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800 disegni inediti dell’Ottocento veneziano
Nell’ambito del programma di valorizzazione dell’immenso patrimonio delle collezioni, la Fondazione Musei Civici di Venezia presenta al Correr una vasta rassegna di disegni ottocenteschi, in grandissima parte inediti, dovuti ad autori come Caffi, Pividor, Guardi, Moro, Bosa, Vervloet e altri.
Comunicato stampa
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Nell’ambito del programma di valorizzazione dell’immenso patrimonio delle collezioni, la Fondazione Musei Civici di Venezia presenta al Correr una vasta rassegna di disegni ottocenteschi, in grandissima parte inediti, dovuti ad autori come Caffi, Pividor, Guardi, Moro, Bosa, Vervloet e altri.
Coordinata da Giandomenico Romanelli, la mostra si snoda tra il Salone d‘onore e la vasta area espositiva al secondo piano del museo. Presenta opere d'argomento veneziano o concepite e realizzate a Venezia, a proposito di Venezia, o ispirate alla città e ai suoi aspetti monumentali e sociali come soggetto di esercitazione o di risonanza poetica.
Sorprendente la Venezia che emerge dai disegni ottocenteschi del Correr: insieme moderna e antica, distratta e sofferente, segreta e arcinota, rivela i nervi e i muscoli di un corpo piagato ma non piegato, vitale, dinamico. Soprattutto vi si registra l'irruzione di realtà, di vero oltre la retorica e il rimpianto, oltre la nostalgia e il lamento.
Una Venezia insolita e piena di fascino negli anni di Ruskin e dei primi grandi e controversi progetti di restauro, delle affermazioni di un turismo alla ricerca di sensazioni diverse dal grand tour illuminista.
E' una stagione fatta di studio e di ricerche; un Ottocento affamato di storia e d'industria, contraddittorio e fragile, insicuro e volitivo. Moderno, insomma.
La collezione dei disegni dell'Ottocento veneziano al Correr è una delle più ampie nel panorama della grafica di quel secolo. Conta svariate centinaia di fogli che -forse oscurati dalla celebrità della grafica del Settecento massicciamente presente nelle stesse raccolte- non hanno finora avuto l'attenzione che avrebbero meritato.
I nomi: si parte dal più giovane della famiglia Guardi, Giacomo (1764-1835), che sulle orme del padre, Francesco, gira per la città tracciando centinaia di schizzi, impressioni, macchiette fino a perfezionare la vedutina-ricordo, la “cartolina”, ma che diventa originale e curioso nell'incessante ricerca di una più moderna chiave espressiva. Ecco poi il migliaio di disegni - appunti o elaborazioni finite - di un celebre incisore e illustratore, Giovanni Pividor (1812-1872) che fa di Venezia, dei suoi angoli e delle sue architetture un reportage inesauribile: minuzioso fino alla maniacalità, lieve come una piuma, o strutturato e pittorico in inchiostri 'finiti' tra cui l’album, in gran parte inedito, "Souvenir de Venise". Ecco poi il grande Ippolito Caffi (1809-1866), vedutista ormai liberato dalle suggestioni 'settecento, risorgimentale ed eroico, innamorato della 'gente' (popolani in riposo, polizia austriaca, marinai in attesa d'ingaggio, qualche orientale, maschere): la Venezia di un Ottocento pezzente e sottomesso che cerca riscatto nello sberleffo o nel gesto di ribellione, fissata in quadernetti di acquerelli o in vedute abbozzate su agendine 'moleskine' ante-litteram. Pressochè una novità (almeno per il grande pubblico) sono gli oltre duecento disegni del fiammingo François Vervloet (1795-1872). Sedotto dalla camera ottica, dal paesaggio urbano, dal 'vedutismo oggettivo', dopo Roma e Napoli arriva a Venezia -dove morirà nel 1872- e lascia, oltre ai disegni, un diario privato di grande interesse, dove annota cose alte e minute, incontri, scambi d'opinioni, esperienze nel mercato d'arte. Vervloet non si limita agli scorci e alle vedute: entra nelle sacrestie, scruta reliquiari e candelabri, appunta un ricciolo dorato o una voluta marmorea.
Altra irrinunciabile novità, i disegni e gli acquerelli di Eugenio Bosa (1807-1875). Niente vedute o monumenti, ma mendicanti e pescatori, miseria e sofferenza, ma anche momenti di riposo e di tranquillità.
Altri artisti si affacciano con minor mole di materiale, ma con crescente spessore. Tra essi, Luigi Querena (1820-1887)che si specializza nel genere singolare, di breve ma intensa fortuna dei panorami, rappresentazioni prospettiche di città o paesaggi o eventi storici estesi fino a 360° che trovano nel primo e medio Ottocento il loro momento migliore.
Infine, grazie alla disponibilità di un privato collezionista, un'ulteriore novità: un'ottantina di inediti disegni a matita di Giacomo Favretto (1849-1887) restituiscono scorci, ritratti, impressioni catturate di nascosto nei caffè veneziani, luoghi di socializzazione, di acculturazione, di esercizio di attività politica o di tessitura di trame clandestine. Non solo i gran caffè della Piazza (Florian e Quadri, Aurora e Vittoria), ma anche i Giardini e i Giardinetti, il Caffè Orientale e molti altri dei locali che hanno fatto la storia - e non sempre minore: si pensi alla Biennale - di questa città.
