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52 Biennale – Jan Fabre
la GAMeC “si trasferisce“ a Venezia con una grande personale dedicata a Jan Fabre allestita nelle sale di Palazzo Benzon – dimora storica che si affaccia sul Canal Grande – e presenta la ricerca dell’artista fiammingo nella sua molteplicità spaziando dalle sculture ai film, dai disegni alle installazioni
Comunicato stampa
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Dall’8 giugno al 23 settembre 2007 la GAMeC “si trasferisce“ a Venezia con una grande personale dedicata a Jan Fabre allestita nelle sale di Palazzo Benzon - dimora storica che si affaccia sul Canal Grande - e presenta la ricerca dell’artista fiammingo nella sua molteplicità spaziando dalle sculture ai film, dai disegni alle installazioni. La mostra, dal titolo Anthropology of a Planet, è a cura di Giacinto Di Pietrantonio che ha già curato nel 2003 la personale di film e disegni di Fabre Gaude Succurrere Vitae alla GAMeC di Bergamo e nel 2006 la monografia “Homo Faber” che raccoglie le opere complete dell’artista dal 1978 al 2006 realizzata in occasione dell’omonima mostra ad Anversa.
La mostra rientra tra gli eventi collaterali della 52. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia.
Jan Fabre, uno degli artisti più significativi in Belgio e sulla scena internazionale, dalla fine degli anni ‘70 si esprime con una vasta gamma di linguaggi che spaziano dalle arti plastiche ai film, dal teatro alla coreografia alla danza, dal disegno alla scultura.
Fabre riesce a passare con agilità da una disciplina all’altra discostandosi dall’archetipo dello “specialista” ormai così tipico nella nostra cultura e ad ottenere, in ciascuna di esse, una tensione sempre alta, indice di qualità e forza teorica e formale del suo percorso artistico. Così egli passa dall’essere disegnatore a creatore di immagini, performer, attore, regista, scenografo ed infine, quindi, artista nel senso più ampio e ancestrale del termine.
In ciascuno dei molteplici ambiti di espressione, Fabre pone al centro della sua ricerca il corpo, inteso come realtà fisica e dimensione mentale. La sua arte riflette la natura umana, necessariamente fragile e mortale, e il desiderio che ciascuno di noi nutre verso il superamento di questa precarietà, attraverso i temi cari alla tradizione fiamminga: la follia, la malattia, la morte, la dolcezza del peccato, la rigenerazione, la forza spirituale.
L’essere umano, la sua precarietà e caducità, è argomento centrale della sua opera, attraverso l’esaltazione del ciclo nascita-vita-morte-rinascita. Fabre considera la morte l’essenza dell’essere in vita, lo spazio di ciò che non è più vivo e a cui l’arte ridona vita. In questo senso il corpo è per l’artista la massima rappresentazione del fluire, del ciclo vitale, di ciò che comincia e finisce per poi ricominciare. Sovente Fabre sviluppa questo concetto di rinascita e superamento dei limiti attraverso l’immagine di insetti che popolano la sua fantasia e il suo lavoro - in particolar modo lo scarabeo, simbolo egizio del dio del Sole - non senza colti riferimenti ai maestri delle vanitas fiamminghe tra il XVI e il XVII secolo. Lo scarabeo diventa paradigma assoluto della trasformazione e della rigenerazione nel mondo della natura e della condizione umana. Questo interesse per il mondo delle scienze e la passione per gli insetti, in particolar modo dei coleotteri, è stata ereditata dal bisnonno, il famoso entomologo Jean-Henri Fabre, ed ha rappresentato un passaggio fondamentale nella formazione dell’artista.
Centrali nella sua opera sono quindi i momenti di passaggio - tra visibile e invisibile, giorno e notte, vita e morte, immanenza e trascendenza - e le figure che li rappresentano e simboleggiano. Con il suo lavoro, Fabre esplora la vita in tutte le sue espressioni e forme.
L’opera di Jan Fabre riunisce i vari aspetti della creazione umana per eccellenza: la scienza, la tecnologia e l’arte. Come uno scienziato raccoglie i dati che determinano l’essenza della sua creazione, la tecnica dona la forma, mentre il risultato è l’espressione artistica che Fabre decide di utilizzare.
La personale presenta così al pubblico questo percorso e la catarsi che è propria di ogni essere vivente attraverso la diversità delle forme che le opere assumono per mano dell’artista fiammingo.
