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53. Biennale – La Vittoria sul Futuro
Il tema del padiglione è “La Vittoria sul Futuro” nonchè vittoria sulla paura del futuro, come la stessa Sviblova ha sottolineato. I sette artisti partecipanti, tra cui l’eclettico Pavel Pepperstein, custodi dell’avanguardia russa, interpretano e problemizzano il tema della vittoria sul futuro, dando vita a universi artistici personali.
Comunicato stampa
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La vittoria sul futuro
La vittoria come fenomeno ha un’infinità di interpretazioni filosofiche, culturali, sociali, etiche e artistiche. La vittoria è anche una condizione esistenziale ed emotiva, come uno dei fattori fondanti del comportamento di ogni concreto singolo individuo e del gruppo sociale nel suo complesso. “La vittoria sul Sole”, celebre opera futurista di Michail Matjushin e Aleksej Krucenych, era stata realizzata nel 1913 quasi a presentire le incombenti catastrofi nell’inizio del XX secolo. All’inizio del XXI secolo la crisi ha paralizzato la società non tanto con la stagnazione economica, quanto con la paura di fronte al futuro.
Basandosi sull’esperienza artistica individuale e sulle tradizioni dell’avanguardia russa, profondamente radicate nell’arte russa contemporanea, i partecipanti del padiglione russo Pavel Pepperstein, Alexey Kallima, Georgy Ostretsov, Andrei Molodkin, Anatoly Shuravlev, Irina Korina, Sergei Shekhovtsov problematizzano e metaforizzano il tema della “vittoria sul futuro”, dando vita a universi artistici personali.
Brillante esponente della scuola concettuale moscovita, Pavel Pepperstjen, salito alla ribalta per i suoi disegni assurdistici raffiguranti paesaggi del futuro, alla Biennale di Venezia presenta una serie di quadri nei quali rigidi elementi suprematisti si fanno strada attraverso gli incerti contorni delle megalopoli del futuro. L’energia utopica dell’avanguardia russa si innesta sul tronco decrepito della civiltà contemporanea, nella speranza che sul nuovo giro della spirale storica questo trapianto dia vita a vitali germogli. Colonna sonora della sala sarà il rap dello stesso artista le cui note si intrecceranno con quelle della “Sagra della primavera” di Stravinskij, composta nel 1913.
Anatoly Shuravlev affronta il problema della memoria storica. Centinaia di personaggi storici del Novecento che hanno in varia misura influito sul corso della storia, da Ghandi a Einstejn, da Churcill a Picasso, raffigurati in fotografie miniaturizzate del diametro di 1 cm sono collocate all’interno di caotiche e astratte macchie nere che, come buchi neri, saturano lo spazio espositivo dal pavimento al soffitto. Il gioco con le grandezze, la testura e la struttura fa sì che il materiale fotografico risulti in un modo particolarmente intenso e tagliente, sollevando il problema del manifestarsi del futuro attraverso il passato.
Andrei Molodkin presenta un’installazione multimediale al cui interno sono disposte due sculture in vetro a sagome vuote della Nike di Samotracia, simbolo di vittoria. Una delle sculture sarà riempita di un liquido pulsante nero, il petrolio, e l’altra di un liquido rosso, il sangue. Sulle sculture sono dirette due videocamere: sullo schermo verranno proiettate, l’una accanto all’altra, le immagini delle due sculture. I flussi del liquido nero e rosso che pulsano all’interno della Nike rianimata simbolizzano l’ambivalenza di qualsiasi Vittoria.
Alexey Kallima crea degli enormi affreschi raffiguranti delle tribune traboccanti di tifosi di calcio che smaniano per la gioia della vittoria e per lo sconforto della sconfitta. Gli affreschi sono realizzati con tinte fluorescenti visibili esclusivamente con un’illuminazione a luci ultraviolette. Durante l’avvicinamento dello spettatore all’affresco, ad un certo punto scatta un interruttore che spegne la luce ultravioletta. Lo spettatore piomba in uno spazio bianco, vivendo il vuoto come inevitabile conseguenza della trionfale euforia. Il titolo del progetto, “Teorema della pioggia”, rimanda alla teoria del caos e all’impossibilità di prevedere sia gli esiti delle gare sportive, sia il corso della storia.
Irina Korina è un’artista che opera con elementi e situazioni baluginanti, articolando l’interstizio tra ricordo e premonizione. Le sue enormi fontane, realizzate con vecchie tele incerate di vario colori, ricordano bizzarre forme biomorfe, dotate di un elastico turgore.
Sergej Shekhovtsov “gioca” con i motivi dell’araldica del padiglione russo realizzato dal grande architetto Aleksej Schusev nel 1914. L’artista crea sulla facciata del padiglione un’installazione in gommapiuma, seguendo la trasformazione dei simboli del tempo moderno in una nuova araldica.
Olga Sviblova, Curatore del padiglione russo
Pavel Pepperstein
“Perspectives of Development”. 2009
Nato nel 1966 a Mosca
Ha studiato all’ Accademia delle Belle Arti di Praga(1985-87).
Fondatore e membro del gruppo artistico “Ispezione” e “Ermeneutica medica”.
Vive e lavora in Russia e Germania.
L’ampio spettro dei talenti di Pavel Pepperstein non ci deve trarre in inganno. Può essere un raffinato grafico, creare delle fantasiose installazioni o realizzare film erotici concettuali. Scrivere romanzi, come l’epopea fantasy su vasta scala “L’amore mitologenico delle caste” (scritto a quattro mani con S. Anufriev) o creare dei piccoli raffinati gioielli come i noir “Svastica” e “Pentagono”, oppure recitare dei “rap” (come ha promesso di fare alla mostra “Vittoria sul futuro”). Ma sia l’arte figurativa che la letteratura sono per Pepperstein solo degli strumenti speculativi. Non a caso l’unione degli autori della cerchia dei “concettualisti della giovane generazione”, da lui creato negli anni Novanta, porta un nome pseudo-scientifico “Ispezione Ermeneutica Medica”.
Gli oggetti e i metodi di questa ricerca colpiscono anche per il loro carattere eccentrico (che tuttavia è difficile definire bizzarro). Pepperstein si interessa a tutto: alla psicoanalisi (sta persino scrivendo una sua versione de ”L’interpretazione dei sogni”) e al cinema hollywoodiano, all’ “inconscio collettivo” dell’ideologia sovietica e alla filosofia del concettualismo moscovita, alla schizoanalisi di Deleuze-Guattari e Castaneda, all’ortodossia e al buddhismo zen, alla letteratura classica e alla cultura contemporanea giovanile. Questa sfera di interessi riflette in un certo senso le infatuazioni della generazione alla quale Pepperstein appartiene: quella degli ultimi intellettuali sovietici che hanno avuto accesso a tutta l’informazione, fino a poco tempo prima proibita, ma che non hanno trasformato questo in una professione e non sono diventati degli intellettuali specializzati in senso stretto. Del resto Pepperstein non condivide semplicemente i gusti della sua generazione, quanto piuttosto analizza la natura stessa della loro genesi. Egli studia l’arte contemporanea, la cultura di massa, la filosofia allo scopo di individuare le fonti di questa «mitologenesi». È come se Pepperestein si inoculasse tutti i «virus» intelletuali possibili e immaginabili, sia che si tratti del «Signore degli anelli» o dei discorsi di sinistra, della nostalgia per il socialismo, recentemente comparsa nella società russa, o della cultura psicologica, per elaborare una sorta di vaccino che non priva i miti del loro elemento di fascinazione ma li rende del tutto inadatti ad un uso di massa e li priva quindi della loro natura epidemica. Pepperstein si dedica a un uso virtuoso della customizzazione o del «tuning» delle mitologie, che nella sua intepretazione acquisiscono la delicata bizzaria di un mondo immaginato, profondamente intimo. Il fututo utopico, di cui negli ultimi tempi l’artista disegna in modo appassionato i paesaggi, appare estremamente attraente in quanto si tratta di un futuro molto domestico, nel quale gli elementi delle diverse ideologie, quelle più influenti e terribili, risultano a portata di mano quasi si trattasse di souvenir di viaggi lontani disseminati all’interno di un appartamento. Potrebbe anche trattarsi di souvenir dei propri genitori, oggetti con i quali, da bambini, si era soliti giocare ancora prima di sapere da quale parte del mondo provenissero. L’«Ermeneutica medica» ha di nuovo dato vita nell’arte contemporanea al culto dell’infanzia, che, nel caso di Pepperstein, è a maggior ragione ancora più significativo in quanto l’artista è figlio della scrittrice di libri per bambini Irina Pivovariva e del pittore Viktor Pivovarov, amico di Ilja Kabakov, uno dei fondatori del concettualismo moscovita e illustratore di splendidi libri per l’infanzia. Per Pepperstein anche il concettualismo moscovita, con tutta la sua complessa filosofia, è una sorta di famigliare giocattolo. L’artista non vede nulla di strano nel maneggiare con la stessa confidenza e libertà anche tutto il resto. Addirittura egli appone una testa al «Quadrato nero» e al «Cuneo rosso» rendendoli simili alle carte delle illustrazioni di «Alice nel paese delle meraviglie». Con quadri del genere è difficile fare una partita secondo le regole delle carte da gioco, però ci si può giocare. Al tempo stesso non è più possibile inserire i quadrati e i triangoli umanizzati in una composizione suprematista, però è possibile collocarli all’interno di un paesaggio che ci ricorda il Rinascimento italiano. Nel tuo futuro privato d’infanzia non ci sarà nessuno che ti punirà per questo. In questo futuro non ci sarà spazio per tutti. Poco male, del resto: ciascuno deve avere diritto ad un proprio futuro.
Alexey Kallima
“Rain Theorem”. 2009
Nato nel 1969 a Grozny, Russia.
Si è diplomato nel 1988 alla facoltà di pittura presso l’istituto d’arte di Krasnodarsk.
Vive e lavora a Mosca.
Nato in Cecenia, nel 1994 da Grozny si è trasferito a Mosca in qualità di profugo, Alexey Kallima si è distinto come forse l’unico artista russo contemporaneo che affronti la socialmente scottante questione cecena. Protagonisti dei suoi affreschi-graffiti monumentali, che lui ha realizzato sulle pareti delle gallerie e delle sale espositive, sono dei giovani ceceni, forse dei terroristi, o semplicemente degli immigranti illegali. Questi uomini dai volti barbuti, dalle figure dotate di una selvaggia e ferina grazia, con indosso tute Adidas, occhiali scuri e berretti di maglia, si stagliano con una forza pittorica analoga ai personaggi dei film d’azione dark future o agli eori del Gangsta rap, quali esponenti di una nuova subcultura, a loro modo delle “icone di stile” della street fashion. Alcuni di questi graffiti sono stati da Kallima realizzati con tinte fluorescenti, visibili solo “alla luce nera”, il che significava che il lavoro poteva essere visto soltanto in una sala oscurata e nel momento in cui veniva accesa la luce abituale, l’immagine scompariva. Come si conviene ai personaggi che vivono fuori della legge (o delle paure), gli eroi di Kallima vivono solo nel buio. Appunto “notturno” era anche il monumentale affresco “Chelsey – Terek” che rappresentava una partita di calcio immaginaria tra una squadra di calcio inglese e una cecena. Lavoro che gli è valso il premio statale per l’arte contemporanea, “Innovazione”.
Alexey Kallima fa indossare ai suoi protagonisti le tute Adidas inserendoli all’interno di uno stadio non soltanto perché lo sport e le tute sportive appartengono, a tutti gli effetti, agli strati anche più emarginati della popolazione. La stessa estetica degli affreschi rimanda non soltanto ai graffiti o ai fumetti, ma anche all’aspetto eroico dello sport decantato dall’arte del realismo socialista, nella sua massima espressione, alle fotografie di Rodchenko e alle tele di Dejneka. Gli emarginati di Kallima, che si muovono in bande, clan, gruppi, carichi di un’energia tribale intensa e primordiale, rappresentano il riflesso del “corpo collettivo” pervaso di esultanza dell’utopia sovietica oppure quello delle famigerate “masse rivoluzionarie” pronte a esplodere. Questa stessa massa, lacerata da conflitti interni ma al tempo stesso animata da uno stesso afflato collettivo, si presenta anche nell’affresco “La teoria della pioggia”, creata da Kallima per il Padiglione russo. E, benché si tratti di una massa di tifosi all’interno di uno stadio di calcio, il titolo stesso del suo lavoro rimanda ad alcune tele classiche di Pavel Filonov come “La formula della primavera” e “La formula del proletariato d’Ottobre”. In questi personaggi, uniti non soltanto dall’orgoglio per i “nostri” ma anche dall’odio per gli “altri”, l’artista contemporaneo cerca di analizzare quegli stessi macroprocessi di massa, che travalicano l’aspetto prettamente individuale, proprio come il pittore avanguardista russo aveva fatto in un paese che, nei primi trent’anni dello scorso secolo, stava subendo un cataclisma storico. “Il teorema della pioggia”, così come le opere di Kallima della serie “cecena”, si vede solo alla “luce nera”. Lo spettatore ad un certo punto assisterà al dissolversi della folla raffigurata sulle pareti, rimanendo in solitudine, capendo, forse, che le urla dei tifosi erano rivolte proprio a lui. Così come nel happening “Siete lì dove siete assenti”, organizzato da Kallima nel 2002 nella galleria “Francia” da lui creata, dove ogni visitatore che entrava nello spazio espositivo veniva accolto, con suo massimo stupore, da un fervente applauso.
Andrei Molodkin
“Le Rouge et le Noir”. 2009
Nato nel 1966 a Buj, Russia.
Si è laureato nel 1992 presso l’Università Statale d’Arte di Mosca S.G. Stroganov.
Vive e lavora a Parigi, Mosca e New York.
