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A as Stone
A as Stone prende avvio da un presunto equivoco: il tentativo di fare lo spelling di una parola utilizzando una lettera che la parola stessa non contiene. Una torsione che somiglia a quella che lega linguaggio e paesaggio, se consideriamo entrambi i concetti nella loro più scarna essenza.
Comunicato stampa
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SpazioA gallery inaugura sabato 2 Ottobre 2010 alle ore 18.00, la prima mostra della stagione con un progetto curato da Marianne Lanavère e Simone Menegoi.
Nell’Île-de-France, in una cava di sabbia, a mezza altezza sulla parete, si trovano delle concrezioni di arenaria silicea. Hanno l’apparenza di palmi o di palme, di mani semiaperte, di petali sgualciti. Irregolarmente intervallate, orientate nella stessa direzione, sono allineate in una specie di banco orizzontale discontinuo.
Le più allungate sembrano fatte di qualche materia fluida o friabile, all’improvviso indurita dal gelo e poi bucata qua e là dall’ostinazione di una stessa usura, che ha scavato da entrambi i lati una superficie offerta, fino a perforarla nel suo punto debole. Un gioco di forze, che avevano dalla loro parte il tempo, ha ammassato e alterato, ispessito e affilato quelle masse misteriose e perfette, che divulgano le loro leggi, ne contrassegnano e autentificano la necessità. Altri volumi, più potentemente convessi, oppongono uno scudo efficace a una pressione invisibile. Ve ne sono di quelle che, assottigliandosi o dispiegandosi nella parte posteriore, sembrano all’opposto plasmate dal loro lungo scansarsi. Una corrente sotterranea che è filtrata attraverso la sabbia ha lentamente formato queste grandi lacrime di pietra, da sempre bloccate in una fuga disperata e immobile. Poiché era l’acqua che fuggiva, e nel suo fuggire, giorno dopo giorno, secolo dopo secolo, portava con sé una sottile sostanza e la depositava su qualche povero ostacolo, che in tal modo continuava a rivestire e ad accrescere tramutandolo in una forma immortale. Molte delle più belle sculture moderne sono state trovate in questo giacimento. Erano lì da circa venticinque milioni di anni.
Roger Caillois, Pietre, 1966
Quando prendevo una pietra dalla tasca destra del cappotto, e me la mettevo in bocca, la rimpiazzavo nella tasca destra del cappotto con una pietra della tasca destra dei pantaloni, che rimpiazzavo con una pietra della tasca sinistra dei pantaloni, che rimpiazzavo con una pietra della tasca sinistra del cappotto, che rimpiazzavo con la pietra che avevo in bocca, non appena finito di succhiarla.
Samuel Beckett, Molloy, 1965
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,
non viste, belle invano,
sorde, senza l’eco di alcun passo.
Ammetti che tu stessa ne sai poco.
Sale grandi e vuote – dice la pietra –
ma in esse non c’è spazio.
Belle, può darsi, ma al di là del gusto
dei tuoi poveri sensi.
Puoi conoscermi, mai però fino in fondo.
Con tutta la mia superficie mi rivolgo a te,
ma tutto il mio interno è girato altrove.
Wisława Szymborska, Pietre, 1962
E pietra fra le pietre, nella gioia del suo cuore ritornò alla verità dei mondi inanimati.
Albert Camus, La morte felice, 1971
A as Stone prende avvio da un presunto equivoco: il tentativo di fare lo spelling di una parola utilizzando una lettera che la parola stessa non contiene. Una torsione che somiglia a quella che lega linguaggio e paesaggio, se consideriamo entrambi i concetti nella loro più scarna essenza.
Come la prima lettera dell’alfabeto rappresenta lo stato primo del linguaggio, così la pietra è un elemento in miniatura che vale per il paesaggio nella sua interezza.
I quattro artisti in mostra condividono questo doppio interesse per le forme ridotte del linguaggio e per il paesaggio in quanto entità frammentata e metonimica. Altre tematiche in gioco sono la relazione tra gli esseri viventi e il mondo inanimato, tra natura e cultura e infine quella che intercorre tra una cosa e la sua rappresentazione.