Collaborazione Angelos BVBA
Coordinamento a Venezia: Ziva Kraus
Produzione: Guy Pieters
Jan Fabre (Anversa 1958) studia all’Istituto di Arti Decorative e Belle Arti alla Royal Academy ed attualmente vive e lavora ad Anversa.
Mostre personali gli sono state dedicate da importanti musei e gallerie private tra i quali: lo SMAK - Stedelijk Museum voor Actuele Kunst, Gent (1985; 2002); la Kunsthalle, Basilea (1990); il Centro de Arte Moderna, Lisbona (1990); il Palais des Beaux-Arts, Bruxelles (1990); la Schirn Kunsthalle, Francoforte (1991); il Kunstverein, Hannover (1992); il Museo Pecci, Prato (1994); lo Stedelijk Museum, Amsterdam (1995); il Ludwig Muzeum, Budapest (1996); il Muzej Suvremene Umjetnosti, Zagabria (1997, 2000); il MuHKA - Museum voor Hedendaagse Kunst, Anversa (1997, 2005, 2006); l’Haggerty Museum of Art, Milwaukee (1998); il Centre for Contemporary Art, Varsavia (1999); lo Sprengel Museum, Hannover (1999); la Kunsthalle, Kiel (1999); il Natural History Museum, Londra (2000); il MIMOCA - Museum of Contemporary Art, Marugame (2001); la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2001); il Kunstnernes Hus, Oslo (2003); la GAMeC, Bergamo (2003); il Musée d’Art moderne et d’Art contemporain, Nizza (2003); il Musée d’Art Contemporain, Lione (2004); il Magazzino d'Arte Moderna, Roma (2006).
Ha preso parte alla Biennale di Venezia (1984, 1990), alla 21° Biennale di San Paolo (1991), a Documenta IX a Kassel (1992), al World Expo 2000 a Hannover e alla 5° Biennale di Lione (2000), alla 7° Biennale di Istanbul (2001) e alla Triennale d’Arte Contemporanea di Beaufort (2003, 2006).
Suoi lavori sono stati esposti in mostre collettive presso istituzioni pubbliche e private come: lo Stedelijk Museum, Amsterdam (1987, 1991); il MuHKA - Museum voor Hedendaagse Kunst, Anversa (1988, 1989); il Kunstmuseum, Basilea (1992); la Kunsthalle, Basilea (1992); Palazzo Grassi, Venezia (1997); il Guggenheim Museum SoHo, New York (1997); l’Israel Museum, Gerusalemme (1998); il Palais des Beaux-Arts, Bruxelles (2005); il Kunst Palast, Düsseldorf (2005); la GAMeC, Bergamo (2005).
La mostra rientra tra gli eventi collaterali della 52. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia.
Jan Fabre, uno degli artisti più significativi in Belgio e sulla scena internazionale, dalla fine degli anni ‘70 si esprime con una vasta gamma di linguaggi che spaziano dalle arti plastiche ai film, dal teatro alla coreografia alla danza, dal disegno alla scultura.
Fabre riesce a passare con agilità da una disciplina all’altra discostandosi dall’archetipo dello “specialista” ormai così tipico nella nostra cultura e ad ottenere, in ciascuna di esse, una tensione sempre alta, indice di qualità e forza teorica e formale del suo percorso artistico. Così egli passa dall’essere disegnatore a creatore di immagini, performer, attore, regista, scenografo ed infine, quindi, artista nel senso più ampio e ancestrale del termine.
In ciascuno dei molteplici ambiti di espressione, Fabre pone al centro della sua ricerca il corpo, inteso come realtà fisica e dimensione mentale. La sua arte riflette la natura umana, necessariamente fragile e mortale, e il desiderio che ciascuno di noi nutre verso il superamento di questa precarietà, attraverso i temi cari alla tradizione fiamminga: la follia, la malattia, la morte, la dolcezza del peccato, la rigenerazione, la forza spirituale.
L’essere umano, la sua precarietà e caducità, è argomento centrale della sua opera, attraverso l’esaltazione del ciclo nascita-vita-morte-rinascita. Fabre considera la morte l’essenza dell’essere in vita, lo spazio di ciò che non è più vivo e a cui l’arte ridona vita. In questo senso il corpo è per l’artista la massima rappresentazione del fluire, del ciclo vitale, di ciò che comincia e finisce per poi ricominciare. Sovente Fabre sviluppa questo concetto di rinascita e superamento dei limiti attraverso l’immagine di insetti che popolano la sua fantasia e il suo lavoro - in particolar modo lo scarabeo, simbolo egizio del dio del Sole - non senza colti riferimenti ai maestri delle vanitas fiamminghe tra il XVI e il XVII secolo. Lo scarabeo diventa paradigma assoluto della trasformazione e della rigenerazione nel mondo della natura e della condizione umana. Questo interesse per il mondo delle scienze e la passione per gli insetti, in particolar modo dei coleotteri, è stata ereditata dal bisnonno, il famoso entomologo Jean-Henri Fabre, ed ha rappresentato un passaggio fondamentale nella formazione dell’artista.
