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58ma Biennale di Venezia – Repubblica Dominicana
Padiglione della Repubblica Dominicana alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Anche se da un lato la Repubblica Dominicana ha già partecipato, in modo onorevole, a varie edizioni
della Biennale di Venezia con un artista all’interno della rappresentazione latinoamericana – dei paesi
senza Padiglione nazionale – per la prima volta l’arte dominicana ha l’opportunità di mostrare la propria
espressione contemporanea attraverso un gruppo di artisti affermati e riconosciuti. Inoltre, le opere
esposte riflettono su un tema peculiarmente “caribeño”, nonché su un’importante questione di
attualità: la natura e la biodiversità nella Repubblica Domenicana, partendo dalle preoccupazioni
particolari, regionali e globali, proposte come linee guida dalla 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La
Biennale di Venezia.
Dei cinque partecipanti originari della Repubblica Dominicana, due vivono a Santo Domingo, mentre gli
altri tre risiedono e lavorano a New York senza però aver perso il contatto con le proprie origini: infatti,
sia coloro che ancora vivono sull’isola, sia quelli che l’hanno lasciata, si impegnano a riflettere la propria
identità attraverso le rispettive creazioni.
Si osservi come gli artisti dominicani integrino nei loro lavori, con estrema disinvoltura, elementi
biologici, antropologici, vegetali, zoomorfici. Consapevoli ed orgogliosi della propria appartenenza
nazionale e regionale, gli artisti imitano, rappresentano, reiventano la natura, in atmosfere a volte
insolite, sospese tra realtà ed immaginazione. Nelle opere si osserva una volontà di comunicare con
l’universo e con la vita, rivendicando il ruolo centrale della natura e della biodiversità, come lo stabilisce
il tema scelto per la Biennale di Venezia.
Con una ricca e variegata tavolozza – che spazia da tinte sobrie a colori sfavillanti – Hulda Guzmán ricrea
dimensioni magiche, in cui regna una sensazione di coerenza e monumentalità in un territorio ecologico
ancora inviolato. La sua pittura riproduce un’atmosfera profondamente emotiva e misteriosa. La
piramide, l’acqua del mare e dei corsi d’acqua, la topografia di pianure e panorami selvaggi, il cielo in cui
splendono il sole e la luna, la vegetazione esuberante del fogliame tropicale, il volo di uccelli sono tutti
elementi che si susseguono e confluiscono nelle creazioni dell’artista, generando accordi cromatici
perfetti, fino al raggiungimento di un’intensità inebriante che incorpora astrazioni liriche, percepite
quasi come minacciose per questo ordine idillico.
Miguel Ramírez, ricercatore e sperimentatore instancabile, scenografo e artista a tutto tondo in due o
tre dimensioni, dimostra la sua destrezza nell’utilizzo dello spazio, delle forme, del colore, dei materiali.
Nella sua opera “Herbario”, simbiosi di pittura, scultura ed istallazioni, costruita attraverso proporzioni
precise, la vegetazione tropicale combatte per la propria sopravvivenza, affronta l’avanzata urbanistica,
dispiegando il suo fogliame tropicale e rigoglioso.
Sempre da New York, Ezequiel Taveras, museografo e artista poliedrico, si specializza nell’arte della
ceramica della quale vuole demistificare il concetto di “elemento decorativo” trasformandola in una
riflessione sul presente e sulla contemporaneità. Nell’opera “Memorias de la tierra”, l’artista propone,
approfittando dell’estensione della parete, una successione, fisica e metafisica, di mosaici che
divengono simbolo di un tempo e di uno spazio profondamente autoctoni. Nel disegno e nella geometria
si inseriscono diverse consistenze giocando sul contrasto tra elementi opachi e lucidi.
Un altro membro della diaspora dominicana “newyorkese”, Julio Valdez, specializzato in gestione e
organizzazione di eventi culturali, si esprime con creazioni artistiche visive realizzate mediante la fusione
di tecniche antiche e contemporanee. Attraverso le enormi tele di Julio Valdez, lo spettatore si addentra
nelle affascinanti trasparenze di un ecosistema ideale, fatto di acqua e moti ondosi, immagini che
traducono una poesia visuale e un messaggio di avvertenza. All’apice della sua carriera, l’artista crea
dunque un’opera impeccabile, frutto della sua virtuosa auto esigenza nella padronanza delle arti.
Il terzo “dominicano assente” che partecipa alla mostra è Darío Oleaga, organizzatore di esposizioni
nella sua galleria di Manhattan. Abbandonando le classiche geometrie quadrangolari, l’artista si esprime
con forme circolari, combinando astrazione e figurazione che si dissolvono in armoniose variazioni
cromatiche. Il tema della natura gli permette in questo modo di esprimere preoccupazioni allo stesso
tempo estetiche ed ecologiche.
