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95°
Per la prima volta i due giovani designer Simone Alessandrini di Jesi e Marco Finocchiaro di Roma fondono le proprie capacità creative e diventano Mancanza di Iodio
Comunicato stampa
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QUANDO LA MATERIA PRENDE VITA, “MANCANZA DI IODIO”
Ogni materiale comunica un’infinità di informazioni che viaggiano attraverso la vista, il tatto, l’olfatto ed evoca attraverso questi sensi ricordi ed archetipi del passato, presente e futuro. La materia diventa così viva, dialoga e comunica. Lo studio di tali materiali riguarda infatti non solo le tecniche di posa e le possibilità di utilizzo ma sopratutto la capacità di renderli comunicativi nel senso desiderato.
In questo senso i due artisti si confrontano con materiali diversi.
Marco Finocchiaro esprime nei suoi lavori la personale passione per la materia e la trasformazione, convinto che la loro sperimentazione tenda alla ricerca di un nuovo linguaggio. L’artista infatti pensa che “ l’arte è un occasione di riflessione su chi siamo e dove stiamo andando… è un atto psicomagico che aiuta la coscienza ad evolvere.. ma sopratutto per me l’arte è ancora un mistero su cui indagare.”
Rifacendosi a questa argomentazione Simone Alessandrini sceglie solitamente come materiale prediletto la resina poliuretanica, che in ogni modo non è un vincolo imprescindibile nel linguaggio espressivo: “come l’acqua non ha forma ma si modella riempiendo il contenitore, i miei oggetti maturano seguendo i contorni dettati da un gesto, da un materiale, da una forma, da un oggetto. L’importante poi è aggiungere qualcosa che prima non c’era. Non per forza inventare qualcosa di nuovo. Magari basta far fare qualcosa di nuovo: stupire, far pensare, fare riflettere, sorridere, stimolare. Funzionale. Minimale. Eclettico. Tutto, purchè arrivi il messaggio, purchè qualcosa in più venga creato”.
In questo ultimo intervento a Ginger Zone si distaccano dai materiali usati solitamente e scelgono la carta come materia di riferimento.
PERCHE’ 95°?
Provenendo da ambiti artistici diversi sotto il nome di MANCANZA DI IODIO firmano questa loro prima collaborazione artistica a GINGER ZONE presentando “95°C”.
Potrebbero essere sprecati fiumi di parole per parlare di questo loro primo lavoro ma ciò che viene più naturale raccontare è questo:
“La rana è un anfibio dalle sorprendenti capacità di adattamento. Se presa e messa in una pentola di acqua fredda salta allegramente. Dopo aver acceso il fuoco e riscaldato l’acqua fino a farla diventare tiepida, la rana continua a salterellare serena.
L’acqua arriva a 20°C e la rana continua a saltare. A 50°C la rana , grazie alle sue capacità di adattamento, è sempre lì che saltella. E così oltre. Sorprendentemente, contro ogni inimmaginabile stupore, a 95°C la rana è ancora serena e saltella……a 96°C la rana è lessa”.
MARCO FINOCCHIARO
Marco Finocchiaro e nato a Roma 1974, ha trascorso la sua infanzia spensierata all’estero,
vivendo cosi in Tanzania, Germania, Sri Lanka ed Australia. Ritornato a Roma a poi conseguito il Diploma Artistico è sucessivamente proseguito i suoi studi presso l’Istituto di Comunicazione e Immagine, diplomandosi come Illustratore.
Da subito ha concretizzato la sua passione per la sperimentazione di nuovi materiali lavorando per il teatro nell’ambito della realizzazione di opere scenografiche e poi sucessivamente aprendo la ditta ArtèQui, nella realizzione di opere d’arte per l’arredo, allestimenti scenografici e pavimenti artistici in resina.
Attualmente lavora esclusivamente nell’ambito dell’Arredamento Artistico, utilizzando materiali sia di sintesi che naturali.
