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A Memoria d’Arte
Collettiva dedicata al 25 aprile, Festa della Liberazione nazionale dal regime nazi-fascista e simbolo della vittoria dei Partigiani che organizzarono la Resistenza per riconquistare la libertà e la democrazia, e alla Memoria, declinata attraverso l’arte.
Comunicato stampa
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La terza settimana di aprile vede ben quattro inaugurazioni della collettiva A Memoria d'Arte, organizzata dal Circolo Pink e dedicata al 25 aprile 1945 e alla Memoria, animare la città di Verona negli spazi della Libreria pagina 12 (mercoledì), del Metropolis Cafè (giovedì), dell'Associazione Culturale Esposta (venerdì) e nei campi di S. Felice Extra (sabato). Mercoledì 15 aprile presso la Libreria pagina 12 di Corte Sgarzerie (ore 17.30), inaugura l'esposizione che vede coinvolti i lavori di cinque artisti alle prese con tecniche diverse, per declinare i temi della memoria e della liberazione, della resistenza, della libertà e della democrazia.
Barbarossa Micaela, che attualmente vive e lavora tra Verona, Milano e Roma, propone tre lavori che descrivono l'attesa di un'umanità in perenne bilico, in continua oscillazione sulla linea tesa ed invisibile che è la vita. Sia Immersione che Fuga che La clessidra, le tre opere in mostra, presentano un gioco di equilibri, un gioco ad incastro in cui diviene una conquista il mantenere una forma riconoscibile sotto l'onda d'urto di linee e segni. Figure mangiate dallo spazio che ricercano il proprio equilibrio esistenziale, in un'eterna lotta di equilibri e di fughe nella carne della luce e delle sue zone d'ombra. Diplomata in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, Micaela è anche esperta di moda e di texture design, avendo frequentato un master presso la scuola di moda Gp fashion di Milano ottenendo la votazione massima.
Enrico Tinto espone un'opera che gioca molto sul colore nero, ancora una volta frutto della ricerca artistica del veronese classe 1967 che utilizza il fuoco e la fiamma che brucia per raccontare emozioni violente, che scavano a fondo ed esprimono concetti che vanno al di là della semplice rappresentazione.
Le sue opere fuggono dalla bidimensionalità della tela per creare emozioni visive quasi a tutto tondo. La ricerca di risposte nell'emozione della materia bruciata, recuperata, lavorata e trasformata alimenta il processo creativo dell'artista nell'interpretazione del suo pensiero visionario della realtà dei nostri giorni.
Alice Castellani propone un trittico tricolore dove immagini e documenti d'epoca rielaborati al computer vengono inquadrati da paste materiche a base di polvere di marmo rispettivamente verdi, bianche e rosse: titolo Il 25 aprile è il 115° giorno del calendario gregoriano nonché festa nazionale in commemorazione della liberazione dal regime fascista. Un'opera, per molti versi ironica, che ricollega la bandiera italiana, emblema dello Stato, ai partigiani e al popolo (che trovano la loro identità nei principi di fratellanza, uguaglianza, giustizia e nei valori della propria storia e della propria civiltà) grazie a cui l'Italia ha riconquistato la sua libertà. Sui tre pannelli campeggiano poi delle scritte: un pezzo di inno partigiano nel primo, una definizione ironica del 25 aprile nel secondo, una frase tratta da un articolo del quotidiano L'Italia Libera nel terzo.
L'approccio all'arte di Alice Castellani è scevro da impostazioni e dogmi; spazia tra soggetti e tecniche molteplici, sviluppa l'espressione artistica in tutte le sue forme, sperimentando di continuo nuove tecniche e nuovi materiali. Lasciandosi guidare dall'istinto e dall'inclinazione del momento, procedendo con variazioni sul tema o con scatti in nuove direzioni, sempre facendosi guidare dalla soggettività e dall'emozione.
Sabrina Ruggeri presenta due disegni realizzati ad acrilico e matita su carta dai titoli Bianco e Occhiorecchio: figure tragiche che rappresentano una sorta di assenza sterile, quasi “ospedaliera”, collocate in uno spazio vuoto e senza riferimenti; annientate nella forma e nello sguardo, incapaci di reagire e del tutto isolate ma con ancora la possibilità di rapportarsi con se stesse attraverso la coscienza e la loro poetica interiore, che cerca di emergere ance in uno stato di totale tentativo di annientamento. Figure che richiamano subito alla mente la guerra, la violenza fisica e psicologica, l'annientamento dell'identità umana che ne consegue, ma allo stesso tempo simboliche dell'umanità di ogni individuo seppur in condizioni critiche, un'umanità che le figure della Ruggeri ancora emanano nonostante la loro tragicità.
