebbe scegliere di accostarsi a questa situazione spiacevole in maniera diversa rispetto alla tetraggine prima descritta. Inspirare profondamente, restare con se stessi per un attimo e districarsi dai meandri dei problemi quotidiani per concentrare la propria attenzione sul momento ‘presente’ è un atto dell’immaginazione che può portare ad una nuova realtà. In questo modo, si hanno più possibilità di ascoltare l’intuito e i rasa (sensi) nel reagire ad una determinata situazione.
In altre parole, è possibile riconoscere all’interno di noi stessi il microcosmo con le sue possibilità virtuali, dietro il quale si liberano le potenzialità del non-locale o dell’universale (brahman), che è fonte di speranza e dinamismo
Questa Biennale di Venezia del 2005, anno in cui l’Indonesia celebra il suo 60° anniversario, ospita quattro artisti indonesiani le cui opere generano e fanno vibrare sentimenti paradossali esprimendo la non-linearità della vita. Si tratta di Entang Wiharso (1967), Noor Ibrahim (1966), Yani Mariani Sastranegara (1955) e Krisna Murti (1957), ciascuno dei quali crea opere che cercano di trovare risposte intuitive per la propria esistenza. Non “si appropriano” semplicemente dell’esperienza di altri come viene proposta dal sensazionalismo dei mezzi di comunicazione, ma generano opere che rispecchiano direttamente le loro esperienze. Per la Biennale, Entang ha creato un’opera che rappresenta le sue riflessioni su materiali virtuali (notizie, opinioni e immagini dei mezzi di comunicazione) continuamente presentati, assorbiti e in qualche modo cristallizzati in tendenze che influenzano il punto di vista della società. Ibrahim rappresenta le sue intuizioni circa la diversità culturale indonesiana, soprattutto nei vari abiti tradizionali. Krisna Murti espone un video artistico su un viaggio terapeutico tra piacere e felicità. Yani Mariani riflette sulla terra e i nuovi germogli quali metafore delle potenzialità infinite della vita.
Questi artisti, pur consapevoli dell’effetto devastante della violenza, naturale e provocata dall’uomo, sulle vite di ciascuno e sui sistemi socio-politici, scelgono di articolare e mappare immagini e idee che sostengono rinnovamento e vitalità.
Testo a cura di
Dwi Marianto, curatore
Direttore del programma post-laurea
Istituto indonesiano delle belle arti di Yogyakarta
Noor Ibrahim, Krisna Murti, Yani Mariani Sastranegara, Entang Wiharso
Commissario: Sumarti Sarwono. Curatore: Dwi Marianto. Commissario aggiunto: Grace Anna Marie.
Sede: Telecom Future Centre, Campo San Salvador 4826
www.artecommunications.com
Commissario: Sumarti Sarwono
Co-Commissario: Grace Anna Marie
Curatore: Dwi Marianto
Artisti: Entang Wiharso, Noor Ibrahim, Yani Mariani Sastranegara, Krisna Murti
Co-organizzazione: Arte Communications
Si ringrazia: Telecom Italia Future Centre
Avete mai cercato di analizzare ciò che sentite passando per un mercato rumoroso e affollato dove una massa di persone affaccendate nelle proprie attività rappresenta interessi estremamente diversi? Ognuno è immerso nei propri pensieri, preoccupato delle proprie necessità. Le persone sono fisicamente vicine, ma emotivamente lontane. Altre sembrano essere indifferenti o ostili… mentre in tutto il mercato rimbalzano innumerevoli immagini commerciali sensualmente persuasive: cartelloni, marche di prodotti, opuscoli. Negli ultimi anni, in Indonesia, il ‘rumore’ si è intensificato per l’inasprimento del contesto sociopolitico e l’eccessiva spinta al consumismo da parte dei mezzi di comunicazione, situazione divenuta complessa a seguito di una serie di calamità naturali, e soprattutto dello tsunami che, il 26 dicembre 2004, ha colpito una delle province dell’Indonesia, Nangro Aceh Darussalam, causando danni inenarrabili e innumerevoli vittime.
