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A carte scoperte
A Carte Scoperte con opere di Pino Di Gennaro, Luca Scarabelli, Medhat Shafik, Valdi Spagnulo e Giorgio Vicentini.
Comunicato stampa
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L’avvento della carta come mezzo di trasmissione della scrittura, la nascita e lo sviluppo dell’industria cartaria, il lievitare dei consumi di carta, da quelli più nobili a quelli più umili, sono indicatori di sviluppo civile, economico e sociale nella storia della società europea dal Medioevo, all’età contemporanea.
Nella società d’oggi l’uso della carta è sempre più diffuso, da quello più comune a quello più inusuale. Sono stati inventati diversi tipi di carta e dal semplice foglio la ricerca ha spaziato verso numerosi sviluppi e usi. Anche la pratica artistica si è avvicinata all’uso della carta, utilizzandola come materia prima e strumento di espressione. Pittori, scultori e artisti d’avanguardia si sono sempre di più confrontati con questo particolare tipo di materia, lavorandola e trasformandola o sfruttandola per le sue qualità intrinseche.
Nella suggestiva sede di Villa Recalcati a Varese, cinque importati artisti del panorama italiano sono stati invitati a confrontarsi con un materiale particolare, già da loro sperimentato, quale la carta. All’interno del progetto “Cinque Secoli di Carta” la Provincia di Varese propone la mostra A Carte Scoperte con opere di Pino Di Gennaro, Luca Scarabelli, Medhat Shafik, Valdi Spagnulo e Giorgio Vicentini a cura di METAMUSA arte ed eventi culturali.
Manipolazione, trasformazione e uso di questo materiale hanno da sempre affascinato il mondo dell’arte. Dalle prime sculture in carta di Picasso alle sperimentazioni di Bruno Munari, l’uso della carta ha permesso di creare nuove soluzioni volte e rivoluzionare il concetto stesso di carta. Nelle mani dell’artista il foglio di uso comune, cambia essenza: diventa impasto, tessera di mosaico, impronta. Cambia aspetto trasformandosi, ma solo in apparenza, in fogli di metallo o in alte colonne a forma di totem.
Pino Di Gennaro, Luca Scarabelli, Medhat Shafik, Valdi Spagnulo e Giorgio Vicentini usano la carta in modo differente e a volte antitetico; valorizzando o negando le caratteristiche proprie di questo materiale, scegliendo un approccio metafisico, scientifico, onirico o più semplicemente materialistico.
Gli artisti collocheranno le loro opere nello spazio espositivo della Sede della Provincia atrio di Villa Recalcati, creando installazioni in dialogo con la particolare architettura settecentesca elegante ed austera. Il loro intervento è volto a valorizzare la peculiarità del luogo in un confronto tra passato e moderno. Le opere scelte sono realizzate principalmente con il materiale carta, realizzate in occasione di questa mostra o provenienti dalle collezioni private degli artisti.
Il progetto prevede, inoltre, la realizzazione del convegno storico Cinque secoli di Carta. Produzione, commercio e consumi della carta nella “Regio Insubrica” e in Lombardia dal Medioevo all’età contemporanea, a cura del Prof. Renzo Paolo Corritore che si svolgerà giovedì 21 aprile 2005 presso Villa Recalcati organizzato in collaborazione con l’Università dell’Insubria di Varese e del Centro Internazionale di Ricerca per le Storie Locali e le Diversità Culturali.
GLI ARTISTI
Professore all'Accademia di Brera, Pino Di Gennaro intreccia nelle sue sculture le due tematiche che stanno alla base della sua opera: la riflessione sullo spazio come campo dove le energie si dispiegano in movimenti e l'indagine sulla materia, sulle superfici corrose, scavate, spaccate, sui colori alterati dal tempo. Per Di Gennaro la scultura non è espressione di un monumento eterno e immutabile, ma è nel tempo e si trasforma con il tempo, nella luce, nel colore, nell'aspetto; lavora diversi materiali, dal bronzo alla carta, indagando la potenzialità delle loro precipue qualità.