Centrali nella sua opera sono quindi i momenti di passaggio - tra visibile e invisibile, giorno e notte, vita e morte, immanenza e trascendenza - e le figure che li rappresentano e simboleggiano. Con il suo lavoro, Fabre esplora la vita in tutte le sue espressioni e forme.
L’opera di Jan Fabre riunisce i vari aspetti della creazione umana per eccellenza: la scienza, la tecnologia e l’arte. Come uno scienziato raccoglie i dati che determinano l’essenza della sua creazione, la tecnica dona la forma, mentre il risultato è l’espressione artistica che Fabre decide di utilizzare.
La personale presenta così al pubblico questo percorso e la catarsi che è propria di ogni essere vivente attraverso la diversità delle forme che le opere assumono per mano dell’artista fiammingo.
Collaborazione Angelos BVBA
Coordinamento a Venezia: Ziva Kraus
Produzione: Guy Pieters
Jan Fabre (Anversa 1958) studia all’Istituto di Arti Decorative e Belle Arti alla Royal Academy ed attualmente vive e lavora ad Anversa.
Mostre personali gli sono state dedicate da importanti musei e gallerie private tra i quali: lo SMAK - Stedelijk Museum voor Actuele Kunst, Gent (1985; 2002); la Kunsthalle, Basilea (1990); il Centro de Arte Moderna, Lisbona (1990); il Palais des Beaux-Arts, Bruxelles (1990); la Schirn Kunsthalle, Francoforte (1991); il Kunstverein, Hannover (1992); il Museo Pecci, Prato (1994); lo Stedelijk Museum, Amsterdam (1995); il Ludwig Muzeum, Budapest (1996); il Muzej Suvremene Umjetnosti, Zagabria (1997, 2000); il MuHKA - Museum voor Hedendaagse Kunst, Anversa (1997, 2005, 2006); l’Haggerty Museum of Art, Milwaukee (1998); il Centre for Contemporary Art, Varsavia (1999); lo Sprengel Museum, Hannover (1999); la Kunsthalle, Kiel (1999); il Natural History Museum, Londra (2000); il MIMOCA - Museum of Contemporary Art, Marugame (2001); la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2001); il Kunstnernes Hus, Oslo (2003); la GAMeC, Bergamo (2003); il Musée d’Art moderne et d’Art contemporain, Nizza (2003); il Musée d’Art Contemporain, Lione (2004); il Magazzino d'Arte Moderna, Roma (2006).
Ha preso parte alla Biennale di Venezia (1984, 1990), alla 21° Biennale di San Paolo (1991), a Documenta IX a Kassel (1992), al World Expo 2000 a Hannover e alla 5° Biennale di Lione (2000), alla 7° Biennale di Istanbul (2001) e alla Triennale d’Arte Contemporanea di Beaufort (2003, 2006).
Suoi lavori sono stati esposti in mostre collettive presso istituzioni pubbliche e private come: lo Stedelijk Museum, Amsterdam (1987, 1991); il MuHKA - Museum voor Hedendaagse Kunst, Anversa (1988, 1989); il Kunstmuseum, Basilea (1992); la Kunsthalle, Basilea (1992); Palazzo Grassi, Venezia (1997); il Guggenheim Museum SoHo, New York (1997); l’Israel Museum, Gerusalemme (1998); il Palais des Beaux-Arts, Bruxelles (2005); il Kunst Palast, Düsseldorf (2005); la GAMeC, Bergamo (2005).
08
giugno 2007
52 Biennale – Jan Fabre
Dall'otto giugno al 23 settembre 2007
arte contemporanea
Location
PALAZZO BENZON
Venezia, Calle Benzon (San Marco), 3927, (Venezia)
Venezia, Calle Benzon (San Marco), 3927, (Venezia)
Orario di apertura
martedì - domenica: 11-19; chiuso lunedì
Vernissage
8 Giugno 2007, ore 19-22
Sito web
www.gamec.it
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore