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51 Biennale. Taipei Fine Arts Museum of Taiwan
The Spectre of Freedom, titolo dell’esposizione di Taiwan a Palazzo delle Prigioni in occasione della 51. Biennale di Venezia, si ispira al famoso film dello scomparso regista surrealista spagnolo Luis Buñuel “IL FANTASMA DELLA LIBERTÀ” (1974)
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Commissario: Tsai-lang HUANG
Vice-commissario: Paolo De Grandis
Curatore: Chia Chi Jason Wang
Curatore TFAM: Fang-wei Chang
Artisti: Chung-li Kao, I-Chen Kuo, Hsin-I Eva Lin, Kuang-Yu Tsui
Organizzazione: Taipei Fine Arts Museum of Taiwan
Coordinazione: Arte Communications
The Spectre of Freedom, titolo dell’esposizione di Taiwan a Palazzo delle Prigioni in occasione della 51. Biennale di Venezia, si ispira al famoso film dello scomparso regista surrealista spagnolo Luis Buñuel “IL FANTASMA DELLA LIBERTÀ” (1974).
Nel suo film, Buñuel esplorava il concetto della libertà umana come fantasma illusorio. Sebbene la libertà possa sembrare a portata di mano, più spesso è un’“entità spettrale”, eterea e irraggiungibile. Per parafrasare il critico cinematografico Marco Lanzagorta, “Buñuel mostra i gravi limiti della libertà umana in un mondo pieno di codici e norme sociali apparentemente arbitrari”.
Il concetto di libertà come fantasma sarà adattato a questa esposizione per rivelare la condizione umana contemporanea in un’epoca di globalizzazione.
La storia umana è ormai giunta agli albori del terzo millennio ed il ruolo della libertà come idea vagheggiata e valore fondamentale della civiltà è ora minacciato su scala mondiale. La comunità globale è messa in pericolo da ripetute crisi, tra cui sciagure umane, minacce terroristiche e l’ingiusta guerra egemonica intrapresa dagli Stati Uniti e dai loro alleati contro l'Iraq. Abbiamo anche assistito, alcuni di noi vivendoli in prima persona, a catastrofi naturali causate dal surriscaldamento dell’ambiente, all’epidemia della SARS che ha rischiato di mettere in ginocchio l’economia mondiale e ai devastanti terremoti che hanno spietatamente colpito l’Asia. Il capitalismo è la strada della nuova economia globale che noi tutti percorriamo ma, dato che una crisi economica in una regione spesso scatena una reazione a catena viziosa in tutto il mondo, il cammino sembra essere molto più accidentato di quanto non fosse prima. Anche la tradizionale linea di demarcazione tra il primo e il terzo mondo si sta spostando e i rapporti di potere tra centro e periferia sono, a loro volta, diventati ancor più complessi. Basti pensare a Taiwan. Taiwan è, di fatto, uno dei colossi della produzione di tutti i tipi di apparecchiature elettroniche e computer, ma nonostante questa posizione, rimane ai margini della politica internazionale. La globalizzazione, oltre ad essere una forza trainante dell’espansione del capitalismo e della formazione di una società dei consumi postindustriale, ha anche incalzato la spinta verso una crescita di raggruppamenti internazionali dei mezzi di comunicazione. L’odierna società dei mass media sembra annunciare che la “società dello spettacolo” originariamente dipinta da Guy Debord sia già incombente su di noi. I cittadini che vivono nello “spettacolo” sembrano godere di una libertà di scelta illimitata, ma un bombardamento di immagini create dalla società dei consumi postmoderna ha permeato il loro pensiero, influenzando e manipolando sottilmente le loro preferenze, le loro scelte, i loro giudizi. La tesi fantastica del film “The Truman Show” è che la libertà è una grande illusione e per molti è diventata solo quello. La scelta de “Il fantasma della libertà” quale titolo per questa esposizione non tenta solo di trasporre la visione surrealista della libertà di Buñuel nel contesto del mondo odierno, ma anche di mettere in discussione lo spettacolo creato dai mezzi di comunicazione dei nostri giorni. La parola “fantasma” e la conseguente immagine evocata implicano il rischio di un possibile dissolvimento della libertà in un'illusione. Il termine “fantasma” trasmette un senso di morte, ma connotato da un aspetto ossessivo, persecutorio, come un’ombra sempre legata alla soggettività umana. Nel profondo della psiche umana, la ricerca della libertà si è sempre manifestata come un obiettivo “conscio”, ma anche come un eterno anelito “inconscio” che mai abbandona il nostro subconscio.