In situazioni del genere sembra normale lamentarsi e accusarsi reciprocamente con toni concitati. Spesso ci si lascia tentare dal desiderio di esprimere i propri sentimenti e rappresentare tali situazioni in un linguaggio emotivo e critico diretto, facendosi sopraffare dal pessimismo nei confronti della vita. Il linguaggio verbale, visivo e gestuale si colora di espressioni triviali, banali o assurde. Ebbene, in Indonesia, l’arte contemporanea rispecchia sempre più questo tipo di sentimenti e atmosfere, per cui molti artisti del paese, direttamente o indirettamente influenzati da tali situazioni, riflettono nelle proprie opere sintomi di necrofilia. Rappresentare la violenza, la morte e il pathos appare dunque naturale e interessante per molti.
Tuttavia, in questo contesto di sfiducia, occorre essere attenti e arguti nella lettura dei fenomeni, ma anche abbastanza coraggiosi da sfidare il senso di claustrofobia e temerari da immaginare la luce dietro l’oscurità. Si potrebbe scegliere di accostarsi a questa situazione spiacevole in maniera diversa rispetto alla tetraggine prima descritta. Inspirare profondamente, restare con se stessi per un attimo e districarsi dai meandri dei problemi quotidiani per concentrare la propria attenzione sul momento ‘presente’ è un atto dell’immaginazione che può portare ad una nuova realtà. In questo modo, si hanno più possibilità di ascoltare l’intuito e i rasa (sensi) nel reagire ad una determinata situazione.
In altre parole, è possibile riconoscere all’interno di noi stessi il microcosmo con le sue possibilità virtuali, dietro il quale si liberano le potenzialità del non-locale o dell’universale (brahman), che è fonte di speranza e dinamismo
Questa Biennale di Venezia del 2005, anno in cui l’Indonesia celebra il suo 60° anniversario, ospita quattro artisti indonesiani le cui opere generano e fanno vibrare sentimenti paradossali esprimendo la non-linearità della vita. Si tratta di Entang Wiharso (1967), Noor Ibrahim (1966), Yani Mariani Sastranegara (1955) e Krisna Murti (1957), ciascuno dei quali crea opere che cercano di trovare risposte intuitive per la propria esistenza. Non “si appropriano” semplicemente dell’esperienza di altri come viene proposta dal sensazionalismo dei mezzi di comunicazione, ma generano opere che rispecchiano direttamente le loro esperienze. Per la Biennale, Entang ha creato un’opera che rappresenta le sue riflessioni su materiali virtuali (notizie, opinioni e immagini dei mezzi di comunicazione) continuamente presentati, assorbiti e in qualche modo cristallizzati in tendenze che influenzano il punto di vista della società. Ibrahim rappresenta le sue intuizioni circa la diversità culturale indonesiana, soprattutto nei vari abiti tradizionali. Krisna Murti espone un video artistico su un viaggio terapeutico tra piacere e felicità. Yani Mariani riflette sulla terra e i nuovi germogli quali metafore delle potenzialità infinite della vita.
Questi artisti, pur consapevoli dell’effetto devastante della violenza, naturale e provocata dall’uomo, sulle vite di ciascuno e sui sistemi socio-politici, scelgono di articolare e mappare immagini e idee che sostengono rinnovamento e vitalità.
Testo a cura di
Dwi Marianto, curatore
Direttore del programma post-laurea
Istituto indonesiano delle belle arti di Yogyakarta
11
giugno 2005
51 Biennale. Padiglione indonesiano
Dall'undici giugno al 06 novembre 2005
arte contemporanea
Location
TELECOM ITALIA FUTURE CENTRE
Venezia, Campo San Salvador, 4826, (Venezia)
Venezia, Campo San Salvador, 4826, (Venezia)
Orario di apertura
10.00 – 18.00, chiuso il lunedì (escluso lunedì 13 giugno 2005)
Vernissage
11 Giugno 2005, ore 15
Autore
Curatore