(www.arteinresina.it )
SIMONE ALESSANDRINI
Simone Alessandrini nato a Jesi (An) il 10 Luglio 1973. Formatosi all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Firenze sperimenta l’attività progettuale lavorando come free-lance per aziende e progettando interni privati e commerciali.
La sperimentazione dei materiali e delle nuove forme espressive degli oggetti si realizza attraverso la progettazione e l’autoproduzione di pezzi unici o in serie limitata firmati con il marchio “adifdesign”. Nella parentesi Newyorkese realizza ed espone la serie di lampade “ALIVE” all’evento “LIVINGSPACES” organizzato in occasione dell’ICFF di New York, oltre alle sedie della serie “FLOAT” prodotte e presentate alla galleria “HOGAR Collection” di Brooklyn.
Nel 2005 alcuni pezzi della serie “Froop” (lampade, sedie e complementi di arredo in poliuretano espanso) vengono esposti dalla galleria “Nilufar” e “Venti Correnti” a Milano.
Ultima esposizione a Prato, nel settembre 2006, all’interno della manifestazione “FREESHOUT!? – espressive fair fest “ nella quale presenta i nuovi lampadari e sedie della serie “LIQUID” e la nuova serie di specchi.
(www.adifdesign.com)
MACCHINA DI GOMMA
Macchina di gomma nasce come fabbrica di ricerca concettuale, ed esprime attraverso strumenti sonoro_visuali i caratteri della contemporaneità artistica che ne caratterizzano la progettazione design_architettonica e la produzione video_musicale. Osservazione sociale, analisi tecnologica, contaminazioni libere. Macchina di gomma prova a porsi come filtro fra uomo e casa domotica, ed immagina una casa del futuro dove i limiti fisici siano superati attraverso una tecnologia funzionale avanzata, volta nella sua evoluzione alla trasparenza e soprattutto al contatto diretto con l'uomo che diventa stimolo del design stesso e nel contempo fruitore finale. Una tecnologia priva dell'aspetto tecnico che oggi connota fortemente l'esperienza domotica all'interno dell'abitato, e che
riesca a colmare la distanza uomo_macchina attraverso la ricerca
dell'interfaccia "naturale". La parete sarà in grado di superare il proprio limite architettonico attraverso una smaterializzazione completa; potrà proiettarci all'interno di una connettività globale, un multimondo, consentendo di scegliere liberamente lo spazio in cui vivere, fino a generare una
devolumetrizzazione architettonica totale. Saremo in grado così di vivere in modo dinamico lo spazio abitativo, che cambiando forma potrà offrire nuove funzionalità ed un diverso rapporto con le attività sociali, offrendo quindi la reale concreta possiblità di esprimere maggiormente noi stessi fino a rendere la casa del futuro la massima espressione della propria identità. Lo "standard" cesserà di prevalere nel linguaggio abitativo e "unico" diventerà la chiave della relazione uomo-casa. Immaginiamo una casa come un'estensione dell'uomo, generatrice di relazioni sociali e contaminazioni artistiche fortemente personalizzate, dove la semplicità sia il carattere fondante della progettazione
architettonico-domotica e la ricerca del benessere trovi spazio ed equilibrio, e dove l'interconnettività sia strumento per una crescita della maturità sociale.
Ci domandiamo quanto l'evoluzione dello spazio abitativo interno al volume architettonico, volta ad una libera e dinamica vivibilià, debba comportare una radicale trasformazione dello spazio urbano e delle regole che lo governano, quanto le nostre città nelle proprie staticità siano limitanti ad uno sviluppo concreto della casa del futuro, che probabilmente necessiterà di nuove forme architettoniche in grado di contenerle e connetterle ad un livello urbano. Ci domandiamo quanto la formazione concreta dell'idea futura sia eccessivamente influenzata e frenata dai grandi gap temporali che caratterizzano i processi architettonici e tecnologici, e dalla realtà economica distributiva delle risorse. Ci domandiamo se la casa del futuro possa essere costruita qui nel presente.
