Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
51 Biennale. Padiglione iraniano – Bita Fayyazi Azad / Mandana Moghaddam
Ambasciatrici dell’Iran alla 51. Biennale di Venezia sono Bita Fayyazi Azad e Mandana Moghaddam, due stimate artiste scelte dal comitato selezionatore proprio per la loro carriera artistica di successo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
IRAN
Bita Fayyazi Azad, Mandana Moghaddam
Commissario: Ali Reza Sami - Azar. Sede: Fondazione Levi, Palazzo Giustinian Lolin, San Vidal 2893
www.artecommunications.com
Commissario: Ali Reza Sami Azar
Artisti: Bita Fayyazi Azad, Mandana Moghaddam
Organizzazione: Tehran Museum of Contemporary Arts
Co-organizzazione: Arte Communications
Sponsor: Tehran Museum of Contemporary Arts
Le prime partecipazioni dell’Iran alla Biennale di Venezia risalgono agli anni Sessanta, anni in cui venivano selezionate opere di importanti artisti iraniani che esponevano alla Biennale di Teheran per portarle in Italia. Durante il periodo post-rivoluzionario, l’Iran non ha potuto più parteciparvi per infine riproporsi, dopo anni di isolamento, con tre artisti – Behrooz Daresh, Hossein Khosrowjerdi e Ahmad Nadalian – alla 50. Biennale di Venezia nel 2003.
Quest’anno, l’Esposizione Internazionale della Biennale di Venezia ospita, per la seconda volta dopo la rivoluzione islamica, due artiste iraniane. L'insegnamento accademico dell'arte concettuale e delle espressioni visive contemporanee da parte di alcuni eminenti studiosi, che seguivano da vicino tendenze e fenomeni moderni nel mondo dell’arte, ha permesso alla generazione di artisti emergenti di accostarsi gradualmente a questa modalità espressiva e creare, avvalendosi di vari mezzi e reti di comunicazione, opere d’arte che hanno rivoluzionato i modi espressivi convenzionali e accademici del panorama artistico iraniano. Nondimeno, i passi più decisivi per l’introduzione e la definizione dell’arte concettuale e di nuovi approcci all’espressione artistica sono stati compiuti dal Museo d'Arte Contemporanea di Teheran con mostre come quelle intitolate Arte concettuale (2000) e Nuova arte (2001), manifestazioni che, unitamente a varie forme di sostegno offerte sempre dal Museo, hanno promosso approcci moderni all’arte presso una nuova generazione di esponenti iraniani nel cui ambito si sono formate due giovani artiste che rappresenteranno l’Iran alla Biennale di Venezia di quest’anno.
Ambasciatrici dell’Iran alla 51. Biennale di Venezia sono dunque Bita Fayyazi Azad e Mandana Moghaddam, due stimate artiste scelte dal comitato selezionatore proprio per la loro carriera artistica di successo. Oggi, la capacità di emergere di importanti artiste in ambito culturale, artistico e sociale lascia presagire un futuro promettente per la presenza di quest’“altra metà” della cittadinanza iraniana nel campo della creatività e della contemplazione.
Per la Biennale di Venezia di quest’anno, Mandana Moghaddam ha preparato un’installazione intitolata Chel Gis (quaranta trecce), che, traendo spunto da un antico mito iraniano, narra la storia di una bella ragazza imprigionata da uno sciacallo in un giardino paradisiaco. La ragazza non vede mai il suo carceriere, ma si dice questi che abbia deviato il fiume per impedire agli esseri umani di usarne l’acqua. Per uccidere lo sciacallo, creatura dal corpo di ottone, è necessario rompere il suo incantesimo. L’opera è composta da un blocco di cemento sospeso al soffitto da quattro trecce, ciascuna fissata con un nastro rosso all’estremità. Il blocco di cemento è simbolo della mascolinità tradizionale, assoluta, ma anche espressione di monotonia e freddezza. La treccia col nastro rosso è simbolo di brio, sensibilità e pacata luminosità femminile: è ciò che rende sostenibile il pesante blocco di cemento tenendolo sospeso. La dualità nell’opera dell’artista si trasforma in un’unica identità inscindibile e la realtà di ciascun elemento dell’equazione si fonde con l’altro. L’artista è una donna che, oltrepassando la soglia degli esperimenti visivi moderni, si è impegnata a creare un’opera d’arte atta a rievocare la mitologia nazionale iraniana e a svelare le realtà nascoste che regolano i rapporti tra gli esseri umani moderni.