Accanto a queste opere, vi sono quelle realizzate da alcuni artisti che, pur non essendo nati nella
Repubblica Dominicana, hanno vissuto per un periodo di tempo nel Paese o hanno instaurato un forte
legame con esso. Tra questi, Rita Bertrecchi si distingue per la sua multiforme sperimentazione, che si
avvale di tecniche miste e polimateriche, nonché di simbologie arcane. La sua opera “Demarcación” si
caratterizza per il suo linguaggio informale e la composizione fortemente bipartita: bianco e nero si
contrappongono, tra luminosi spazi rarefatti che rievocano la natura incontaminata e oscuri accumuli
materici che rappresentano fisicamente il degrado.
Nicola Pica, fondatore del movimento denominato “Cromocostruzione”, è autore di opere che
acquisiscono la loro concreta fisicità proprio grazie al colore. L’installazione “Los Cinco Reinos -
Cromoconstrucción” indaga il fragile equilibrio tra i cinque Regni della Natura, ciascuno vitale alla
sopravvivenza dell’altro, visualizzato attraverso un puzzle di cinque tessere perfettamente incastrate tra
loro. Infine, il duo Marraffa&Casciotti (Carlo Marraffa & Alessandra Casciotti) propone una ricerca
narrativa, scandita da simbolismi molto diretti, come esprimono le due opere che dialogano
reciprocamente. “La sed”, una fotografia in bianco e nero, nella sua limpida essenzialità pone
l’attenzione su un bene primario come l’acqua, elemento vitale per eccellenza. Essa, a sua volta,
alimenta la lussureggiante natura che esplode in “Naturaleza dominante”, un assemblage di foglie che si
mostra in tutta la sua seducente fisicità con una molteplicità di cromie.
Il Padiglione della Repubblica Dominicana sarà ospitato nel sontuoso Palazzo Albrizzi-Capello a
Cannaregio e sarà inaugurato in data 8 maggio 2019, alle ore 16.00.
della Biennale di Venezia con un artista all’interno della rappresentazione latinoamericana – dei paesi
senza Padiglione nazionale – per la prima volta l’arte dominicana ha l’opportunità di mostrare la propria
espressione contemporanea attraverso un gruppo di artisti affermati e riconosciuti. Inoltre, le opere
esposte riflettono su un tema peculiarmente “caribeño”, nonché su un’importante questione di
attualità: la natura e la biodiversità nella Repubblica Domenicana, partendo dalle preoccupazioni
particolari, regionali e globali, proposte come linee guida dalla 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La
Biennale di Venezia.
Dei cinque partecipanti originari della Repubblica Dominicana, due vivono a Santo Domingo, mentre gli
altri tre risiedono e lavorano a New York senza però aver perso il contatto con le proprie origini: infatti,
sia coloro che ancora vivono sull’isola, sia quelli che l’hanno lasciata, si impegnano a riflettere la propria
identità attraverso le rispettive creazioni.
Si osservi come gli artisti dominicani integrino nei loro lavori, con estrema disinvoltura, elementi
biologici, antropologici, vegetali, zoomorfici. Consapevoli ed orgogliosi della propria appartenenza
nazionale e regionale, gli artisti imitano, rappresentano, reiventano la natura, in atmosfere a volte
insolite, sospese tra realtà ed immaginazione. Nelle opere si osserva una volontà di comunicare con
l’universo e con la vita, rivendicando il ruolo centrale della natura e della biodiversità, come lo stabilisce
il tema scelto per la Biennale di Venezia.
Con una ricca e variegata tavolozza – che spazia da tinte sobrie a colori sfavillanti – Hulda Guzmán ricrea
dimensioni magiche, in cui regna una sensazione di coerenza e monumentalità in un territorio ecologico
ancora inviolato. La sua pittura riproduce un’atmosfera profondamente emotiva e misteriosa. La
piramide, l’acqua del mare e dei corsi d’acqua, la topografia di pianure e panorami selvaggi, il cielo in cui
splendono il sole e la luna, la vegetazione esuberante del fogliame tropicale, il volo di uccelli sono tutti
elementi che si susseguono e confluiscono nelle creazioni dell’artista, generando accordi cromatici
perfetti, fino al raggiungimento di un’intensità inebriante che incorpora astrazioni liriche, percepite
quasi come minacciose per questo ordine idillico.