Nell’arte di Andrei Molodkin è difficile non scorgere evidenti rimandi alle icone della Pop Art e del Concettualismo quali Andy Warhol, Ed Ruscha, Joseph Koshut. Molodkin non si stanca di riprodurre gli arcinoti simboli del dollaro o dell’euro, dell’Apollo del Belvedere o della Nike di Samotracia, e riporta nei suoi progetti artistici le parole che si incontrano con maggiore frequenza da FUCK a DEMOCRACY, con le quali ricopre le pareti sotto forma di tubi ricurvi oppure sospendendole nello spazio in caratteri cubitali di grandi dimensioni. In verità, a differenza dai classici del Concettualismo e della Pop Art, i segni di Molodkin non sono né vuoti, né astratti. L’artista li riempie, nel vero senso della parola, di un contenuto il più materiale possibile. Ad esempio di petrolio. Proprio questa sostanza scorre, al posto della luce, lungo le tubature che compongono gruppi di parole, riempie grandi lettere-scultura in plastica oppure sciaborda, come in un acquario, all’interno della figura trasparente della Nike di Samotracia. La scultura gemella è invece riempita di un altro liquido, non più nero, bensì rosso, ovvero di sangue. L’idea dell’artista è chiaramente palese: non esiste un concetto talmente elevato e astratto in grado di mantenere il proprio significato se si rende visibile il suo “contenuto”, i soli significati che esistono nel mondo contemporaneo, così come se lo immagina l’artista, sono quelli di: potere, ricchezza, forza, dolore. Del resto anche queste sostanze visibili, che pulsano nelle vene della realtà, rimangono impercettibili. Lo spettatore non può sentire la viscosità del sangue o la densità del petrolio, percepirne l’odore e il sapore, cioè provare avversione e prendere fino in fondo coscienza del fatto che un mondo costruito sul denaro e sulla morte è davvero una brutta cosa. Al contrario, gli oggetti di Molodkin appaiono sterili ed ermetici. Il famigerato conflitto tra forma e contenuto appare in tal modo insolubile. Non si può credere alle parole, ma anche l’autenticità del loro contenuto può essere solo oggetto di fede.
Irina Korina
“Fountain”. 2009
Nata nel 1977 a Mosca.
Si è diplomata nel 2000 alla facoltà di scenografia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Mosca (GITIS).
Ha studiato all’Istituto delle problematiche dell’arte contemporanea seguendo il corso “Nuove strategie artistiche”; al Centro d’arte contemporanea G. Soros (1999-2000); alla Valand Academy of Art, Goteborg, Svezia (2000); all’Accademia d’Arte di Vienna, (2002-2005).
Vincitrice del premio teatrale “Debutto” (1999), del premio “Compagno” (2006), nel premio Statale nel settore dell’arte contemporanea “Innovazione”, è stata nominata per il premio “Nuova generazione” (2008).
Vive e lavora a Mosca.
Irina Korina è una delle più brillanti e paradossali eredi della tradizione di Ilja Kabakov sia per quel che riguarda la tradizione da lui sviluppata dell’”installazione totale”, sia nella puntuale analisi, sia visuale che concettuale, del quotidiano ambiente in cui vivono i russi contemporanei. Scenografa di formazione, la Korina sa lavorare meravigliosamente con lo spazio. I lavori dei primi anni del 2000 con cui si è fatta conoscere, rappresentavano degli spazi che assorbivano completamente lo spettatore e al cui interno lei sprofondava come nel proprio inconscio. Persino il retaggio dell’estetica e dell’ideologia sovietica si presentava nella giovane artista come l’immagine di ricordi infantili non tanto del passato, quanto di sensazioni legate a un futuro che non si è realizzato. “Indietro nel futuro” si intitola una delle sue più note installazioni: un angusto spazio labirintoidale, dietro le pareti del quale lo spettatore intravedeva un mosaico con le gigantesche effigi di cosmonauti, stilizzati secondo gli stilemi monumentali dell’epoca brezhneviana.
Tuttavia negli ultimi tempi le installazioni della Korina sembra quasi siano state rivoltate come un guanto: all’artista interessano non tanto gli spazi che inglobano lo spettatore, quanto le superfici, protettive, mimetizzanti, ma anche ingannevoli.
L’artista si è dedicata ad una soi disant sociologia del design, non quello proposto dalle riviste patinate, ma quello che le persone abitualmente acquistano. La Korina studia l’ambiente abitativo postsovietico con la stessa meticolosità applicata da Kabakov nell’analizzare gli appartamenti in coabitazione di era sovietica, ma con un senso di compassione diverso, scevro da sentimenti come disprezzo o superiorità, anzi, al contrario, cercando di condividere l’idea di comodità, comfort ed estetica della “bella vita”. Fonte di ispirazione dell’artista sono diventati i centri commerciali dedicati ai materiali di arredo e di costruzione, e il suo materiale preferito sono diventati i linoleum autoadesivi che imitano il legno e il mattone, il marmo e la malachite così come le colorate tele incerate con i più svariati decori. Questi materiali figurano infatti nell’installazione ideata per il padiglione russo. A differenza dell’estetica pragmatica e funzionale di questa produzione internazionale (una sorta di IKEA), che propone al consumatore di farne un uso razionale, i materiali utilizzati dalla Korina è come se andassero al di là dei desideri più sfrenati dell’utente. Il linoleum autoadesivo si trasforma non soltanto in semplici listoni in legno, ma anche nella malachite o nel marmo tipici dei palazzi, e la tela incerata prende le sembianze di un prezioso drappo di seta. Tutti elementi che in un certo senso risalgono all’estetica sovietica, la quale si elevava al di sopra della quotidianità, a quel lusso retorico che esigeva, ad esempio, che le stazioni della metropolitana apparissero come palazzi. Bramose di bellezza, a cui l’utente finale abituato a moderare le proprie esigenze ha ormai perso ogni speranza, queste superfici sono sul piede di una rivolta: non vogliono più ricoprire tavoli o pareti, ma danno vita a bizzarre forme nuove. Come, ad esempio, a pompose fontane tragicomiche, che rimandano alle famose fontane ricoperte d’oro e di ceramica colorata del Centro Espositivo VDNKh di Mosca, sorto in epoca staliniana e incarnazione dell’imminente paradiso comunista. Nell’installazione creata da Irina Korina per la mostra “Vittoria sul futuro” si può osservare come nella produzione di oggetti kitsch di uso quotidiano continui a vivere, a livello inconscio, il desiderio sovietico del lusso dei palazzi, destinati a tutti una volta conseguito il comunismo: un’utopia diventata da tempo retaggio della storia.
Georgy Ostretsov
“Art Life or The Torments of Creation”. 2009
Nato a Mosca nel 1967.
Ha ultimato nel 1984 l’istituto artistico-teatrale presso il Teatro Bolshoj di Mosca.
Ha vissuto e lavorato a Parigi (1988-1998).
Attualmente vive e lavora a Mosca.
Georgy Ostretsov è diventato famoso ancora durante gli anni della Perestrojka. In quel periodo, l’esordiente artista lavorava sul crinale tra l’arte contemporanea e la moda di tendenza avanguardista, ispirata all’estetica del costruttivismo e ai movimenti d’avanguardia degli anni della rivoluzione, che il grande pubblico in quegli anni andava riscoprendo. Dal 1988 al 1998 l’artista ha vissuto a Parigi, dove ha proseguito il suo fare artistico nell’alveo della moda di ispirazione avanguardista estremizzando al massimo le forme degli abiti-oggetto da lui creati. Nella capitale francese si è inoltre avvicinato al mondo del fumetto. Dall’interazione di questi due interessi è con ogni probabilità scaturita l’idea di creare delle maschere in latex che Ostretsov continuerà a realizzare por molti anni. Ancora durante gli anni parigini è stata da lui organizzata una performance in occasione dell’inaugurazione di un gruppo di nuove galleria nel XIII arrondissement nel corso della quale aveva fatto indossare ai galleristi le maschere di noti supereroi del mondo dei fumetti. Questa performance può essere considerata una sorta di punto di partenza di un progetto di lunga durata di Ostretsov, intitolato“Il nuovo governo”. Una storia (anti)utopica su uno stato i cui governanti non compaiono mai in pubblico se non indossando spesse maschere nere in latex, storia che l’artista ha narrato in molte mostre e performance. L’artista aveva addirittura istituito un’onorificenza, conferita a nome del Nuovo governo, i cui premiandi erano scelti dall’unione dei pittori di Mosca. Nonostante tutta la sua ambiguità il “Nuovo governo” (che l’artista a volte esaltava a volte invitava a rovesciare) indicava che in primo luogo era in mano a chi si occupa di arte. Mentre le maschere che passano inavvertitamente da un governante all’altro (tanto che i suoi sudditi, secondo l’idea di Ostretsov, neppure si accorgono del passaggio delle consegne), non solo evitano i pericoli legati al “culto della personalità”, ma garantiscono al “Nuovo governo” un’immortalità simile a quella che hanno le opere d’arte che sopravvivono ai suoi creatori. Questo desiderio legato all’arte come mezzo per acquisire l’immortalità, anche a costo di fare a meno del corpo nella sua effimera essenza, è ironicamente presente anche nell’installazione che Ostretsov ha realizzato per la “Vittoria sul futuro”. Ritrovarsi nel futuro, anche se non lo si potrà vedere. L’artista si trasforma in un manichino meccanico capace di produrre arte all’infinito. E il volto dello stesso Ostretsov, che copre quello del manichino, è una sorta di maschera del “Nuovo governo”, ben più terribile in quanto sotto di essa non si cela nulla.
Anatoly Shuravlev
“Black Holes”. 2009
Nato nel 1963 a Mosca.
Vive e lavora a Berlino e a Mosca.
Catherine Baker
Possiamo definire Anatoly Shuravlev un corridore sulle lunghe distanze. Questo artista si è affacciato sulla scena dell’arte contemporanea, in modo molto attivo, alla fine degli anni Ottanta e da allora sono ormai quasi vent’anni che fa da spola tra Berlino e Mosca, sua città natale.
Inizialmente Anatoly Shuravlev si era interessato all’analisi semiotica della parola e del testo. Nei suoi primi lavori pittorici, negli oggetti e nelle installazioni la sua ricerca ruotava attorno ai concetti di “verità” e rappresentazione, “significante” e “significato”. Successivamente, all’inizio degli anni Novanta, il suo fare artistico ha subito una forte svolta in quanto ha cominciato a lavorare con la fotografia operando una riflessione sul modo in cui questo genere di arte tratta l’immagine.
Tra i suoi lavori, ad esempio, una serie di fotografie di incisioni del XIX secolo, realizzate da etnografi occidentali nel corso delle loro spedizioni in alcuni siti storici dell’Egitto oppure nelle foreste pluviali del Brasile. Dopo un particolare procedimento fototecnico, l’artista le ha elaborate in modo tale da far dissolvere le incisioni, create in un’epoca in cui la fotografia in senso tecnico non esisteva, nell’immagine “fotografica” dei luoghi rappresentati (“Fotografia impossibile”).
Al tempo stesso l’artista era consapevole della componente ideologica che stava alla base delle sensazioni che gli esploratori stranieri avevano provato nel corso delle loro spedizioni. In un certo senso le immagini da loro realizzate possono essere definite come ritratto dell’“altro”.
Anatoly Shuravlev aveva proseguito la sua ricerca degli aspetti della “politica della rappresentazione” in molti altri progetti basati sulla fotografia. In questo processo le stampe fotografiche di dimensioni microscopiche, 10 x 8 mm. o del diametro di 10 mm., sono diventate la sua cifra stilistica distintiva. Queste miniature venivano montate su sfere di plastica e disposte lungo le pareti dando vita a grossi agglomerati dotati di forme diverse. Di solito le stampe rappresentavano degli scatti fotografici, realizzate dall’artista con la sua macchina fotografica analogica, di immagini tratte da riviste, televisione, film e internet. Quello che lo spettatore può vedere o riconoscere in queste minuscole fotografie non è chiaro fino in fondo. E sebbene si sia in grado di riconoscere alcuni volti noti, paesaggi, oggetti e persino parti di corpo umano, è praticamente impossibile formulare alcunché di preciso rispetto ai dettagli dell’immagine.
La percezione del progetto realizzato con le miniature fotografiche è indissolubilmente connesso al processo che si verifica guardando la televisione quando si passa da un canale all’altro e si percepisce l’immagine nella sua interezza senza avere la possibilità di coglierene i dettagli. In senso astratto, questo specifico metodo di percepire l’opera d’arte o il mondo mediatico può essere paragonato alla nostra percezione del mondo.
Nel progetto intitolato “Buchi neri”, l’artista sviluppa lo stesso tema e analizza l’aspetto della percezione del mondo alla luce della contrapposizione tra fotografia e pittura. Si tratta di un’installazione totale inserita in uno spazio le cui pareti sono ricoperte di colature formaliste di tintura nera, che ricordano l’Action painting degli anni 1950.
A distanza, questi affreschi si percepiscono come una struttura astratta, quasi un simulacro dell’universo, in quanto avvolge lo spettatore da tutti e quattro i lati. Ad una più vicina visione, al centro di ogni macchia nera si intravedono delle piccole fotografie rotonde del diametro di 10 mm. che raffigurano una miriade di personaggi storici, da Gandhi a Einstein, da Madonna o Obama, tutte quelle persone particolari che hanno cambiato il mondo. Man mano che si aumenta la distanza le macchie nere cominciano ad apparire come dei buchi neri cosmici, la cui forza centripeta ingloba le fotografie. In questo senso Shuravlev crea un mondo che non appare più come unitario, ma che si manifesta attraverso i dettagli. Un mondo che ha le qualità non di un cosmo unitario, ma di un universo frammentato.
Sergei Shekhovtsov
“CARTOUCHE”. 2009
Nato nel 1969 a Sal’sk, Russia.
Si è diplomato nel 1996 all’Accademia d’Arte Surikov di Mosca.
Vive e lavora a Mosca.