La proposta di Fayyazi per la Biennale di quest’anno è invece intitolata Kismet (destino), termine impiegato per la prima volta da Edward Fitzgerald nella sua traduzione di Rubaiyat-e Khayyam e ormai entrato nell’uso corrente della lingua inglese.
The moving finger writes; and having writ
Moves on; nor all thy piety nor wit
Shall lure it back to cancel half a line
Nor all thy tears wash out a word of it.
Il dito in movimento scrive; e avendo scritto
Avanza; né tutta la tua pietà o arguzia
Lo indurranno a cancellare mezza riga
Né tutte le tue lacrime laveranno via una sola parola.
L’installazione è costituita da uno spazio cubico di 200 x 200 x 400 centimetri, di cui una delle pareti incorpora una lamiera, una sorta di trampolino, sulla quale sono disposte cinquanta sculture in alluminio di bambini a grandezza naturale a formare un arcipelago sospeso nello spazio o, viceversa, un grappolo pendente dai cieli. Sul pavimento giace una figura femminile dal cui stomaco si propaga una luce gialla. L’opera presenta indubbiamente alcune caratteristiche legate alla femminilità, alla maternità, all’immortalità e alla nascita. Come nei mari primordiali, dove la vita è esplosa in piccole particelle, l’acqua simboleggia la luce e la vita. Il grigio metallico e freddo dominante è invece simbolo della freddezza e dell’acqua che riluce, in particolare, nel grembo dorato della figura e costituisce il battito della vita nell’opera, in cui il grigio freddo e metallico rappresenta infine la casa, mentre il giallo suggerisce calore e vita.
Mandana Moghaddam e Bita Fayyazi sono artiste in conflitto con le tradizioni inveterate della società. Il tema centrale delle loro opere è il confronto e la reazione diretta ai fenomeni mitologici. Le loro creazioni sono riflessi delle varie espressioni della sensibilità umana, un’umanità che vuole vivere in un mondo tumultuoso e reagirvi.
Testo a cura di
Ali Reza Sami-Azar, commissario
Direttore del Tehran Museum of Contemporary Art
Bita Fayyazi Azad, Mandana Moghaddam
Commissario: Ali Reza Sami - Azar. Sede: Fondazione Levi, Palazzo Giustinian Lolin, San Vidal 2893
www.artecommunications.com
Commissario: Ali Reza Sami Azar
Artisti: Bita Fayyazi Azad, Mandana Moghaddam
Organizzazione: Tehran Museum of Contemporary Arts
Co-organizzazione: Arte Communications
Sponsor: Tehran Museum of Contemporary Arts
Le prime partecipazioni dell’Iran alla Biennale di Venezia risalgono agli anni Sessanta, anni in cui venivano selezionate opere di importanti artisti iraniani che esponevano alla Biennale di Teheran per portarle in Italia. Durante il periodo post-rivoluzionario, l’Iran non ha potuto più parteciparvi per infine riproporsi, dopo anni di isolamento, con tre artisti – Behrooz Daresh, Hossein Khosrowjerdi e Ahmad Nadalian – alla 50. Biennale di Venezia nel 2003.
Quest’anno, l’Esposizione Internazionale della Biennale di Venezia ospita, per la seconda volta dopo la rivoluzione islamica, due artiste iraniane. L'insegnamento accademico dell'arte concettuale e delle espressioni visive contemporanee da parte di alcuni eminenti studiosi, che seguivano da vicino tendenze e fenomeni moderni nel mondo dell’arte, ha permesso alla generazione di artisti emergenti di accostarsi gradualmente a questa modalità espressiva e creare, avvalendosi di vari mezzi e reti di comunicazione, opere d’arte che hanno rivoluzionato i modi espressivi convenzionali e accademici del panorama artistico iraniano. Nondimeno, i passi più decisivi per l’introduzione e la definizione dell’arte concettuale e di nuovi approcci all’espressione artistica sono stati compiuti dal Museo d'Arte Contemporanea di Teheran con mostre come quelle intitolate Arte concettuale (2000) e Nuova arte (2001), manifestazioni che, unitamente a varie forme di sostegno offerte sempre dal Museo, hanno promosso approcci moderni all’arte presso una nuova generazione di esponenti iraniani nel cui ambito si sono formate due giovani artiste che rappresenteranno l’Iran alla Biennale di Venezia di quest’anno.