Pino Di Gennaro, che nella sua esperienza è stato allievo di Pomodoro e suo assistente per la creazione di scenografie, da molti anni concentra il suo interesse per i vegetali, i minerali o per i corpi celesti.
La cifra stilistica delle immagini e delle installazioni di Luca Scarabelli si ritrova, più che nelle tecniche o nella scelta/realizzazione di manufatti materici, in una sintassi personale di forme, stilemi ricorrenti che attraversano tutti i suoi lavori. In linea con le indicazioni di un’estetica crociana oggi in disarmo, sull’idea ovvero sulla concettualizzazione visuale, si fonda la scaturigine non di un prodotto ma di un’azione estetica, come rinnovata percezione del mondo che spinge la coscienza all’azione (percezione e riflessione) piuttosto che alla semplice ricezione di un manufatto “artistico”. La sue riflessioni partono dal riferimento linguistico della Color Field Painting americana corrente pittorica caposaldo del modernismo, di Joseph Beuys e Gonzalez-Torres, ma anche la musica contemporanea di impronta minimalista e sperimentale.
Medhat Shafik, nato nel 1956 a El Badari in Egitto, vive in Italia dal 1976, lavora tra Milano e Il Cairo. Il suo lavoro ha ricevuto nel corso degli anni molteplici premi e riconoscimenti, tra i quali il Leone d'oro alla Biennale Internazionale di Venezia del 1995 e il Grand Prix della IX Biennale Internazionale de Il Cairo del 2003. L'universo espressivo di Shafik ruota attorno ad alcuni elementi: il silenzio ancestrale del deserto, vissuto come luogo della memoria, di se stesso e del tempo, il volo fantastico condotto sulle ali di miraggi interiori, l'alchimia del colore. Shafik usa la carta e il colore come una materia viva, pregna di potenzialità, che egli traduce in mondi possibili, viaggi metaforici sulle antiche vie della seta, percorsi dell'anima nel silenzio, nella fiaba, in un universo sospeso al limite del confine tra l'occidente e l'oriente. Un deserto che si configura come luogo mentale, quintessenza materiale dello spirito in cui l'angolo più recondito dell'animo diventa l'infinitesimale granello di sabbia perso nella trama dell'universo.
Valdi Spagnulo, architetto ed artista, lavora con diversi materiali, prediligendo l’uso della carta e del ferro piegato a mano. Al centro del suo interesse sono divenuti elementi sostanziali lo spazio, il tempo, l’ombra e la luce. Le architetture si relazionano con il reale in modo asimmetrico, sfasato e il fuoriuscire delle superfici dalla parete crea ritmiche ossessive. Il vuoto presente nelle sue sculture, non è inteso come privazione, ma come valore strutturale della materia. Nella rielaborazione artistica le immagini allusive, elementari e d’intonazione lirica sono protese verso un senso di sospensione dell’opera non solo nello spazio ma anche nel tempo.
Giorgio Vicentini di formazione culturale milanese, orienta la sua ricerca in ambito concettuale, scegliendo poi un linguaggio autonomo basato sul colore. Dal 1982 lavora esclusivamente a tema e per cicli. E’ presente in collezioni pubbliche e private in Italia ed all’estero, collabora come consulente artistico con architetti di fama ed è autore di marchi che si sono imposti a livello internazionale. Come sempre, in Vicentini, fare pittura è assecondare un evento che è presagio di altri accadimenti, spazio di attesa di diverse intensità, un fatto che gioca su automatismi e snodi mentali che emergono in un attimo, con quella necessaria perdita di controllo che non significa pura irrazionalità ma cura del corpo pittorico nei suoi movimenti dispersivi. L’artista misura ogni direzione dentro l’armonica costruzione di frammenti che corrispondono a luoghi desiderati e sognati, egli è un costruttore di pensieri che trasgrediscono anche solo momentaneamente, il peso della logica.
