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6 giovani artisti indagano sul volto
Le opere proposte sono interessanti prodotti di sei artisti emergenti, Laura Brancati, Lorenzo Conservo, Luciano Evarchi, Lorenzo Manenti, Giampaolo Russo e Carmelo Violi, tutti aderenti agli stilemi del filone figurativo contemporaneo europeo
Comunicato stampa
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Il 12 maggio, nello spazio dell'arte della "Piscina Comunale", si apre la mostra di sei giovani artisti milanesi, a cura dell’Arch. Paola Valenti e dello scrittore Giulio Agostini.
Le opere proposte sono interessanti prodotti di sei artisti emergenti, Laura Brancati, Lorenzo Conservo, Luciano Evarchi, Lorenzo Manenti, Giampaolo Russo e Carmelo Violi, tutti aderenti agli stilemi del filone figurativo contemporaneo europeo, molto apprezzato nella fucina dell’Accademia di Belle Arti di Brera, da cui gli artisti provengono.
Milioni di persone, di esseri umani, di sentimenti e di emozioni. Emozioni che fanno sorridere gli occhi, sorrisi curiosi, dolore che deforma il viso, serenità imperturbabile, sguardi di freddezza statuaria, timida malizia. Questo, in pochissime parole, è quello che si può leggere nei volti esposti alla mostra, i volti di tutti noi, in alcune istantanee dell’anima.
I soggetti presentati narrano il tema del ritratto e della rappresentazione del volto come metafora dell’esistenza umana, con le sue alterne vicende, che sfociano a volte in visi sorridenti, a volte in maschere infelici del teatro della vita.
La collettiva è una mostra itinerante alla ricerca di spazi, ed è il risultato di un lungo processo, dovuto ad alcuni anni di esposizioni presso Gallerie private ed Istituzioni pubbliche, sia personali che collettive, che hanno avuto come apice, sancendone la grande potenzialità, gli allestimenti espositivi dei sei giovani artisti nella città di Zurigo e Winthertur.
Ora c’è un nuovo capitolo, la mostra si sposta a Milano, ed è curata da Adriano Pasquali che in questo spazio della copisteria ha mosso le acque da ormai qualche anno, contribuendo a creare quel dibattito culturale che fra i giovani artisti diviene motivo di scambio e confronto, ma anche sollecitudine a continuare nel difficile campo artistico. Dopo l'interessante esito della mostra presso la Biblioteca di Pantigliate (Mi) in cui gli artisti si sono rivolti ai territori di provincia considerandola, finalmente, contesto fertile per una nuova riflessione, scevra da retoriche tradizionali, pronta a maturare un nuovo dibattito sull’arte contemporanea, si intende ripartire dalla città di Milano con una serie di esposizioni itineranti.
Quella della piscina comunale è stata la seconda tappa dell’itinerario espositivo, infatti, la mostra sarà riproposta in altri spazi artistici milanesi, in omaggio alla città dove il movimento è nato, e, secondo il progetto artistico dei curatori e degli artisti invitati, dovrà essere allestita in altre città europee.
Arch. Paola Valenti
Presentazione (tratta dal catalogo della mostra)
di Giulio Agostini
Tradizionalmente ‘lo specchio dell’anima’, il volto continua a interessare: propone, come sempre, una domanda sull’identità -di chi è visto e anche, per analogia o contrasto, di chi vede- ma in risposta restituisce, oggi, un’immagine di inquietudine, incertezza o, per lo meno, mistero. Chi siamo – dietro il volto – non è certo. E’ un enigma, e problematica è dunque la rappresentazione del volto. Come già in Pirandello, sei volti hanno trovato un autore in ciascuno dei sei artisti di questa mostra, ma la loro rappresentazione per lo più non raggiunge nella pennellata, nei colori, nel taglio o nella posa, il nitore e l’oggettività di chi sa di esistere in modo chiaro e definito.
L’eterna ambiguità del rapporto fra maschera e volto è perciò giustamente ribadita nel video di Conservo e nei ritratti di maschere e teste dell’antica scultura italica proposti da Manenti, che rivelano insospettate somiglianze con volti ed espressioni a noi temporalmente più vicini.
