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53. Biennale – Padiglione marocchino
Sono due gli artisti che rappresentano il Marocco: Fathiya Tahiri e Mahi Binebine. Entrambi legati all’uso materico della pittura, hanno saputo sviluppare nel corso della loro formazione espressiva diversi approcci anche nell’ambito della scultura.
Comunicato stampa
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Il Marocco, crocevia di culture e di idee, di merci e saperi, terra ricca di fascino e tradizioni, fedele nei secoli ad un Islam moderato, nel quale coesistono la logica della ragione e la luce della fede, partecipa per la seconda volta alla Biennale di Venezia nell’intento di dar voce alla realtà artistica contemporanea che ha trovato negli ultimi anni fiorenti sviluppi espressivi.
L’arte marocchina presenta oggi un panorama vivace e dinamico sia nel campo privato e informale che a livello istituzionale, ne è infatti prova la nascita del Musée Hassan, il nuovo centro per l’arte contemporanea a Rabat, attivo dal 2006, quale parte integrante di un programma di rinnovamento culturale della città le cui finalità sono la presentazione di artisti riconosciuti a livello internazionale, la promozione di artisti locali e altresì la collaborazione con le maggiori istituzioni operanti nel settore.
Sono due gli artisti che rappresentano il Marocco: Fathiya Tahiri e Mahi Binebine. Entrambi legati all’uso materico della pittura, hanno saputo sviluppare nel corso della loro formazione espressiva diversi approcci anche nell’ambito della scultura.
Fathiya Tahiri ha esordito in ambito artistico con una vasta produzione di sculture gioiello, per poi tradurre tale maestria nella pratica pittorica declinata in innumerevoli varianti espressive. Le sue tele svelano un’attenta scansione del colore che privilegia i toni luminosi e puri, dà vita ad estese formule descrittive che traggono suggerimenti dalle emozioni dell’artista attenta alle percezioni intimiste. Una linea di confine in cui il pennello dell’artista insiste con singolare forza espressiva sul timbro cromatico creando campiture dense di fascino che divengono poi metafora di una condizione esistenziale. Quella di Fathiya Tahiri è una rivoluzione estetica, in bilico tra un’idea di bellezza intesa come fedeltà ad un modello incorrotto e lo studio di forme nuove, ricercando l’inesausto bisogno di rinnovamento poetico, intima essenza dell’arte.
Immagini dense di fascino, ammalianti per la lirica atmosfera ricreata dall’armonia dei colori, germinano dalla fantasia di Mahi Binebine. Sono spesso maschere silenti o figure intrappolate. Sono le stesse che l’artista racconta nei suoi romanzi, viaggi disperati agognanti di chiedere al destino una seconda possibilità. Quella di Binebine è una nitidezza formale interrotta da melodiche intonazioni cromatiche create attraverso l’uso di pigmenti puri stesi direttamente sulla tela e poi lavorati dalle sapienti mani dell’artista o da interventi estremi che bruciano la superficie. Il colore puro è dunque indifferentemente linguaggio silenzioso, dislocatore di sensazioni ed elemento di disturbo.
Arte, letteratura, attualità e tradizione convivono nelle opere di questi due artisti. Perché al centro della loro arte è sempre presente la tensione verso il mondo naturale, primigenio, che troppo spesso l’uomo ignora, calpesta, vilipende. Ed allora Fathiya Tahiri e Mahi Binebine guardano dentro l’Uomo e la Natura. Ed è così che si incontrano in occasione di questa mostra in un abbraccio che oltrepassa i confini e che è rispetto reciproco e anelito verso una dimensione in cui l’aspetto razionale ed emotivo, spirituale, si possano unire.
L’arte marocchina presenta oggi un panorama vivace e dinamico sia nel campo privato e informale che a livello istituzionale, ne è infatti prova la nascita del Musée Hassan, il nuovo centro per l’arte contemporanea a Rabat, attivo dal 2006, quale parte integrante di un programma di rinnovamento culturale della città le cui finalità sono la presentazione di artisti riconosciuti a livello internazionale, la promozione di artisti locali e altresì la collaborazione con le maggiori istituzioni operanti nel settore.
Sono due gli artisti che rappresentano il Marocco: Fathiya Tahiri e Mahi Binebine. Entrambi legati all’uso materico della pittura, hanno saputo sviluppare nel corso della loro formazione espressiva diversi approcci anche nell’ambito della scultura.
Fathiya Tahiri ha esordito in ambito artistico con una vasta produzione di sculture gioiello, per poi tradurre tale maestria nella pratica pittorica declinata in innumerevoli varianti espressive. Le sue tele svelano un’attenta scansione del colore che privilegia i toni luminosi e puri, dà vita ad estese formule descrittive che traggono suggerimenti dalle emozioni dell’artista attenta alle percezioni intimiste. Una linea di confine in cui il pennello dell’artista insiste con singolare forza espressiva sul timbro cromatico creando campiture dense di fascino che divengono poi metafora di una condizione esistenziale. Quella di Fathiya Tahiri è una rivoluzione estetica, in bilico tra un’idea di bellezza intesa come fedeltà ad un modello incorrotto e lo studio di forme nuove, ricercando l’inesausto bisogno di rinnovamento poetico, intima essenza dell’arte.
Immagini dense di fascino, ammalianti per la lirica atmosfera ricreata dall’armonia dei colori, germinano dalla fantasia di Mahi Binebine. Sono spesso maschere silenti o figure intrappolate. Sono le stesse che l’artista racconta nei suoi romanzi, viaggi disperati agognanti di chiedere al destino una seconda possibilità. Quella di Binebine è una nitidezza formale interrotta da melodiche intonazioni cromatiche create attraverso l’uso di pigmenti puri stesi direttamente sulla tela e poi lavorati dalle sapienti mani dell’artista o da interventi estremi che bruciano la superficie. Il colore puro è dunque indifferentemente linguaggio silenzioso, dislocatore di sensazioni ed elemento di disturbo.
Arte, letteratura, attualità e tradizione convivono nelle opere di questi due artisti. Perché al centro della loro arte è sempre presente la tensione verso il mondo naturale, primigenio, che troppo spesso l’uomo ignora, calpesta, vilipende. Ed allora Fathiya Tahiri e Mahi Binebine guardano dentro l’Uomo e la Natura. Ed è così che si incontrano in occasione di questa mostra in un abbraccio che oltrepassa i confini e che è rispetto reciproco e anelito verso una dimensione in cui l’aspetto razionale ed emotivo, spirituale, si possano unire.
06
giugno 2009
53. Biennale – Padiglione marocchino
Dal 06 giugno al 22 novembre 2009
arte contemporanea
Location
CHIESA E ISTITUTO DI SANTA MARIA DELLA PIETA’
Venezia, Castello, 3703a, (Venezia)
Venezia, Castello, 3703a, (Venezia)
Orario di apertura
ore 10.00 – 18.00 (chiuso il lunedì – escluso lunedì 8 giugno)
Vernissage
6 Giugno 2009, ore 13
Ufficio stampa
ARTE COMMUNICATIONS
Autore
Curatore