Ambasciatrici dell’Iran alla 51. Biennale di Venezia sono dunque Bita Fayyazi Azad e Mandana Moghaddam, due stimate artiste scelte dal comitato selezionatore proprio per la loro carriera artistica di successo. Oggi, la capacità di emergere di importanti artiste in ambito culturale, artistico e sociale lascia presagire un futuro promettente per la presenza di quest’“altra metà” della cittadinanza iraniana nel campo della creatività e della contemplazione.
Per la Biennale di Venezia di quest’anno, Mandana Moghaddam ha preparato un’installazione intitolata Chel Gis (quaranta trecce), che, traendo spunto da un antico mito iraniano, narra la storia di una bella ragazza imprigionata da uno sciacallo in un giardino paradisiaco. La ragazza non vede mai il suo carceriere, ma si dice questi che abbia deviato il fiume per impedire agli esseri umani di usarne l’acqua. Per uccidere lo sciacallo, creatura dal corpo di ottone, è necessario rompere il suo incantesimo. L’opera è composta da un blocco di cemento sospeso al soffitto da quattro trecce, ciascuna fissata con un nastro rosso all’estremità. Il blocco di cemento è simbolo della mascolinità tradizionale, assoluta, ma anche espressione di monotonia e freddezza. La treccia col nastro rosso è simbolo di brio, sensibilità e pacata luminosità femminile: è ciò che rende sostenibile il pesante blocco di cemento tenendolo sospeso. La dualità nell’opera dell’artista si trasforma in un’unica identità inscindibile e la realtà di ciascun elemento dell’equazione si fonde con l’altro. L’artista è una donna che, oltrepassando la soglia degli esperimenti visivi moderni, si è impegnata a creare un’opera d’arte atta a rievocare la mitologia nazionale iraniana e a svelare le realtà nascoste che regolano i rapporti tra gli esseri umani moderni.
La proposta di Fayyazi per la Biennale di quest’anno è invece intitolata Kismet (destino), termine impiegato per la prima volta da Edward Fitzgerald nella sua traduzione di Rubaiyat-e Khayyam e ormai entrato nell’uso corrente della lingua inglese.
The moving finger writes; and having writ
Moves on; nor all thy piety nor wit
Shall lure it back to cancel half a line
Nor all thy tears wash out a word of it.
Il dito in movimento scrive; e avendo scritto
Avanza; né tutta la tua pietà o arguzia
Lo indurranno a cancellare mezza riga
Né tutte le tue lacrime laveranno via una sola parola.
L’installazione è costituita da uno spazio cubico di 200 x 200 x 400 centimetri, di cui una delle pareti incorpora una lamiera, una sorta di trampolino, sulla quale sono disposte cinquanta sculture in alluminio di bambini a grandezza naturale a formare un arcipelago sospeso nello spazio o, viceversa, un grappolo pendente dai cieli. Sul pavimento giace una figura femminile dal cui stomaco si propaga una luce gialla. L’opera presenta indubbiamente alcune caratteristiche legate alla femminilità, alla maternità, all’immortalità e alla nascita. Come nei mari primordiali, dove la vita è esplosa in piccole particelle, l’acqua simboleggia la luce e la vita. Il grigio metallico e freddo dominante è invece simbolo della freddezza e dell’acqua che riluce, in particolare, nel grembo dorato della figura e costituisce il battito della vita nell’opera, in cui il grigio freddo e metallico rappresenta infine la casa, mentre il giallo suggerisce calore e vita.
Mandana Moghaddam e Bita Fayyazi sono artiste in conflitto con le tradizioni inveterate della società. Il tema centrale delle loro opere è il confronto e la reazione diretta ai fenomeni mitologici. Le loro creazioni sono riflessi delle varie espressioni della sensibilità umana, un’umanità che vuole vivere in un mondo tumultuoso e reagirvi.
Testo a cura di
Ali Reza Sami-Azar, commissario
Direttore del Tehran Museum of Contemporary Art
08
giugno 2005
51 Biennale. Padiglione iraniano – Bita Fayyazi Azad / Mandana Moghaddam
Dall'otto giugno al 06 novembre 2005
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE LEVI – PALAZZO GIUSTINIAN
Venezia, San Marco, 2893, (Venezia)
Venezia, San Marco, 2893, (Venezia)
Orario di apertura
10.00 – 18.00, chiuso il lunedì (escluso lunedì 13 giugno 2005)
Vernissage
8 Giugno 2005, ore 18.30
Sito web
www.tehranmoca.com
Autore
Curatore