Sergei Shekhovtsov è talmente fedele al suo materiale preferito che c’è stato un tempo in cui firmava le sue opere come Sergej Porolon Shekhovtsov (in lingua russa «Porolon» è l’equivalente di poliuretano. N.d.T.). L’artista lavora con questo materiale dal 2001 e realizza con esso praticamente tutto, si pensi in primo luogo alle sculture di persone fatte con il poliuretano. Oppure quelle raffiguranti i visitatori di un museo o il pubblico all’interno di una sala cinematografica, come nell’installazione presentata da Shekhovtsov alla Biennale di San Paolo in Brasile. Non è certo un caso che i personaggi in poliuretano realizzati dall’artista spesso rappresentano un qualche genere di pubblico. Lo stesso Shekhovstov ha una volta detto che per lui questo materiale è quello che si utilizza per fare divani, un luogo di meditazione, di riflessione, di desiderio, di sogno. Si tratta cioè di un materiale passivo e malleabile. Tuttavia Shekhovtsov lo utilizza come se fosse legno o marmo, imprimendo ad esso, per mezzo di tagli netti, talvolta quasi crudeli, dei contorni decisi. I lavori di Shekhovtsov sono una sorta di inganno, la cui vera natura gli spettatori capiscono non subito e con stupore. In questo senso l’artista è vicino e al tempo stesso specularmente opposto alle celebri sculture di Jeff Koons: palloncini gonfiabili realizzati in acciaio inox. Sia Koons che Shekhovtsov giocano con l’ambivalenza del morbido e del duro, del solido e dell’effimero, del prezioso e dello scadente, dell’adulto e dell’infantile, del forte e del debole. Koons dà una super solidità e un super valore a oggetti di largo consumo e di scarsissimo valore. Shekhovtsov, al contrario, conferisce alla soffice, amorfa gommapiuma l’apparenza di qualcosa di grezzo, solido e resistente. Non a caso l’artista realizza spesso sculture e installazioni che mettono in parodia i diversi modelli di potenza, forza e grandezza, come un pomposo trono decorato con l’aquila bicipite, emblema della Russia zarista e postsovietica, oppure il simbolo della moderna forza e fragilità: la moto. Shekhovtsov offre allo spettatore la possibilità di fare un’eccezionale scoperta sia il simbolo della potenza del nuovo Stato russo, che il cavallo d’acciaio di un grande «macho» sono in realtà realizzati in gommapiuma, un materiale che si associa alla cucina, alle faccende domestiche e ai miserabili giochi per l’infanzia sovietici.
L’installazione presentata al Padiglione russo ha una duplice lettura: la moto in poliuretano, nonostante la sua teatralità e morbidezza, ha «sfondato» la parete del padiglione e, a differenza di una moto autentica, in acciaio e metallo, questa, fatta con un materiale composto da una miriade di bolle d’aria, non si distruggerà mai, forse non cadrà mai a terra, si solleverà in aria e continuerà il suo volo.
Pavel Pepperstein
Mostre personali:
2009 EITHER-OR, Kewenig Galerie, Cologne
2008 EITHER-OR, Regina Gallery, Moscow
2007 CITY of RUSSIA, Regina Gallery, Moscow
Talking Animals, Galerie Kaufmann, Zurich
Landscapes of Future, Gallery of Modern Art, Vancoover, Canada
2006 Landscapes of Future, Galerie Kamm, Berlin
Drawings, Kunstmuseum, Basel
Pentagon, Regina Gallery, Moscow
Drawings, Artplay, Moscow
2005 Europa, Galerie Wallbroel, Dusseldorf, Germany
Riders, Ministry of Culture, Dusseldorf , Germany
Riders, Gallery Sutton Lane, London
2004 Hypnosis, Regina Gallery, Moscow
Flags and Flowers, Sutton Lane, London
Hypnosis, Spovieri Gallery, London
Hypnosis, Gallery Kaufmann, Zurich
Eyes, Galerie Kamm, Berlin
2003 The Battles, Regina Gallery, Moscow
Political Hallucinations, Gallery Kamm, Berlin
2002 Gods and Monsters, Neuer Aachener Kunstverein, Germany
America, Gallery Ursula Walbrol, Dusseldorf, Germany
Drawings, Larivier, Paris
Dreams and Museum, Kunsthaus Zug, Switzerland
2001 The Girl and the Tunnel, Kaufman, Zurich
Die Ausstellung eines Gespraches: ( with Groys and Kabakov), Kunsthaus,
Zug, Switzerland
2000 Away from the Labyrinth (with Greenman), Museum of Israel, Jerusalem
Russian Novel 2000, Regina G allery, Moscow
Moses (with group “Russia”), KunsHouse, Zug
How to Meet an Angel (with I.Kabakov), Gallery Sprovieri, London
Two Angels (with V.Pivovarov), Karmelienkloster, Graz, Austria
1999 The Father and the Son (with V.Pivovarov), Kunsthaus, Zug, Swithzerland
1998 Binoculars and Monoculars. Life and work, Kunsthaus, Swithzerland
1997 Portrait of an Old man, State Russian museum, St.Petersburg
Mostre collettive:
2007 MOSCOPOLIS. Espace Louis Vuitton, Paris
MuHKA, Antwerpen, Belgium
Woe from Wit, Vera Pogodina Gallery, Moscow
Intellectual Realism. 2 Moscow Biennale of Contemporary Art, State Tretyakov
Gallery, Moscow
2004 26th Biennial de Sao Paulo, Ciccillio Matarazzo Pavilion, Sao-Paulo, Brasil
Moscow-Berlin 1950-2000, Central Historical Museum, Moscow
2003 Berlin-Moscow 1950-2000, Martin-Gropius-Bau, Berlin, Germany
Neue Ansaetze. Zeitgenoessische Kunst aus Moskau. Kunsthalle, Düsseldorf, Germany
2002 Contemporary Russian Painting, New Manezh Exhibition Hall, Moscow
1999 Crazy Twin. Moscow, Nizhny Novgorod, Samara, Ekaterinburg, Russia; Strasburg,
France
2000 Neues Moskau, Ifa-Galerie, Berlin
1995 Kunst im Verbogenen, Nonkonformisten Russland 1957-1995, Collection
of contemporary art, Tsaritsino Museum; Willhelm-Hack Museum,
Ludwigshafen-am-Rhein; Documenta-Halle, Kassel; Staatliches Lindenau
Museum, Altenburg, Germany
in Moskau… in Moskau…, Badischer Kunsverein, Carlsruhe, Germany
Alexey Kallima
Mostre personali:
2008 Capitalism Garbage. Ecole Nationale Superieure d'Art de Bourges, France
Unnamed Hill. M&J Guelman Gallery. Moscow
Chechen Women’s Team of Parachute Jumping. Lehmann Maupin Gallery, New York
Closed Party. Volker Diehl Gallery, Berlin
2007 Sky Patrol. Galerie Ann de Villepoix, Paris
2006 Dead Calm, Chechnya. White Box Gallery, New York
Private Experience. M&J Guelman Gallery, Moscow
2005 19.45. Gallery S’Art, Moscow
You And Your Friend From Malgobek, Dom Culture Centre, Moscow
Break 10 MIN., Art-Strelka, Vitrina Gallery, Moscow
Chronicles. Reflex Gallery, Moscow
2004 Guries And Relapes. M&J Guelman Gallery, Moscow
Minutka. State Tretyakov Gallery, Moscow
2003 Case On the Roadside, or Examination On Roads, M&J Guelman Gallery, Moscow
Tomorrow. Wall Graphic. France Gallery, Moscow
Distance. State Tretyakov Gallery, Moscow
2002 Zefirs (performance). France Gallery, Moscow
Monument to Victims (action). France Gallery, Moscow
2001 You Are There Where Are Absent. France Gallery, Moscow
2000 SES, action in Moscow Kremlin on Presidential election day. Moscow
Mostre collettive:
2008 Thaw. Chelsea Art Museum, New-York
2007 Thaw. State Russian Museum, Saint-Petersburg
Diary of the Artist. 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, Central House of Artist, Moscow
Witnesses of The Impossible. Moscow Center of Art, Moscow
Sots Art. State Tretyakov Gallery, Moscow
Free Party-2, Ecole des Beaux-Arts, Grenoble, France
The Future Depends On You. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
HETEROTOPIA 1st Thessaloniki Biennial of Contemporary Art, Greece
Opening of the Contemporary Art Museum ART4.RU, Moscow
Moscopolis. Espace Louis Vuitton, Paris
Baroque. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
Sots Art. Art politique en Russie de 1972 à aujourd'hui. La Maison Rouge, Paris
2006 Rebels. Galerie Volker Diehl, Berlin
Contemporary Art Lexicon. Article 1. Identity. The Elena Berezkina Foundation For Visual Art
Support “ERA”, Moscow
Origin of Species. Contemporary City Foundation, Moscow
Questions of Identity. Chamelion Gallery, Walsall
Moscow News. The National Gallery, Veletrzny Palac, Prague
2005 Act of Charity. France Gallery, Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Dialectic of Hope. 1st Moscow Biennale of Contemporary Art, Lenin Museum, Moscow
8th Kaliningrad Biennale of Graphic, Russia
4th Shiryaevo Biennale of Contemporary Art, Samara, Russia
Russian Pop-Art. State Tretyakov Gallery, Moscow
Europalia. Russia Festival, Brussels, Belgium
Portrait of Face. M’ARS Centre for Contemporary Arts, Moscow
Artist And Weapon. M’ARS Centre for Contemporary Arts, Moscow
Moscow Breakthrough. The Bargehouse, London
2004 Se opp! Kunst fra Moskva og St. Petersburg = Watch Out! Art from Moscow and St. Petersburg.
National Museum of Art, Oslo, Norway
Beyond the Red Horizon. Contemporary Art from Poland and Russia. Centre for Contemporary Art
at Ujazdowski Castle, Warsaw
2003 Fashion Control. M&J Guelman Gallery, Moscow
Hunger-Strike. Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Art-Klyazma Festival of Contemporary Art, Moscow region, Russia
STOP! WHO GOES? National Centre of Contemporary Art, Moscow
Same Old Sun Everywhere. France Gallery, Moscow
New Countdown. Digital Russia with SONY. Central House of Artist, Moscow
2002 Davaj! Russian Art Now. Postfuhrampt, Berlin, Germany; Museum für Angewandte Kunst (MAK),
Vienna, Austria
Made in France (with Radek Group). Sakharov Center, Moscow
Instead of Art. Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Melioration Festival of Contemporary Art, Moscow
STOP! WHO GOES? National Centre of Contemporary Art, Moscow
100% Vision. Regina Gallery, Moscow
Pop/Art. Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Georgia From/To. Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Andrei Molodkin
Mostre personali:
2009 Liquid Modernity. Orel Art UK, London
2008 Liquid Black After Liquid Sky. Pack Gallery, Milan, Italy
Touchy art ( Tachi's art). Nina Lumer Gallery, Milan, Italy
Guts à la Russe. Orel Art Gallery, Paris, France
2007 Sweet Crude American Dream. Daneyal Mahmood Gallery, New York, USA
Direct From The Pipe. Anne + Art Projects, Ivry-Sur-Seine, Paris, France
G8. Kashya Hildebrand Gallery, Zurich, Switzerland
2006 Empire at War. Daneyal Mahmood Gallery, New York, USA
Cold War II. Orel Art Gallery, Paris, France
Sweet Crude Eternity. Kashya Hildebrand Gallery, Zurich, Switzerland
2005 Sweet Crude Eternity. Kashya Hildebrand Gallery, New York, USA
2004 Notre Patrimoine. European Parliament, Brussels, Belgium
2003 Love Copyright. Kashya Hildebrand Gallery, New York, USA; Orel Art Gallery, Paris, France
2002 Polius. Orel Art Gallery, Chapelle Saint Louis de la Salpêtrière, Paris, France
2001 Novonovosibirsk. State Russian Museum, Saint-Petersburg,
The Schusev State Museum of Architecture, Moscow, Russia
Blue Dream. Freud's Dream Museum, St. Petersburg, Russia
Mostre collettive:
2008 Russian Dreams…The Bass Museum of Art, Miami Beach, USA
Adventure of the Black Square. State Russian Museum, St. Petersburg
Decked Out. Burton's Gallery, Burlington, USA
2007 Paper Trails–New Adventure in Drawing. V1 Gallery, Copenhagen, Denmark
East/West. Orel Art Gallery, Paris
Bushels, Bundles and Barrels, Superfund Investment Center, New York, USA
2006 Petrodollar, Pierogi Gallery and Ronald Feldman Fine Arts, Miami, USA
2004 Trash Resources. Kashya Hildebrand Gallery, New York, USA
Praying For Oil. Orel Art Gallery, Flash Art, Milan, Italy
2003 Underground City. Labin, Croatia
Neue Ansaetze. Zeitgenoessische Kunst aus Moskau. Kunsthalle, Düsseldorf, Germany 2002 Polius. IV International Month of Photography in Moscow “Photobiennale-2002”,
Museum “Moscow House of Photography”, Moscow
Biesterfeld Art Management. St. Moritz, Switzerland
2001 Novonovosibirsk. State Russian Museum, New Academy, Saint-Petersburg;
The Schusev State Museum of Architecture, Moscow
2000 III International Month of Photography in Moscow “Photobiennale-2000”, Museum “Moscow House of Photography”, Moscow
Irina Korina
Mostre personali:
2009 Installations. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
2008 Invisible Distinction (in cooperation with Zhanna Kadyrova and Diana Machulina).
Art-Strelka Projects Gallery, Moscow
Night Charge. XL Gallery, Moscow
2007 : )) XL Gallery, Moscow
2006 Top Model. Contemporary City Foundation, Moscow
Positive Vibrations. XL Gallery, Moscow
2005 Station Keeper. XL Gallery, Moscow
Acceleration. Dom Culture Center, Moscow
External Unit. ABC Gallery, Art-Strelka, Moscow
2004 Back to the Future. XL Gallery, Moscow
2003 Urangst. XL Gallery, Moscow
Artists Portrait in Youth. Goethe-Institut, Moscow
2001 Camouflage. XL Gallery, Moscow
2000 29 transformations. XL Gallery, Moscow
Mostre collettive:
2008 Invasion : Evasion. Baibakov Art Projects, Moscow
Russian Poor. River Terminal, Perm, Russia
News. Gallery Municipal Exhibition Center, Izhevsk
Fast Art 24. WINZAVOD Moscow Contemporary Art
Center, Moscow
U-TURN. Quadrennial for Contemporary Art. Carlsberg brewery, Tap E, Kopenhagen, Denmark
2007 Arch-Town. Shargorod, Ukraine
Sots Art. Political Art in Russia. State Tretyakov Gallery, Moscow
Urban formalism. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
I Believe. 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, WINZAVOD Moscow Contemporary Art
Center, Moscow
Witnesses of the Impossible. Moscow Art Center, Moscow
Progressive Nostalgia. Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, Italy
Sots Art. Art politique en Russie de 1972 à aujourd'hui. La Maison Rouge, Paris
2006 Modus R. Russian Formalism today. Newton Building, Miami, USA
2005 P.S. Beyond the Red Horizon. National Center of Contemporary Art, Moscow
Angels of History. Moscow Conceptualism and Its Influence. Museum van Hedendaagse Kunst,
Antwerp, Belgium
Dialectic of Hope. 1st Moscow Biennale of Contemporary Art, Lenin Museum, Moscow
International Biennale of Contemporary Art "Second Sight". The National Gallery, Veletrzny Palac, Prague
Moscow Breakthrough. The Bargehouse, London
Russian Pop Art. State Tretyakov Gallery, Moscow
Reflection. National Center of Contemporary Art, Moscow, Nizhny Novgorod, Ekaterinburg
Brussland. Europalia.Russia Festival. Brussels, Belgium
Orient Inn. Palazzo Pesaro Papafava, Venice, Italy
New Acquisitions. From NCCA collection. National Center of Contemporary Art, Moscow
Playground. Design and Architecture Center Artplay, Moscow
WAM 8 1/2: video art. WAM Gallery, Moscow
2004 Ha kypopt! Russian Art Today. Kunsthalle, Baden Baden, Germany; New Manege Exhibition
Hall, Moscow
Art-Klyazma 3rd Festival of Contemporary Art, Moscow region, Russia
Art Moscow Studio. Central House of Artist, Moscow
Beyond the Red Horizon. Contemporary Art from Poland and Russia. Centre for Contemporary
Art at Ujazdowski Castle, Warsaw, Poland
2003 Werkelijkheidshorizonten / Horizons of Reality. Museum van Hedendaagse Kunst, Antwerp
Art-Klyazma 2nd Festival of Contemporary Art, Moscow region, Russia
New Countdown. Digital Russia with SONY. Central House of Artist, Moscow
2002 Pop/Art. Zverev Center of Contemporary Art center, Moscow
Melioration Festival of Contemporary Art, Moscow region, Russia
Latest Report. Toliatti - Samara - Nizhny Novgorod Art museum - Novosibirsk Art Gallery
Expectation. From Experiences of Russian Middle Class. Central House of Artist, Moscow
2001 Partnership for Art, Russian-Swedish project. Central House of Artist, Moscow
Defile in Cloakroom. L Gallery, Moscow
2000 Youth Meets the Third Millenium. III International Month of Photography in Moscow
«Photobiennale-2000”, Central House of Artist, Moscow
Valand Spring Exhibition. Valand Academy of Fine Arts, Goteborg, Sweden
1999 Vinyl Bones. XL Gallery, Moscow
Georgy Ostretsov
Mostre personali:
2009 Coolville. Claire Oliver Gallery, New York.
Robbing Good. Paradise Row Gallery, London.
2008 Dead Souls. Triumph Gallery, Moscow.
2007 Salon Beaute. Rabouan-Moussion Gallery, Paris
Under Repair. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
2006 5th Ceremony of Awarding the New Government’s Order to the best people
of Russia. M&J Guelman Gallery, Moscow
2005 Outrage. M&J Guelman Gallery, Moscow
2004 War. M&J Guelman Gallery, Moscow.
2003 Eat the Halfwit. State Tretyakov Gallery, Moscow
2002 Vandals and Generals of the New Government. M&J Guelman Gallery, Moscow
2000 Visitor. State Russian Museum, Saint-Petersburg
New Government. M&J Guelman Gallery, Moscow
2000 Diventa la Vittima. Nadia Baldeschi Arte Contemporanea, Venice, Italy
Mostre collettive:
2009 Another Mithology. National Centre of Contemporary Art, Moscow
2008 Russian Roulette. Nassauischer Kunstverein, Wiesbaden, Germany
Domestic Appliance. Flowers East Gallery, London
Laughterlife. Paradise Row Gallery, London
2007 Austrian Story. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
Artist`s Diary. 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, Central House
of Artist, Moscow
Sots-Art. 2nd Moscow biennale of Contemporary Art, State Tretyakov
Gallery, Moscow.
2006 Amateurs. Marres Art-Center, Maastricht, Netherlands
Cinemarathon. M&J Guelman Gallery, Moscow
2005 Front: Wechsel. Stift Vorau, Austria
Partners. 1st Moscow Biennale of Contemporary Art, State Tretyakov
Gallery, Moscow
Gender Passions. 1st Moscow Biennale of Contemporary Art, Moscow Museum
of Modern Art, Moscow
2005 Russia-2. Central House of Artist, Moscow.
2004 Moscow-Warsaw. Contemporary Art Center, Ujazd Castle, Warsaw
Controlled Democracy. White Space Gallery, London.
2003 New Countdown: Digital Russia with Sony. Central House of Artist, Moscow
2002 Reconstruction. Biennial of Contemporary Art. Cetinje.
IV International Month of Photography in Moscow “Photobiennale-2002”.
Photo Centre, Moscow
1999 Western Europe After the Berlin Wall. State Russian Museum, Saint-Petersburg
Presentation of the collection of latex costumes and masks in the galleries of
the XIIIth arrondissement (Jenifer Flay Gallery, Emmanuel Perrotin
Gallery, Gallery Praz-Delavallade, etc.) timed to coincide with the unveiling
of the Contemporary Art Centre, Paris
1993 Contemporary Art Biennial. Istanbul, Turkey
Anatoly Shuravlev
Mostre personali:
2008 Unnamed. GMG Gallery, Moscow
Black Holes. Urs Meile Gallery, Luzern-Beijing
2007 China Connection. Galerie Urs Meile, Beijing-Lucerne, Beijing, China
2006 Anatoly Shuravlev. Gallery Charim, Vienna, Austria
2005 Infrathin.1st Moscow Biennale of Contemporary Art, Contemporary City
Foundation, Moscow
Anatoly Shuravlev. Galerie Urs Meile, Beijing-Lucerne, Lucerne, Switzerland
Anatoly Shuravlev. Marina Gizich Gallery, Saint-Petersburg
2004 Retrospective. Museum “Moscow House of Photography”, Moscow
2003 Anatoly Shuravlev. Aidan Gallery, Moscow
2002 Anatoly Shuravlev. Charim Gallery, Vienna, Austria
Anatoly Shuravlev. Galerie Urs Meile, Beijing-Lucerne, Lucerne, Switzerland
Anatoly Shuravlev. Aidan Gallery, Moscow
2001 Templates, Gary Tatinsian Gallery. New York
Anatoly Shuravlev. Otto Schweins Gallery, Cologne, Germany
2000 Anatoly Shuravlev. Galerie Urs Meile, Beijing-Lucerne, Lucerne, Switzerland
1999 Anatoly Shuravlev. Aidan Gallery, Moscow
1998 History. Labor Pixel Grain, Berlin
Hand Made. Otto Schweins Gallery, Cologne, Germany
1997 Templates. Galerie Urs Meile, Lucerne, Switzerland
Flowers of Moscow. Aidan Gallery, Moscow
1995 Anatoly Shuravlev. La Base, Centre d'Art Contemporain, Levallois, Paris
Anatoly Shuravlev. Show Room Specks Hof, Leipzig, Germany
Anatoly Shuravlev. Otto Schweins Gallery, Cologne, Germany
1994 Anatoly Shuravlev. Sammlung Rene Steiner, Erlach, Switzerland
Ab Realibus ad Realiora, Kunstwerke, Berlin, Germany; State Russian Museum,
Saint-Petersburg
1993 Attempt to See, Galerie im Literaturforum Brecht-Ilaus, Berlin, Germany
1992 Anatoly Shuravlev. The Senate of Berlin, Berlin
Anatoly Shuravlev. Kunstlerhaus Bethanien, Berlin
Anatoly Shuravlev. Giorgio Persano Gallery, Turin, Italy
Mostre collettive:
2009 Excuse me, are you famous? WL project, Berlin –Hong Kong
2008 Summer Sale. GMG Gallery, Moscow, Russia
Moscow. Volker Dill Gallery, Berlin, Germany
2007 GMG Space. GMG Gallery, Moscow, Russia
Collection of DZ BANK. Ludwig Museum, Budapest, Hungary
Through the Painting. 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, Moscow
Collection of Pier Broche. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
2006 Artist Against the State: Perestroika Revisited. Ronald Feldmann Gallery, New York, USA
2005 1st Moscow Biennale of Contemporary Art, Moscow, Russia
Hier/anderswo. Kunstpanorama, Lucerne, Switzerland
2004 Shizorama. National Center of Contemporary Art, Moscow
Na Kurort!, Staatliche Kunsthalle Baden-Baden, German, Manege Central Exhibition Hall, Moscow
Collection of DZ Bank. Museum “Moscow House of Photography”, Moscow
2003 Landscape. Virginia Miller Gallery, Miami, USA
Group Show. Charim Gallery, Vienna, Austria
2002 Present Tense, Bard College Museum, New York, USA
Trazit. Rene Steiner Gallery, Erlach, Switzerland
New Models. Trafo Center for Contemporary art, Budapest, Hungary
2001 Group Show. Virginia Miller Gallery, Miami, USA
2000Through the Looking Glass. Gallery Fricke, Berlin and Dusseldorf, Germany
BMA. Position New Art from Berlin. Neuer Kunstverein, Aschaffenburg, Germany
Perce? Domus Academy Milan and Magazzino d'Arte Moderna, Rome, Italy
1999-2001
After the Wall, Moderna Museet, Stockholm, Sweden, Museum Ludwig,
Budapest, Hungary, and Hamburger Bahnhof, Berlin, Germany
Can You Hear Me? Ars Baltica Triennial of Photographic Art, State Gallery
in Sophienhof, Kiel, Germany; Center for Contemporary Art, Vilnius,
Lithuania; Kunsthalle Rostock, Rostock, Germany; Bergen’s Kunstforening,
Bergen, Norway; Gallery Otso, Espoo, Finland
1999 Missing Link, Kunstmuseum Bern, Berne, Switzerland and Kunsthaus Dresden,
Dresden, Germany
Zwischenformen aktueller Kunst, Freunde aktueller Kunst e. V., Zwickau, Germany
SPACE PLACE 30049-180799. Kunsthalle Tirol, Hall, Austria
Children of Berlin. P. S. 1 Museum for Contemporary Art, New York
1997 Kabinet. A Contemporary Artists Magazine, Stedlijk Museum, Amsterdam, Netherlands
Mystical Correct. Galerie Hohenthal & Bergen, Berlin
1996 Almost Invisible, Ehemaliges Umspannwerk, Singen, Germany
1995 Landschaft. Mit dem Blick der 90er Jahre, Mittelrhein-Museum, Koblenz;
Museum Schloss Burgk, Saale and Haus am Waldsee, Berlin
Das Medium der Photographie in der zeitgenossischen Kunst, Galerie Dacic,
Tubingen, Germany
Kunst im Verborgenen. Nonkonformisten Russland 1957-1995, Tsaritsino
Museum, Moscow; Wilhelm-Hack Museum, Ludwigshafenam- Rhein;
Kunsthalle Fridericianum, Kassel; Staatliches Museum Lindenau, Altenburg, Germany
Configura 2. Dialog der Kulturen, Erfurt, Germany
Rencontres Internationales de la Photographie, Arles, France
Kraftemessen. Zeichnungen der Moscauer Szene, Galerie Hohenthal & Littler,
Munich, Germany
1994 Kunst: Sprache, Kunstwerke, Berlin
Renaissance and Resistance, Russian Museum, Saint-Petersburg
Cetinjski Bijenale II, Cetine, Montenegro
XXII Biennale di Sao Paolo, Sao Paulo, Brazil
Engel Heute. Galerie Gottfried Hafemann, Wiesbaden, Germany
1993 Philosophy of the Name. National Centre of Contemporary Art, Moscow
Privat. Kunstwerke, Berlin
Without Trace. Altes Rathaus, Potsdam, Germany
1992 Perspectives of Conceptualism. North Carolina Museum of Art, Raleigh, USA
37 Raume. Kunstwerke, Berlin
The Fall. The One and the Other. Immo Art Gallery, Antwerp, Belgium
A Mosca... a Mosca..., Villa Campoleto, Ercolano and Galleria Comunale
d'Arte Moderna, Bologna, Italy
1991 In de USSR en Erbuiten", Stedelijk Museum, Amsterdam, Netherlands
1989-1990 10+10, Museum of Modern Art, San Francisco; Albert Knox Gallery, New York; Milwaukee Art Museum, Fort Worth and Corcoran Gallery, Washington, USA
Sergei Shekhovtsov
Mostre personali:
2009 "Fahrenheit 392" XL Gallery, Moscow
2008 Tron. Xl Gallery ,Moscow
2006 Park. Nina Lumer Gallery, Milan, Italy
Foam-Rubber. Anna Nova Gallery, Saint-Petersburg, Russia
Zoo. Orel Art Gallery, Paris
2004 Ephemeral Art, State Tretyakov Gallery, Moscow
Potpourri. Regina Gallery, Moscow
Golden Cage, Regina Gallery, Moscow
Singer. State Tretyakov Gallery, Moscow
2003 Occupation of Elite (in cooperation with Valery Koshlyakov), Regina Gallery, Moscow
2002 Sponge. Regina Gallery, Moscow
Sponge, France Gallery, Moscow
Mostre collettive:
2009 21Russia. Pinchuk Art Center , Kiev, Ukraine
2008 The Next of Russian Art . Loop Gallery , Seoul, Korea
2007 Capricci. Casino Forum d’Art Contemporain, Luxembourg
Russia-Art-Miami. Miami Beach ,USA
I Believe. 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, Winzavod
Moscow Contemporary Art Center, Moscow
2005 Europalia. Russia Festival. Brussels, Belgium
Russian Pop-Art, State Tretyakov Gallery, Moscow
2004 Warszawa-Moskwa 1990-2000, Warsaw, Moscow
2004 26 Biennal de Sao Paulo, Ciccillio Matarazzo Pavilion, Sao-Paulo, Brasil
2003 Russia, Forward! Regina Gallery, Moscow
2002 Pop/Art, Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Davaj, Russian Art Now, Postfuhrant, Berlin; MAK, Vien
Third Russian Avantgarde, Karenina Gallery, Wien
La vittoria come fenomeno ha un’infinità di interpretazioni filosofiche, culturali, sociali, etiche e artistiche. La vittoria è anche una condizione esistenziale ed emotiva, come uno dei fattori fondanti del comportamento di ogni concreto singolo individuo e del gruppo sociale nel suo complesso. “La vittoria sul Sole”, celebre opera futurista di Michail Matjushin e Aleksej Krucenych, era stata realizzata nel 1913 quasi a presentire le incombenti catastrofi nell’inizio del XX secolo. All’inizio del XXI secolo la crisi ha paralizzato la società non tanto con la stagnazione economica, quanto con la paura di fronte al futuro.