Ogni materiale comunica un’infinità di informazioni che viaggiano attraverso la vista, il tatto, l’olfatto ed evoca attraverso questi sensi ricordi ed archetipi del passato, presente e futuro. La materia diventa così viva, dialoga e comunica. Lo studio di tali materiali riguarda infatti non solo le tecniche di posa e le possibilità di utilizzo ma sopratutto la capacità di renderli comunicativi nel senso desiderato.
In questo senso i due artisti si confrontano con materiali diversi.
Marco Finocchiaro esprime nei suoi lavori la personale passione per la materia e la trasformazione, convinto che la loro sperimentazione tenda alla ricerca di un nuovo linguaggio. L’artista infatti pensa che “ l’arte è un occasione di riflessione su chi siamo e dove stiamo andando… è un atto psicomagico che aiuta la coscienza ad evolvere.. ma sopratutto per me l’arte è ancora un mistero su cui indagare.”
Rifacendosi a questa argomentazione Simone Alessandrini sceglie solitamente come materiale prediletto la resina poliuretanica, che in ogni modo non è un vincolo imprescindibile nel linguaggio espressivo: “come l’acqua non ha forma ma si modella riempiendo il contenitore, i miei oggetti maturano seguendo i contorni dettati da un gesto, da un materiale, da una forma, da un oggetto. L’importante poi è aggiungere qualcosa che prima non c’era. Non per forza inventare qualcosa di nuovo. Magari basta far fare qualcosa di nuovo: stupire, far pensare, fare riflettere, sorridere, stimolare. Funzionale. Minimale. Eclettico. Tutto, purchè arrivi il messaggio, purchè qualcosa in più venga creato”.
In questo ultimo intervento a Ginger Zone si distaccano dai materiali usati solitamente e scelgono la carta come materia di riferimento.
PERCHE’ 95°?
Provenendo da ambiti artistici diversi sotto il nome di MANCANZA DI IODIO firmano questa loro prima collaborazione artistica a GINGER ZONE presentando “95°C”.
Potrebbero essere sprecati fiumi di parole per parlare di questo loro primo lavoro ma ciò che viene più naturale raccontare è questo:
“La rana è un anfibio dalle sorprendenti capacità di adattamento. Se presa e messa in una pentola di acqua fredda salta allegramente. Dopo aver acceso il fuoco e riscaldato l’acqua fino a farla diventare tiepida, la rana continua a salterellare serena.
L’acqua arriva a 20°C e la rana continua a saltare. A 50°C la rana , grazie alle sue capacità di adattamento, è sempre lì che saltella. E così oltre. Sorprendentemente, contro ogni inimmaginabile stupore, a 95°C la rana è ancora serena e saltella……a 96°C la rana è lessa”.
MARCO FINOCCHIARO
Marco Finocchiaro e nato a Roma 1974, ha trascorso la sua infanzia spensierata all’estero,
vivendo cosi in Tanzania, Germania, Sri Lanka ed Australia. Ritornato a Roma a poi conseguito il Diploma Artistico è sucessivamente proseguito i suoi studi presso l’Istituto di Comunicazione e Immagine, diplomandosi come Illustratore.
Da subito ha concretizzato la sua passione per la sperimentazione di nuovi materiali lavorando per il teatro nell’ambito della realizzazione di opere scenografiche e poi sucessivamente aprendo la ditta ArtèQui, nella realizzione di opere d’arte per l’arredo, allestimenti scenografici e pavimenti artistici in resina.
Attualmente lavora esclusivamente nell’ambito dell’Arredamento Artistico, utilizzando materiali sia di sintesi che naturali.
(www.arteinresina.it )
SIMONE ALESSANDRINI
Simone Alessandrini nato a Jesi (An) il 10 Luglio 1973. Formatosi all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Firenze sperimenta l’attività progettuale lavorando come free-lance per aziende e progettando interni privati e commerciali.