The Spectre of Freedom esporrà le opere di quattro dei migliori artisti contemporanei taiwanesi: Chung-li KAO (1958), Kuang-yu TSUI (1974), Hsin-i Eva LIN (1974) e I-chen KUO (1979). Chung-li KAO esporrà una serie di opere composta da almeno 6 installazioni con proiezioni di pellicole da 8 mm, la cui forma principale è l’animazione dipinta a mano unita ad immagini storiche. Alterchi ricorrenti, affronti e combattimenti sono temi frequenti di KAO, metafore che alludono al modo in cui l’umanità tentenna all’interno di vari binomi contraddittori e conflittuali — vita e morte, ignoranza e conoscenza, desiderio e ragione, dominazione e guerra, ecc. Kuang-yu TSUI esporrà invece una serie di opere basate su video monocanale che vertono sul tema de “La scorciatoia per la vita sistematica: la vita superficiale”. Le opere di TSUI sono, per la maggior parte, performance registrate dallo stesso autore che utilizzano la metropoli come scenario principale, parodie che simulano l’umanità contemporanea nelle società dei consumi globalizzate. Le sue performance ricordano chiaramente ciò che lo scomparso filosofo tedesco Herbert Marcuse aveva definito l’“uomo unidimensionale”. Hsin-i Eva LIN presenterà un’installazione interattiva basata sulla rete dal titolo De-strike, sviluppata appositamente per l’Esposizione di Taiwan. Utilizzando Artist on Strike come pretesto per analizzare la natura e l’essenza dell’atto dello sciopero, l’intento dell’artista è quello di persuadere gli spettatori ad unirsi a lei nello sciopero seduti, in piedi o interagendo attivamente con i dispositivi connessi in rete messi a loro disposizione. Gli spettatori sono incoraggiati ad aiutare l’artista a completare il suo progetto — De-strike — mentre, elemento questo estremamente interessante, durante la Biennale di Venezia l’artista stessa sarà in sciopero. Quasi a rafforzare ulteriormente l’immagine metaforica de “Il fantasma della libertà”, il quarto artista, I-chen KUO, presenterà un’installazione video, adattamento di una sua opera precedente dal titolo Invading TFAM, che proietterà un’enorme immagine di un aereo in movimento sulla volta del Palazzo delle Prigioni. Quest’ombra fantasmatica sospesa incomberà sinistra sull’intero spazio dell’esposizione come uno spettro ad evocare un profondo sentimento di minaccia e apprensione.
Vice-commissario: Paolo De Grandis
Curatore: Chia Chi Jason Wang
Curatore TFAM: Fang-wei Chang
Artisti: Chung-li Kao, I-Chen Kuo, Hsin-I Eva Lin, Kuang-Yu Tsui
Organizzazione: Taipei Fine Arts Museum of Taiwan
Coordinazione: Arte Communications
The Spectre of Freedom, titolo dell’esposizione di Taiwan a Palazzo delle Prigioni in occasione della 51. Biennale di Venezia, si ispira al famoso film dello scomparso regista surrealista spagnolo Luis Buñuel “IL FANTASMA DELLA LIBERTÀ” (1974).
Nel suo film, Buñuel esplorava il concetto della libertà umana come fantasma illusorio. Sebbene la libertà possa sembrare a portata di mano, più spesso è un’“entità spettrale”, eterea e irraggiungibile. Per parafrasare il critico cinematografico Marco Lanzagorta, “Buñuel mostra i gravi limiti della libertà umana in un mondo pieno di codici e norme sociali apparentemente arbitrari”.
Il concetto di libertà come fantasma sarà adattato a questa esposizione per rivelare la condizione umana contemporanea in un’epoca di globalizzazione.
