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6×3
La mostra presentata nelle sale della Scuola di Grafica dell’Accademia Albertina di Torinoripercorre gli anni di studio di sei allievi, mettendone in evidenza le peculiarità tecniche e stilistiche, ma senza rinunciare alla creazione di un discorso in cui gli interessi personali si mescolano ai portati di una formazione comune.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra presentata nelle sale della Scuola di Grafica dell’Accademia Albertina di Torino
ripercorre gli anni di studio di sei allievi, mettendone in evidenza le peculiarità tecniche e
stilistiche, ma senza rinunciare alla creazione di un discorso in cui gli interessi personali si
mescolano ai portati di una formazione comune.
Il lavoro fotografico di Francesco Del Conte, in cui la banalità del quotidiano è elevata a
una sorta di monumentalità, ha per protagonista il lento scorrere del tempo e la progressiva
variazione di luci ed ombre sulla superficie di comuni utensili. Sara Vineis, di contro, agisce
direttamente sulla materia, spingendo il rame al massimo grado di alterazione. Scienziata ed
alchimista allo stesso tempo, sottoponendo le lastre di metallo all’azione di molteplici sostanze
(aceto, zolfo, percloruro ferrico, olio…), l’autrice cerca di donare alla materia una nuova
inaspettata vita. Una processualità simile si evidenzia anche nel lavoro di Martina Carosso, la
quale, rielaborando in video le trasformazioni di Vineis, realizza un’installazione in cui
un’inconsueta trasformazione generata da luce e movimento combina la corrosione del metallo
all’evanescenza del telo di lino.
All’impossibilità di definizione cui spesso è costretto l’uomo si riferiscono le opere di altri
due autori. Da un lato Mattia Macchieraldo, attraverso il lento e silenzioso emergere della luce
dai suoi light-boxes, invita lo spettatore a una contemplazione dell’opera che si avvicina allo
stato di meditazione; dall’altro Flavio Palasciano, contestando la ricerca ossessiva di precisione
e chiarezza ottica cui tecnologia e design aspirano, costruisce un raffinato discorso fotografico
sulla fisionomia del volto e sull’intrigante rapporto tra l’occhio e la mente.
Da ultimo Moisi Guga, che presenta una serie di acquerelli liberamente ispirati a “L’asino
d’oro” di Apuleio, congiunge il tema della trasformazione, intesa nel senso di metamorfosi, a
quello ottico della percezione, chiudendo il cerchio delle esperienze in una grafica al tempo
stesso domestica e surreale.
ripercorre gli anni di studio di sei allievi, mettendone in evidenza le peculiarità tecniche e
stilistiche, ma senza rinunciare alla creazione di un discorso in cui gli interessi personali si
mescolano ai portati di una formazione comune.
Il lavoro fotografico di Francesco Del Conte, in cui la banalità del quotidiano è elevata a
una sorta di monumentalità, ha per protagonista il lento scorrere del tempo e la progressiva
variazione di luci ed ombre sulla superficie di comuni utensili. Sara Vineis, di contro, agisce
direttamente sulla materia, spingendo il rame al massimo grado di alterazione. Scienziata ed
alchimista allo stesso tempo, sottoponendo le lastre di metallo all’azione di molteplici sostanze
(aceto, zolfo, percloruro ferrico, olio…), l’autrice cerca di donare alla materia una nuova
inaspettata vita. Una processualità simile si evidenzia anche nel lavoro di Martina Carosso, la
quale, rielaborando in video le trasformazioni di Vineis, realizza un’installazione in cui
un’inconsueta trasformazione generata da luce e movimento combina la corrosione del metallo
all’evanescenza del telo di lino.
All’impossibilità di definizione cui spesso è costretto l’uomo si riferiscono le opere di altri
due autori. Da un lato Mattia Macchieraldo, attraverso il lento e silenzioso emergere della luce
dai suoi light-boxes, invita lo spettatore a una contemplazione dell’opera che si avvicina allo
stato di meditazione; dall’altro Flavio Palasciano, contestando la ricerca ossessiva di precisione
e chiarezza ottica cui tecnologia e design aspirano, costruisce un raffinato discorso fotografico
sulla fisionomia del volto e sull’intrigante rapporto tra l’occhio e la mente.
Da ultimo Moisi Guga, che presenta una serie di acquerelli liberamente ispirati a “L’asino
d’oro” di Apuleio, congiunge il tema della trasformazione, intesa nel senso di metamorfosi, a
quello ottico della percezione, chiudendo il cerchio delle esperienze in una grafica al tempo
stesso domestica e surreale.
21
marzo 2011
6×3
Dal 21 al 28 marzo 2011
arte contemporanea
Location
ACCADEMIA ALBERTINA DI BELLE ARTI
Torino, Via Dell'accademia Albertina, 6, (Torino)
Torino, Via Dell'accademia Albertina, 6, (Torino)
Orario di apertura
ore 14.00 – 18.00
Vernissage
21 Marzo 2011, ore 17
Autore