La sperimentazione dei materiali e delle nuove forme espressive degli oggetti si realizza attraverso la progettazione e l’autoproduzione di pezzi unici o in serie limitata firmati con il marchio “adifdesign”. Nella parentesi Newyorkese realizza ed espone la serie di lampade “ALIVE” all’evento “LIVINGSPACES” organizzato in occasione dell’ICFF di New York, oltre alle sedie della serie “FLOAT” prodotte e presentate alla galleria “HOGAR Collection” di Brooklyn.
Nel 2005 alcuni pezzi della serie “Froop” (lampade, sedie e complementi di arredo in poliuretano espanso) vengono esposti dalla galleria “Nilufar” e “Venti Correnti” a Milano.
Ultima esposizione a Prato, nel settembre 2006, all’interno della manifestazione “FREESHOUT!? – espressive fair fest “ nella quale presenta i nuovi lampadari e sedie della serie “LIQUID” e la nuova serie di specchi.
(www.adifdesign.com)
MACCHINA DI GOMMA
Macchina di gomma nasce come fabbrica di ricerca concettuale, ed esprime attraverso strumenti sonoro_visuali i caratteri della contemporaneità artistica che ne caratterizzano la progettazione design_architettonica e la produzione video_musicale. Osservazione sociale, analisi tecnologica, contaminazioni libere. Macchina di gomma prova a porsi come filtro fra uomo e casa domotica, ed immagina una casa del futuro dove i limiti fisici siano superati attraverso una tecnologia funzionale avanzata, volta nella sua evoluzione alla trasparenza e soprattutto al contatto diretto con l'uomo che diventa stimolo del design stesso e nel contempo fruitore finale. Una tecnologia priva dell'aspetto tecnico che oggi connota fortemente l'esperienza domotica all'interno dell'abitato, e che
riesca a colmare la distanza uomo_macchina attraverso la ricerca
dell'interfaccia "naturale". La parete sarà in grado di superare il proprio limite architettonico attraverso una smaterializzazione completa; potrà proiettarci all'interno di una connettività globale, un multimondo, consentendo di scegliere liberamente lo spazio in cui vivere, fino a generare una
devolumetrizzazione architettonica totale. Saremo in grado così di vivere in modo dinamico lo spazio abitativo, che cambiando forma potrà offrire nuove funzionalità ed un diverso rapporto con le attività sociali, offrendo quindi la reale concreta possiblità di esprimere maggiormente noi stessi fino a rendere la casa del futuro la massima espressione della propria identità. Lo "standard" cesserà di prevalere nel linguaggio abitativo e "unico" diventerà la chiave della relazione uomo-casa. Immaginiamo una casa come un'estensione dell'uomo, generatrice di relazioni sociali e contaminazioni artistiche fortemente personalizzate, dove la semplicità sia il carattere fondante della progettazione
architettonico-domotica e la ricerca del benessere trovi spazio ed equilibrio, e dove l'interconnettività sia strumento per una crescita della maturità sociale.
Ci domandiamo quanto l'evoluzione dello spazio abitativo interno al volume architettonico, volta ad una libera e dinamica vivibilià, debba comportare una radicale trasformazione dello spazio urbano e delle regole che lo governano, quanto le nostre città nelle proprie staticità siano limitanti ad uno sviluppo concreto della casa del futuro, che probabilmente necessiterà di nuove forme architettoniche in grado di contenerle e connetterle ad un livello urbano. Ci domandiamo quanto la formazione concreta dell'idea futura sia eccessivamente influenzata e frenata dai grandi gap temporali che caratterizzano i processi architettonici e tecnologici, e dalla realtà economica distributiva delle risorse. Ci domandiamo se la casa del futuro possa essere costruita qui nel presente.
11
maggio 2007
95°
Dall'undici maggio al primo giugno 2007
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GINGERZONE FREE
Scandicci, Piazza Palmiro Togliatti, 1, (Firenze)
Scandicci, Piazza Palmiro Togliatti, 1, (Firenze)
Orario di apertura
Dal Mart al Ven 15-19
Sab 10-13
Vernissage
11 Maggio 2007, ore 20
Autore