Il duo Alis/Filliol (Davide Gennarino e Andrea Respino) interroga il corpo e il volume, l’azione e il suo cristallizzarsi nello spazio. Occupare meno spazio possibile è lo stampo per il calco del corpo rannicchiato di uno dei due artisti, realizzato dall’altro; Nero assoluto calco è una fotografia in cui un frammento di roccia, dipinto di nero opaco, acquista l’apparenza di una lacuna, di una parte mancante dell’immagine stessa; Destro diritto, destro rovescio è una coppia di guanti da lavoro abrasi, “scolpiti” dall’azione di trasportare delle pietre.
Traendo ispirazione dalla scienza popolare d’epoca premoderna, il lavoro di Rodolphe Delaunay utilizza oggetti esistenti, in particolare strumenti di misura, per impregnarli d’immaginazione allo scopo proporre una diversa percezione del mondo. Con un gesto retrofuturista che capovolge il cosmo su se stesso, un telescopio è stato sostituito da un pezzo di selce. Assurdo e poetico insieme, il libro Le Bleu du ciel, in edizione limitata, fornisce un elenco di tutti i colori Pantone che si ritiene siano presenti nel cielo.
Adrien Missika usa la fotografia senza adottare uno stile, un formato o una tecnica definiti, ma idealmente li abbraccia tutti, inseguendo una sintesi impossibile di ciò che è la fotografia oggi. Un altro aspetto del suo lavoro riguarda il supporto fisico dell’immagine, la sua presentazione nello spazio. Ad A as Stone presenta una selezione di scatti dal suo archivio che toccano i temi del viaggio, dell’architettura e del paesaggio, e il video Twelve Spinning Stones, in cui alcune fotografie di superfici litiche sono state rielaborate digitalmente.
Il lavoro di Bettina Samson intesse relazioni inaspettate tra eventi storici, scoperte scientifiche, letteratura e cinema di fantascienza. Le due stampe Nuclear Dust mostrano i raggi invisibili emessi da una pietra radioattiva che l’artista ha sistemato in una scatola chiusa su una pellicola fotografica. La scultura Ozymandias propone un parallelismo entropico tra una comunità socialista degli anni Venti del XIX secolo e l’esperienza di Aldous Huxley nel medesimo deserto 40 anni dopo.
Gli artisti
Il duo Alis / Filliol è stato costituito nel 2007 da Davide Gennarino (1979, vive a Torino) e Andrea Respino (1976, vive a Torino). Entrambi gli artisti sono diplomati in scultura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ed entrambi fanno parte del collettivo di artisti Diogene. Fra le mostre personali recenti: Calco di due corpi in movimento nello spazio, Cripta747, Torino; Paesaggi a scavare, blank, Torino; Testa di sirena urlante, MARS, Milano, tutte del 2010.
Rodolphe Delaunay (1984, vive a Parigi) si è diplomato all’accademia d’arte di Parigi nel 2008. Mostre recenti: Salon de Montrouge nel 2009 e Galerie Frédéric Lacroix, Parigi, nel 2010. Nel 2011 parteciperà alla mostra collettiva Le Monde Physique presso l’art centre Galerie Contemporary di Noisy-le-Sec. Le sue opere sono esposte in Italia per la prima volta.
http://rodolphe.ultra-book.org/
Adrien Missika (1981, vive a Ginevra e Parigi) si è diplomato all’Ecole Cantonale des Beaux Arts di Losanna. Insieme a Jeanne Graff, Stéphane Barbier Bouvet e Benjamin Valenza dirige lo spazio espositivo 1m3, Losanna. Mostre recenti: PresentFuture, Artissima, Torino, 2009; Veduta, la Rada, Locarno, 2010; Capitain Cook’s Grave, Blancpain Art Contemporain, Ginevra, 2010.
http://www.adrienmissika.com/
Bettina Samson (1978, vive a Parigi) si è diplomata nel 2003 all’accademia di Lyon. Mostre personali recenti: 2009 art centre La Galerie Contemporary di Noisy-le-Sec e Palais de Tokyo, Parigi, dove di recente ha partecipato anche a Dynasty. Le sue opere sono esposte in Italia per la prima volta.
http://www.documentsdartistes.org/artistes/samson/
Nell’Île-de-France, in una cava di sabbia, a mezza altezza sulla parete, si trovano delle concrezioni di arenaria silicea. Hanno l’apparenza di palmi o di palme, di mani semiaperte, di petali sgualciti. Irregolarmente intervallate, orientate nella stessa direzione, sono allineate in una specie di banco orizzontale discontinuo.