Nella società d’oggi l’uso della carta è sempre più diffuso, da quello più comune a quello più inusuale. Sono stati inventati diversi tipi di carta e dal semplice foglio la ricerca ha spaziato verso numerosi sviluppi e usi. Anche la pratica artistica si è avvicinata all’uso della carta, utilizzandola come materia prima e strumento di espressione. Pittori, scultori e artisti d’avanguardia si sono sempre di più confrontati con questo particolare tipo di materia, lavorandola e trasformandola o sfruttandola per le sue qualità intrinseche.
Nella suggestiva sede di Villa Recalcati a Varese, cinque importati artisti del panorama italiano sono stati invitati a confrontarsi con un materiale particolare, già da loro sperimentato, quale la carta. All’interno del progetto “Cinque Secoli di Carta” la Provincia di Varese propone la mostra A Carte Scoperte con opere di Pino Di Gennaro, Luca Scarabelli, Medhat Shafik, Valdi Spagnulo e Giorgio Vicentini a cura di METAMUSA arte ed eventi culturali.
Manipolazione, trasformazione e uso di questo materiale hanno da sempre affascinato il mondo dell’arte. Dalle prime sculture in carta di Picasso alle sperimentazioni di Bruno Munari, l’uso della carta ha permesso di creare nuove soluzioni volte e rivoluzionare il concetto stesso di carta. Nelle mani dell’artista il foglio di uso comune, cambia essenza: diventa impasto, tessera di mosaico, impronta. Cambia aspetto trasformandosi, ma solo in apparenza, in fogli di metallo o in alte colonne a forma di totem.
Pino Di Gennaro, Luca Scarabelli, Medhat Shafik, Valdi Spagnulo e Giorgio Vicentini usano la carta in modo differente e a volte antitetico; valorizzando o negando le caratteristiche proprie di questo materiale, scegliendo un approccio metafisico, scientifico, onirico o più semplicemente materialistico.
Gli artisti collocheranno le loro opere nello spazio espositivo della Sede della Provincia atrio di Villa Recalcati, creando installazioni in dialogo con la particolare architettura settecentesca elegante ed austera. Il loro intervento è volto a valorizzare la peculiarità del luogo in un confronto tra passato e moderno. Le opere scelte sono realizzate principalmente con il materiale carta, realizzate in occasione di questa mostra o provenienti dalle collezioni private degli artisti.
Il progetto prevede, inoltre, la realizzazione del convegno storico Cinque secoli di Carta. Produzione, commercio e consumi della carta nella “Regio Insubrica” e in Lombardia dal Medioevo all’età contemporanea, a cura del Prof. Renzo Paolo Corritore che si svolgerà giovedì 21 aprile 2005 presso Villa Recalcati organizzato in collaborazione con l’Università dell’Insubria di Varese e del Centro Internazionale di Ricerca per le Storie Locali e le Diversità Culturali.
GLI ARTISTI
Professore all'Accademia di Brera, Pino Di Gennaro intreccia nelle sue sculture le due tematiche che stanno alla base della sua opera: la riflessione sullo spazio come campo dove le energie si dispiegano in movimenti e l'indagine sulla materia, sulle superfici corrose, scavate, spaccate, sui colori alterati dal tempo. Per Di Gennaro la scultura non è espressione di un monumento eterno e immutabile, ma è nel tempo e si trasforma con il tempo, nella luce, nel colore, nell'aspetto; lavora diversi materiali, dal bronzo alla carta, indagando la potenzialità delle loro precipue qualità.
Pino Di Gennaro, che nella sua esperienza è stato allievo di Pomodoro e suo assistente per la creazione di scenografie, da molti anni concentra il suo interesse per i vegetali, i minerali o per i corpi celesti.