Stefano Zampini propone un lavoro che alle immagini unisce testi, movendosi nel campo del racconto per parole e scatti fotografici, in un rimando continuo tra la parola scritta e l'immagine fermata nel tempo. Tra gli organizzatori della Collettiva Nuova scuola e della Collettiva Negrart, presso l'ex Setificio di Negrar in occasione del Palio del Recioto 2009, Zampini, nato nell'82 a Negrar dove tuttora risiede, in arte utilizza preferibilmente parola, immagine e composizione: “le tre forme del mio sentire” spiega. Nel 2000 ha iniziato con la parola, nel 2006 con l'immagine e nel 2008 con la composizione.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Barbarossa Micaela, che attualmente vive e lavora tra Verona, Milano e Roma, propone tre lavori che descrivono l'attesa di un'umanità in perenne bilico, in continua oscillazione sulla linea tesa ed invisibile che è la vita. Sia Immersione che Fuga che La clessidra, le tre opere in mostra, presentano un gioco di equilibri, un gioco ad incastro in cui diviene una conquista il mantenere una forma riconoscibile sotto l'onda d'urto di linee e segni. Figure mangiate dallo spazio che ricercano il proprio equilibrio esistenziale, in un'eterna lotta di equilibri e di fughe nella carne della luce e delle sue zone d'ombra. Diplomata in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, Micaela è anche esperta di moda e di texture design, avendo frequentato un master presso la scuola di moda Gp fashion di Milano ottenendo la votazione massima.
Enrico Tinto espone un'opera che gioca molto sul colore nero, ancora una volta frutto della ricerca artistica del veronese classe 1967 che utilizza il fuoco e la fiamma che brucia per raccontare emozioni violente, che scavano a fondo ed esprimono concetti che vanno al di là della semplice rappresentazione.
Le sue opere fuggono dalla bidimensionalità della tela per creare emozioni visive quasi a tutto tondo. La ricerca di risposte nell'emozione della materia bruciata, recuperata, lavorata e trasformata alimenta il processo creativo dell'artista nell'interpretazione del suo pensiero visionario della realtà dei nostri giorni.
Alice Castellani propone un trittico tricolore dove immagini e documenti d'epoca rielaborati al computer vengono inquadrati da paste materiche a base di polvere di marmo rispettivamente verdi, bianche e rosse: titolo Il 25 aprile è il 115° giorno del calendario gregoriano nonché festa nazionale in commemorazione della liberazione dal regime fascista. Un'opera, per molti versi ironica, che ricollega la bandiera italiana, emblema dello Stato, ai partigiani e al popolo (che trovano la loro identità nei principi di fratellanza, uguaglianza, giustizia e nei valori della propria storia e della propria civiltà) grazie a cui l'Italia ha riconquistato la sua libertà. Sui tre pannelli campeggiano poi delle scritte: un pezzo di inno partigiano nel primo, una definizione ironica del 25 aprile nel secondo, una frase tratta da un articolo del quotidiano L'Italia Libera nel terzo.
L'approccio all'arte di Alice Castellani è scevro da impostazioni e dogmi; spazia tra soggetti e tecniche molteplici, sviluppa l'espressione artistica in tutte le sue forme, sperimentando di continuo nuove tecniche e nuovi materiali. Lasciandosi guidare dall'istinto e dall'inclinazione del momento, procedendo con variazioni sul tema o con scatti in nuove direzioni, sempre facendosi guidare dalla soggettività e dall'emozione.
Sabrina Ruggeri presenta due disegni realizzati ad acrilico e matita su carta dai titoli Bianco e Occhiorecchio: figure tragiche che rappresentano una sorta di assenza sterile, quasi “ospedaliera”, collocate in uno spazio vuoto e senza riferimenti; annientate nella forma e nello sguardo, incapaci di reagire e del tutto isolate ma con ancora la possibilità di rapportarsi con se stesse attraverso la coscienza e la loro poetica interiore, che cerca di emergere ance in uno stato di totale tentativo di annientamento. Figure che richiamano subito alla mente la guerra, la violenza fisica e psicologica, l'annientamento dell'identità umana che ne consegue, ma allo stesso tempo simboliche dell'umanità di ogni individuo seppur in condizioni critiche, un'umanità che le figure della Ruggeri ancora emanano nonostante la loro tragicità.
Stefano Zampini propone un lavoro che alle immagini unisce testi, movendosi nel campo del racconto per parole e scatti fotografici, in un rimando continuo tra la parola scritta e l'immagine fermata nel tempo. Tra gli organizzatori della Collettiva Nuova scuola e della Collettiva Negrart, presso l'ex Setificio di Negrar in occasione del Palio del Recioto 2009, Zampini, nato nell'82 a Negrar dove tuttora risiede, in arte utilizza preferibilmente parola, immagine e composizione: “le tre forme del mio sentire” spiega. Nel 2000 ha iniziato con la parola, nel 2006 con l'immagine e nel 2008 con la composizione.
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15
aprile 2009
A Memoria d’Arte
Dal 15 al 28 aprile 2009
arte contemporanea
Location
LIBRERIA PAGINA DODICI
Verona, Corte Sgarzarie, 6/a, (Verona)
Verona, Corte Sgarzarie, 6/a, (Verona)
Orario di apertura
ore 9.30 -13, 15.30 - 19.30
Vernissage
15 Aprile 2009, ore 17.30
Sito web
www.circolopink.it/memoriarte.htm
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