La storia umana è ormai giunta agli albori del terzo millennio ed il ruolo della libertà come idea vagheggiata e valore fondamentale della civiltà è ora minacciato su scala mondiale. La comunità globale è messa in pericolo da ripetute crisi, tra cui sciagure umane, minacce terroristiche e l’ingiusta guerra egemonica intrapresa dagli Stati Uniti e dai loro alleati contro l'Iraq. Abbiamo anche assistito, alcuni di noi vivendoli in prima persona, a catastrofi naturali causate dal surriscaldamento dell’ambiente, all’epidemia della SARS che ha rischiato di mettere in ginocchio l’economia mondiale e ai devastanti terremoti che hanno spietatamente colpito l’Asia. Il capitalismo è la strada della nuova economia globale che noi tutti percorriamo ma, dato che una crisi economica in una regione spesso scatena una reazione a catena viziosa in tutto il mondo, il cammino sembra essere molto più accidentato di quanto non fosse prima. Anche la tradizionale linea di demarcazione tra il primo e il terzo mondo si sta spostando e i rapporti di potere tra centro e periferia sono, a loro volta, diventati ancor più complessi. Basti pensare a Taiwan. Taiwan è, di fatto, uno dei colossi della produzione di tutti i tipi di apparecchiature elettroniche e computer, ma nonostante questa posizione, rimane ai margini della politica internazionale. La globalizzazione, oltre ad essere una forza trainante dell’espansione del capitalismo e della formazione di una società dei consumi postindustriale, ha anche incalzato la spinta verso una crescita di raggruppamenti internazionali dei mezzi di comunicazione. L’odierna società dei mass media sembra annunciare che la “società dello spettacolo” originariamente dipinta da Guy Debord sia già incombente su di noi. I cittadini che vivono nello “spettacolo” sembrano godere di una libertà di scelta illimitata, ma un bombardamento di immagini create dalla società dei consumi postmoderna ha permeato il loro pensiero, influenzando e manipolando sottilmente le loro preferenze, le loro scelte, i loro giudizi. La tesi fantastica del film “The Truman Show” è che la libertà è una grande illusione e per molti è diventata solo quello. La scelta de “Il fantasma della libertà” quale titolo per questa esposizione non tenta solo di trasporre la visione surrealista della libertà di Buñuel nel contesto del mondo odierno, ma anche di mettere in discussione lo spettacolo creato dai mezzi di comunicazione dei nostri giorni. La parola “fantasma” e la conseguente immagine evocata implicano il rischio di un possibile dissolvimento della libertà in un'illusione. Il termine “fantasma” trasmette un senso di morte, ma connotato da un aspetto ossessivo, persecutorio, come un’ombra sempre legata alla soggettività umana. Nel profondo della psiche umana, la ricerca della libertà si è sempre manifestata come un obiettivo “conscio”, ma anche come un eterno anelito “inconscio” che mai abbandona il nostro subconscio.
The Spectre of Freedom esporrà le opere di quattro dei migliori artisti contemporanei taiwanesi: Chung-li KAO (1958), Kuang-yu TSUI (1974), Hsin-i Eva LIN (1974) e I-chen KUO (1979). Chung-li KAO esporrà una serie di opere composta da almeno 6 installazioni con proiezioni di pellicole da 8 mm, la cui forma principale è l’animazione dipinta a mano unita ad immagini storiche. Alterchi ricorrenti, affronti e combattimenti sono temi frequenti di KAO, metafore che alludono al modo in cui l’umanità tentenna all’interno di vari binomi contraddittori e conflittuali — vita e morte, ignoranza e conoscenza, desiderio e ragione, dominazione e guerra, ecc. Kuang-yu TSUI esporrà invece una serie di opere basate su video monocanale che vertono sul tema de “La scorciatoia per la vita sistematica: la vita superficiale”. Le opere di TSUI sono, per la maggior parte, performance registrate dallo stesso autore che utilizzano la metropoli come scenario principale, parodie che simulano l’umanità contemporanea nelle società dei consumi globalizzate. Le sue performance ricordano chiaramente ciò che lo scomparso filosofo tedesco Herbert Marcuse aveva definito l’“uomo unidimensionale”. Hsin-i Eva LIN presenterà un’installazione interattiva basata sulla rete dal titolo De-strike, sviluppata appositamente per l’Esposizione di Taiwan. Utilizzando Artist on Strike come pretesto per analizzare la natura e l’essenza dell’atto dello sciopero, l’intento dell’artista è quello di persuadere gli spettatori ad unirsi a lei nello sciopero seduti, in piedi o interagendo attivamente con i dispositivi connessi in rete messi a loro disposizione. Gli spettatori sono incoraggiati ad aiutare l’artista a completare il suo progetto — De-strike — mentre, elemento questo estremamente interessante, durante la Biennale di Venezia l’artista stessa sarà in sciopero. Quasi a rafforzare ulteriormente l’immagine metaforica de “Il fantasma della libertà”, il quarto artista, I-chen KUO, presenterà un’installazione video, adattamento di una sua opera precedente dal titolo Invading TFAM, che proietterà un’enorme immagine di un aereo in movimento sulla volta del Palazzo delle Prigioni. Quest’ombra fantasmatica sospesa incomberà sinistra sull’intero spazio dell’esposizione come uno spettro ad evocare un profondo sentimento di minaccia e apprensione.
10
giugno 2005
51 Biennale. Taipei Fine Arts Museum of Taiwan
Dal 10 giugno al 06 novembre 2005
arte contemporanea
Location
PALAZZO DELLE PRIGIONI
Venezia, Castello, 4209, (Venezia)
Venezia, Castello, 4209, (Venezia)
Orario di apertura
10.00 – 18.00, chiuso il lunedì (escluso lunedì 13 giugno 2005)
Vernissage
10 Giugno 2005, ore 18.30
Sito web
www.tfam.gov.tw
Autore
Curatore