Le più allungate sembrano fatte di qualche materia fluida o friabile, all’improvviso indurita dal gelo e poi bucata qua e là dall’ostinazione di una stessa usura, che ha scavato da entrambi i lati una superficie offerta, fino a perforarla nel suo punto debole. Un gioco di forze, che avevano dalla loro parte il tempo, ha ammassato e alterato, ispessito e affilato quelle masse misteriose e perfette, che divulgano le loro leggi, ne contrassegnano e autentificano la necessità. Altri volumi, più potentemente convessi, oppongono uno scudo efficace a una pressione invisibile. Ve ne sono di quelle che, assottigliandosi o dispiegandosi nella parte posteriore, sembrano all’opposto plasmate dal loro lungo scansarsi. Una corrente sotterranea che è filtrata attraverso la sabbia ha lentamente formato queste grandi lacrime di pietra, da sempre bloccate in una fuga disperata e immobile. Poiché era l’acqua che fuggiva, e nel suo fuggire, giorno dopo giorno, secolo dopo secolo, portava con sé una sottile sostanza e la depositava su qualche povero ostacolo, che in tal modo continuava a rivestire e ad accrescere tramutandolo in una forma immortale. Molte delle più belle sculture moderne sono state trovate in questo giacimento. Erano lì da circa venticinque milioni di anni.
Roger Caillois, Pietre, 1966
Quando prendevo una pietra dalla tasca destra del cappotto, e me la mettevo in bocca, la rimpiazzavo nella tasca destra del cappotto con una pietra della tasca destra dei pantaloni, che rimpiazzavo con una pietra della tasca sinistra dei pantaloni, che rimpiazzavo con una pietra della tasca sinistra del cappotto, che rimpiazzavo con la pietra che avevo in bocca, non appena finito di succhiarla.
Samuel Beckett, Molloy, 1965
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,
non viste, belle invano,
sorde, senza l’eco di alcun passo.
Ammetti che tu stessa ne sai poco.
Sale grandi e vuote – dice la pietra –
ma in esse non c’è spazio.
Belle, può darsi, ma al di là del gusto
dei tuoi poveri sensi.
Puoi conoscermi, mai però fino in fondo.
Con tutta la mia superficie mi rivolgo a te,
ma tutto il mio interno è girato altrove.
Wisława Szymborska, Pietre, 1962
E pietra fra le pietre, nella gioia del suo cuore ritornò alla verità dei mondi inanimati.
Albert Camus, La morte felice, 1971
A as Stone prende avvio da un presunto equivoco: il tentativo di fare lo spelling di una parola utilizzando una lettera che la parola stessa non contiene. Una torsione che somiglia a quella che lega linguaggio e paesaggio, se consideriamo entrambi i concetti nella loro più scarna essenza.
Come la prima lettera dell’alfabeto rappresenta lo stato primo del linguaggio, così la pietra è un elemento in miniatura che vale per il paesaggio nella sua interezza.
I quattro artisti in mostra condividono questo doppio interesse per le forme ridotte del linguaggio e per il paesaggio in quanto entità frammentata e metonimica. Altre tematiche in gioco sono la relazione tra gli esseri viventi e il mondo inanimato, tra natura e cultura e infine quella che intercorre tra una cosa e la sua rappresentazione.
Il duo Alis/Filliol (Davide Gennarino e Andrea Respino) interroga il corpo e il volume, l’azione e il suo cristallizzarsi nello spazio. Occupare meno spazio possibile è lo stampo per il calco del corpo rannicchiato di uno dei due artisti, realizzato dall’altro; Nero assoluto calco è una fotografia in cui un frammento di roccia, dipinto di nero opaco, acquista l’apparenza di una lacuna, di una parte mancante dell’immagine stessa; Destro diritto, destro rovescio è una coppia di guanti da lavoro abrasi, “scolpiti” dall’azione di trasportare delle pietre.