Coordinata da Giandomenico Romanelli, la mostra si snoda tra il Salone d‘onore e la vasta area espositiva al secondo piano del museo. Presenta opere d'argomento veneziano o concepite e realizzate a Venezia, a proposito di Venezia, o ispirate alla città e ai suoi aspetti monumentali e sociali come soggetto di esercitazione o di risonanza poetica.
Sorprendente la Venezia che emerge dai disegni ottocenteschi del Correr: insieme moderna e antica, distratta e sofferente, segreta e arcinota, rivela i nervi e i muscoli di un corpo piagato ma non piegato, vitale, dinamico. Soprattutto vi si registra l'irruzione di realtà, di vero oltre la retorica e il rimpianto, oltre la nostalgia e il lamento.
Una Venezia insolita e piena di fascino negli anni di Ruskin e dei primi grandi e controversi progetti di restauro, delle affermazioni di un turismo alla ricerca di sensazioni diverse dal grand tour illuminista.
E' una stagione fatta di studio e di ricerche; un Ottocento affamato di storia e d'industria, contraddittorio e fragile, insicuro e volitivo. Moderno, insomma.
La collezione dei disegni dell'Ottocento veneziano al Correr è una delle più ampie nel panorama della grafica di quel secolo. Conta svariate centinaia di fogli che -forse oscurati dalla celebrità della grafica del Settecento massicciamente presente nelle stesse raccolte- non hanno finora avuto l'attenzione che avrebbero meritato.
I nomi: si parte dal più giovane della famiglia Guardi, Giacomo (1764-1835), che sulle orme del padre, Francesco, gira per la città tracciando centinaia di schizzi, impressioni, macchiette fino a perfezionare la vedutina-ricordo, la “cartolina”, ma che diventa originale e curioso nell'incessante ricerca di una più moderna chiave espressiva. Ecco poi il migliaio di disegni - appunti o elaborazioni finite - di un celebre incisore e illustratore, Giovanni Pividor (1812-1872) che fa di Venezia, dei suoi angoli e delle sue architetture un reportage inesauribile: minuzioso fino alla maniacalità, lieve come una piuma, o strutturato e pittorico in inchiostri 'finiti' tra cui l’album, in gran parte inedito, "Souvenir de Venise". Ecco poi il grande Ippolito Caffi (1809-1866), vedutista ormai liberato dalle suggestioni 'settecento, risorgimentale ed eroico, innamorato della 'gente' (popolani in riposo, polizia austriaca, marinai in attesa d'ingaggio, qualche orientale, maschere): la Venezia di un Ottocento pezzente e sottomesso che cerca riscatto nello sberleffo o nel gesto di ribellione, fissata in quadernetti di acquerelli o in vedute abbozzate su agendine 'moleskine' ante-litteram. Pressochè una novità (almeno per il grande pubblico) sono gli oltre duecento disegni del fiammingo François Vervloet (1795-1872). Sedotto dalla camera ottica, dal paesaggio urbano, dal 'vedutismo oggettivo', dopo Roma e Napoli arriva a Venezia -dove morirà nel 1872- e lascia, oltre ai disegni, un diario privato di grande interesse, dove annota cose alte e minute, incontri, scambi d'opinioni, esperienze nel mercato d'arte. Vervloet non si limita agli scorci e alle vedute: entra nelle sacrestie, scruta reliquiari e candelabri, appunta un ricciolo dorato o una voluta marmorea.
Altra irrinunciabile novità, i disegni e gli acquerelli di Eugenio Bosa (1807-1875). Niente vedute o monumenti, ma mendicanti e pescatori, miseria e sofferenza, ma anche momenti di riposo e di tranquillità.
Altri artisti si affacciano con minor mole di materiale, ma con crescente spessore. Tra essi, Luigi Querena (1820-1887)che si specializza nel genere singolare, di breve ma intensa fortuna dei panorami, rappresentazioni prospettiche di città o paesaggi o eventi storici estesi fino a 360° che trovano nel primo e medio Ottocento il loro momento migliore.
Infine, grazie alla disponibilità di un privato collezionista, un'ulteriore novità: un'ottantina di inediti disegni a matita di Giacomo Favretto (1849-1887) restituiscono scorci, ritratti, impressioni catturate di nascosto nei caffè veneziani, luoghi di socializzazione, di acculturazione, di esercizio di attività politica o di tessitura di trame clandestine. Non solo i gran caffè della Piazza (Florian e Quadri, Aurora e Vittoria), ma anche i Giardini e i Giardinetti, il Caffè Orientale e molti altri dei locali che hanno fatto la storia - e non sempre minore: si pensi alla Biennale - di questa città.
18
dicembre 2009
800 disegni inediti dell’Ottocento veneziano
Dal 18 dicembre 2009 al 25 aprile 2010
arte antica
disegno e grafica
arte moderna
disegno e grafica
arte moderna
Location
MUSEO CORRER
Venezia, San Marco, 52, (Venezia)
Venezia, San Marco, 52, (Venezia)
Biglietti
4 euro Gratuito acquirenti del biglietto per I Musei di Piazza San Marco, Museum pass Musei Civici Veneziani, bambini 0/5 anni; portatori di handicap con accompagnatore; guide autorizzate; interpreti turistici* che accompagnino gruppi; 2 gratuità ogni 25 biglietti (gruppi non scolastici) previa prenotazione; insegnanti che accompagnino i loro gruppi scolastici; membri I.C.O.M.
Orario di apertura
ore 10/17 (biglietteria 10/16)
Vernissage
18 Dicembre 2009, ore 12-15 per la stampa Salone napoleonico e II piano
Autore