Basandosi sull’esperienza artistica individuale e sulle tradizioni dell’avanguardia russa, profondamente radicate nell’arte russa contemporanea, i partecipanti del padiglione russo Pavel Pepperstein, Alexey Kallima, Georgy Ostretsov, Andrei Molodkin, Anatoly Shuravlev, Irina Korina, Sergei Shekhovtsov problematizzano e metaforizzano il tema della “vittoria sul futuro”, dando vita a universi artistici personali.
Brillante esponente della scuola concettuale moscovita, Pavel Pepperstjen, salito alla ribalta per i suoi disegni assurdistici raffiguranti paesaggi del futuro, alla Biennale di Venezia presenta una serie di quadri nei quali rigidi elementi suprematisti si fanno strada attraverso gli incerti contorni delle megalopoli del futuro. L’energia utopica dell’avanguardia russa si innesta sul tronco decrepito della civiltà contemporanea, nella speranza che sul nuovo giro della spirale storica questo trapianto dia vita a vitali germogli. Colonna sonora della sala sarà il rap dello stesso artista le cui note si intrecceranno con quelle della “Sagra della primavera” di Stravinskij, composta nel 1913.
Anatoly Shuravlev affronta il problema della memoria storica. Centinaia di personaggi storici del Novecento che hanno in varia misura influito sul corso della storia, da Ghandi a Einstejn, da Churcill a Picasso, raffigurati in fotografie miniaturizzate del diametro di 1 cm sono collocate all’interno di caotiche e astratte macchie nere che, come buchi neri, saturano lo spazio espositivo dal pavimento al soffitto. Il gioco con le grandezze, la testura e la struttura fa sì che il materiale fotografico risulti in un modo particolarmente intenso e tagliente, sollevando il problema del manifestarsi del futuro attraverso il passato.
Andrei Molodkin presenta un’installazione multimediale al cui interno sono disposte due sculture in vetro a sagome vuote della Nike di Samotracia, simbolo di vittoria. Una delle sculture sarà riempita di un liquido pulsante nero, il petrolio, e l’altra di un liquido rosso, il sangue. Sulle sculture sono dirette due videocamere: sullo schermo verranno proiettate, l’una accanto all’altra, le immagini delle due sculture. I flussi del liquido nero e rosso che pulsano all’interno della Nike rianimata simbolizzano l’ambivalenza di qualsiasi Vittoria.
Alexey Kallima crea degli enormi affreschi raffiguranti delle tribune traboccanti di tifosi di calcio che smaniano per la gioia della vittoria e per lo sconforto della sconfitta. Gli affreschi sono realizzati con tinte fluorescenti visibili esclusivamente con un’illuminazione a luci ultraviolette. Durante l’avvicinamento dello spettatore all’affresco, ad un certo punto scatta un interruttore che spegne la luce ultravioletta. Lo spettatore piomba in uno spazio bianco, vivendo il vuoto come inevitabile conseguenza della trionfale euforia. Il titolo del progetto, “Teorema della pioggia”, rimanda alla teoria del caos e all’impossibilità di prevedere sia gli esiti delle gare sportive, sia il corso della storia.
Irina Korina è un’artista che opera con elementi e situazioni baluginanti, articolando l’interstizio tra ricordo e premonizione. Le sue enormi fontane, realizzate con vecchie tele incerate di vario colori, ricordano bizzarre forme biomorfe, dotate di un elastico turgore.
Sergej Shekhovtsov “gioca” con i motivi dell’araldica del padiglione russo realizzato dal grande architetto Aleksej Schusev nel 1914. L’artista crea sulla facciata del padiglione un’installazione in gommapiuma, seguendo la trasformazione dei simboli del tempo moderno in una nuova araldica.
Olga Sviblova, Curatore del padiglione russo
Pavel Pepperstein
“Perspectives of Development”. 2009
Nato nel 1966 a Mosca
Ha studiato all’ Accademia delle Belle Arti di Praga(1985-87).
Fondatore e membro del gruppo artistico “Ispezione” e “Ermeneutica medica”.
Vive e lavora in Russia e Germania.
L’ampio spettro dei talenti di Pavel Pepperstein non ci deve trarre in inganno. Può essere un raffinato grafico, creare delle fantasiose installazioni o realizzare film erotici concettuali. Scrivere romanzi, come l’epopea fantasy su vasta scala “L’amore mitologenico delle caste” (scritto a quattro mani con S. Anufriev) o creare dei piccoli raffinati gioielli come i noir “Svastica” e “Pentagono”, oppure recitare dei “rap” (come ha promesso di fare alla mostra “Vittoria sul futuro”). Ma sia l’arte figurativa che la letteratura sono per Pepperstein solo degli strumenti speculativi. Non a caso l’unione degli autori della cerchia dei “concettualisti della giovane generazione”, da lui creato negli anni Novanta, porta un nome pseudo-scientifico “Ispezione Ermeneutica Medica”.
Gli oggetti e i metodi di questa ricerca colpiscono anche per il loro carattere eccentrico (che tuttavia è difficile definire bizzarro). Pepperstein si interessa a tutto: alla psicoanalisi (sta persino scrivendo una sua versione de ”L’interpretazione dei sogni”) e al cinema hollywoodiano, all’ “inconscio collettivo” dell’ideologia sovietica e alla filosofia del concettualismo moscovita, alla schizoanalisi di Deleuze-Guattari e Castaneda, all’ortodossia e al buddhismo zen, alla letteratura classica e alla cultura contemporanea giovanile. Questa sfera di interessi riflette in un certo senso le infatuazioni della generazione alla quale Pepperstein appartiene: quella degli ultimi intellettuali sovietici che hanno avuto accesso a tutta l’informazione, fino a poco tempo prima proibita, ma che non hanno trasformato questo in una professione e non sono diventati degli intellettuali specializzati in senso stretto. Del resto Pepperstein non condivide semplicemente i gusti della sua generazione, quanto piuttosto analizza la natura stessa della loro genesi. Egli studia l’arte contemporanea, la cultura di massa, la filosofia allo scopo di individuare le fonti di questa «mitologenesi». È come se Pepperestein si inoculasse tutti i «virus» intelletuali possibili e immaginabili, sia che si tratti del «Signore degli anelli» o dei discorsi di sinistra, della nostalgia per il socialismo, recentemente comparsa nella società russa, o della cultura psicologica, per elaborare una sorta di vaccino che non priva i miti del loro elemento di fascinazione ma li rende del tutto inadatti ad un uso di massa e li priva quindi della loro natura epidemica. Pepperstein si dedica a un uso virtuoso della customizzazione o del «tuning» delle mitologie, che nella sua intepretazione acquisiscono la delicata bizzaria di un mondo immaginato, profondamente intimo. Il fututo utopico, di cui negli ultimi tempi l’artista disegna in modo appassionato i paesaggi, appare estremamente attraente in quanto si tratta di un futuro molto domestico, nel quale gli elementi delle diverse ideologie, quelle più influenti e terribili, risultano a portata di mano quasi si trattasse di souvenir di viaggi lontani disseminati all’interno di un appartamento. Potrebbe anche trattarsi di souvenir dei propri genitori, oggetti con i quali, da bambini, si era soliti giocare ancora prima di sapere da quale parte del mondo provenissero. L’«Ermeneutica medica» ha di nuovo dato vita nell’arte contemporanea al culto dell’infanzia, che, nel caso di Pepperstein, è a maggior ragione ancora più significativo in quanto l’artista è figlio della scrittrice di libri per bambini Irina Pivovariva e del pittore Viktor Pivovarov, amico di Ilja Kabakov, uno dei fondatori del concettualismo moscovita e illustratore di splendidi libri per l’infanzia. Per Pepperstein anche il concettualismo moscovita, con tutta la sua complessa filosofia, è una sorta di famigliare giocattolo. L’artista non vede nulla di strano nel maneggiare con la stessa confidenza e libertà anche tutto il resto. Addirittura egli appone una testa al «Quadrato nero» e al «Cuneo rosso» rendendoli simili alle carte delle illustrazioni di «Alice nel paese delle meraviglie». Con quadri del genere è difficile fare una partita secondo le regole delle carte da gioco, però ci si può giocare. Al tempo stesso non è più possibile inserire i quadrati e i triangoli umanizzati in una composizione suprematista, però è possibile collocarli all’interno di un paesaggio che ci ricorda il Rinascimento italiano. Nel tuo futuro privato d’infanzia non ci sarà nessuno che ti punirà per questo. In questo futuro non ci sarà spazio per tutti. Poco male, del resto: ciascuno deve avere diritto ad un proprio futuro.
Alexey Kallima
“Rain Theorem”. 2009
Nato nel 1969 a Grozny, Russia.
Si è diplomato nel 1988 alla facoltà di pittura presso l’istituto d’arte di Krasnodarsk.
Vive e lavora a Mosca.
Nato in Cecenia, nel 1994 da Grozny si è trasferito a Mosca in qualità di profugo, Alexey Kallima si è distinto come forse l’unico artista russo contemporaneo che affronti la socialmente scottante questione cecena. Protagonisti dei suoi affreschi-graffiti monumentali, che lui ha realizzato sulle pareti delle gallerie e delle sale espositive, sono dei giovani ceceni, forse dei terroristi, o semplicemente degli immigranti illegali. Questi uomini dai volti barbuti, dalle figure dotate di una selvaggia e ferina grazia, con indosso tute Adidas, occhiali scuri e berretti di maglia, si stagliano con una forza pittorica analoga ai personaggi dei film d’azione dark future o agli eori del Gangsta rap, quali esponenti di una nuova subcultura, a loro modo delle “icone di stile” della street fashion. Alcuni di questi graffiti sono stati da Kallima realizzati con tinte fluorescenti, visibili solo “alla luce nera”, il che significava che il lavoro poteva essere visto soltanto in una sala oscurata e nel momento in cui veniva accesa la luce abituale, l’immagine scompariva. Come si conviene ai personaggi che vivono fuori della legge (o delle paure), gli eroi di Kallima vivono solo nel buio. Appunto “notturno” era anche il monumentale affresco “Chelsey – Terek” che rappresentava una partita di calcio immaginaria tra una squadra di calcio inglese e una cecena. Lavoro che gli è valso il premio statale per l’arte contemporanea, “Innovazione”.
Alexey Kallima fa indossare ai suoi protagonisti le tute Adidas inserendoli all’interno di uno stadio non soltanto perché lo sport e le tute sportive appartengono, a tutti gli effetti, agli strati anche più emarginati della popolazione. La stessa estetica degli affreschi rimanda non soltanto ai graffiti o ai fumetti, ma anche all’aspetto eroico dello sport decantato dall’arte del realismo socialista, nella sua massima espressione, alle fotografie di Rodchenko e alle tele di Dejneka. Gli emarginati di Kallima, che si muovono in bande, clan, gruppi, carichi di un’energia tribale intensa e primordiale, rappresentano il riflesso del “corpo collettivo” pervaso di esultanza dell’utopia sovietica oppure quello delle famigerate “masse rivoluzionarie” pronte a esplodere. Questa stessa massa, lacerata da conflitti interni ma al tempo stesso animata da uno stesso afflato collettivo, si presenta anche nell’affresco “La teoria della pioggia”, creata da Kallima per il Padiglione russo. E, benché si tratti di una massa di tifosi all’interno di uno stadio di calcio, il titolo stesso del suo lavoro rimanda ad alcune tele classiche di Pavel Filonov come “La formula della primavera” e “La formula del proletariato d’Ottobre”. In questi personaggi, uniti non soltanto dall’orgoglio per i “nostri” ma anche dall’odio per gli “altri”, l’artista contemporaneo cerca di analizzare quegli stessi macroprocessi di massa, che travalicano l’aspetto prettamente individuale, proprio come il pittore avanguardista russo aveva fatto in un paese che, nei primi trent’anni dello scorso secolo, stava subendo un cataclisma storico. “Il teorema della pioggia”, così come le opere di Kallima della serie “cecena”, si vede solo alla “luce nera”. Lo spettatore ad un certo punto assisterà al dissolversi della folla raffigurata sulle pareti, rimanendo in solitudine, capendo, forse, che le urla dei tifosi erano rivolte proprio a lui. Così come nel happening “Siete lì dove siete assenti”, organizzato da Kallima nel 2002 nella galleria “Francia” da lui creata, dove ogni visitatore che entrava nello spazio espositivo veniva accolto, con suo massimo stupore, da un fervente applauso.
Andrei Molodkin
“Le Rouge et le Noir”. 2009
Nato nel 1966 a Buj, Russia.
Si è laureato nel 1992 presso l’Università Statale d’Arte di Mosca S.G. Stroganov.
Vive e lavora a Parigi, Mosca e New York.