Traendo ispirazione dalla scienza popolare d’epoca premoderna, il lavoro di Rodolphe Delaunay utilizza oggetti esistenti, in particolare strumenti di misura, per impregnarli d’immaginazione allo scopo proporre una diversa percezione del mondo. Con un gesto retrofuturista che capovolge il cosmo su se stesso, un telescopio è stato sostituito da un pezzo di selce. Assurdo e poetico insieme, il libro Le Bleu du ciel, in edizione limitata, fornisce un elenco di tutti i colori Pantone che si ritiene siano presenti nel cielo.
Adrien Missika usa la fotografia senza adottare uno stile, un formato o una tecnica definiti, ma idealmente li abbraccia tutti, inseguendo una sintesi impossibile di ciò che è la fotografia oggi. Un altro aspetto del suo lavoro riguarda il supporto fisico dell’immagine, la sua presentazione nello spazio. Ad A as Stone presenta una selezione di scatti dal suo archivio che toccano i temi del viaggio, dell’architettura e del paesaggio, e il video Twelve Spinning Stones, in cui alcune fotografie di superfici litiche sono state rielaborate digitalmente.
Il lavoro di Bettina Samson intesse relazioni inaspettate tra eventi storici, scoperte scientifiche, letteratura e cinema di fantascienza. Le due stampe Nuclear Dust mostrano i raggi invisibili emessi da una pietra radioattiva che l’artista ha sistemato in una scatola chiusa su una pellicola fotografica. La scultura Ozymandias propone un parallelismo entropico tra una comunità socialista degli anni Venti del XIX secolo e l’esperienza di Aldous Huxley nel medesimo deserto 40 anni dopo.
Gli artisti
Il duo Alis / Filliol è stato costituito nel 2007 da Davide Gennarino (1979, vive a Torino) e Andrea Respino (1976, vive a Torino). Entrambi gli artisti sono diplomati in scultura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ed entrambi fanno parte del collettivo di artisti Diogene. Fra le mostre personali recenti: Calco di due corpi in movimento nello spazio, Cripta747, Torino; Paesaggi a scavare, blank, Torino; Testa di sirena urlante, MARS, Milano, tutte del 2010.
Rodolphe Delaunay (1984, vive a Parigi) si è diplomato all’accademia d’arte di Parigi nel 2008. Mostre recenti: Salon de Montrouge nel 2009 e Galerie Frédéric Lacroix, Parigi, nel 2010. Nel 2011 parteciperà alla mostra collettiva Le Monde Physique presso l’art centre Galerie Contemporary di Noisy-le-Sec. Le sue opere sono esposte in Italia per la prima volta.
http://rodolphe.ultra-book.org/
Adrien Missika (1981, vive a Ginevra e Parigi) si è diplomato all’Ecole Cantonale des Beaux Arts di Losanna. Insieme a Jeanne Graff, Stéphane Barbier Bouvet e Benjamin Valenza dirige lo spazio espositivo 1m3, Losanna. Mostre recenti: PresentFuture, Artissima, Torino, 2009; Veduta, la Rada, Locarno, 2010; Capitain Cook’s Grave, Blancpain Art Contemporain, Ginevra, 2010.
http://www.adrienmissika.com/
Bettina Samson (1978, vive a Parigi) si è diplomata nel 2003 all’accademia di Lyon. Mostre personali recenti: 2009 art centre La Galerie Contemporary di Noisy-le-Sec e Palais de Tokyo, Parigi, dove di recente ha partecipato anche a Dynasty. Le sue opere sono esposte in Italia per la prima volta.
http://www.documentsdartistes.org/artistes/samson/
02
ottobre 2010
A as Stone
Dal 02 ottobre al 30 novembre 2010
arte contemporanea
Location
SPAZIOA GALLERY
Pistoia, Via Amati, 13, (Pistoia)
Pistoia, Via Amati, 13, (Pistoia)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 15.30–19.30 e su appuntamento
Vernissage
2 Ottobre 2010, alle ore 18
Autore
Curatore