La cifra stilistica delle immagini e delle installazioni di Luca Scarabelli si ritrova, più che nelle tecniche o nella scelta/realizzazione di manufatti materici, in una sintassi personale di forme, stilemi ricorrenti che attraversano tutti i suoi lavori. In linea con le indicazioni di un’estetica crociana oggi in disarmo, sull’idea ovvero sulla concettualizzazione visuale, si fonda la scaturigine non di un prodotto ma di un’azione estetica, come rinnovata percezione del mondo che spinge la coscienza all’azione (percezione e riflessione) piuttosto che alla semplice ricezione di un manufatto “artistico”. La sue riflessioni partono dal riferimento linguistico della Color Field Painting americana corrente pittorica caposaldo del modernismo, di Joseph Beuys e Gonzalez-Torres, ma anche la musica contemporanea di impronta minimalista e sperimentale.
Medhat Shafik, nato nel 1956 a El Badari in Egitto, vive in Italia dal 1976, lavora tra Milano e Il Cairo. Il suo lavoro ha ricevuto nel corso degli anni molteplici premi e riconoscimenti, tra i quali il Leone d'oro alla Biennale Internazionale di Venezia del 1995 e il Grand Prix della IX Biennale Internazionale de Il Cairo del 2003. L'universo espressivo di Shafik ruota attorno ad alcuni elementi: il silenzio ancestrale del deserto, vissuto come luogo della memoria, di se stesso e del tempo, il volo fantastico condotto sulle ali di miraggi interiori, l'alchimia del colore. Shafik usa la carta e il colore come una materia viva, pregna di potenzialità, che egli traduce in mondi possibili, viaggi metaforici sulle antiche vie della seta, percorsi dell'anima nel silenzio, nella fiaba, in un universo sospeso al limite del confine tra l'occidente e l'oriente. Un deserto che si configura come luogo mentale, quintessenza materiale dello spirito in cui l'angolo più recondito dell'animo diventa l'infinitesimale granello di sabbia perso nella trama dell'universo.
Valdi Spagnulo, architetto ed artista, lavora con diversi materiali, prediligendo l’uso della carta e del ferro piegato a mano. Al centro del suo interesse sono divenuti elementi sostanziali lo spazio, il tempo, l’ombra e la luce. Le architetture si relazionano con il reale in modo asimmetrico, sfasato e il fuoriuscire delle superfici dalla parete crea ritmiche ossessive. Il vuoto presente nelle sue sculture, non è inteso come privazione, ma come valore strutturale della materia. Nella rielaborazione artistica le immagini allusive, elementari e d’intonazione lirica sono protese verso un senso di sospensione dell’opera non solo nello spazio ma anche nel tempo.
Giorgio Vicentini di formazione culturale milanese, orienta la sua ricerca in ambito concettuale, scegliendo poi un linguaggio autonomo basato sul colore. Dal 1982 lavora esclusivamente a tema e per cicli. E’ presente in collezioni pubbliche e private in Italia ed all’estero, collabora come consulente artistico con architetti di fama ed è autore di marchi che si sono imposti a livello internazionale. Come sempre, in Vicentini, fare pittura è assecondare un evento che è presagio di altri accadimenti, spazio di attesa di diverse intensità, un fatto che gioca su automatismi e snodi mentali che emergono in un attimo, con quella necessaria perdita di controllo che non significa pura irrazionalità ma cura del corpo pittorico nei suoi movimenti dispersivi. L’artista misura ogni direzione dentro l’armonica costruzione di frammenti che corrispondono a luoghi desiderati e sognati, egli è un costruttore di pensieri che trasgrediscono anche solo momentaneamente, il peso della logica.
12
marzo 2005
A carte scoperte
Dal 12 marzo all'otto maggio 2005
arte contemporanea
Location
VILLA RECALCATI
Varese, Piazzale Della Libertà, 1, (Varese)
Varese, Piazzale Della Libertà, 1, (Varese)
Orario di apertura
da lunedì a domenica 15-18. Per le scuole anche la mattina su prenotazione
Vernissage
12 Marzo 2005, ore 18
Ufficio stampa
METAMUSA
Autore
Curatore