Miguel Ramírez, ricercatore e sperimentatore instancabile, scenografo e artista a tutto tondo in due o
tre dimensioni, dimostra la sua destrezza nell’utilizzo dello spazio, delle forme, del colore, dei materiali.
Nella sua opera “Herbario”, simbiosi di pittura, scultura ed istallazioni, costruita attraverso proporzioni
precise, la vegetazione tropicale combatte per la propria sopravvivenza, affronta l’avanzata urbanistica,
dispiegando il suo fogliame tropicale e rigoglioso.
Sempre da New York, Ezequiel Taveras, museografo e artista poliedrico, si specializza nell’arte della
ceramica della quale vuole demistificare il concetto di “elemento decorativo” trasformandola in una
riflessione sul presente e sulla contemporaneità. Nell’opera “Memorias de la tierra”, l’artista propone,
approfittando dell’estensione della parete, una successione, fisica e metafisica, di mosaici che
divengono simbolo di un tempo e di uno spazio profondamente autoctoni. Nel disegno e nella geometria
si inseriscono diverse consistenze giocando sul contrasto tra elementi opachi e lucidi.
Un altro membro della diaspora dominicana “newyorkese”, Julio Valdez, specializzato in gestione e
organizzazione di eventi culturali, si esprime con creazioni artistiche visive realizzate mediante la fusione
di tecniche antiche e contemporanee. Attraverso le enormi tele di Julio Valdez, lo spettatore si addentra
nelle affascinanti trasparenze di un ecosistema ideale, fatto di acqua e moti ondosi, immagini che
traducono una poesia visuale e un messaggio di avvertenza. All’apice della sua carriera, l’artista crea
dunque un’opera impeccabile, frutto della sua virtuosa auto esigenza nella padronanza delle arti.
Il terzo “dominicano assente” che partecipa alla mostra è Darío Oleaga, organizzatore di esposizioni
nella sua galleria di Manhattan. Abbandonando le classiche geometrie quadrangolari, l’artista si esprime
con forme circolari, combinando astrazione e figurazione che si dissolvono in armoniose variazioni
cromatiche. Il tema della natura gli permette in questo modo di esprimere preoccupazioni allo stesso
tempo estetiche ed ecologiche.
Accanto a queste opere, vi sono quelle realizzate da alcuni artisti che, pur non essendo nati nella
Repubblica Dominicana, hanno vissuto per un periodo di tempo nel Paese o hanno instaurato un forte
legame con esso. Tra questi, Rita Bertrecchi si distingue per la sua multiforme sperimentazione, che si
avvale di tecniche miste e polimateriche, nonché di simbologie arcane. La sua opera “Demarcación” si
caratterizza per il suo linguaggio informale e la composizione fortemente bipartita: bianco e nero si
contrappongono, tra luminosi spazi rarefatti che rievocano la natura incontaminata e oscuri accumuli
materici che rappresentano fisicamente il degrado.
Nicola Pica, fondatore del movimento denominato “Cromocostruzione”, è autore di opere che
acquisiscono la loro concreta fisicità proprio grazie al colore. L’installazione “Los Cinco Reinos -
Cromoconstrucción” indaga il fragile equilibrio tra i cinque Regni della Natura, ciascuno vitale alla
sopravvivenza dell’altro, visualizzato attraverso un puzzle di cinque tessere perfettamente incastrate tra
loro. Infine, il duo Marraffa&Casciotti (Carlo Marraffa & Alessandra Casciotti) propone una ricerca
narrativa, scandita da simbolismi molto diretti, come esprimono le due opere che dialogano
reciprocamente. “La sed”, una fotografia in bianco e nero, nella sua limpida essenzialità pone
l’attenzione su un bene primario come l’acqua, elemento vitale per eccellenza. Essa, a sua volta,
alimenta la lussureggiante natura che esplode in “Naturaleza dominante”, un assemblage di foglie che si
mostra in tutta la sua seducente fisicità con una molteplicità di cromie.
Il Padiglione della Repubblica Dominicana sarà ospitato nel sontuoso Palazzo Albrizzi-Capello a
Cannaregio e sarà inaugurato in data 8 maggio 2019, alle ore 16.00.
08
maggio 2019
58ma Biennale di Venezia – Repubblica Dominicana
Dall'otto maggio al 24 novembre 2019
arte contemporanea
Location
PALAZZO ALBRIZZI CAPELLO
Venezia, Cannaregio, 4118, (Venezia)
Venezia, Cannaregio, 4118, (Venezia)
Orario di apertura
dalle 10.00 alle 18.00 chiuso il lunedì
Vernissage
8 Maggio 2019, ore 16.30 su invito
Sito web
www.biennalerepubblicadominicana.com
Autore
Curatore