I volti di Violi ci fissano con tranquillità. La naturalezza della posa frontale è però apparente: è, appunto, una ‘posa’, come denuncia il taglio televisivo, che inquadra una parte soltanto del capo. All’irrequieto cromatismo, che rimanda a certi ritratti di Lucian Freud, è affidato invece il compito di suggerire ciò che non si vede. ‘Al di là dello schermo’ c’è un’interiorità complessa, ma rassegnatamente taciuta. La sua innegabile grazia c’invita a voler saperne di più, a superare l’arcana compostezza di chi non parla di sé.
Dolore, invece, seppur dignitosamente sopportato, traspare dai volti di Russo, scelti fra i tanti di chi, in situazioni difficili, vive in una città che sappiamo essere Zurigo. Una città nel cui grigiore – come in tante altre- si rischia di ingrigire a propria volta e di non essere visti, di essere confusi con lo sfondo, smarrendo l’identità. Così le pennellate al di fuori e all’interno dei confini del volto si somigliano e il confine stesso può diventare meno netto. Qualcuno non osa alzare lo sguardo, qualcun altro lo alza, in un ennesimo tentativo di affermare la propria identità che, in un caso, rimanda all’immagine del Cristo, ultimo degli ultimi, innalzato dalla sua stessa sofferenza.
Gridano la loro identità i volti espressionisticamente e matericamente carichi di Evarchi, ma, nonostante l’urlo, non riescono veramente a comunicare chi siano: i corpi sono smembrati e i volti sono deformi fino al punto di veder cancellata la loro riconoscibilità o, addirittura, di assumere un’identità tragicamente o ridicolmente hitleriana. Numeri e lettere pretendono d’introdurre ordine e comunicabilità nel caos, ma falliscono, perché rimangono atomicamente isolati e, perciò, incomprensibili.
A un estremo di oggettività fotografica appartengono infine i volti di Brancati. Sono perciò apparentemente sicuri di sé da un lato e rassicuranti dall’altro: possono guardare o non guardare lo spettatore, sono capaci di espressioni diversificate –riflessivi o ridenti- e sono attivi, come suggerisce una visione cinematograficamente seriale di tre di essi. Eppure, proprio in questa serie il volto si muove fino ad uscire dal quadro, mentre l’obiettivo rimane fermo. L’ultimo ritratto della serie mostra soltanto mezzo volto e il prossimo, se ci fosse, non ne mostrerebbe alcuno. Dove va quel volto? Un ritratto non lo può fermare.
Le opere proposte sono interessanti prodotti di sei artisti emergenti, Laura Brancati, Lorenzo Conservo, Luciano Evarchi, Lorenzo Manenti, Giampaolo Russo e Carmelo Violi, tutti aderenti agli stilemi del filone figurativo contemporaneo europeo, molto apprezzato nella fucina dell’Accademia di Belle Arti di Brera, da cui gli artisti provengono.
Milioni di persone, di esseri umani, di sentimenti e di emozioni. Emozioni che fanno sorridere gli occhi, sorrisi curiosi, dolore che deforma il viso, serenità imperturbabile, sguardi di freddezza statuaria, timida malizia. Questo, in pochissime parole, è quello che si può leggere nei volti esposti alla mostra, i volti di tutti noi, in alcune istantanee dell’anima.
I soggetti presentati narrano il tema del ritratto e della rappresentazione del volto come metafora dell’esistenza umana, con le sue alterne vicende, che sfociano a volte in visi sorridenti, a volte in maschere infelici del teatro della vita.
La collettiva è una mostra itinerante alla ricerca di spazi, ed è il risultato di un lungo processo, dovuto ad alcuni anni di esposizioni presso Gallerie private ed Istituzioni pubbliche, sia personali che collettive, che hanno avuto come apice, sancendone la grande potenzialità, gli allestimenti espositivi dei sei giovani artisti nella città di Zurigo e Winthertur.
Ora c’è un nuovo capitolo, la mostra si sposta a Milano, ed è curata da Adriano Pasquali che in questo spazio della copisteria ha mosso le acque da ormai qualche anno, contribuendo a creare quel dibattito culturale che fra i giovani artisti diviene motivo di scambio e confronto, ma anche sollecitudine a continuare nel difficile campo artistico. Dopo l'interessante esito della mostra presso la Biblioteca di Pantigliate (Mi) in cui gli artisti si sono rivolti ai territori di provincia considerandola, finalmente, contesto fertile per una nuova riflessione, scevra da retoriche tradizionali, pronta a maturare un nuovo dibattito sull’arte contemporanea, si intende ripartire dalla città di Milano con una serie di esposizioni itineranti.