Nell’arte di Andrei Molodkin è difficile non scorgere evidenti rimandi alle icone della Pop Art e del Concettualismo quali Andy Warhol, Ed Ruscha, Joseph Koshut. Molodkin non si stanca di riprodurre gli arcinoti simboli del dollaro o dell’euro, dell’Apollo del Belvedere o della Nike di Samotracia, e riporta nei suoi progetti artistici le parole che si incontrano con maggiore frequenza da FUCK a DEMOCRACY, con le quali ricopre le pareti sotto forma di tubi ricurvi oppure sospendendole nello spazio in caratteri cubitali di grandi dimensioni. In verità, a differenza dai classici del Concettualismo e della Pop Art, i segni di Molodkin non sono né vuoti, né astratti. L’artista li riempie, nel vero senso della parola, di un contenuto il più materiale possibile. Ad esempio di petrolio. Proprio questa sostanza scorre, al posto della luce, lungo le tubature che compongono gruppi di parole, riempie grandi lettere-scultura in plastica oppure sciaborda, come in un acquario, all’interno della figura trasparente della Nike di Samotracia. La scultura gemella è invece riempita di un altro liquido, non più nero, bensì rosso, ovvero di sangue. L’idea dell’artista è chiaramente palese: non esiste un concetto talmente elevato e astratto in grado di mantenere il proprio significato se si rende visibile il suo “contenuto”, i soli significati che esistono nel mondo contemporaneo, così come se lo immagina l’artista, sono quelli di: potere, ricchezza, forza, dolore. Del resto anche queste sostanze visibili, che pulsano nelle vene della realtà, rimangono impercettibili. Lo spettatore non può sentire la viscosità del sangue o la densità del petrolio, percepirne l’odore e il sapore, cioè provare avversione e prendere fino in fondo coscienza del fatto che un mondo costruito sul denaro e sulla morte è davvero una brutta cosa. Al contrario, gli oggetti di Molodkin appaiono sterili ed ermetici. Il famigerato conflitto tra forma e contenuto appare in tal modo insolubile. Non si può credere alle parole, ma anche l’autenticità del loro contenuto può essere solo oggetto di fede.
Irina Korina
“Fountain”. 2009
Nata nel 1977 a Mosca.
Si è diplomata nel 2000 alla facoltà di scenografia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Mosca (GITIS).
Ha studiato all’Istituto delle problematiche dell’arte contemporanea seguendo il corso “Nuove strategie artistiche”; al Centro d’arte contemporanea G. Soros (1999-2000); alla Valand Academy of Art, Goteborg, Svezia (2000); all’Accademia d’Arte di Vienna, (2002-2005).
Vincitrice del premio teatrale “Debutto” (1999), del premio “Compagno” (2006), nel premio Statale nel settore dell’arte contemporanea “Innovazione”, è stata nominata per il premio “Nuova generazione” (2008).
Vive e lavora a Mosca.
Irina Korina è una delle più brillanti e paradossali eredi della tradizione di Ilja Kabakov sia per quel che riguarda la tradizione da lui sviluppata dell’”installazione totale”, sia nella puntuale analisi, sia visuale che concettuale, del quotidiano ambiente in cui vivono i russi contemporanei. Scenografa di formazione, la Korina sa lavorare meravigliosamente con lo spazio. I lavori dei primi anni del 2000 con cui si è fatta conoscere, rappresentavano degli spazi che assorbivano completamente lo spettatore e al cui interno lei sprofondava come nel proprio inconscio. Persino il retaggio dell’estetica e dell’ideologia sovietica si presentava nella giovane artista come l’immagine di ricordi infantili non tanto del passato, quanto di sensazioni legate a un futuro che non si è realizzato. “Indietro nel futuro” si intitola una delle sue più note installazioni: un angusto spazio labirintoidale, dietro le pareti del quale lo spettatore intravedeva un mosaico con le gigantesche effigi di cosmonauti, stilizzati secondo gli stilemi monumentali dell’epoca brezhneviana.
Tuttavia negli ultimi tempi le installazioni della Korina sembra quasi siano state rivoltate come un guanto: all’artista interessano non tanto gli spazi che inglobano lo spettatore, quanto le superfici, protettive, mimetizzanti, ma anche ingannevoli.
L’artista si è dedicata ad una soi disant sociologia del design, non quello proposto dalle riviste patinate, ma quello che le persone abitualmente acquistano. La Korina studia l’ambiente abitativo postsovietico con la stessa meticolosità applicata da Kabakov nell’analizzare gli appartamenti in coabitazione di era sovietica, ma con un senso di compassione diverso, scevro da sentimenti come disprezzo o superiorità, anzi, al contrario, cercando di condividere l’idea di comodità, comfort ed estetica della “bella vita”. Fonte di ispirazione dell’artista sono diventati i centri commerciali dedicati ai materiali di arredo e di costruzione, e il suo materiale preferito sono diventati i linoleum autoadesivi che imitano il legno e il mattone, il marmo e la malachite così come le colorate tele incerate con i più svariati decori. Questi materiali figurano infatti nell’installazione ideata per il padiglione russo. A differenza dell’estetica pragmatica e funzionale di questa produzione internazionale (una sorta di IKEA), che propone al consumatore di farne un uso razionale, i materiali utilizzati dalla Korina è come se andassero al di là dei desideri più sfrenati dell’utente. Il linoleum autoadesivo si trasforma non soltanto in semplici listoni in legno, ma anche nella malachite o nel marmo tipici dei palazzi, e la tela incerata prende le sembianze di un prezioso drappo di seta. Tutti elementi che in un certo senso risalgono all’estetica sovietica, la quale si elevava al di sopra della quotidianità, a quel lusso retorico che esigeva, ad esempio, che le stazioni della metropolitana apparissero come palazzi. Bramose di bellezza, a cui l’utente finale abituato a moderare le proprie esigenze ha ormai perso ogni speranza, queste superfici sono sul piede di una rivolta: non vogliono più ricoprire tavoli o pareti, ma danno vita a bizzarre forme nuove. Come, ad esempio, a pompose fontane tragicomiche, che rimandano alle famose fontane ricoperte d’oro e di ceramica colorata del Centro Espositivo VDNKh di Mosca, sorto in epoca staliniana e incarnazione dell’imminente paradiso comunista. Nell’installazione creata da Irina Korina per la mostra “Vittoria sul futuro” si può osservare come nella produzione di oggetti kitsch di uso quotidiano continui a vivere, a livello inconscio, il desiderio sovietico del lusso dei palazzi, destinati a tutti una volta conseguito il comunismo: un’utopia diventata da tempo retaggio della storia.
Georgy Ostretsov
“Art Life or The Torments of Creation”. 2009
Nato a Mosca nel 1967.
Ha ultimato nel 1984 l’istituto artistico-teatrale presso il Teatro Bolshoj di Mosca.
Ha vissuto e lavorato a Parigi (1988-1998).
Attualmente vive e lavora a Mosca.
Georgy Ostretsov è diventato famoso ancora durante gli anni della Perestrojka. In quel periodo, l’esordiente artista lavorava sul crinale tra l’arte contemporanea e la moda di tendenza avanguardista, ispirata all’estetica del costruttivismo e ai movimenti d’avanguardia degli anni della rivoluzione, che il grande pubblico in quegli anni andava riscoprendo. Dal 1988 al 1998 l’artista ha vissuto a Parigi, dove ha proseguito il suo fare artistico nell’alveo della moda di ispirazione avanguardista estremizzando al massimo le forme degli abiti-oggetto da lui creati. Nella capitale francese si è inoltre avvicinato al mondo del fumetto. Dall’interazione di questi due interessi è con ogni probabilità scaturita l’idea di creare delle maschere in latex che Ostretsov continuerà a realizzare por molti anni. Ancora durante gli anni parigini è stata da lui organizzata una performance in occasione dell’inaugurazione di un gruppo di nuove galleria nel XIII arrondissement nel corso della quale aveva fatto indossare ai galleristi le maschere di noti supereroi del mondo dei fumetti. Questa performance può essere considerata una sorta di punto di partenza di un progetto di lunga durata di Ostretsov, intitolato“Il nuovo governo”. Una storia (anti)utopica su uno stato i cui governanti non compaiono mai in pubblico se non indossando spesse maschere nere in latex, storia che l’artista ha narrato in molte mostre e performance. L’artista aveva addirittura istituito un’onorificenza, conferita a nome del Nuovo governo, i cui premiandi erano scelti dall’unione dei pittori di Mosca. Nonostante tutta la sua ambiguità il “Nuovo governo” (che l’artista a volte esaltava a volte invitava a rovesciare) indicava che in primo luogo era in mano a chi si occupa di arte. Mentre le maschere che passano inavvertitamente da un governante all’altro (tanto che i suoi sudditi, secondo l’idea di Ostretsov, neppure si accorgono del passaggio delle consegne), non solo evitano i pericoli legati al “culto della personalità”, ma garantiscono al “Nuovo governo” un’immortalità simile a quella che hanno le opere d’arte che sopravvivono ai suoi creatori. Questo desiderio legato all’arte come mezzo per acquisire l’immortalità, anche a costo di fare a meno del corpo nella sua effimera essenza, è ironicamente presente anche nell’installazione che Ostretsov ha realizzato per la “Vittoria sul futuro”. Ritrovarsi nel futuro, anche se non lo si potrà vedere. L’artista si trasforma in un manichino meccanico capace di produrre arte all’infinito. E il volto dello stesso Ostretsov, che copre quello del manichino, è una sorta di maschera del “Nuovo governo”, ben più terribile in quanto sotto di essa non si cela nulla.
Anatoly Shuravlev
“Black Holes”. 2009
Nato nel 1963 a Mosca.
Vive e lavora a Berlino e a Mosca.
Catherine Baker
Possiamo definire Anatoly Shuravlev un corridore sulle lunghe distanze. Questo artista si è affacciato sulla scena dell’arte contemporanea, in modo molto attivo, alla fine degli anni Ottanta e da allora sono ormai quasi vent’anni che fa da spola tra Berlino e Mosca, sua città natale.
Inizialmente Anatoly Shuravlev si era interessato all’analisi semiotica della parola e del testo. Nei suoi primi lavori pittorici, negli oggetti e nelle installazioni la sua ricerca ruotava attorno ai concetti di “verità” e rappresentazione, “significante” e “significato”. Successivamente, all’inizio degli anni Novanta, il suo fare artistico ha subito una forte svolta in quanto ha cominciato a lavorare con la fotografia operando una riflessione sul modo in cui questo genere di arte tratta l’immagine.
Tra i suoi lavori, ad esempio, una serie di fotografie di incisioni del XIX secolo, realizzate da etnografi occidentali nel corso delle loro spedizioni in alcuni siti storici dell’Egitto oppure nelle foreste pluviali del Brasile. Dopo un particolare procedimento fototecnico, l’artista le ha elaborate in modo tale da far dissolvere le incisioni, create in un’epoca in cui la fotografia in senso tecnico non esisteva, nell’immagine “fotografica” dei luoghi rappresentati (“Fotografia impossibile”).
Al tempo stesso l’artista era consapevole della componente ideologica che stava alla base delle sensazioni che gli esploratori stranieri avevano provato nel corso delle loro spedizioni. In un certo senso le immagini da loro realizzate possono essere definite come ritratto dell’“altro”.
Anatoly Shuravlev aveva proseguito la sua ricerca degli aspetti della “politica della rappresentazione” in molti altri progetti basati sulla fotografia. In questo processo le stampe fotografiche di dimensioni microscopiche, 10 x 8 mm. o del diametro di 10 mm., sono diventate la sua cifra stilistica distintiva. Queste miniature venivano montate su sfere di plastica e disposte lungo le pareti dando vita a grossi agglomerati dotati di forme diverse. Di solito le stampe rappresentavano degli scatti fotografici, realizzate dall’artista con la sua macchina fotografica analogica, di immagini tratte da riviste, televisione, film e internet. Quello che lo spettatore può vedere o riconoscere in queste minuscole fotografie non è chiaro fino in fondo. E sebbene si sia in grado di riconoscere alcuni volti noti, paesaggi, oggetti e persino parti di corpo umano, è praticamente impossibile formulare alcunché di preciso rispetto ai dettagli dell’immagine.
La percezione del progetto realizzato con le miniature fotografiche è indissolubilmente connesso al processo che si verifica guardando la televisione quando si passa da un canale all’altro e si percepisce l’immagine nella sua interezza senza avere la possibilità di coglierene i dettagli. In senso astratto, questo specifico metodo di percepire l’opera d’arte o il mondo mediatico può essere paragonato alla nostra percezione del mondo.
Nel progetto intitolato “Buchi neri”, l’artista sviluppa lo stesso tema e analizza l’aspetto della percezione del mondo alla luce della contrapposizione tra fotografia e pittura. Si tratta di un’installazione totale inserita in uno spazio le cui pareti sono ricoperte di colature formaliste di tintura nera, che ricordano l’Action painting degli anni 1950.
A distanza, questi affreschi si percepiscono come una struttura astratta, quasi un simulacro dell’universo, in quanto avvolge lo spettatore da tutti e quattro i lati. Ad una più vicina visione, al centro di ogni macchia nera si intravedono delle piccole fotografie rotonde del diametro di 10 mm. che raffigurano una miriade di personaggi storici, da Gandhi a Einstein, da Madonna o Obama, tutte quelle persone particolari che hanno cambiato il mondo. Man mano che si aumenta la distanza le macchie nere cominciano ad apparire come dei buchi neri cosmici, la cui forza centripeta ingloba le fotografie. In questo senso Shuravlev crea un mondo che non appare più come unitario, ma che si manifesta attraverso i dettagli. Un mondo che ha le qualità non di un cosmo unitario, ma di un universo frammentato.
Sergei Shekhovtsov
“CARTOUCHE”. 2009
Nato nel 1969 a Sal’sk, Russia.
Si è diplomato nel 1996 all’Accademia d’Arte Surikov di Mosca.
Vive e lavora a Mosca.