Quella della piscina comunale è stata la seconda tappa dell’itinerario espositivo, infatti, la mostra sarà riproposta in altri spazi artistici milanesi, in omaggio alla città dove il movimento è nato, e, secondo il progetto artistico dei curatori e degli artisti invitati, dovrà essere allestita in altre città europee.
Arch. Paola Valenti
Presentazione (tratta dal catalogo della mostra)
di Giulio Agostini
Tradizionalmente ‘lo specchio dell’anima’, il volto continua a interessare: propone, come sempre, una domanda sull’identità -di chi è visto e anche, per analogia o contrasto, di chi vede- ma in risposta restituisce, oggi, un’immagine di inquietudine, incertezza o, per lo meno, mistero. Chi siamo – dietro il volto – non è certo. E’ un enigma, e problematica è dunque la rappresentazione del volto. Come già in Pirandello, sei volti hanno trovato un autore in ciascuno dei sei artisti di questa mostra, ma la loro rappresentazione per lo più non raggiunge nella pennellata, nei colori, nel taglio o nella posa, il nitore e l’oggettività di chi sa di esistere in modo chiaro e definito.
L’eterna ambiguità del rapporto fra maschera e volto è perciò giustamente ribadita nel video di Conservo e nei ritratti di maschere e teste dell’antica scultura italica proposti da Manenti, che rivelano insospettate somiglianze con volti ed espressioni a noi temporalmente più vicini.
I volti di Violi ci fissano con tranquillità. La naturalezza della posa frontale è però apparente: è, appunto, una ‘posa’, come denuncia il taglio televisivo, che inquadra una parte soltanto del capo. All’irrequieto cromatismo, che rimanda a certi ritratti di Lucian Freud, è affidato invece il compito di suggerire ciò che non si vede. ‘Al di là dello schermo’ c’è un’interiorità complessa, ma rassegnatamente taciuta. La sua innegabile grazia c’invita a voler saperne di più, a superare l’arcana compostezza di chi non parla di sé.
Dolore, invece, seppur dignitosamente sopportato, traspare dai volti di Russo, scelti fra i tanti di chi, in situazioni difficili, vive in una città che sappiamo essere Zurigo. Una città nel cui grigiore – come in tante altre- si rischia di ingrigire a propria volta e di non essere visti, di essere confusi con lo sfondo, smarrendo l’identità. Così le pennellate al di fuori e all’interno dei confini del volto si somigliano e il confine stesso può diventare meno netto. Qualcuno non osa alzare lo sguardo, qualcun altro lo alza, in un ennesimo tentativo di affermare la propria identità che, in un caso, rimanda all’immagine del Cristo, ultimo degli ultimi, innalzato dalla sua stessa sofferenza.
Gridano la loro identità i volti espressionisticamente e matericamente carichi di Evarchi, ma, nonostante l’urlo, non riescono veramente a comunicare chi siano: i corpi sono smembrati e i volti sono deformi fino al punto di veder cancellata la loro riconoscibilità o, addirittura, di assumere un’identità tragicamente o ridicolmente hitleriana. Numeri e lettere pretendono d’introdurre ordine e comunicabilità nel caos, ma falliscono, perché rimangono atomicamente isolati e, perciò, incomprensibili.
A un estremo di oggettività fotografica appartengono infine i volti di Brancati. Sono perciò apparentemente sicuri di sé da un lato e rassicuranti dall’altro: possono guardare o non guardare lo spettatore, sono capaci di espressioni diversificate –riflessivi o ridenti- e sono attivi, come suggerisce una visione cinematograficamente seriale di tre di essi. Eppure, proprio in questa serie il volto si muove fino ad uscire dal quadro, mentre l’obiettivo rimane fermo. L’ultimo ritratto della serie mostra soltanto mezzo volto e il prossimo, se ci fosse, non ne mostrerebbe alcuno. Dove va quel volto? Un ritratto non lo può fermare.
12
maggio 2006
6 giovani artisti indagano sul volto
Dal 12 al 26 maggio 2006
giovane arte
Location
PISCINA COMUNALE
Milano, Via Ambrogio Campiglio, 13, (Milano)
Milano, Via Ambrogio Campiglio, 13, (Milano)
Vernissage
12 Maggio 2006, ore 19
Sito web
www.zenone.it
Autore
Curatore