Sergei Shekhovtsov è talmente fedele al suo materiale preferito che c’è stato un tempo in cui firmava le sue opere come Sergej Porolon Shekhovtsov (in lingua russa «Porolon» è l’equivalente di poliuretano. N.d.T.). L’artista lavora con questo materiale dal 2001 e realizza con esso praticamente tutto, si pensi in primo luogo alle sculture di persone fatte con il poliuretano. Oppure quelle raffiguranti i visitatori di un museo o il pubblico all’interno di una sala cinematografica, come nell’installazione presentata da Shekhovtsov alla Biennale di San Paolo in Brasile. Non è certo un caso che i personaggi in poliuretano realizzati dall’artista spesso rappresentano un qualche genere di pubblico. Lo stesso Shekhovstov ha una volta detto che per lui questo materiale è quello che si utilizza per fare divani, un luogo di meditazione, di riflessione, di desiderio, di sogno. Si tratta cioè di un materiale passivo e malleabile. Tuttavia Shekhovtsov lo utilizza come se fosse legno o marmo, imprimendo ad esso, per mezzo di tagli netti, talvolta quasi crudeli, dei contorni decisi. I lavori di Shekhovtsov sono una sorta di inganno, la cui vera natura gli spettatori capiscono non subito e con stupore. In questo senso l’artista è vicino e al tempo stesso specularmente opposto alle celebri sculture di Jeff Koons: palloncini gonfiabili realizzati in acciaio inox. Sia Koons che Shekhovtsov giocano con l’ambivalenza del morbido e del duro, del solido e dell’effimero, del prezioso e dello scadente, dell’adulto e dell’infantile, del forte e del debole. Koons dà una super solidità e un super valore a oggetti di largo consumo e di scarsissimo valore. Shekhovtsov, al contrario, conferisce alla soffice, amorfa gommapiuma l’apparenza di qualcosa di grezzo, solido e resistente. Non a caso l’artista realizza spesso sculture e installazioni che mettono in parodia i diversi modelli di potenza, forza e grandezza, come un pomposo trono decorato con l’aquila bicipite, emblema della Russia zarista e postsovietica, oppure il simbolo della moderna forza e fragilità: la moto. Shekhovtsov offre allo spettatore la possibilità di fare un’eccezionale scoperta sia il simbolo della potenza del nuovo Stato russo, che il cavallo d’acciaio di un grande «macho» sono in realtà realizzati in gommapiuma, un materiale che si associa alla cucina, alle faccende domestiche e ai miserabili giochi per l’infanzia sovietici.
L’installazione presentata al Padiglione russo ha una duplice lettura: la moto in poliuretano, nonostante la sua teatralità e morbidezza, ha «sfondato» la parete del padiglione e, a differenza di una moto autentica, in acciaio e metallo, questa, fatta con un materiale composto da una miriade di bolle d’aria, non si distruggerà mai, forse non cadrà mai a terra, si solleverà in aria e continuerà il suo volo.
Pavel Pepperstein
Mostre personali:
2009 EITHER-OR, Kewenig Galerie, Cologne
2008 EITHER-OR, Regina Gallery, Moscow
2007 CITY of RUSSIA, Regina Gallery, Moscow
Talking Animals, Galerie Kaufmann, Zurich
Landscapes of Future, Gallery of Modern Art, Vancoover, Canada
2006 Landscapes of Future, Galerie Kamm, Berlin
Drawings, Kunstmuseum, Basel
Pentagon, Regina Gallery, Moscow
Drawings, Artplay, Moscow
2005 Europa, Galerie Wallbroel, Dusseldorf, Germany
Riders, Ministry of Culture, Dusseldorf , Germany
Riders, Gallery Sutton Lane, London
2004 Hypnosis, Regina Gallery, Moscow
Flags and Flowers, Sutton Lane, London
Hypnosis, Spovieri Gallery, London
Hypnosis, Gallery Kaufmann, Zurich
Eyes, Galerie Kamm, Berlin
2003 The Battles, Regina Gallery, Moscow
Political Hallucinations, Gallery Kamm, Berlin
2002 Gods and Monsters, Neuer Aachener Kunstverein, Germany
America, Gallery Ursula Walbrol, Dusseldorf, Germany
Drawings, Larivier, Paris
Dreams and Museum, Kunsthaus Zug, Switzerland
2001 The Girl and the Tunnel, Kaufman, Zurich
Die Ausstellung eines Gespraches: ( with Groys and Kabakov), Kunsthaus,
Zug, Switzerland
2000 Away from the Labyrinth (with Greenman), Museum of Israel, Jerusalem
Russian Novel 2000, Regina G allery, Moscow
Moses (with group “Russia”), KunsHouse, Zug
How to Meet an Angel (with I.Kabakov), Gallery Sprovieri, London
Two Angels (with V.Pivovarov), Karmelienkloster, Graz, Austria
1999 The Father and the Son (with V.Pivovarov), Kunsthaus, Zug, Swithzerland
1998 Binoculars and Monoculars. Life and work, Kunsthaus, Swithzerland
1997 Portrait of an Old man, State Russian museum, St.Petersburg
Mostre collettive:
2007 MOSCOPOLIS. Espace Louis Vuitton, Paris
MuHKA, Antwerpen, Belgium
Woe from Wit, Vera Pogodina Gallery, Moscow
Intellectual Realism. 2 Moscow Biennale of Contemporary Art, State Tretyakov
Gallery, Moscow
2004 26th Biennial de Sao Paulo, Ciccillio Matarazzo Pavilion, Sao-Paulo, Brasil
Moscow-Berlin 1950-2000, Central Historical Museum, Moscow
2003 Berlin-Moscow 1950-2000, Martin-Gropius-Bau, Berlin, Germany
Neue Ansaetze. Zeitgenoessische Kunst aus Moskau. Kunsthalle, Düsseldorf, Germany
2002 Contemporary Russian Painting, New Manezh Exhibition Hall, Moscow
1999 Crazy Twin. Moscow, Nizhny Novgorod, Samara, Ekaterinburg, Russia; Strasburg,
France
2000 Neues Moskau, Ifa-Galerie, Berlin
1995 Kunst im Verbogenen, Nonkonformisten Russland 1957-1995, Collection
of contemporary art, Tsaritsino Museum; Willhelm-Hack Museum,
Ludwigshafen-am-Rhein; Documenta-Halle, Kassel; Staatliches Lindenau
Museum, Altenburg, Germany
in Moskau… in Moskau…, Badischer Kunsverein, Carlsruhe, Germany
Alexey Kallima
Mostre personali:
2008 Capitalism Garbage. Ecole Nationale Superieure d'Art de Bourges, France
Unnamed Hill. M&J Guelman Gallery. Moscow
Chechen Women’s Team of Parachute Jumping. Lehmann Maupin Gallery, New York
Closed Party. Volker Diehl Gallery, Berlin
2007 Sky Patrol. Galerie Ann de Villepoix, Paris
2006 Dead Calm, Chechnya. White Box Gallery, New York
Private Experience. M&J Guelman Gallery, Moscow
2005 19.45. Gallery S’Art, Moscow
You And Your Friend From Malgobek, Dom Culture Centre, Moscow
Break 10 MIN., Art-Strelka, Vitrina Gallery, Moscow
Chronicles. Reflex Gallery, Moscow
2004 Guries And Relapes. M&J Guelman Gallery, Moscow
Minutka. State Tretyakov Gallery, Moscow
2003 Case On the Roadside, or Examination On Roads, M&J Guelman Gallery, Moscow
Tomorrow. Wall Graphic. France Gallery, Moscow
Distance. State Tretyakov Gallery, Moscow
2002 Zefirs (performance). France Gallery, Moscow
Monument to Victims (action). France Gallery, Moscow
2001 You Are There Where Are Absent. France Gallery, Moscow
2000 SES, action in Moscow Kremlin on Presidential election day. Moscow
Mostre collettive:
2008 Thaw. Chelsea Art Museum, New-York
2007 Thaw. State Russian Museum, Saint-Petersburg
Diary of the Artist. 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, Central House of Artist, Moscow
Witnesses of The Impossible. Moscow Center of Art, Moscow
Sots Art. State Tretyakov Gallery, Moscow
Free Party-2, Ecole des Beaux-Arts, Grenoble, France
The Future Depends On You. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
HETEROTOPIA 1st Thessaloniki Biennial of Contemporary Art, Greece
Opening of the Contemporary Art Museum ART4.RU, Moscow
Moscopolis. Espace Louis Vuitton, Paris
Baroque. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
Sots Art. Art politique en Russie de 1972 à aujourd'hui. La Maison Rouge, Paris
2006 Rebels. Galerie Volker Diehl, Berlin
Contemporary Art Lexicon. Article 1. Identity. The Elena Berezkina Foundation For Visual Art
Support “ERA”, Moscow
Origin of Species. Contemporary City Foundation, Moscow
Questions of Identity. Chamelion Gallery, Walsall
Moscow News. The National Gallery, Veletrzny Palac, Prague
2005 Act of Charity. France Gallery, Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Dialectic of Hope. 1st Moscow Biennale of Contemporary Art, Lenin Museum, Moscow
8th Kaliningrad Biennale of Graphic, Russia
4th Shiryaevo Biennale of Contemporary Art, Samara, Russia
Russian Pop-Art. State Tretyakov Gallery, Moscow
Europalia. Russia Festival, Brussels, Belgium
Portrait of Face. M’ARS Centre for Contemporary Arts, Moscow
Artist And Weapon. M’ARS Centre for Contemporary Arts, Moscow
Moscow Breakthrough. The Bargehouse, London
2004 Se opp! Kunst fra Moskva og St. Petersburg = Watch Out! Art from Moscow and St. Petersburg.
National Museum of Art, Oslo, Norway
Beyond the Red Horizon. Contemporary Art from Poland and Russia. Centre for Contemporary Art
at Ujazdowski Castle, Warsaw
2003 Fashion Control. M&J Guelman Gallery, Moscow
Hunger-Strike. Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Art-Klyazma Festival of Contemporary Art, Moscow region, Russia
STOP! WHO GOES? National Centre of Contemporary Art, Moscow
Same Old Sun Everywhere. France Gallery, Moscow
New Countdown. Digital Russia with SONY. Central House of Artist, Moscow
2002 Davaj! Russian Art Now. Postfuhrampt, Berlin, Germany; Museum für Angewandte Kunst (MAK),
Vienna, Austria
Made in France (with Radek Group). Sakharov Center, Moscow
Instead of Art. Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Melioration Festival of Contemporary Art, Moscow
STOP! WHO GOES? National Centre of Contemporary Art, Moscow
100% Vision. Regina Gallery, Moscow
Pop/Art. Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Georgia From/To. Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Andrei Molodkin
Mostre personali:
2009 Liquid Modernity. Orel Art UK, London
2008 Liquid Black After Liquid Sky. Pack Gallery, Milan, Italy
Touchy art ( Tachi's art). Nina Lumer Gallery, Milan, Italy
Guts à la Russe. Orel Art Gallery, Paris, France
2007 Sweet Crude American Dream. Daneyal Mahmood Gallery, New York, USA
Direct From The Pipe. Anne + Art Projects, Ivry-Sur-Seine, Paris, France
G8. Kashya Hildebrand Gallery, Zurich, Switzerland
2006 Empire at War. Daneyal Mahmood Gallery, New York, USA
Cold War II. Orel Art Gallery, Paris, France
Sweet Crude Eternity. Kashya Hildebrand Gallery, Zurich, Switzerland
2005 Sweet Crude Eternity. Kashya Hildebrand Gallery, New York, USA
2004 Notre Patrimoine. European Parliament, Brussels, Belgium
2003 Love Copyright. Kashya Hildebrand Gallery, New York, USA; Orel Art Gallery, Paris, France
2002 Polius. Orel Art Gallery, Chapelle Saint Louis de la Salpêtrière, Paris, France
2001 Novonovosibirsk. State Russian Museum, Saint-Petersburg,
The Schusev State Museum of Architecture, Moscow, Russia
Blue Dream. Freud's Dream Museum, St. Petersburg, Russia
Mostre collettive:
2008 Russian Dreams…The Bass Museum of Art, Miami Beach, USA
Adventure of the Black Square. State Russian Museum, St. Petersburg
Decked Out. Burton's Gallery, Burlington, USA
2007 Paper Trails–New Adventure in Drawing. V1 Gallery, Copenhagen, Denmark
East/West. Orel Art Gallery, Paris
Bushels, Bundles and Barrels, Superfund Investment Center, New York, USA
2006 Petrodollar, Pierogi Gallery and Ronald Feldman Fine Arts, Miami, USA
2004 Trash Resources. Kashya Hildebrand Gallery, New York, USA
Praying For Oil. Orel Art Gallery, Flash Art, Milan, Italy
2003 Underground City. Labin, Croatia
Neue Ansaetze. Zeitgenoessische Kunst aus Moskau. Kunsthalle, Düsseldorf, Germany 2002 Polius. IV International Month of Photography in Moscow “Photobiennale-2002”,
Museum “Moscow House of Photography”, Moscow
Biesterfeld Art Management. St. Moritz, Switzerland
2001 Novonovosibirsk. State Russian Museum, New Academy, Saint-Petersburg;
The Schusev State Museum of Architecture, Moscow
2000 III International Month of Photography in Moscow “Photobiennale-2000”, Museum “Moscow House of Photography”, Moscow
Irina Korina
Mostre personali:
2009 Installations. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
2008 Invisible Distinction (in cooperation with Zhanna Kadyrova and Diana Machulina).
Art-Strelka Projects Gallery, Moscow
Night Charge. XL Gallery, Moscow
2007 : )) XL Gallery, Moscow
2006 Top Model. Contemporary City Foundation, Moscow
Positive Vibrations. XL Gallery, Moscow
2005 Station Keeper. XL Gallery, Moscow
Acceleration. Dom Culture Center, Moscow
External Unit. ABC Gallery, Art-Strelka, Moscow
2004 Back to the Future. XL Gallery, Moscow
2003 Urangst. XL Gallery, Moscow
Artists Portrait in Youth. Goethe-Institut, Moscow
2001 Camouflage. XL Gallery, Moscow
2000 29 transformations. XL Gallery, Moscow
Mostre collettive:
2008 Invasion : Evasion. Baibakov Art Projects, Moscow
Russian Poor. River Terminal, Perm, Russia
News. Gallery Municipal Exhibition Center, Izhevsk
Fast Art 24. WINZAVOD Moscow Contemporary Art
Center, Moscow
U-TURN. Quadrennial for Contemporary Art. Carlsberg brewery, Tap E, Kopenhagen, Denmark
2007 Arch-Town. Shargorod, Ukraine
Sots Art. Political Art in Russia. State Tretyakov Gallery, Moscow
Urban formalism. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
I Believe. 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, WINZAVOD Moscow Contemporary Art
Center, Moscow
Witnesses of the Impossible. Moscow Art Center, Moscow
Progressive Nostalgia. Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, Italy
Sots Art. Art politique en Russie de 1972 à aujourd'hui. La Maison Rouge, Paris
2006 Modus R. Russian Formalism today. Newton Building, Miami, USA
2005 P.S. Beyond the Red Horizon. National Center of Contemporary Art, Moscow
Angels of History. Moscow Conceptualism and Its Influence. Museum van Hedendaagse Kunst,
Antwerp, Belgium
Dialectic of Hope. 1st Moscow Biennale of Contemporary Art, Lenin Museum, Moscow
International Biennale of Contemporary Art "Second Sight". The National Gallery, Veletrzny Palac, Prague
Moscow Breakthrough. The Bargehouse, London
Russian Pop Art. State Tretyakov Gallery, Moscow
Reflection. National Center of Contemporary Art, Moscow, Nizhny Novgorod, Ekaterinburg
Brussland. Europalia.Russia Festival. Brussels, Belgium
Orient Inn. Palazzo Pesaro Papafava, Venice, Italy
New Acquisitions. From NCCA collection. National Center of Contemporary Art, Moscow
Playground. Design and Architecture Center Artplay, Moscow
WAM 8 1/2: video art. WAM Gallery, Moscow
2004 Ha kypopt! Russian Art Today. Kunsthalle, Baden Baden, Germany; New Manege Exhibition
Hall, Moscow
Art-Klyazma 3rd Festival of Contemporary Art, Moscow region, Russia
Art Moscow Studio. Central House of Artist, Moscow
Beyond the Red Horizon. Contemporary Art from Poland and Russia. Centre for Contemporary
Art at Ujazdowski Castle, Warsaw, Poland
2003 Werkelijkheidshorizonten / Horizons of Reality. Museum van Hedendaagse Kunst, Antwerp
Art-Klyazma 2nd Festival of Contemporary Art, Moscow region, Russia
New Countdown. Digital Russia with SONY. Central House of Artist, Moscow
2002 Pop/Art. Zverev Center of Contemporary Art center, Moscow
Melioration Festival of Contemporary Art, Moscow region, Russia
Latest Report. Toliatti - Samara - Nizhny Novgorod Art museum - Novosibirsk Art Gallery
Expectation. From Experiences of Russian Middle Class. Central House of Artist, Moscow
2001 Partnership for Art, Russian-Swedish project. Central House of Artist, Moscow
Defile in Cloakroom. L Gallery, Moscow
2000 Youth Meets the Third Millenium. III International Month of Photography in Moscow
«Photobiennale-2000”, Central House of Artist, Moscow
Valand Spring Exhibition. Valand Academy of Fine Arts, Goteborg, Sweden
1999 Vinyl Bones. XL Gallery, Moscow
Georgy Ostretsov
Mostre personali:
2009 Coolville. Claire Oliver Gallery, New York.
Robbing Good. Paradise Row Gallery, London.
2008 Dead Souls. Triumph Gallery, Moscow.
2007 Salon Beaute. Rabouan-Moussion Gallery, Paris
Under Repair. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
2006 5th Ceremony of Awarding the New Government’s Order to the best people
of Russia. M&J Guelman Gallery, Moscow
2005 Outrage. M&J Guelman Gallery, Moscow
2004 War. M&J Guelman Gallery, Moscow.
2003 Eat the Halfwit. State Tretyakov Gallery, Moscow
2002 Vandals and Generals of the New Government. M&J Guelman Gallery, Moscow
2000 Visitor. State Russian Museum, Saint-Petersburg
New Government. M&J Guelman Gallery, Moscow
2000 Diventa la Vittima. Nadia Baldeschi Arte Contemporanea, Venice, Italy
Mostre collettive:
2009 Another Mithology. National Centre of Contemporary Art, Moscow
2008 Russian Roulette. Nassauischer Kunstverein, Wiesbaden, Germany
Domestic Appliance. Flowers East Gallery, London
Laughterlife. Paradise Row Gallery, London
2007 Austrian Story. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
Artist`s Diary. 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, Central House
of Artist, Moscow
Sots-Art. 2nd Moscow biennale of Contemporary Art, State Tretyakov
Gallery, Moscow.
2006 Amateurs. Marres Art-Center, Maastricht, Netherlands
Cinemarathon. M&J Guelman Gallery, Moscow
2005 Front: Wechsel. Stift Vorau, Austria
Partners. 1st Moscow Biennale of Contemporary Art, State Tretyakov
Gallery, Moscow
Gender Passions. 1st Moscow Biennale of Contemporary Art, Moscow Museum
of Modern Art, Moscow
2005 Russia-2. Central House of Artist, Moscow.
2004 Moscow-Warsaw. Contemporary Art Center, Ujazd Castle, Warsaw
Controlled Democracy. White Space Gallery, London.
2003 New Countdown: Digital Russia with Sony. Central House of Artist, Moscow
2002 Reconstruction. Biennial of Contemporary Art. Cetinje.
IV International Month of Photography in Moscow “Photobiennale-2002”.
Photo Centre, Moscow
1999 Western Europe After the Berlin Wall. State Russian Museum, Saint-Petersburg
Presentation of the collection of latex costumes and masks in the galleries of
the XIIIth arrondissement (Jenifer Flay Gallery, Emmanuel Perrotin
Gallery, Gallery Praz-Delavallade, etc.) timed to coincide with the unveiling
of the Contemporary Art Centre, Paris
1993 Contemporary Art Biennial. Istanbul, Turkey
Anatoly Shuravlev
Mostre personali:
2008 Unnamed. GMG Gallery, Moscow
Black Holes. Urs Meile Gallery, Luzern-Beijing
2007 China Connection. Galerie Urs Meile, Beijing-Lucerne, Beijing, China
2006 Anatoly Shuravlev. Gallery Charim, Vienna, Austria
2005 Infrathin.1st Moscow Biennale of Contemporary Art, Contemporary City
Foundation, Moscow
Anatoly Shuravlev. Galerie Urs Meile, Beijing-Lucerne, Lucerne, Switzerland
Anatoly Shuravlev. Marina Gizich Gallery, Saint-Petersburg
2004 Retrospective. Museum “Moscow House of Photography”, Moscow
2003 Anatoly Shuravlev. Aidan Gallery, Moscow
2002 Anatoly Shuravlev. Charim Gallery, Vienna, Austria
Anatoly Shuravlev. Galerie Urs Meile, Beijing-Lucerne, Lucerne, Switzerland
Anatoly Shuravlev. Aidan Gallery, Moscow
2001 Templates, Gary Tatinsian Gallery. New York
Anatoly Shuravlev. Otto Schweins Gallery, Cologne, Germany
2000 Anatoly Shuravlev. Galerie Urs Meile, Beijing-Lucerne, Lucerne, Switzerland
1999 Anatoly Shuravlev. Aidan Gallery, Moscow
1998 History. Labor Pixel Grain, Berlin
Hand Made. Otto Schweins Gallery, Cologne, Germany
1997 Templates. Galerie Urs Meile, Lucerne, Switzerland
Flowers of Moscow. Aidan Gallery, Moscow
1995 Anatoly Shuravlev. La Base, Centre d'Art Contemporain, Levallois, Paris
Anatoly Shuravlev. Show Room Specks Hof, Leipzig, Germany
Anatoly Shuravlev. Otto Schweins Gallery, Cologne, Germany
1994 Anatoly Shuravlev. Sammlung Rene Steiner, Erlach, Switzerland
Ab Realibus ad Realiora, Kunstwerke, Berlin, Germany; State Russian Museum,
Saint-Petersburg
1993 Attempt to See, Galerie im Literaturforum Brecht-Ilaus, Berlin, Germany
1992 Anatoly Shuravlev. The Senate of Berlin, Berlin
Anatoly Shuravlev. Kunstlerhaus Bethanien, Berlin
Anatoly Shuravlev. Giorgio Persano Gallery, Turin, Italy
Mostre collettive:
2009 Excuse me, are you famous? WL project, Berlin –Hong Kong
2008 Summer Sale. GMG Gallery, Moscow, Russia
Moscow. Volker Dill Gallery, Berlin, Germany
2007 GMG Space. GMG Gallery, Moscow, Russia
Collection of DZ BANK. Ludwig Museum, Budapest, Hungary
Through the Painting. 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, Moscow
Collection of Pier Broche. Moscow Museum of Modern Art, Moscow
2006 Artist Against the State: Perestroika Revisited. Ronald Feldmann Gallery, New York, USA
2005 1st Moscow Biennale of Contemporary Art, Moscow, Russia
Hier/anderswo. Kunstpanorama, Lucerne, Switzerland
2004 Shizorama. National Center of Contemporary Art, Moscow
Na Kurort!, Staatliche Kunsthalle Baden-Baden, German, Manege Central Exhibition Hall, Moscow
Collection of DZ Bank. Museum “Moscow House of Photography”, Moscow
2003 Landscape. Virginia Miller Gallery, Miami, USA
Group Show. Charim Gallery, Vienna, Austria
2002 Present Tense, Bard College Museum, New York, USA
Trazit. Rene Steiner Gallery, Erlach, Switzerland
New Models. Trafo Center for Contemporary art, Budapest, Hungary
2001 Group Show. Virginia Miller Gallery, Miami, USA
2000Through the Looking Glass. Gallery Fricke, Berlin and Dusseldorf, Germany
BMA. Position New Art from Berlin. Neuer Kunstverein, Aschaffenburg, Germany
Perce? Domus Academy Milan and Magazzino d'Arte Moderna, Rome, Italy
1999-2001
After the Wall, Moderna Museet, Stockholm, Sweden, Museum Ludwig,
Budapest, Hungary, and Hamburger Bahnhof, Berlin, Germany
Can You Hear Me? Ars Baltica Triennial of Photographic Art, State Gallery
in Sophienhof, Kiel, Germany; Center for Contemporary Art, Vilnius,
Lithuania; Kunsthalle Rostock, Rostock, Germany; Bergen’s Kunstforening,
Bergen, Norway; Gallery Otso, Espoo, Finland
1999 Missing Link, Kunstmuseum Bern, Berne, Switzerland and Kunsthaus Dresden,
Dresden, Germany
Zwischenformen aktueller Kunst, Freunde aktueller Kunst e. V., Zwickau, Germany
SPACE PLACE 30049-180799. Kunsthalle Tirol, Hall, Austria
Children of Berlin. P. S. 1 Museum for Contemporary Art, New York
1997 Kabinet. A Contemporary Artists Magazine, Stedlijk Museum, Amsterdam, Netherlands
Mystical Correct. Galerie Hohenthal & Bergen, Berlin
1996 Almost Invisible, Ehemaliges Umspannwerk, Singen, Germany
1995 Landschaft. Mit dem Blick der 90er Jahre, Mittelrhein-Museum, Koblenz;
Museum Schloss Burgk, Saale and Haus am Waldsee, Berlin
Das Medium der Photographie in der zeitgenossischen Kunst, Galerie Dacic,
Tubingen, Germany
Kunst im Verborgenen. Nonkonformisten Russland 1957-1995, Tsaritsino
Museum, Moscow; Wilhelm-Hack Museum, Ludwigshafenam- Rhein;
Kunsthalle Fridericianum, Kassel; Staatliches Museum Lindenau, Altenburg, Germany
Configura 2. Dialog der Kulturen, Erfurt, Germany
Rencontres Internationales de la Photographie, Arles, France
Kraftemessen. Zeichnungen der Moscauer Szene, Galerie Hohenthal & Littler,
Munich, Germany
1994 Kunst: Sprache, Kunstwerke, Berlin
Renaissance and Resistance, Russian Museum, Saint-Petersburg
Cetinjski Bijenale II, Cetine, Montenegro
XXII Biennale di Sao Paolo, Sao Paulo, Brazil
Engel Heute. Galerie Gottfried Hafemann, Wiesbaden, Germany
1993 Philosophy of the Name. National Centre of Contemporary Art, Moscow
Privat. Kunstwerke, Berlin
Without Trace. Altes Rathaus, Potsdam, Germany
1992 Perspectives of Conceptualism. North Carolina Museum of Art, Raleigh, USA
37 Raume. Kunstwerke, Berlin
The Fall. The One and the Other. Immo Art Gallery, Antwerp, Belgium
A Mosca... a Mosca..., Villa Campoleto, Ercolano and Galleria Comunale
d'Arte Moderna, Bologna, Italy
1991 In de USSR en Erbuiten", Stedelijk Museum, Amsterdam, Netherlands
1989-1990 10+10, Museum of Modern Art, San Francisco; Albert Knox Gallery, New York; Milwaukee Art Museum, Fort Worth and Corcoran Gallery, Washington, USA
Sergei Shekhovtsov
Mostre personali:
2009 "Fahrenheit 392" XL Gallery, Moscow
2008 Tron. Xl Gallery ,Moscow
2006 Park. Nina Lumer Gallery, Milan, Italy
Foam-Rubber. Anna Nova Gallery, Saint-Petersburg, Russia
Zoo. Orel Art Gallery, Paris
2004 Ephemeral Art, State Tretyakov Gallery, Moscow
Potpourri. Regina Gallery, Moscow
Golden Cage, Regina Gallery, Moscow
Singer. State Tretyakov Gallery, Moscow
2003 Occupation of Elite (in cooperation with Valery Koshlyakov), Regina Gallery, Moscow
2002 Sponge. Regina Gallery, Moscow
Sponge, France Gallery, Moscow
Mostre collettive:
2009 21Russia. Pinchuk Art Center , Kiev, Ukraine
2008 The Next of Russian Art . Loop Gallery , Seoul, Korea
2007 Capricci. Casino Forum d’Art Contemporain, Luxembourg
Russia-Art-Miami. Miami Beach ,USA
I Believe. 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, Winzavod
Moscow Contemporary Art Center, Moscow
2005 Europalia. Russia Festival. Brussels, Belgium
Russian Pop-Art, State Tretyakov Gallery, Moscow
2004 Warszawa-Moskwa 1990-2000, Warsaw, Moscow
2004 26 Biennal de Sao Paulo, Ciccillio Matarazzo Pavilion, Sao-Paulo, Brasil
2003 Russia, Forward! Regina Gallery, Moscow
2002 Pop/Art, Zverev Center of Contemporary Art, Moscow
Davaj, Russian Art Now, Postfuhrant, Berlin; MAK, Vien
Third Russian Avantgarde, Karenina Gallery, Wien
04
giugno 2009
53. Biennale – La Vittoria sul Futuro
Dal 04 giugno al 22 novembre 2009
arte contemporanea
Location
GIARDINI DI CASTELLO – PADIGLIONE RUSSO
Venezia, Castello, 1260, (Venezia)
Venezia, Castello, 1260, (Venezia)
Vernissage
4 Giugno 2009, ore 16.30
Sito web
www.mdf.ru
Autore
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